29 ottobre 2005

Radiofari: spiegazioni spettrali



Due videate Spectran2 di Aldo Moroni servono a illustrare il processo di identificazione dei radiofari (e le loro modulazioni) dalle tracce audio analizzate nello spettrogramma. La prima traccia più in alto si riferisce a NGY, leggibile sulla riga corrispondente al tono a 1.000 Hz. Tradotta in radiofrequenza, questa riga corrisponde alla modulazione inferiore di NGY, la cui portante si trova su 399 kHz. Contrariamente a quello che si sente dire in giro, non tutti i radiofari modulano in CW puro. Su questa videata c'e' un solo radiofaro in modulazione "non" A1A (un CW truccato da una portante continua nei secondi in cui il faro non identifica) ed è MO dalla Francia, su 400 kHz. La sua portante, interrotta per l'identificazione, appare come una striscia continua di Spectran poco sopra la tacca dei 1500 Hz. NGY modula in A2A (ci sono anche varianti "non" A2A), cioè con una portante modulata in ampiezza da due toni. Essendo un radiofaro inglese, questo tono è a 400 Hz (tecnicamente si parla di shift, spostamento, di 400 Hz). Aldo ha "trascritto" in questo caso il tono su 399.4 kHz, a circa 600 Hz dalla portante di MO. Poco sopra la riga di NGY si distingue il tono del radiofaro COD di Codogno, che appare come un tono in corrispondenza dei 1.100 Hz su Spectran. Questo tono equivale per COD a uno shift di 1020 Hz sotto la portante vera, che è di 400,5 kHz. L'altro tono di COD sarebbe dunque posizionato intorno ai 401,5 kHz.
Nella seconda immagine, subito più sotto, troviamo invece la traccia lasciata da PY. Il suo tono è centrato esattamente sulla tacca dei 600 Hz di Spectran, equivalenti a una frequenza RF di 396.1 kHz (lo shift di -400 Hz dalla portante di 396,5 kHz). Infatti 100 Hz più sotto si può intuire il tono generato da ROC 396, un radiofaro francese in CW, quindi in pratica con uno shift pari a 0 Hz. Dalla traccia emerge anche, sulla riga corrispondente ai 1200 Hz di Spectran, il tono a -400 di EHN un radiofaro olandese su 397 kHz (anche gli olandesi, come quasi tutto il Nord Europa, adotta i 400 Hz di shift, contro i nostri 1.020). 400 e 1020 sono due shift tipici dei radiofari aeronautici, il CW puro era molto comune per quelli marittimi costieri, che però ormai sono stati smantellati quasi dappertutto, a parte qualche eccezione. In Francia come si è visto lo shift è di 0 Hz.

E non era finita lì


Ancora in margine alla mezzanotte UTC del giorno 29 ottobre, giorno zero della seconda Repubblica del radiofarismo italiano. JC ha dato la stura a una alluvione di canadesi su San Gavino, QTH di Giorgio Casu, mentre Aldo Moroni, nei pressi di Milano, non superava un comunque eccellente PY Plymouth 396.5, probabile primo ascolto in Italia e lo scozzese NGY 399, idem. Enrico Oliva, nella località di L'Ago (la stessa dove Giorgio Casu è stato sorpreso in questo scatto fotografico), ascoltava YHR 276. Restate in attesa per la pubblicazione delle tracce spettrografiche e nel frattempo, se siete interessati, scaricatevi il Beacon's Hunter Handbook, la Bibbia del genere curata da Alan Gale.

  • 29/10/2005 0013 280 QX Gander CAN
  • 29/10/2005 0024 263 QY Sydney CAN
  • 29/10/2005 0031 220 BX Sablon CAN
  • 29/10/2005 0045 276 YHR Chevery CAN
  • 29/10/2005 0104 323 UWP Argentia CAN
  • 29/10/2005 0109 326 FC Fredericton CAN
  • 29/10/2005 0120 340 YY Fredericton CAN
  • 29/10/2005 0135 356 AY ST Anthony CAN
  • 29/10/2005 0147 385 NA Natashquan QC CAN

Miracoli propagativi radiofaristici

Quella che vedete è la traccia audio di un radiofaro della Groenlandia. Forse non è facile distinguere bene le lettere in codice Morse su questo spettrogramma Spectran, ma guardando bene si riconosce distintamente la sigla OZN, Prins Christian Sund 372 kHz:


E questo poco più sotto invece
è un radiofaro del Canada, JC (Jesus Christ, immagino) di Rigolet su 396 kHz, da notare il lungo tratto del tono long dash a 400 Hz dalla portante (la riga di questo tono viene interrotta per trasmettere il call identificativo, anch'esso ovviamente spostato di 400 Hz rispetto alla portante). E' il marchio di fabbrica dei radiofari canadesi; altre nazioni non adottano questo particolare format:



Spero di non poter essere smentito se affermo che questa è la prima volta che un radiofaro da entrambe queste nazioni arriva in Italia. L’autore dell’eccezionale
ricezione - avvenuta poco fa, la Groenlandia alle 21.50 e il Canada alle 23.20, sempre UTC, del giorno 28 ottobre - è il più paziente, abile e meritorio dei radiofaristi italiani (è talmente modesto che arrossirà, mentre noi colleghi siamo tutti un po’ verdini): Giorgio Casu, dalla nobile San Gavino Monreale, Sardegna. Che non contento di questo straordinario exploit ha aggiunto pochi minuti dopo un secondo canadese, BC 414, insieme a due fari UK (nazione molto più rara di quanto uno non si aspetterebbe). L'ascolto dei radiofari, oggi realizzato come si vede anche con l'ausilio di software di analisi dei segnali audio, è la specializzazione più esoterica del variegato hobby della ricezione. I radiofari sono trasmettitori dedicati che emettono un segnale identificativo sulle rotte di aerei e navi (i radiofari marittimi per la verità vengono gradualmente smantellati). Per questo in inglese si chiamano navigation aids. Perché aiutano la navigazione. Dar loro la caccia è focalizzarsi sulla distanza pura. Il radiofaro è la distanza. Il radiofaro non direzionale vero e proprio (NDB, non directional beacon) opera sulle LF, grossomodo tra i 250 e i 480 kHz. I meccanismi propagativi a queste frequenze sono in larga misura inesplorati, il che rende ancora più intrigante tutta la faccenda. Bravo, Giorgio.


28 ottobre 2005

La Chiesa ti uccide con l'onda?

Con "Peccato di Trasmissione" l'autorevole Spectrum, organo ufficiale dell'IEEE si occupa sul numero di ottobre della vexata quaestio delle antenne di Radio Vaticana, condannata a ridurre i suoi livelli di potenza per possibili danni alla salute degli abitanti nell'area degli impianti.
La parola agli ingegneri.




Sins Of Transmission?

By: Alexander Hellemans

The view is impressive, if strange. A forest of about two dozen huge towers supports an intricate web of antenna wires that together pump many hundreds of kilowatts into the atmosphere from a site 25 kilometers north of Rome. The antennas are the Vatican's portal to the world: signals from two medium-wave transmitters reach all of Italy at all times, while those from 27 shortwave antennas are beamed at selected parts of the world in different languages at varying times. (Only two of the shortwave antennas transmit at any given time.) Thus, papal speeches, news programs, and religious events are dispatched in 40 languages to all the corners of the world, making this complex as important to the Vatican as the Voice of America and Radio Free Europe were to the United States at the height of the Cold War.

But to the inhabitants of Cesano and neighboring communities, the antennas, some transmitting at an effective 600 kilowatts, represent not only a blight on the landscape and something of a nuisance—hearing the Pope's voice picked up by your front-door intercom is not always appreciated—but also a possible health threat [see photo, "Radio Spikes"]. When the antennas were erected in 1951 on a 3.9-square-kilometer plot, the surrounding area, known as Santa Maria di Galeria, was still largely rural. But during the last few decades the area has been built up, and now an estimated 60 000 people live within a radius of 10 km of the transmitters. In 2000, a small number of cases of childhood leukemia, first reported by a local physician, were blamed by residents on the strong radio-frequency fields generated by the Vatican antennas.

This past May, an Italian court imposed suspended 10-day prison sentences on two Vatican officials responsible for operating the transmitters, a cardinal and a priest, for the "dangerous showering of objects"—meaning the antennas' electromagnetic waves. (The term "electromagnetic radiation" has not made it yet into Italy's legal vocabulary.) In addition, environmental groups and committees representing the local population will be awarded damages in a separate civil action, though the figures have yet to be determined. Local residents and environmentalists have sought to have the Vatican close down the complex since 2000. Several years ago, an Italian environmental minister, Willer Bordon, organized field strength measurements and found that the Vatican's radio transmitters violated Italy's radiation standards, which are much stricter than those in other parts of the world. He threatened to cut off electric power to the site; in response, Vatican Radio reduced the time it was on the air and transferred some radio transmission to other sites.

The Vatican's situation improved in 2002, when courts ruled that the Italian government had no jurisdiction over the transmitters because of the Vatican's status as an independent state. But in 2003, Italy's Supreme Court overturned those rulings, which resulted in the two Vatican officials' having to stand trial [see photo, "Divine Right of Way?"] What does science say? While the complaints against Vatican Radio were bouncing back and forth in the Italian courts, the regional government commissioned an epidemiological study of leukemia incidence in the area around the disputed antennas. A team of researchers led by Paola Michelozzi of the Local Health Authority, in Rome, reported in 2002 that the incidence of childhood leukemia from 1987 to 1998 was twice the expected rate, but the actual numbers were very small. The results, published in the American Journal of Epidemiology, indicated that instead of the expected 3.7 cases in the population of 60 000, there had been eight. Because of the small number, Michelozzi considers the result statistically insignificant. But a somewhat more disconcerting finding in her study made a stronger impression on critics of the Vatican, members of the press, and even some experts. Michelozzi's survey determined that if leukemia incidence was measured in concentric circles around the radio complex, rates dropped off with increasing distance from the transmitters. Based on that finding, a court-appointed expert science panel in the legal proceeding against the Vatican concluded, questionably, that "the weight of evidence...is much more in favor of the existence of a [cancer] risk" and that it "is in favor of a causal relationship."

That assessment, together with the Vatican's violation of Italian power limits, is what prompted the guilty verdict last May against the Vatican officials. Similar studies of populations around radio and television transmitters have been conducted during the past two decades in several countries, including the United States, Switzerland, the Netherlands, and New Zealand. But all these studies are crippled by the very low normal incidence of leukemia, the need to study very large populations, and the technical difficulty of accurately determining actual exposure levels. "The situation has not changed that much. If you look at the string of recent epidemiological studies, they are still equivocal," says Keith Florig, a specialist in risk analysis and radiation protection at Carnegie Mellon University, in Pittsburgh. Florig expressed surprise at the court's ruling in the Vatican case. Others agree that the ruling was premature. "I'm quite concerned about a rush to judgment based on a less-than-adequate understanding of the scientific issues," says Wayne Overbeck, a specialist in the legal aspects of communications at California State University, in Fullerton. (Overbeck, a ham radio operator, takes precautions to avoid exposing himself and other people to excess RF radiation.)

Local inhabitants, on the other hand, reacted to the Italian court's finding with jubilation. "We are satisfied; we had to suffer the arrogance of the Vatican for years," one resident told the press. Representatives of Vatican Radio, maintaining that the radiation levels are safe, said that they found the judgment unjust and plan to appeal it. The case of Vatican Radio is but the latest episode in a half-century-long scientific controversy. Last December, a panel of the International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP), headquartered in Oberschleissheim, Germany, published a global review of epidemiological studies dealing with the impact on health of electromagnetic waves. The report covered a range of RF sources, including cellphones and communication towers, and one section reviewed eight epidemiological studies of residents living around radio and television transmitters, including Michelozzi's study. The panel found the results inconclusive. "For these studies to be informative, there have to be better exposure assessments, and the numbers [of people in the samples] should be larger," says Anders Ahlbom of the Karolinska Institute in Stockholm, Sweden, who led the study. "Even taken together, they don't really suggest any health risks," he says. RF radiation is nonionizing—that is, it cannot break the bonds in molecules—and no plausible biophysical mechanism has been proposed that would predict biological effects from low-level fields, except as related to heating.

Therefore, many scientists in the field have viewed research on the biological effects of radio waves with some skepticism. Radio frequencies do, however, induce currents in parts of the human body, which can resonate as a half-wave antenna: there is a maximum in the fraction of incident energy that is absorbed in the whole body at 100 megahertz and at 800 MHz in the head—the latter is close to the 850 and 900 MHz frequencies used for mobile phones in the United States and Europe. Exposure limits, such as those recommended by the IEEE, take that effect into account. In addition to epidemiological studies, researchers are looking at what happens to cultures of human cells (and also of other organisms) when they are exposed to radio waves of intensities that do not produce any significant heating in the material in which the radiation is absorbed.

Most useful for risk assessment are standardized animal studies, which are being undertaken in a number of labs around the world. But some researchers are pursuing other areas of investigation, some of which are scientifically controversial. At CNR-IREA, the Italian National Research Council's Institute for Electromagnetic Sensing of the Environment, in Naples, researchers place petri dishes with cell cultures in beams of radio waves and then compare the cells with control samples that have not been irradiated. DNA damage, cell division, oxidative stresses, and the induction of apoptosis (cell death) are some of the effects the small Naples group investigates. So far, however, such studies "do not produce a coherent picture," says Maria Rosaria Scarfi, a researcher at CNR-IREA. Fundamentally, the absence of theoretical models explaining the interaction between electromagnetic fields and biological systems complicates the research, she says. Despite the lack of compelling results, whether the focus is on cellular changes or statistical anomalies found in connection with radio transmitters, high-power lines, or mobile telephony, Ahlbom thinks that research should continue, because RF radiation is so ubiquitous. "So many people are exposed. I think it makes sense to try to investigate as much as possible whether there might be any risks, although the likelihood is against [there being any] risks." In the meantime, the inhabitants of Cesano can, in principle, rest assured that they are in no great danger. "The exposure from the [Vatican] transmitters is much lower than what you receive from ordinary cellphones—several orders of magnitude lower," says Ahlbom. This does not mean, however, that Cesano residents actually are relaxing or giving up their struggle to close down the Vatican complex altogether. Italy's stricter limits on RF energy exposure, ironically, seem to be have made the public more ill at ease rather than more confident. Though they were intended to provide an extra measure of safety, the limits "actually increased public fears and controversies," concludes Paolo Vecchia of Italy's National Institute of Health, in Rome, and Kenneth R. Foster, a professor of biophysical engineering at the University of Pennsylvania, in Philadelphia. Vecchia and Foster believe this is because the public took the stricter Italian limits to be an admission that RF fields really are dangerous in the long run.

For this very reason, Vecchia and Foster note in an article they wrote about the Vatican controversy for IEEE Technology and Society in winter 2002, the World Health Organization in Geneva has advised against adoption of overly cautious exposure limits. The organization warns that the credibility of exposure standards is undermined if limits are lowered to levels "that bear no relationship to the established hazards or have inappropriate arbitrary adjustments."


—Alexander Hellemans






Radio Spikes: Neighbors of these high-power radio transmission towers outside Rome complain tha they represent a hazard.
PHOTO: VINCENZO PINTO/REUTERS








Divine Right of Way?: The Vatican's status as an independent state
shielded it at first from Italian legal action.
That changed two years ago.

PHOTO: VINCENZO PINTO/REUTERS





Ars registrandi

Il registratore è sempre stato il più fedele compagno del radioascoltatore dei segnali lontani. Ci sono situazioni, in questo fascinoso hobby, in cui anche la perfetta conoscenza di una lingua può non bastare per intendere chiaramente i contenuti trasmessi, vuoi a causa dell'evanescenza del segnale, vuoi per i mille disturbi che si sovrappongono, specie quando la stazione è debole. Che si tratti del notiziario di una broadcast internazionale o a maggior ragione di una identificazione di una stazione rara, magari operante su una frequenza dove esistono diverse alternative che non si possono escludere a priori, la registrazione è una sicurezza. La si può riascoltare a piacere e funge da perfetta testimonianza (conferma) dell'ascolto, più autorevole di una lettera scritta (la QSL, come si dice in gergo radioamatoriale).
Fino a ieri bastava un semplice registratore a cassetta ma con Internet si è cominciato ad apprezzare il valore della registrazione digitale, facile da accludere al messaggio di e-mail o al sito Web per lo scambio con altri ascoltatori (che a volte possono dare una mano nell'identificare un segnale particolarmente ostico). Purtroppo l'audio analogico richiede ogni sorta di trattamento, dall'acquisizione sul computer fino alla compressione (pochi secondi di audio non compresso possono pesare parecchio). La scelta può cadere su un formato come il minidisc Hi-Md, che registra in digitale e consente una certa flessiblità di conversione dal formato proprietario Atrac. Ma oggi sono molto più apprezzati i player/recorder tutti digitali che non solo sono bravi a trasferire l'audio verso il computer, ma lo comprimono direttamente, nel comodo e universale formato Mp3. Ce ne sono sostanzialmente di due tipi, con disco fisso integrato (stile iPod per intendersi) e con memoria flash, alcuni con slot per schede di espansione fomrato Sd o similari. Due i requisiti importanti: la capacità di registrare oltre che di scaricare clip già digitalizzati dal computer e la presenza di una presa line-in per l'acquisizione di sorgenti analogiche come radio, registratori e quant'altro.
Due i modelli qui citati, non per fare pubblicità ma perché oltre a rispondere a questi requisiti integrano anche una radio FM che permette di ascoltare e registrare le stazioni preferite. Parliamo dell'iRiver-IFP serie 89x e del Creative Zen Nano Plus, qui illustrati. Sono apparecchi versatili, che grazie alla variabilità del bit rate di codifica con 256 mega di memoria possono registrare ore e ore di audio, considerando che la banda passante di un ricevitore in onde corte non è mai superiore ai 6 o 12 kHz e un bit rate di 16 kbps spesso è sufficiente. Non a caso i due apparecchietti, soprattutto l'iRiver che nella versione a 256 mega costa intorno al centinaio di euro (o qualcosa in meno se lo si acquista negli Usa), sono già relativamente noti e apprezzati da alcuni DXer.
Quello della registrazione audio via computer è un tema su cui avremo modo di tornare, perché oltre a questi piccoli dispositivi ne esistono altri e soprattutto esistono diverse tipologie di software di trattamento del segnale che possono rivelarsi molto utili una volta fatta la registrazione.

27 ottobre 2005

DX, gioco di squadra


Ontem a noite, o meu amigo Renato Bruni que mora em Parma, Italia me ligou pelo Skype por volta das 2330 UTC.


Il racconto di come può essere appassionante l’hobby del radioascolto quando si riesce a condividerlo con altri amici, de visu o grazie alle tecnologie, comincia così. Chi scrive in portoghese è un Dxer italiano che vive da qualche anno a Rio, Rocco Cotroneo. Questa notte (26-27 ottobre), alle 23.30 UTC, le 20.30 in Brasile, Rocco riceve su Skype una chiamata da Parma, dove Renato Bruni, altro Dxer, sta ricevendo dalle 21.50 UTC, diverse stazioni brasiliane su 1370 e 1390 kHz.
Da anni ormai Internet è considerata come il miglior strumento per la condivisione di notizie a l’assistenza alla identificazione delle stazioni. Nel racconto di Rocco si capisce come lo stesso strumento può facilitare una affascinante versione del DX “sociale”, come il Web 2.0.

Renato, scrive dunque Rocco (la notizia è apparsa su sul gruppo di discussione brasiliano Radioescutas), mi chiedeva di aiutarlo a identitificare una stazione brasiliana ascoltata in quel momento su 1390. Mi trovavo a casa mia, a Rio e accesi la radio. Dalle 22.30 UTC Renato stava ascoltando una cronaca della partita Vasco-Santos. A tratti riuscivo ad ascoltare qualcosa anch’io attraverso il collegamento Internet: Renato aveva collegato l’uscita del minidisc all’ingresso del computer. Solo che non utilizzava Adsl e la ricezione non era facile. Per fortuna Skype ha anche il chat alla tastiera e potevo dialogare con lui. Via audio a volte ero io che gli facevo ascoltare quello che arrivava da me su 1390. Ma questa non è la parte migliore della storia. Nel suo QTH di Parma, la partita, nel mio una lagna: Radio Esperança di Porto Alegre. Solo un paio di volte sono riuscito ad ascoltare, lo stesso segnale, molto debole e con molti dubbi. Il mistero continuava. Ho cercato di capire se la partita fosse in parallelo con Globo Rio su 1220, o con Globo SP su 1100. Niente. Tentai con Jovem Pam, Bnd, Gaucha, magari era in catena nazionale. Riuscivo a sentire Globo Campinas, ma dalla voce del radiocronista su 1100 la partita era quella ritrasmessa da Riberao Preto, niente da Campinas. Renato stava registrando tutto. Ricevo picchi di ottimo segnale, mi diceva, poi te lo mando. Alle 02.00, ancora collegati, ma ancora nessuna soluzione... Gli dissi che probabilmente stava sentendo una stazione del Nord Est, impossibile da sentire qui a Rio. Ma chi poteva trasmettere, non in catena, una partita come il Vasco-Santos (due squadre di Rio e Sao Paulo, NdT) nel Nord-Est?

Amici miei, la soluzione è arrivata solo dopo che Renato è andato a dormire non prima di mandarmi la registrazione. Ha sentito Radio Sul Fluminense AM di Barra Mansa, stato di Rio de Janeiro, 500 watts. A cento, centocinquanta chilometri da me! E io che in due ore non ero riuscito a sentire niente.
Impossibile non adorare questo hobby, no?


Infatti, è impossibile.
Qualche nota tecnica a margine di questo bel racconto (la partita è terminata 3 a 1 fuori casa per il Santos, tra parentesi). Abbiamo a che fare con il tipico ascolto in condizioni propagative semi aurorali, che favoriscono molto i percorsi sud-nord. Infatti, l’indice K delle 00 Utc del 27 aveva subito una improvvisa impennata. Quello equinoziale è inoltre un buon momento per il Brasile in onde medie (come poco dopo la fine dell’inverno). 1390 è una frequenza felice, da anni una delle più regolari. Quasi troppo regolari, a scapito di altri canali più bassi che pur essendo abbastanza liberi da interferenze non riescono a essere altrettanto produttivi. Anche in questo caso il ricevitore è importante, perché comunque bisogna poter ascoltare 1390 senza troppe interferenze da 1386 e 1395 (fortunatamente di notte non ci sono stazioni forti) e quindi ascoltare in modalit Ecss, cioè in banda laterale anche se la portante è modulata in AM. E così che si riesce a isolare meglio il segnale dai rumori, dalle interferenze laterali e dall’evanescenza. Renato però, usa soprattutto una buona antenna, una variante della K9AY nel suo giardino nella periferia di Parma, in condizioni semi-urbane ma tutto sommato tranquille. L’audio viene registrato su minidisc e successivamente riversato in Mp3. L’identificazione delle stazioni brasiliane è ulteriormente facilitato dal gran lavoro svolto proprio dal gruppo di Radioescutas, il DX Club do Brasil, che da tre anni a questa parte cura una lista completa delle onde medie locali. Per comodità la lista può essere prelevata, insieme ad altre, dal sito Dxing.info. Per ascoltare la registrazione del fatidico annuncio, oltre che su Radioascolto.org (link tra i preferiti), cliccare qui.

Ciao, tasto

Dalla mailing list Radiomarine riporto la copia dell'ultimo messaggio trasmesso da IAR Roma Radio sulla definitiva chiusura dei servizi radiotelegrafici in codice Morse, prevista per il 31 ottobre. IAR non effettuerà più la sorveglianza sulle chiamate CW (continous wave):

CQ CQ CQ DE IAR IAR
THIS IS THE FINAL TRANSMISSION FROM ROMA RADIO MORSE
SERVICE. WE CONCLUDE OUR WATCHKEEPING AFTER MANY YEARS
OF CONTINUOUS SERVICE WITH PRIDE AND SADNESS ON
OCTOBER THE 31ST. TELECOM ITALIA COAST STATIONS WISHES
ALL SEAFARERS FAIR WINDS AND FOLLOWING SEAS. WE SALUTE
ALL WHO HAVE SERVED OUR PROFESSION WITH SKILL AND
DEDICATION THROUGH THE YEARS. =
DE IAR IAR AR VA


E' un altro capitolo della storia della radio, il Capitolo 1 a dire il vero, che si chiude. Al suo posto, i satelliti e sistemi HF come il Gmdss forniscono evidentemente un supporto più valido, spesso automatizzato alla navigazione. Il codice Morse, è stato dimostrato recentemente da una famosa trasmissione televisiva, è più veloce dei messaggi SMS, ma questa è una considerazione che esula completamente da quella che è l'affidabilità media, e dai costi di gestione, di un sistema di comunicazione complesso (anche se dopo la gara tra marconisti e telefonini sono apparse applicazioni come questa per i cellulari Symbian, per la codifica Morse degli sms) . Come per la radio analogica contrapposta a quella digitale, le comunicazioni Morse non si sono mai "rotte", ma non è un buon motivo per non sostituirlo. Per uno sguardo di insieme all'interno di una stazione costiera come Roma Radio, ecco le foto scattate da Andrea Borgnino, radioascoltatore, radioamatore, grande esperto di DRM e funzionario RAI. Sul gruppo di Radiomarine è imperdibile il sito e la relativa estensione su Yahoo! Groups. Dietro questa lista c'è l'associazione di alcuni radioamatori - anziani ça va sans dire - che ha ottenuto dalla FCC americana la licenza di riattivazione della stazione costiera KSM di Bolinas, California. Con l'intenzione di riprendere ad operare in codice Morse e RTTY.

26 ottobre 2005

Good night, shortwave

Del film di George Clooney, Good night, and good luck, si è parlato e si parlerà molto, con una particolare attenzione al fenomeno mccarthysmo, con le sue paranoiche cacce alle streghe. Meno conosciuta è la carriera di Edward Murrow come il giornalista radiofonico che da Londra, via collegamento in onde corte, spiegava agli americani, insieme a William Shirer, i difficili anni che avrebbero portato alla seconda guerra mondiale e a guerra finita descriveva le infernali condizioni del campo di Buchenwald. Di Shirer sono state pubblicate le corrispondenze per la CBS da Berlino. A Murrow, un sito della University of San Diego dedica una cronologia e una serie di interessanti collegamenti, tra i quali vale la pena di segnalare, dell'University of Missouri, Voices of World War II, con preziosi documenti sonori storici registrati negli studi di molte stazioni radio.

Una curiosa rassegna stampa

Indymedia ricorda da San Francisco una curiosa iniziativa di Dan Roberts, ascoltatore delle onde corte residente in California. Da parecchio tempo Dan è autore su Internet di The Shortwave Report, trenta minuti di registrazioni digitali, prelevabili anche in qualità broadcast per l'eventuale ritrasmissione, dei notiziari ascoltati da alcune emittenti internazionali rigorosamente sulle onde corte. Tra le emittenti più gettonate ultimamente ci sono Radio Netherlands, Voice of Russia, Radio Habana Cuba e China International. Idea interessante, anche se questo mezzo di comunicazione ha perso in parte la sua antica tempestività (il World Service della BBC riesce ancora a essere incredibilmente "sulla notizia", a volte più dei canali di news televisivi satellitari). Il Shortwave Report ricorda molto una analoga iniziativa di Radio Popolare di Milano, che alla fine degli anni Ottanta dedicò una trasmissione serale all'ascolto delle ultime voci in lingua italiana provenienti dalle nazioni "oltre cortina", come Radio Berlino Internazionale (ex Ddr) o Radio Polonia. Chissà se l'emittente custodisce ancora certe registrazioni. Sul suo semplice sito Roberts pubblica anche una piccola guida all'ascolto e alcune tabelle di programmi. Molti link non sono aggiornati. Per esempio quello di Prime Time Shortwave, una guida alla programmazione radiofonica internazionale in lingua inglese. Il programma è disponibile anche da un feed Xml per eventuali patiti del Podcasting.

25 ottobre 2005

Okayama, Romagna

Il Giappone, su 1386 kHz, è stato ascoltato insieme ad altre stazioni in Romagna, da Giampaolo Galassi, come da lui stesso riportato:

1386 NHK-2 (various locations), literature class for high school
students, 15' of reception, Fair 2105 22/10

1386 Unid Korean language, HLAM Mokpo tentative, male speaker and mx
snippet W/F 2113 22/10

1386 Tianjin PBS, Tianjin PRC, full id, phone calls, mentions of
Nankai and Heping districts of Tianjin, F/VG 2200 21/10


Quel che conta per una segnalazione, nell'hobby del radioascolto a lunga distanza, è la sua ripetibilità. Per quanto difficile possa apparire un ascolto (e questo lo è), in genere esso può sempre essere considerato ripetibile da altri e migliorabile. Il divertimento sta proprio nel riuscire a migliorare le proprie e le altrui segnalazioni. Il doppio divertimento è che se anche uno non riesce a migliorare o superare sé stesso o qualcun altro (e anzi sarebbe tremendo essere costretti, un giorno, ad ammettere di aver ascoltato tutto l'ascoltabile), la radio è comunque una gran figata.
Perché l'ascolto del Giappone è così complicato? Innanzitutto perché il Giappone è bello lontano. E questo significa che solo eccezionali condizioni propagative ne favoriscono l'arrivo, in onde medie, nelle ore intorno al crepuscolo in Europa e soprattutto nella fascia temporale compresa tra equinozio d'autunno e solstizio, quando la posizione del terminatore solare e il cosiddetto enhancement o rafforzamento della greyline favorisce i percorsi verso nord-est. L'ascolto su 1386 è avvenuto in un periodo particolare, caratterizzato, per quanto riguarda gli indici di attività geomagnetica, da una improvvisa ma leggera impennata nei valori dell'indice K dopo giorni di intensità molto moderata (vedere il grafico pubblicato qui, su Radiopassioni). L'indice K misura il grado di "agitazione" del magnetismo terrestre. In caso di forte agitazione, i segnali a frequenza così bassa tendono a essere assorbiti, non rifratti dalla ionosfera, specialmente sui percorsi propagativi che attraversano le alte latitudini, in prossimità ai poli. Per questa stessa ragione applicata a una direzione diversa, una serie consecutiva di numerosi indici K bassi tende a favorire la ricezione di emittenti nordamericane. Una certa influenza, sembrano però averla i punti di flesso: nel momento in cui il campo sta per agitarsi e gli indici K a impennarsi, ecco che capitano i colpacci come il Giappone o le Hawaii. Il DXer deve sapere interpretare anche questi segni, come un meteorologo di quello che gli americani chiamano Space Weather (vedi i link).
C'è anche un altro fattore importante: a partire dal 1979 le stazioni in onde medie asiatiche sono passate da una canalizzazione ogni 10 a una ogni 9 kHz, esattamente coincidente con la nostra in Europa. Il Giappone, come tutte le altre nazioni dell'Africa e dell'Asia Pacifico (le Americhe mantengono i 10 kHz), occupa quindi le nostre stesse frequenze. Non è un caso se il suo ascolto è diventato possibile solo in questi ultimissimi tempi, in virtù di canali progressivamente lasciati liberi da molte stazioni europee che hanno chiuso i battenti o ridotto la potenza.
Anche così, non è un ascolto alla portata di tutti. Anche se in casi come questi l'antenna può fare la reale differenza - un tema su cui ritorneremo spesso - occorre un ricevitore sensibile (per una volta la selettività, la capacità di discernere due frequenze molto vicine, non è importante), che non prenda fischi per fiaschi (che sia sicuro, cioè che un segnale ricevuto non sia una spuria o una interferenza); occorre saper riconoscere le condizioni giuste, sapersi mettere su una data frequenza nel momento opportuno. E naturalmente una certa dose di fortuna, perché proprio nel momento opportuno potrebbe avere un appuntamento di lavoro. Con le stazioni dell'estremo oriente, poi, c'è un problema in più: l'identificazione. Per questo Giampaolo si è fatto aiutare da colleghi DXer, possibilmente madrelingua. Per avere un'idea del lavoro da fare è possibile ascoltare un lungo clip registrato nel fase di picco dei segnali dall'estremo oriente. La lingua giapponese si può discernere abbastanza nettamente a un certo punto.
È ripetibile questo ascolto? Sicuramente sì. L'Asia in onde medie era stata ascoltata, più tentativamente, nel lontano passato, ai tempi della canalizzazione a 10 kHz. Il Giappone, fatti salvi archivi storici a me ignoti, ha cominciato ad arrivare solo da due anni a questa parte. Altre due frequenze da tenere d'occhio sono 1413 e 1350 kHz (quest'ultima occupata purtroppo da una stazione francese in lingua araba). La vera questione è però che con queste lune scarseggiano in Italia le persone interessate alla radio a lunga distanza in generale e tra queste quelle interessate a ripetere certi exploit. Semplicemente perché sono pochissimi a considerare l'ascolto del Giappone in onde medie come un "exploit". L'hobby del radioascolto, nato negli anni venti del secolo scorso insieme alle primissime radio commerciali, quando tutti gli ascoltatori erano DXer (il "bacino di ascolto" locale si formerà solo dopo e si rafforzerà nel dopo Guerra con l'avvento dell'FM) ha perso, a torto o a ragione, parecchio smalto. Oggi la radio è ancora un medium importantissimo, molto seguito, ma solo su scale localistiche: lo stimolo che spinge ad aguzzare le orecchie sul notiziario di Radio Australia, piuttosto che su una radio musicale colombiana, si è affievolito considerando che il satellite porta in casa centinaia di canali, mentre Internet ci permette di leggere cinquanta quotidiani australiani e ascoltare in diretta altrettante stazioni radio locali. Ma anche perché in un circolo vizioso che si è innestato in funzione del calo di interesse e produce costanti tagli ai bilanci delle stazioni, Radio Australia e le emittenti colombiane, spengono tutte le frequenze radio fatte per compiere distanze ragguardevoli, cioé quelle delle onde corte. E scelgono di restare locali, andare sul satellite, o aprire un economico sito Web.
Restano, per gli sparuti appassionati, le cose difficili da ascoltare, le radio locali in onde medie e anche quelle in modulazione di frequenza, che tra l'altro si propaga in situazioni molto interessanti da studiare. Difficili si diceva, non impossibili. Ma la voglia di trasformare l'eventualità in concretezza, ormai ce l'hanno in pochi ed è un trend che riguarda un po' tutto il mondo. Ovunque i gruppi di radioascoltatori e radioamatori (quelli che "trasmettono anche") organizzati si assottigliano, l'età media aumenta in modo sconfortante. Peccato.


Honolulu, Scotland

Fin dove può arrivare il dx? Quando il giovane Marconi udì quel fatidico colpo di fucile, nella sua villa di Casalecchio, la ionosfera non era neppure stata scoperta. Solo dopo il secondo esperimento marconiano, quello tra Poldhu e Signal Hill (1901), nel 1902 Oliver Heaviside e Arthur Kennelly proposero l'esistenza, nell'atmosfera, di uno strato riflettente per i segnali radio. E pazienza se a detta di molti osservatori nell'esperimento di Poldhu Marconi semplicemente credette di ascoltare i tre punti della S in codice Morse (o che probabilmente i suoi apparati trasmittenti e riceventi generavano anche una portante nelle onde corte!). Quel che conta è che la ionosfera c'à e i segnali radio si propagano davvero a distanza insospettabili per chi oggi è abituato a "perdere" una stazione in FM dopo pochi chilometri di autostrada. Ma quali sono i limiti che ci fanno parlare di ricezioni record? Un paio di giorni fa, nel pieno di una fase molto interessante per la propagazione dei segnali in onde medie attraverso l'Atlantico, il DXer britannico Martin Hall è riuscito a catturare, dalla sua formidabile location scozzese, il segnale di una emittente locale di Honolulu, Kumu 1500 kHz. Finora, l'ascolto delle onde medie dal Pacifico in Europa era ritenuto possibile solo in condizioni molto favorevoli e solo alle latitudini della Lapponia artica o della costa settentrionale norvegese. Roba da 69-70 gradi di latitudine nord. Il villaggio di Clashmore, invece, si trova più o meno all'altezza di Tallinn, a oltre 11.000 km dalle Hawaii. Ma l'effetto mare, il percorso in buona parte "salino" che i segnali devono attraversare per arrivare da Martin deve evidentemente giocare un ruolo non indifferente, perché in questa stessa location vengono segnalati da qualche anno a questa parte segnali dall'Alaska e dalla West Coast americana, in orari che possono essere compresi tra le 12 e le 14 UTC (le Hawaii sono arrivate alle 11.30), quando dalle nostre parti il sole picchia forte anche in inverno. Contano anche le antenne utilizzate. Martin si serve dei lunghi fili delle antenne Beverage, che idealmente devono valere quanto una lunghezza d'onda o qualche suo multiplo. Un'altra antenna molto efficiente sperimentata in questi ultimi tre o quattro anni è la K9AY, dal call del radioamatore americano, Gary Breed, che l'ha inventata. Due loop a delta incrociati tra loro e molto sensibili nello sfruttare i segnali a bassissima angolatura, quasi radenti l'orizzonte, che caratterizzano questi immani salti ionosferici.
E in Italia? Beh le Hawaii sono sicuramente tagliate fuori, ma dalla West Coast americana, in questi anni un tentativo c'è. E nelle ultime due stagioni autunnali, in questa situazione di minimo solare, stanno dando parecchie soddisfazioni anche i segnali in onde medie dall'estremo oriente, ascolti davvero impegnativi considerando che avvengono su canali occupai da stazioni europee, non resi praticabili, come quelli Usa, da una diversa canalizzazione della banda MW. Proprio in questi giorni, il Giappone è arrivato su almeno due frequenze diverse, 1413 e 1386 kHz, insieme al Vietnam. Cina, Taiwan e le Filippine si sono già dimostrati bersagli fattibili, a oltre 9.000 km da noi.

Mi manda Pinecone


Il futuro del radioascolto italiano, da oggi, è un po' meno fosco, per nostra fortuna. Niente... DiTutto.

Bisogno di radio

Bella intervista di Marco Pratellesi a Renzo Arbore, in margine al convegno organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera sulla radiofonia segnalato ieri. Il mattatore di Alto Gradimento vanta la maggior leggerezza del medium radiofonico.

Pochi minuti da non perdere sul Mediacenter di Corriere.it.

24 ottobre 2005

Parole in radio

La conferenza di oggi ormai è conclusa, ma per le altre tre c'è tempo.
La Fondazione Corriere della Sera
prosegue la riflessione sulla lingua italiana, proponendo un nuovo ciclo di Madre Lingua. Questa quarta edizione, intitolata Parole in radio e
curata da Aldo Grasso, vuole essere l’occasione per riflettere su una
declinazione del tutto peculiare della lingua, quella radiofonica.
Parole in radio si propone di riflettere sull’unicità del prodotto linguistico radiofonico
e sul suo carattere di immediatezza e di informalità
.

  • 24 ottobre : L'ITALIANO E LA RADIO - Renzo Arbore, Pierluigi Battista
  • 31 ottobre : L'INFORMAZIONE -Oliviero Beha, Massimo De Luca, Andrea Vianello
  • 7 novembre : LA COMICITA' - Maria Luisa Agnese, Luciana Littizzetto
  • 14 novembre : LA RADIO LIBERA - Linus, Sergio Ferrentino

Moderatore Aldo Grasso

Teatro Studio
- ore 17:30
Milano via Rivoli, 6

Ciclo solare e surriscaldamento globale

L'attività solare potrebbe essere responsabile anche di un fenomeno assai più preoccupante della variabilità della ionosfera e quindi della propagazione dei segnali radio. La correlazione tra ciclo solare e surriscaldamento del clima è sempre stata una materia controversa, ma secondo un fisico italiano della Duke University, Nicola Scafetta, una approfondita analisi dei dati raccolti dalle missioni satellitari Acrim rivelano che il collegamento sole-clima potrebbe essere più forte del previsto. In una pubblicazione disponibile online, Scafetta e il collega Bruce West, afferma che l'impatto potrebbe essere quantificabile in una percentuale compresa tra il 10 e il 30%, abbastanza da dover rivedere i modelli di previsione che assegnerebbero un peso eccessivo a un effetto - che per altro i due scienziati non sottovalutano - come i gas serra.

23 ottobre 2005

Satelliti meteo, sintetiche istruzioni per l'uso

Come molti DXer abituati a dare la caccia solo a stazioni radiofoniche e televisivi terrestre, di ricezione satellitare conosco quel tanto che basta per montare da solo la parabola per Sky e poco più. Al massimo con lo scanner ho sentito le occasionali conversazioni a bordo della Soyuz. Così quando sul newsgroup italiano it.hobby.radioascolto è apparsa questa richiesta di "PiF"...
[PiF] Scusate ma su web non ho trovato molto...
E' possibile avere qualche nome di satellite che si prenda bene dalle parti di Firenze per collegarsi e scaricare qualche immagine metereologica? Magari anche la frequenza.
... La prima risposta di e tutto il thread e i link che ne sono seguiti mi sono sembrati interessanti e ho pensato di trasferire il tutto qui sopra con qualche piccolissima modifica e poche aggiunte frutto di mie ricerche su Google. Gli autori dei post non devono prendersela se per ragioni di privacy citerò solo i loro nick, che del resto in quasi i tutti i casi non sono riconducibili a una persona precisa. Vengono omessi anche i nomi delle località italiane citate. Lo scambio è talmente fitto di informazioni e rimandi utili che secondo me sta in piedi così com'è.
[Adriano] MSG1, trasmesso via Hotbird. Ti serve una scheda DVB per pc (ottima la classica Skystar2) e il software con chiave hardware per gestire la licenza rilasciato da Eumetsat (100 euro). La richiesta di licenza va inoltrata tramite l'ufficio per la meteorologia dell'aeronautica militare. trovi tutte le informazioni qui: http://www.roy1.com/dvb_ham/dvb_1.htm. Oltre al software di eumetsat serve poi un software di visualizzazione e gestione delle immagini. Oltre a quello del link sopra indicato, a pagamento ci sono anche gli ottimi prodotti di David Taylor e l'unico programma gratuito (a quanto mi risulta), xrit2pic, che trovi qui: http://www.alblas.demon.nl/wsat/software/soft_msg.html. Altri satelliti ricevibili sono i NOAA, sia in analogico che in digitale. La ricezione in analogico è più semplice: basta un ricevitore che possa spazzolare da 130 a 140 Mhz (non ricordo le frequenze esatte) con larghezza di banda di circa 30 khz e una interfaccia per mandare il segnale alla scheda audio del pc. Per le modalità digitali le cose si complicano: serve una parabola, motori per 'inseguimento e schede di acquisizione dedicate.
Subito dopo interviene "Moquito" che già in passato aveva riferito al gruppo, tra lo stupore degli esperti, dei risultati del suo monitoraggio effettuato con un semplice scanner palmare e una antenna neanche troppo costosa. Tra l'altro con l'occasione Moquito aveva anche pubblicato alcune foto ricevute con il suo equipaggiamento essenziale. Ne riporto una qui come esempio, altre possono essere facilmente individuate con una ricerca nel gruppo ithrasc.



Se Adriano si occupa di satelliti geostazionari, le prede preferite da Moquito sono i satelliti polari, quelli che orbitano a quote più basse (tra gli 800 e i 900 km) sorvolando i meridiani e quindi incrociando, alternativamente, il polo Nord e il polo Sud:
[Moquito] Beh, i geostazionari sono altini e si prendono "da qualunque parte" mentre i polari viaggiano veloci e sul centro Italia si iniziano a ricevere quando stanno sopra l'Egitto e fino alla Scozia. Gli alberi non impicciano, almeno qui da me!
I NOAA li ricevi intorno ai 137.500 MHz. Le frequenze variano a seconda di quale NOAA ricevi ma sono tutte lì vicino:
http://www.zarya.infoTracking/RadioFrequencies.htm
Io li ricevo con un Icom IC-R10 ed è un'anomalia in quanto uno scanner non dovrebbe avere una larghezza di banda adatta e dovrebbe essere necessario un ricevitore apposito il cui acquisto è giustificato a mio parere solo da una reale esigenza o da una smania parecchio grossa.
Comunque il fatto di ricevere le immagini in maniera più che dignitosa con l'R-10 ha destato lo stupore di tutto il gruppo e ti assicuro che se vai a cercare il thread e ti vedi i link con le foto vedrai tu stesso che il risultato c'è. Dal ricevitore parte un coassiale 75 ohm sottile per TV satellitare (circa 10 metri) che arriva a un preamplificatore di Nuova Elettronica, molto stretto e a mio parere indispensabile per isolare quella fettina di frequenza da tutti i rumori che ci sono sopra e sotto. Da lì (pochi cm. sopra) si va all'antenna a doppio V di Nuova Elettronica (polarizzazione circolare) che consente di intercettare il satellite appena si affaccia all'orizzonte radio e di tenerlo praticamente finché non tramonta. Il costo di antenna e preampli è abbastanza abbordabile (non lo ricordo ma siamo intorno ai 50 euro con la spedizione). Il software che uso è WXTOIMG, dopo averne provati diversi altri si è rivelato il migliore. Anche questo lo trovi in rete:
http://www.wxtoimg.com/downloads/
I polari non sono geostazionari quindi li ricevi in certi momenti della giornata per una decina di minuti ovvero mentre passano sopra di te durante le loro orbite (800km circa di altezza e almeno 28.000 km/h di velocità con orbite che intersecano i due poli della terra). Per sapere e vedere concretamente quando il satellite sarà ricevibile puoi usare WXTRACK che se non altro avrà un grande effetto sugli amici. Download presso:
http://www.satsignal.net/
Nessuna interfaccia per l'audio. Basta uscire dalla connessione per l'altoparlante esterno del ricevitore ed entrare con un cavetto (mono o stereo non fa niente) dentro l'ingresso AUX/IN della soundblaster del pc. Fatto. Visto però come hai posto la domanda presumo tu abbia bisogno di leggere prima qualcosa per avere una visione più ampia di come funziona il discorso e quindi ti rimando a questi link:
http://digilander.libero.it/vtmedri/consigli_utili.htm
http://www.kwos.org/ricevere_i_satelliti_meteo.htm
http://www.kwos.org/i_satelliti_noaa.htm
http://www.pianetaradio.it/satelliti/noaa.htm
http://www.aripescara.org/satelliti%20meteo.htm
Davvero esauriente. Trovandosi di fronte a una fonte di informazioni così puntuale PiF decide di approfittarne per un supplemento di indagine e lo facciamo anche noi.
[PiF] Io per il tracciamento dei satelliti uso Orbitron (http://www.stoff.pl, NdR), mi ci trovo abbastanza bene ed il download lo fa in automatico, ma mi vado a prendere anche il tuo: mi ispira. L'antenna con il preampli che mi hai consigliato tu, hanno bisogno di almentazione? Un'ultima cosa: sul sito Marcucci ho visto un'antenna che è spettacolare per i portatili; è la discone e costa circa 50 euro con range da 25Mhz. a 2Ghz. E' avveniristica e se funziona per come si presenta è una gran bell'antenna.
Qui PiF devia leggermente dalla questione satellitare interrogandosi su un tipo di antenna a larghissima banda tipica degli scanneristi, gli appassionati delle frequenze superiori ai 108 MHz dove abbondano le comunicazioni a "due vie" di numerosi enti e organismi, civili e militari, dal traffico a supporto della navigazione aerea e marittima, alle forze di pronto intervento, le squadre di manutenzione, perfino i radiotaxi... Formalmente l'ascolto su queste bande di frequenza è regolamentato e i contenuti, intercettati "casualmente", non devono mai essere divulgati o utilizzati a fini terzi. Ma la passione per la radio, finisce per avere sempre la meglio. Tanto più che ormai la tendenza per molti dei servizi più delicati va verso l'impiego di modulazioni audio digitali che sono molto, molto più difficili da intercettare per i non addetti ai lavori. L'antenna discone (disc+cone) citata da PiF offre alcuni vantaggi e diversi svantaggi. Ma non è consigliata per la ricezione dei satelliti meteorologici a causa del basso guadagno (a fronte di una buona copertura in frequenza).
[Moquito] L'antenna da me utilizzata non è attiva quindi non va alimentata. Il preampli funziona a 12 V attraverso il coassiale e quindi devi comprare un alimentatore per preamplificatori TV (negozi di elettronica) che costa 7 euro. Lo alimenti a 220 V e ci entri con il coax che viene dal ricevitore, uscendo sempre con il coax che va al preampli (sul tetto) che così viene alimentato direttamente dal coassiale. Niente discone! in teoria io ricevevo il segnale anche con il gommino del portatile ma da qui a ricavarne immagini... Non esageriamo! Ci vuole un'antenna a polarizzazione circolare e che abbia una ricezione più ampia possibile all'orizzonte (est-ovest) altrimenti il sat lo ricevi solo quando ti passa sopra la testa mentre se passa sopra la Grecia o la Spagna, niente. Le discone non sono avveniristiche ma dei pezzi di ferro che ricevono ad ampio spettro, ma ovunque con guadagno vicino o uguale a 0db. Comunque può andare per attaccarci lo scanner e ascoltare qua e là. Per i polari non andrebbe bene e quella a doppia V, di Nuova Elettronica, costa meno (ma serve solo a quello). Cerca questi due articoli:

Antenna a V
ANT9.05
2 doppi V con riflettori x 136/139 MHz

Preamplificatori polari
ANT9.07
gain 32 dB Low/Noise 1,0 dB 136-139 MHz

Il tutto costa poco più di 50 euro.
Non ancora del tutto convinto PiF ritorna brevemente sull'argomento antenna discone chiedendo:
[PiF] Grazie di tutte le info, però non ho capito se la discone, ricezione sat ellitare a parte è una buona antenna o butto i soldi.
Moquito risponde:
[Moquito] Riguardo alla discone (fusione di disc e cone perché fatta con un disco e un cono) e riferendomi a quelle che si montano sul tetto di casa o comunque all'esterno, non è che butti via i soldi. E' un ripiego pratico in quanto ti serve per ricevere un po' di tutto con una sola antenna. Il guadagno è praticamente zero ovunque ma essendo l'impedenza costante su tutte le frequenze il segnale arriva con perdite trascurabili al ricevitore. Ma rimane sempre vicino al guadagno unitario. Certo se l'alternativa deve essere utilizzare un'antenna per ogni banda da 25MHz a 2,5 GHz, prenditi pure una discone, ma se hai una collineare bibanda per i 2m e 70cm o ti compri una Diamond V2000 che fa anche i 6m... Beh la musica cambia in termini di guadagno.
Non ho mai avuto una discone ma me l'hanno sempre sconsigliata tutti. A questo punto però comprane una qualunque, magari a basso costo perchè credo che il concetto funzionale non cambi così come la resa, sia che costi 50 euro che 20...
Se poi invece ti riferivi a questa, allora non credo proprio sia valida ma lo dico a naso, senza averla provata. Piuttosto, ci sono antenne Diamond portatili molto più serie ed affidabili, meno brutte e più pratiche da portare. Non so che ricevitore hai ma se è uno scanner portatile piuttosto che quella strana discone portatile io comprerei una antenna per portatili che trovi sul catalogo che segue, spendendo meno della metà (e soprattutto con un risultato migliore). Guarda su: http://www.wimo.de/cgi-bin/verteiler.pl?url=antscanner_e.htm nella riga dove vengono riportati i modelli di antenne per portatili siglati: RH-951S, RH-795, RH-799, 17008.11 17008.12 SRH-789 HC-100S HC-200S. E' il secondo o terzo modello da sinistra.
Non c'è che dire, affascinante il mondo di quei barilotti irti di antenne, pannelli solari e sensori che ci sorvolano sulla testa. E molto interessante il lavoro di quelli che li rincorrono. Per approfondire ulteriormente la materia, oltre ai numerosi link appena forniti, mi permetto di aggiungere qualcosa dai miei bookmark. Tutta roba in inglese, ma molte risorse italiane sono riportate poco sopra:

L'agguerrito Remote Imaging Group britannico
Il capitolo del FAS dedicati ai satelliti meteorologici (mica ci sono solo americani ed europei in ornita)
Applicazione Java della NASA per il sat tracking online
Dati orbitali e vista sul pianeta da tutti i satelliti dal Fourmilab
Individuare tutti i satelliti nel cielo
La famosa Gunter's Space Page

E per chi non ha tempo, voglia o possibilità di industriarsi a seguire i saggi consigli di Moquito e Adriano, ecco qualche risorsa Internet per ricevere le mappe satellitari comodamente sullo schermo:

Met Office britannico
Metalista della National Weather Association
Immagini satellitari cinese da Hong Kong

21 ottobre 2005

Siziano, Siziano
La frequenza di Radio 2 di Milano Siziano, 693 kHz (in passato erano stati 1035), aveva chiuso tra mille polemiche diversi mesi fa, insieme a tutta Rai Radio 2 e 3 sulle onde medie. Alla fine del 2004 era circolata la notizia di un imminente avvio della sperimentazione, su questa frequenza, del DRM, o Digital Radio Mondiale, controversa tecnologia digitale.

L'altro giorno l'agenzia di stampa ASCA ha rivelato che queste prove inizieranno davvero da questa location. Un po' confusa, la notizia non parla di livelli di potenza, dicendo genericamente che sarà "bassa", ma garantirà comunque qualità e copertura geografica su scala europea, anche perché le prove si effettueranno dopo il tramonto.
Notizia davvero fantastica per i poveri DXer delle onde medie, che in questa fase di minimo solare stavano riscoprendo le stazioni sulle frequenze più basse. Vengono in mente i 700 kHz di WLW, storica (80 anni di onorata carriera) emittente americana. La ricezione sarà davvero ancora più agevole con l'hash digitale della portante DRM 7 kHz più sotto.

Perché definire "controversa" una modulazione digitale che serve, come dicono i suoi fautori, per garantire una qualità d'ascolto infinitamente migliore? Perché dal punto di vista qualitativo non sempre la digitalizzazione è una garanzia assoluta. Tra l'altro come tutti gli altri standard che vengono in questo momento sperimentati o commercializzati (DAB/Eureka 147 e IBOC tanto per citare i più noti), anche il DRM prevede anche una compressione digitale. Ora, se la musica digitale non compressa del CD audio è un ottima cosa, quella compressa è comunque un compromesso rispetto all'audio originale e non è detto che una classica modulazione analogica, in frequenza o in ampiezza, non possa dare risultati più convincenti. E allora, perché il digitale? Nel caso del DRM una delle motivazioni è offrire una soluzione al problema delle interferenze, della rumorosità, dell'evanescenza del segnale nelle trasmissioni a lunga distanza sulle onde corte. Per le trasmissioni a carattere già locali, il digitale offrirebbe una forte riduzione degli effetti negativi tipici dell'ascolto in mobilità delle stazioni attraverso l'autoradio: distorsioni, improvvisi cali di segnale, sovrapposizioni dai canali adiacenti. In molti casi, poi, col digitale, si ottiene una maggiore efficienza spettrale ed è possibile, in determinate condizioni, diffondere tramite una unica portante due o più programmi diversi (vedi il caso della tv digitale terrestre). Tutto molto ragionevole, ma non altrettanto scontato. Se le modulazioni digitali vengono sperimentate sulle stesse frequenze oggi occupate dalle stazioni analogiche, l'ascolto da parte di chi continua a usare una radio analogica può risultare fortemente disturbato. Una convivenza difficile, anche perché non se ne conosce lo sbocco: le stazioni digitali sono pochissime e soprattutto le radio in grado di riceverle non esistono ancora, o quasi. Per ora il DRM ha bisogno del personal computer per la decodifica quando in fm una radiolina da 15 euro permette di ricevere in modo soddisfacente decine di stazioni e con una somma altrettanto abbordabile chiunque può mettere le mani su una radiolina cinese che costa ancora meno dei ricevitori satellitari immaginati dal progetto Worldspace, partito per rilanciare la radiofonia internazionale nelle nazioni del Sud del mondo e finito per confluire su una direzione prettamente commerciale (leggi
pay per listening) non dissimile dalle strategie dei network radiofonici satellitari americani Sirius e X Radio. Come per la radio satellitare, con Eureka 147 la situazione è diversa, perché le frequenze prescelte belle bande VHF/III e L (intorno ai 200 e ai 1.400 MHz) sono vuote o solo parzialmente occupate da servizi, televisivi e no, in fase di smantellamento.

Ma neppure il destino di questa particolare famiglia tra tanti standard digitali è definitivo. Il fatto è che la radiofonia analogica non è "rotta", non ha bisogno di essere aggiustata: funziona, è seguita e produce introiti pubblicitari. I vantaggi della tv digitale sono facilmente percepibili e la ricezione richiede solo l'aggiunta di una scatola da poche decine di euro al normale televisore. Ma di apparecchi radiofonici analogici ce ne sono due, tre, quattro, anche cinque per famiglia (e uno per automobile), davvero non si capisce perché tutto questo - un fenomeno senz'altro più esteso di quei quattro gatti di appassionati delle onde corte - non si possa conciliare con i limitati interessi dei fabbricanti di trasmettitori, impianti e chip per ricevitori. C'è chi sostiene che questa stessa industria potrebbe guadagnare anche di più se si sforzasse di ottimizzare la radio analogica.