20 marzo 2006

A est

Sarà per questo che sono stato colpito dal morbo, ma per me l'ascolto della radio ha sempre avuto un paradossale effetto di "presenza" al cuore degli avvenimenti che la tv non è mai riuscita a darmi. Ci sono documentari e reportage televisivi straordinari. Ma anche nei migliori aleggia sempre il sospetto della sceneggiatura, dell'immagine che non rifletta pienamente la realtà. Il piccolo schermo è per sua natura deformante, mentre l'altoparlante della radio, con tutta la sua virtualità, mi è sempre sembrato molto più autentico, molto più in grado di spiegarmi che la distanza è una cosa molto relativa.
Stamane leggo le notizie che arrivano da Minsk, dove un regime ex sovietico che definire nostalgico è eufemistico cerca la solita riconferma pseudoelettorale e penso a questo Oriente sempre così contrapposto e controverso. L'est, malgrado la nuova Unione Europea, si comincia a sentire attraversando l'Adriatico e in questa fase storica ci appare non meno sconfinato e misterioso di quanto non dovesse apparire a Marco Polo. Il blocco di Mosca si è sgretolato in una geopolitica di stati enormi e piccolissimi, molti ulteriormente frazionati al loro interno da ancestrali e irrisolte rivendicazioni etniche, religiose, politiche, una miriade di fazioni che quasi mai riescono a convivere serenamente (ai "nostalgici" della Berlino murata consiglierei una visita a Cipro, a Nicosia, un est vicinissimo ma già perfettamente nella parte).
Lo sgretolamento del blocco ha anche avuto un riflesso mediatico, con la liberazione nell'etere di enti radiotelevisivi prima rigidamente "satellitari" (in senso politico, si intende) e oggi più o meno autonomi. Abbiamo parlato di Armenia, Azerbaijan del Caucaso. Ma che dire delle repubbliche ex russe dell'Asia centrale? O di quelle che vengono prima degli Urali e ci sono sembrate sempre così europee o comunque così immuni da influenze asiatiche? Molte di queste realtà hanno trasmissioni sulle onde corte che arrivano fino a noi e in diversi casi la comprensibilità è assicurata dalla presenza di un notiziario o di un programma in lingua inglese. Perfino il Turkmenistan emette dieci minuti di notizie in questa lingua, il Tadjikistan ha un notiziario molto articolato (che però si deve sentire alle quattro del mattino).
Quello che ci interessa maggiormente in queste ore è però il programma in inglese di Radio Belarus, soprattutto quello delle 20.30 UTC, una mezz'ora che nell'arco della settimana si alterna col programma in tedesco (trasmesso a quest'ora mercoledì, sabato e domenica). La ricezione è praticamente perfetta, come potete sentire su questo brevissimo clip registrato alla fine del programma in russo, su 7125 kHz, ricevibili in parallelo con 7340 e 7440 kHz (la prima di queste due frequenze alternative è molto debole). In teoria anche i 1170 kHz delle medie dovrebbero assicurare una buona copertura. L'emittente ha un ottimo sito Web per gli approfondimenti e l'ascolto live o in differita. E' un punto di vista ufficiale, non occorre dirlo, ma sentirlo così, via radio, senza intermediari, aiuta a sentirsi più partecipi di vicende che sbaglieremmo a definire "estranee". Non c'è mai stato niente di "estraneo" negli eventi del mondo e quelli che oggi pretenderebbero di mandarli "a casa loro", gli eventi e gli esseri umani, magari catturandoli in qualche ardita imboscata davanti agli uffici postali, non sono nostalgici, ma patetici.


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