19 novembre 2006

Via con l'etere

Prendo in prestito una segnalazione degli amici di Newsline, per annunciare un altro titolo dell'ampio filone celebrativo di questo trentesimo anniversario della libertà radiofonica. Il volume, Via etere, Radio Libera, idea di libertà, è stato scritto da Paolo Lunghi e viene presentato domani, lunedì 20 presso la sede dell'editore, Ibiskos-Ulivieri in via Spartaco Lavagnini, 40 a Empoli, Firenze. "Un libro," si legge sul sito ufficiale, "sulla Radio Libera, a trent’anni dalla nascita, che analizza il settore radiofonico partendo proprio dalle piccole realtà di provincia, da quei progetti apparentemente inutili di piccoli ragazzi, di nomi ignoti che non “saranno famosi”, ma che grazie al loro intuito hanno modificato la storia d’Italia, dando vita negli anni 70 al fenomeno delle Radio libere."
Lunghi raccoglie in quest'opera le esperienze della prima radio libera del medio valdarno, Radio Empoli International, e di altre emittenti locali, ma immagino che il suo sia più uno sguardo comunitario che provinciale e spero che il suo racconto sia riuscito a catturare lo spirito originario di un fenomeno che in una certa misura - era inevitabile, la mia non è una critica idealistica né tanto meno ideologica - l'Italia dei grandi network radiofonici commerciali ha tradito, imboccando la strada di una professionalità indiscutibile, ma dal mio punto di vista di ascoltatore esigente, alquanto sterile.
Mi permetto di riportare qui un estratto della prefazione a Via etere, firmata da Tana de Zulueta:

... La libertà, dai padroni, dai poteri vari del mondo della politica e dell'impresa: era questo l'aspetto più coinvolgente dell'esplosione delle piccole radio locali. All'epoca della nascita di Radio Empoli International e delle sue consorelle sparse per l'Italia ero una giornalista alle prime armi, intenta a raccontare una società in fermento. Le radio libere erano uno tra i tanti lieviti che stavano scuotendo l'Italia. Per chi osservava dall'estero forse il segnale di cambiamento più forte fu il referendum sul divorzio. Quando vinse il 'si', i vecchi corrispondenti si resero conto che l'Italia sotto i loro occhi forse non era più quella, un po' folcloristica e fin troppo prevedibile, che avevano raccontato ai loro lettori. Ai giovani, come me, i capi redattori chiedevano qualcosa di diverso. Scrissi delle radio libere, di femminismo, di pretori d'assalto, di battaglie ambientaliste, e, purtroppo, di violenza politica: come ricorda Lunghi, era l'epoca delle BR, ed era attiva anche la destra eversiva. Movimenti ed eventi che hanno lacerato il paese. Nel racconto di Lunghi se ne sente una eco attutita: Empoli era, ed è, una città tranquilla. Ma lui stesso ritiene che l'esperienza delle radio libere rappresentò un percorso alternativo per chi, magari, era stato tentato da strade più perigliose, dalla droga alla lotta armata.
Le radio furono di tutti i tipi. In seguito alla musica, il primo vero, grande motore della moltiplicazione delle emittenti, c'era la politica, o, più semplicemente, una battaglia civile. La battaglia per la legalità di Peppino Impastato, costruita intorno ad una piccola radio libera, è stata racconta con molta efficacia nel film 'I cento passi'. Il film fa rivivere, per chi non ha vissuto quell'esperienza, il vento di libertà rappresentato dalla radio. Passavano le canzoni diventate bandiere per tanti giovani in tutto il mondo, arrivarono anche spensierati turisti nudisti, per la felicità dei maschi siciliani, ma la realtà, quella che conta, in Sicilia non cambia così facilmente, e Peppino finì morto ammazzato, con la struggente canzone Summertime di Janis Joplin che risuonava dalla radio accesa della sua macchina. Per fortuna la stragrande maggioranza delle radio libere non subirono uno stop così brutale.
Passata l'epoca dello spontaneismo, alcune radio si sono consolidate, altre, tante, sono scomparse, e con loro, forse, una parte del vento di libertà che avevano rappresentato. Alle radio libere Lunghi attribuisce il merito di essere state il primo mezzo mediatico interattivo. Una specie di anticipazione di quello che le nuove tecnologie di oggi possono fare, ma che solo in parte realizzano. Almeno per quanto riguarda la televisione.


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