12 dicembre 2006

Google, i Radio Ads e il mercato delle voci

Come Radiopassioni aveva ampiamente anticipato Google è finalmente partita con il suo nuovo servizio di pubblicità radiofonica, i Google Radio Ads, legata al più ampio contesto degli annunci AdWords. Gli inserzionisti non vedranno i loro annunci pubblicati sulle pagine del World Wide Web: la pubblicità viene trasformata in un annuncio professionale diffuso attraverso le stazioni radio di uno specifico bacino di utenza (città, eventuale format della stazione).
La notizia, diffusa la settimana scorsa da Cnet e altre testate, deve essere piaciuta perché è stata ripresa prontamente qui in Italia, tra gli altri anche da Punto Informatico e dagli amici di Newsline (che torno a ringraziare per l'immeritata attenzione da loro dedicata a Radiopassioni). I blog tecnologici citano oggi una curiosa denuncia di plagio apparsa proprio sull'onda dell'articolo di Cnet. Una piccola startup, Voices.com, accusa Google di aver fraudolentemente utilizzato i contenuti del sito Voices in relazione al nuovo servizio. Voices è un intermediario specializzato nel mettere in contatto i produttori di spot radiofonici, promo e annunci in generale, con gli speaker, gli autori di jingle e altri operatori. Hai una voce interessante? Mettila in vendita attraverso Voices.com! I responsabili della piccola azienda canadese (il fondatore si chiama David Ciccarelli), hanno rilevato nei registri dei propri server un improvviso aumento delle visite dalla località di Mountain View, sede del quartier generale di Google. In pratica, lasciano intendere quelli di Voices, Google avrebbe attinto pesantemente a risorse e modelli di business non suoi nell'offrire ai clienti inserzionisti un servizio chiavi in mano che comprende, per l'appunto, anche la confezione degli annunci audio. Un'altra startup, Spotrunner, sta offrendo analoghi servizi per la produzione di spot televisivi.
Naturalmente sono accuse difficili da dimostrare e francamente lasciano un po' il tempo che trovano. Nel nostro ambito mi interessano più che altro questi meccanismi di collegamento (o contaminazione) tra il mondo della pubblicità su Internet e quello dei canali più tradizionali, come la radio o la carta stampata. Probabilmente è più difficile costruire questo nuovo genere di ponti verso il mondo della televisione locale non-IP, ma è verosimile che Google o altri ci stiano pensando. Devo dire che anche i servizi messi a disposizione da un piccolo player come Voices.com mi sembrano molto furbi e potrebbero essere (se già non lo sono) imitati nel contesto radio-pubblicitario italiano.

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