17 aprile 2007

Africa, torna la guerra delle onde?

Domani, 18 aprile anniversario dell'indipendenza, il governo dello Zimbabwe inaugura una nuova stazione radio che servirà a controbattere, 24 ore su 24 secondo quanto scrive un articolo pubblicato sul sito di Voice Of America, le menzogne diffuse dalle radio occidentali. Da anni il governo di Harare perseguita le iniziative giornalistiche dell'opposizione, tra cui le trasmissioni della VOA e quelle diffuse attraverso frequenze in affitto da SW Africa, basata a Londra. Finora la strategia di disturbo ha comportato arresti e jamming (a proposito di jamming non perdetevi il programma di BBC Radio 4 dedicato all'argomento; la storia delle interferenze radio negli anni della guerra fredda verrà ritrasmessa, guarda caso, proprio il 18 aprile, nell'ambito del programma It's My Story, di Roger Bolton). Ora in Zimbabwe sembra arrivato il momento della contropropaganda e all'uopo è stato rimesso in funzione un impianto a Gweru, probabilmente con vecchi trasmettitori riciclati (sulla frequenza di 6045 kHz?) e nuovo equipaggiamento finanziato dall'Iran. Sì avete letto bene, dall'Iran. Che tra l'altro non è il solo stato islamico che in questo momento cerca di fare politica radiofonica africana - alcuni dicono per contrastare la crescente presenza cinese sul continente. Anche i capitali della Libia di Gheddafi sembrano essere dietro un'altra iniziativa, l'acquisto della stazione Africa Nr. 1, creata in Gabon, a Moyabi, diversi anni fa e oggi arrivata alla soglia del fallimento. Della cosa ha discusso ampiamente DXLD e Kim Andrew Eliott ha pubblicato un posto sul suo sito di politica internazionale vista dall'osservatorio delle onde corte.
Non sarebbe la prima volta che la Libia, per altro già piuttosto attiva di suo sulle onde corte, investe in una emittente internazionale. Anni fa era stata la volta di Voice of Mediterranean di Malta, una stazione che trasmetteva anche in lingua italiana. Quella di VOM fu una complicata storia di politica, capitali stranieri, accuse di malversazione (forse autentiche, forse inventate come arma di scontro tra partiti politici contrapposti), conclusa con un formalo atto di censura nei confronti del suo animatore Richard Muscat, politico maltese nel 2006 ambasciatore in Irlanda e imprenditore radiotelevisivo in Sicilia negli anni del suo volontario esilio dall'isola allora governata da Don Mintoff. Fatto sta che stretti i cordoni delle borse sulle antenne di Malta, la Libia ha ricominciato a guardarsi in giro e sembra aver puntato occhi e soldi sul Gabon. Sarà un altro caso, ma da quando il clima di contrapposizione tra diversi blocchi occidentali, orientali e islamici si è surriscaldato nell'etere africano, hanno cominciato di nuovo a farsi sentire i segnali di disturbo delle stazioni civetta (si veda quello che sta accadendo da mesi sulla frequenza di 17660 e dintorni, tra emittenti "ufficiali", clandestine bianche e grige, misterioriosi programmi musicali e jamming vero e proprio). Si vede che le onde corte sono ancora un medium sensibile.

Nessun commento: