15 ottobre 2007

Un codice materno per vincere nel Pacifico

Li avevano reclutati per rendere difficilmente intercettabili le comunicazioni radio sul teatro del Pacifico meridionale, una squadra di indiani Navajo e di altre tribù. Furono i leggendari Code Talkers, i parlatori in codice reclutati dall'esercito americano durante la Seconda Guerra (ma gli arruolamenti avvennero anche durante la Prima Guerra). Le loro lingue native erano un cifrario incomprensibile, le lettere dell'alfabeto indicate da animali comunissimi, chiamati con i loro nomi originali. Chi poteva immaginare che Moasi (gatto) corrispondesse alla lettera C? Durante i combattimenti e le manovre logistiche, i comandi impartiti dai Codetalkers servirono a ingannare i giapponesi e a conquistare un piccolo margine di vantaggio in più sul nemico. Avrebbero potuto usare un codice vero e proprio, una lingua inventata, un cifrario. Ma una lingua vera, addirittura materna, era molto più naturale e veloce.
Qualche anno fa John Woo raccontò la loro storia in un bel film con Nicholas Cage, Windtalkers. Lo scorso anno lo Smithsonian e il National Museum of the American Indian hanno allestito una mostra e un sito Web dove si possono ascoltare le testimonianze dirette dei veri Codetalkers, ammirare le fotografie originali, capire come funzionavano i codici utilizzati. Solo 23 anni dopo la fine delle operazioni nel Pacifico il Pentagono ha rilasciato lo straordinario documento che riporta il dizionario dei parlatori di codice. Lo trovate su questo indirizzo del Naval Historical Center.

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