05 luglio 2008

Un nuovo manuale di etica procedurale del radioamatore

Non ho mai conseguito la patente di radioamatore e vi confesso (sperando che gli amici OM che mi onoro di avere come fedeli lettori non se la prendano), non so se mi verrà mai voglia di conseguirla. Anche lontano dalla radio appartengo in genere alla categoria di quelli che preferiscono stare in ascolto. La scrittura, avrete capito, è un'altra cosa e in questo senso non posso escludere del tutto che non mi pigli l'uzzolo, prima o poi, di sperimentare i modi digitali.
Ma il discorso che volevo fare è un altro. Un amico, dopo anni di militanza nel solo ascolto e in età non più tenerissima, la patente di OM l'ha presa e sembra che si diverta da matti. Lo invidio molto perché riesce in questo modo a strappare qualche mezz'ora di relax a una vita non meno complessa della mia anche qui in città, dove il solo ascolto (alle frequenze che mi piacciono poi) sarebbe proibitivo.
Naturalmente c'è moltissimo fascino nell'impiegare un apparato a bassa potenza collegando con pochi watt gentiluomini (e qualche signora) di tutto il mondo. Il problema, da quello che posso vedere quando mi capita di ammirare il mio amico in azione, è che tra i radioamatori - come tra qualsiasi altra cosa che si muova e parli - non ci sono solo gentiluomini.
Inoltre, lamenta giustamente il mio amico, sembra che ci sia una diffusa mancanza di rispetto non solo delle regole della buona educazione, ma anche delle norme procedurali che rendono una conversazione radio più fluida e comprensibile. Giorni fa, mentre io seguivo una apertura televisiva E sporadica e il mio amico esplorava la magic band dei 6 metri durante un contest, mi ha fatto specie sentire i radioamatori non solo italiani che declamavano la loro sigla, il loro call, utilizzando una fastidiosa miscela di alfabeto fonetico internazionale (alpha, bravo, charlie) e onomatopie di pura fantasia. Con un risultato al tempo stesso esilarante e snervante. Ci sarà pure una ragione se i piloti di tutto il mondo dicono November quando vogliono intendere la lettera N? Sarà pure il risultato dei una pratica consolidata, di una media pesata dei suoni di altre parole inglesi con la stessa iniziale. Perché un radioamatore con la N nel call deve esplicitarla con "Nancy"? Chi è Nancy, la zia d'America? Possibile che non venga in mente che in radio possa suonare come Fancy, o peggio ancora Dancy? Insomma, perché non utilizzare November e soprattutto perché usare nella stessa frase, per ripetere il call, una schizofrenica sfilza di November, Nancy, Navarra, Natasha e Napoleon?
Il problema - insieme a tante altre questioni di etichetta radioamatoriale - viene affrontato da una nuova pubblicazione di Mark ON4WW, un radioamatore belga diventato famosissimo per il suo primo manuale del bonton in radiofrequenza. Un bonton fatto anche di regole procedurali tecniche preziose per avere successo nelle gare e più in generale per farsi rispettare come radioamatore coscienzioso. Il manuale si chiamava semplicemente Operating Practice ed è stato anche tradotto in italiano. Ora Mark ON4WW e il suo collega John ON4U hanno compilato una seconda pubblicazione, "Ethics and operating procedures for the radio amateur" presentata su questa pagina. Ancora non esiste la versione italiana, ma in linea di principio l'inglese, lingua ufficiale dei QSO internazionali, dovrebbero capirlo tutti. In ogni caso chi volesse può offrirsi come traduttore volontario. Il manuale, davvero splendido, si può scaricare qui.
Leggete qui che cosa hanno da dire Mark e John su Nancy:

Use the one and only international spelling alphabet (attachment 1) correctly. Avoid fantasies which may sound funny or amusing in your own language, but which won’t make your correspondent understand what you are saying... Do not use different spelling words in one and the same sentence. Example: ‘CQ from ON9UN, oscar november nine uniform november, ocean nancy nine united nations...’

Perfino io, che radioamatore non sono ma che ogni tanto mi diverto a fare l'SWL, riesco a capire che è una prassi di grande buon senso, molto produttiva per evitare malintesi e inutili confusioni.

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