22 aprile 2009

Il libro della memoria ritrovata

"Mi chiamo Matteo Caccia, ho trentatré anni. Un anno fa ho perso la memoria. Da quel giorno per me ogni volta è la prima volta."
Ha esordito così Matteo, con quella che ormai ancor più che una sigla è una firma, un sigillo - e correggendo un ironico lapsus che sulle prime gli aveva fatto pronunciare "un anno fa ho perso l'amnesia" - la presentazione a Milano del libro tratto dal fortunato programma di Radio 2 che dallo scorso settembre lo vede protagonista di uno strano percorso di ricostruzione di sè. Il presupposto dell'avventura di Amnésia è un evento traumatico molto raro: una amnesia globale retrograda che Matteo sostiene di aver subito esattamente l'8 settembre del 2007. Parlando alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte insieme al co-autore Alessandro Genovesi, Caccia dice che credere alla veridicità di questo presupposto, o supporre viceversa che si tratti solo di un felice espediente narrativo, è del tutto marginale. E di fatto è così, perché a Caccia e Genovesi e all'intero staff di Amnésia non interessa la perdita ma la riscoperta, se vogliamo la riscrittura della memoria a partire da suggestioni, ricordi, contributi che sono soprattutto esterni a chi ha subito l'evento traumatico. La domanda è: come riscrivo, con l'aiuto degli altri e della realtà rivisitata, una lavagna che avevo scritto di mio pugno e che qualcosa ha improvvisamente cancellato? E badate bene, non è affatto una domanda peregrina, perché tutti noi abbiamo esperienza di memorie cancellate. Anzi, il più delle volte siamo proprio noi a rimuovere, a spostare, magari a ignorare quello che abbiamo scritto o che dovremmo saper leggere del nostro passato.
Ho già ribadito qui che il programma di Caccia e Genovesi, con la regia di Tiziano Bonini, fosse ben congegnato e ben eseguito, una piccola isola di introspezione (per niente artificiosa) in un mare di superficialità mediatica. Un fiume in piena di banalità che arrivano, passano e - per fortuna, in questo caso - vengono dimenticate. Oltretutto i testi che si ascoltano in trasmissione e che ora sono stati selezionati per questo volume Mondadori, dimostrano costantemente come sia possibile andare in profondità anche con poco, con un linguaggio quasi ordinario: molto ben scritto, ma anche estremamente "nostro", alla mano.
Ho ritrovato lo stesso linguaggio anche nell'ora scarsa passata con Matteo, Alessandro e con Matteo Bordone di Condor che ha aperto la discussione ponendo le prime questioni. E' stata un'ora piacevolissima, che ha tenuto desta l'attenzione del folto gruppo di ascoltatori che ha riempito l'apposito spazio della grande libreria. I due autori hanno spiegato le loro motivazioni con una simpatia e una modestia che in genere non è facile trovare nel dietro le quinte di qualsiasi programma radiotelevisivo (più televisivo che radiofonico direi, la radio è sempre più umile e discreta del piccolo schermo). Matteo e Alessandro non si sentono affatto due "personaggi", sono persone che raccontano una storia, senza nessuna arroganza intellettualistica e senza alcun divismo inutile (sai che divi, poi). Anche la questione della veridicità del famoso pretesto narrativo è stata fin da subito inquadrata nella luce giusta: un fattore secondario, sul quale non serve accanirsi.
Amnésia andrà avanti fino a luglio, poi dovrebbe concludersi, non dovrebbero esserci sequel o altre articolazioni della storia, anche se Matteo Caccia ha ammesso che non gli dispiacerebbe continuare a lavorare sulla memoria. L'unica cosa per cui valga davvero la pena guardare al futuro.
Per ascoltare l'audio della presentazione di Amnèsia, 240 pagine, 16 euro, Mondadori:



Nessun commento: