30 marzo 2010

Il futuro della radio è ibrido non digitale

Tiziano Bonini non si è perso nel deludente nulla di sistemi di radio digitale in perenne ricerca di una affermazione che - esattamente come è stato per la tv analogica terrrestre - solo la legge potrà stabilire. Organizzando insieme ai suoi relatori il convegno Beyond Radio, New Media and the last (?) days of radio, tenutosi ieri allo IULM di Milano, ha preferito un approccio pragmatico, partendo da una radiofonia non fittizia ma reale, esistente, e già perfettamente inserita in un contesto di cross-medialità che proprio certi fautori della radio "del futuro" - preoccupati solo di fare piazza pulita delle modulazioni usate attualmente (come se la gente si preoccupasse di come viene modulato il segnale che trasporta la voce del deejay) - preferiscono ignorare del tutto.
Pierre Bélanger, Albino Pedroia, Mike Mullane, Nico Perez e un inatteso intervento socio-economico di Adam Arvidsson hanno fatto un efficace punto della situazione, parlando di radio "connessa" (Bélanger) di inevitabile rimescolamento di modelli broadcast e IP (Pedroia), di primato delle buone idee di contenuto (Mullane), di ricerca di un giusto equilibrio tra musica, radio e Internet (Perez) e sulla vasta problematica del valore, della reputazione, del branding in una economia dei contenuti sociali e condivisi attraverso la rete (Arvidsson).
Come sarà la radio del futuro ha provato a dirlo Albino Pedroia, proponendo un mezzo che sfrutta contemporaneamente, all'insegna di una mobilità e di una socialità sempre più pervasive, modelli broadcast convenzionali e modelli streaming su IP. Sulla possibile evoluzione del modello broadcast, dove appunto si sta giocando la partita dei vari sistemi proposti nel corso degli ultimi 15 o 20 anni, Albino non ha potuto fare a meno di constatare una prima fase di sostanziale fallimento di queste proposte, sottolineando il problema non risolto della sostenibilità dei costi infrastrutturali. Lo studioso ticinese, che insegna alla Sorbona di Parigi ed è consulente di livello europeo, sembra avere una propensione a favore della radio digitale satellitare, più in linea con la sua definizione di radio in mobilità. Ma tutti concordano sull'inutilità del soffermarsi troppo sul mero aspetto delle tecnologie per un mezzo la cui morte è stata annunciata diverse volte in passato e che invece continua a vantare un pubblico da primato.
Per ascoltare l'audio, in italiano e inglese, dell'intero convegno:


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