24 agosto 2011

Quale stazione radio per il Raìs libico?

E' arrivato nella notte, annunciato dai programmi di un canale satellitare siriano, Al-Rai o Arrai TV (di proprietà di Mishan al-Jubouri, ex parlamentare baatista iracheno con moglie siriana, titolare della licenza) che riporta i contenuti di una emittente libica chiamata da giornali, blog e agenzie Al-Orouba TV, l'ultimo discorso di Gheddafi che incita alla resistenza contro la ribellione, esortando i tripolitani a "ripulire" la città. Il discorso sarebbe stato fatto poche ore fa, nella notte tra martedì e mercoledì dai microfoni di una non precisata stazione radio locale di Tripoli. La BBC pubblica un breve spezzone dell'audio ripreso appunto dagli schermi di Al-Rai, in una guerra mediatica dalle infinite sfaccettature.
Assumendo che sia stato veramente radiotrasmesso, da quale "stazione locale" di Tripoli avrebbe potuto lanciare il suo ennesimo proclama l'irriducibile Colonnello? Una conoscenza più approfondita dello scenario radiofonico libico aiuterebbe i corrispondenti internazionali - e i loro lettori - a capire di più. In Libia, nazione molto estesa, la copertura radiofonica era ed è ancora assicurata da un network piuttosto sciolto di stazioni in onde medie e da qualche decina di impianti in FM che facevano capo alla LJBC, la radio della Jamahiriya e ad organizzazioni come Al Libya e Ashababiya. In questo momento le frequenze in onde medie fino a poche ore fa controllate dal regime: 1251, 1053, 972 kHz non risultano più ascoltabili. Il 21 agosto è stata registrata in Ungheria una delle ultime trasmissioni da 972:



Risultano invece più che mai attive le frequenze di Libiya al-Hurra, la voce della Libia Libera, che trasmette su 675, 1125 (segnalata in Egitto) e 1449 kHz. Quest'ultima frequenza è molto stabile di notte anche qui a Milano e sono convinto che seguendola con un interprete arabo a portata di mano potremmo ricavare molte informazioni interessanti.
Ma che cosa possiamo dire dell'appello di Gheddafi di questa notte? Da quale frequenza è stato mandato in onda? Tra i possibili candidati ci sono tre stazioni, Ashababiya e Al Libiya rispettivamente su 88,8 e 93,4 MHz in FM e forse i 103,4 MHz della stazione LJBC di Tripoli.
[Aggiunto alle 15:45 - Dopo aver postato il messaggio ho ascoltato il notiziario di Radio Popolare, con una corrispondenza del solito Farid Adly, che non ha mai nascosto il suo fermo appoggio alla rivolta anti-Gheddafi. Questa mattina Radiopop è stata l'unica ad aver precisato che Al Libiya è una stazione radio controllata da Saif al-Islam, il figlio del Colonnello. Alle attività imprenditoriali di Saif in campo mediatico è dedicato questo interessantissimo articolo pubblicato lo scorso anno dalla rivista libanese Executive. Ironicamente, l'articolo si intitola "Radio Free Libiya?".]
Un'altra stazione locale governativa era Az-Zawiya a ovest di Tripoli, su 101.3 MHz, ma quest'ultima potrebbe essere caduta nelle mani dei ribelli. Qui di seguito la mia registrazione di Az-Zawiya su 101.3 effettuata a Favignana il 12 agosto, una settimana prima dell'ingresso in città delle forze antigovernative:



Grazie alla propagazione troposferica a Favignana sono riuscito anche ad ascoltare gli 88,8 di Ashababiya e i 93,4 MHz di Al Libyia:


Ashababiya88 8 by lawendel

Allibiya93 4 by lawendel

Anche in questo caso sono certo che mettendosi a monitorare le frequenze FM da Lampedusa, un giornalista in grado di capire o farsi tradurre l'arabo potrebbe scrivere storie di prima mano molto avvincenti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tuo suggerimento è grandioso. Mi riferisco, ovviamente, a: "un giornalista in grado di capire o farsi tradurre l'arabo potrebbe scrivere storie di prima mano molto avvincenti". Mi chiedo, però, se qualcuno mai lo seguirà.

In tutta onestà, ne dubito. Continuo a vedere colleghi che pescano a piene mani da ciò che ritengono "moderno" (o forse lo ritengono solo "trendy"?), ovvero Twitter, YouTube & co. In realtà, in un caso del genere, secondo me, occorrerebbe leggere meno superficialmente la situazione. La rete è rimasta "spenta" fino all'altro ieri, mentre le emittenti "ilberate" in MW, ormai vanno avanti da un buon paio di mesi (se non di più). Mi rendo conto che da Twitter, FB e altro si tratti solo di copiare & incollare del testo o dei links, ma vogliamo spendere due parole sulla reale attendibilità di tutto ciò? Nei giorni dei riots londniesi, avendo nel cuore alcune zone della città non centrali, dov'ero stato nei miei pellegrinaggi musicali, avevo consultato le cosiddette "mappe interattive", basate appunto sui Tweets. Ebbene, alle zone in "rosso" corrispondevano molti messaggi, ma quasi nessuno era relativo a riots in corso. Il novanta per cento era di gente che aveva espresso pensieri, alcuni pure decisamente aulici, su cose successe in alcune zone e, per non sbagliarsi, gli aveva ficcato l'hashtag #londonriots. Il fatto che questa roba fosse finita in pagina su Repubblica, senza l'ultimo dei precari messo a controllarne il contenuto: a) vanificava completamente la finalità di "mappa interattiva"; b) ce la dice lunga su quanto brutta sia diventata, ormai, la nostra categoria.

Vaneggio?

73,
Chris

Andrea Lawendel ha detto...

Il parallelo tracciato da Christian Diemoz fra le mappe interattive dei riots londinesi e i flussi registrati in queste ore dai canali Internet sintonizzati sulla rivolta libica mi sembra molto efficace e le sue conclusioni molto condivisibili. Ieri notte prima di andarmene a sudare a letto (qui a Milano non se ne può più) leggevo dell'annuncio, apparso su questa misteriosa Al Rai Tv, dell'imminente discorso di Gheddafi atteso dai microfoni di una radio locale. Ovviamente nessuno si premurava di spiegare quale potesse essere, tutti sono impegnati a classificare col bilancino le quindicimila iterazioni dello stesso inutile tweet senza minimamente preoccuparsi di analizzare meglio l'unico medium utilizzato in queste situazioni. Intendo dire utilizzato *veramente*, da tutta la popolazione, non dai privilegiati con lo smartphone o dai pochi attivisti, che per carità possono essere bravi ed efficaci come catalizzatori di rivolte, ma rappresentano pur sempre una elite, l'equivalente - fatte le debite tare - dei nostri Capanna e Sofri d'antan.
In presenza di Internet e della televisione, la radio viene di fatto ignorata, non c'è, è defunta, bene che vada marginale. Poi nelle cronache leggi che l'elettricità non c'è, che gli alberghi e le poche infrastrutture funzionano con i generatori, che i segnali satellitari siriani li riceve la Reuters, non la popolazione at large. L'unica possibilità di cui quest'ultima dispone con continuità è appunto la radio, in onde medie, fm, corte, qualunque cosa possa funzionare con pochi soldi e a pile.
Mentre sudavo ero sintonizzato su 1449 kHz, che a Milano arriva perfettamente e in piena notte era piena di discorsi. Nulla ci garantisce che quei discorsi non fossero autoreferenziali e fumosi, ma non sarebbe meglio, dal punto di vista giornalistico, seguire quello rispetto a un canale satellitare di pura propaganda anti-occidentale o un flusso di Twitter che rimanda continuamente alle solite tre notizie in perfetta contraddizione tra loro? Sono anche trasmissioni piene di inserti telefonici, di interventi dal campo. Tutto sistematicamente ignorato da una professione che in questi minuti ha già decretato che la notizia del momento è rappresentata dalle poche decine di reporter ostaggio dei lealisti all'hotel Rixos (per carità, non vorrei essere nei panni di quegli sfortunati colleghi e mi auguro con tutto il cuore che tutti restino illesi, ma quale sarebbe il senso di riempire di reporter un albergo a Tripoli se poi gli aggiornamenti letti sui giornali mainstream arrivano dagli schermi di una stazioncina siriana ricevibile sui 9 gradi Ovest anche a Londra?)