21 ottobre 2011

Sputnik, il radiomonitoraggio scientifico dei fratelli Fracarro

Gianfranco Verbana mi ha gentilmente trasmesso i materiali d'archivio su cui ha basato iluo recente intervento sulle "avventure spaziali" dei fratelli Judica Cordiglia. Si tratta di pagine ricavate da Radio Rivista dic/1957 e feb/1958. Nella prima viene riportato l'elenco dei radioamatori e SWL (shortwave listener, nel linguaggio radioamatoriale coloro che non sono autorizzati a trasmettere e si limitano a monitorare in ascolto le attività sulle bande HF) che inviarono all'organo ufficiale dell'ARI le segnalazioni di ascolto dei tenui "bip bip" radiotrasmessi dallo Sputnik. In seguito venne pubblicato il dettagliatissimo studio firmato dai due fratelli radioamatori Bruno e Giovanni Fracarro, titolari dell'omonima azienda radioelettrica, fondata più di vent'anni prima del celebre volo dello Sputnik. Si tratta di un esempio a mio modo di vedere straordinario di che cosa voglia davvero dire monitoraggio professionale. Un livello di precisione, rigore scientifico e inventiva che finora non ho visto negli scritti che ho avuto modo di esaminare dai fratelli Judica Cordiglia (potrei essere smentito dal secondo volume delle loro memorie pubblicate in questi ultimi anni, che non ho ancora aperto, ma ne dubito).
Il saggio dei fratelli Fracarro - che ascoltarono lo Sputnik sui 40 MHz da Castelfranco Veneto - viene preceduto da una breve introduzione di Leonida Rossino, direttore dell'osservatorio astrofisico dell'Università di Padova. La quale contiene un esplicito ringraziamento per una ricerca che ha consentito di ricavare attendibili effemeridi per le osservazioni ottiche del satellite artificiale. A proposito di ottica, i Fracarro specificano di aver scelto di monitorare la frequenza sui 40 MHz proprio per la natura prettamente ottica della ricezione. Il fatto di limitare l'ascolto dello Sputnik a precise "finestre" inserite in una geometria sferica permise loro di ricavare attendibili stime sulla quota e sulle orbite dell'oggetto.
Potete prelevare i due documenti ai seguenti indirizzi: dicembre 1957, febbraio 1958 L'intento di tale pubblicazione non è polemico. Non credo ci sia da dubitare che anche i fratelli Cordiglia avessero genuinamente "osservato" la presenza delle trasmissioni dallo Sputnik nello spettro HF (le perplessità riguardano semmai alcune delle teorie complottistiche pubblicate in seguito e - come si è visto in un altro mio post - la veridicità delle "immagini" ricevute dal Lunik 4). In questa sede si deve soprattutto riconoscere, a fronte di una pubblicistica che sembra quasi voler attribuire ai Cordiglia un ruolo esclusivo o superiore a quello di tutte le altre osservazioni, da un lato la sorprendente qualità dei dati pubblicati dai fratelli Fracarro; dall'altro la funzione che ebbero - nel 1957 e probabilmente nelle successive missioni spaziali - tanti radioamatori italiani nel divulgare notizie sul radiotracciamento dei veicoli orbitali. La stampa generalista italiana non se ne accorse allora: nel mio piccolo, grazie alle ricerche di Gianfranco, confido di poter restituire a Bruno e Giovanni la visibilità e il rispetto che meritano. Come avevo anticipato la volta scorsa, gli esperti del Cicap hanno aperto un loro dossier scientifico per prendere in esame attività dei fratelli Judica Cordiglia. Forse non avverrà in occasione del convegno Cicap che inizierà a Torino il prossimo 11 novembre, ma sicuramente i risultati di queste indagini avranno ampia e trasparente diffusione.

1 commento:

gianfranco ha detto...

Il ringraziamento ai fratelli Fracarro da parte del direttore dell'osservatorio astrofisico dell'università di Padova fu dovuto al fatto che il loro lavoro permise di calcolare gli istanti precisi di passaggio dello Sputnik quindi poterlo fotografarlo.
Forse pochi sanno, che le dimensioni dello Sputnik erano piccole ed era praticamente invisibile se non in un potente telescopio, ma all'epoca non c'erano i sistemi automatici per inseguire un oggetto in rapido movimento.
Gianfranco Verbana