30 novembre 2011

Hidden Radio: musica e affari duepuntozero

Difficile immaginare qualcosa di più "duepuntozero" e ibrido. Hidden Radio è un magnifico oggetto di design, una radio AM/FM, un altoparlante Bluetooth compatibile con iPhone/iPad, un pratico vivavoce per le vostre conference call telefoniche. Ma è anche un caso di neo-imprenditorialità che vive in tutto e per tutto sulla rete. Gli inventori di Hidden Radio - l'australiano di San Francisco John Van Den Nieuwenhuizen e il brasiliano (ma anche italiano, vive a Milano da parecchi anni) Vitor Santa Maria - hanno utilizzato uno strumento innovativo anche per raccogliere i finanziamenti necessari per passare dal progetto alla commercializzazione.
Invece di cercare di vendere la loro idea a un singolo investitore, sono andati su Kickstarter e hanno messo il loro oggetto in "pre-ordine", raccogliendo il consenso di centinaia di persone interessate. Il meccanismo di Kickstarter, piattaforma partecipativa per la raccolta di fondi, è molto semplice: se un'idea ti piace, dai il tuo contributo in denaro agli inventori perché la realizzino. Il tuo "ritorno", nel caso di Hidden Radio, è uno sconto significativo rispetto al prezzo finale del dispositivo una volta che Van Den Nieuwenhuizen e Santa Maria avranno avviato la produzione in fabbrica.
I due progettisti si erano prefissi di raccogliere 125 mila dollari, una somma neanche troppo trascurabile. A meno di due mesi dal termine della "pre-offerta" ne hanno già messi insieme 130 mila grazie a oltre 800 sottoscrittori. Le modalità di impegno sono diversificate. Per esempio si può pagare un semplice biglietto di ingresso da 20 dollari che dà diritto ad avere un souvenir (una custodia in microfibra per avvolgere la Hidden Radio da acquistare a disponibilità confermata) e un invito ai party di lancio che si terranno, presumibilmente a febbraio 2012, a Milano e San Francisco. Investendo una somma di 119 dollari si ha invece diritto a ricevere una Hidden Radio versione "metallic silver". Con il massimo dell'investimento, 659 dollari o più, si ha diritto a ricevere sei modelli speciali bianchi di Hidder Radio. Considerate che il prezzo al dettaglio previsto per l'apparecchio è di 175 dollari.
L'unico appunto che mi sento di muovere è che - almeno per il momento - Hidden Radio consente di sintonizzarsi solo su stazioni AM/FM. Non so se sia stata presa in considerazione l'idea di abbracciare anche il DAB+ (John dopotutto è australiano e da quelle parti una radio digitale così elegante può essere molto attraente) o HD Radio negli Stati Uniti. Ma l'importante è partire: una volta realizzata, l'idea avrà spazio per crescere.

Hidden Radio & BlueTooth Speaker (ITA subtitles) from HiddenRadio on Vimeo.

28 novembre 2011

L'emozione musicale di Stereomood vince a Mind the Bridge

Un bravo incondizionato ai fondatori di Stereomood, la Webradio italiana "emozionale" che propone un flusso continuo di brani pazientemente estratti dall'inesauribile miniera dei blog musicali di tutto il mondo, adattandola al mood dell'ascoltatore. Una chiave di lettura del concetto di radio musicale che ha convinto pienamente i giurati di Mind the bridge, concorso che premia la giovane imprenditoria digitale. Ora Daniele Novaga (nella foto) e altri componenti del team Stereomood voleranno in California per seguire il "Venture camp" organizzato da questa iniziativa promossa dagli italiani della Silicon Valley. Durante questo periodo potranno incontrare altri imprenditori e soprattutto i loro finanziatori dal mondo del venture capital e dell'angel investment, inseguendo così una formidabile occasione di ulteriore ampliamento delle loro idee. Stereomood vince anche il premio RCS Digital Publishing per la migliore invenzione in campo mediatico.
RP ne ha parlato un paio di volte, qui e qui. High five, ragazzi! Ora però vogliamo una app per iPad come e meglio di quella di HypeMachine!

Stereomood vince il Premio RCS Digital Publishing e vola tremesi in Silicon Valley con Mind the Bridge

Milano, 28 novembre 2011 - È stato assegnato a Stereomood il Premio RCS Digital Publishing, dedicato alla startup più innovativa nel campo dei media e annunciato a inizio mese in occasione del Venture Camp organizzato da Mind theBridge, fondazione californiana che si propone di favorire l’incontro dei migliori talenti imprenditoriali italiani con le opportunità e i capitali della Silicon Valley. Il premio sottolinea l’attenzione di Corriere della Sera.it per la dinamica realtà del mondo internet e la sua volontà di supportare altreesperienze innovative nel mondo digitale.
Stereomood, internet-radio emozionale, ha convinto per la sua capacità di trasformare l’esperienza degli utenti digitali e per l’appeal della piattaforma verso potenziali inserzionisti. Stereomood, una delle sette startup finaliste della Mind the Bridge Business Plan Competition 2011, si è aggiudicata il Premio RCS Digital Publishing come più promettente idea innovativa nel campo multimedia. Il premio permetterà al team diStereomood di trascorrere tre mesi di incubazione presso il GYM dellaFondazione californiana (http://www.mtbgym.com) e di usufruire di un mentore dedicato e della copertura delle spese di viaggio e alloggio.
Stereomood nasce a Roma per opera di Daniele Novaga(CEO), Eleonora Viviani, Giovanni Ferron (CTO), Maurizio Pratici e Giacomo Melani, intercettando il bisogno degli ascoltatori radiofonici di trovare inmaniera pratica e veloce la musica adatta al proprio stato d’animo. La radio offre una selezione musicale costantemente aggiornata con 50mila brani provenienti dai migliori blog internazionali (Stereogum, Pitchforkmedia, Blogotheque e molti altri) e oltre 80 playlist con una classificazione mood-oriented: ogni traccia è taggata per emozioni e distribuita in mood e activity-based playlist. Grazie a questa nuova modalità di fruizione, Stereomoodconta più di un milione di visitatori unici mensili, 275mila utenti registratie il 75% di visitatori di ritorno.
Un mese di attività nella palestra imprenditoriale di One Market (San Francisco) è previsto invece per gli altri finalisti della Mindthe Bridge Competition: Archimedia con ILIKE.TV (Cross-media social network -un nuovo modello di programma televisivo che coinvolge gli spettatori); D-ORBIT (dispositivi per riportare satelliti nell'atmosfera e distruggerli quandosmettono di lavorare, fornendo accesso pulito e sicuro allo spazio); NEXTSTYLER (Piattaforma web che fornisce una vetrina per gli stilisti emergenti unita a unnegozio online che consente una nuova esperienza di acquisto); TIMBUKTU (prima rivista su iPad per bambini che visualizza notizie e storie attraverso rivoluzionari metodi di educazione); VINSWER (Marketplace che consente agli utenti di monetizzare la propria expertise attraverso video chat a pagamento); VIVOCHA (piattaforma multicanale di Online Customer Interaction che propone agli utenti Internet di interagire con un operatore di contact center in tempo reale senza configurazioni o installazioni).

Alan Turing, un film sul genio della criptoanalisi

Fu uno dei più straordinari geni della matematica e della logica, dalle sue intuizioni discende una parte significativa degli assetti teorici dell'informatica e come se non bastasse l'Europa intera trovò nelle capacità crittografiche di Alan Turing un'arma inattesa ma fondamentale nella sanguinosa lotta contro la potenza militare e navale delle forze naziste nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo questi meriti sarebbero emersi solo tanti e tanti anni dopo e a guerra finita Alan, agli occhi dell'opinione pubblica britannica era soprattutto un diverso, un disadattato, un perverso da emarginare e punire. Un criminale costretto a pagare il delitto della sua omosessualità con la castrazione chimica. Non erano passati dieci anni dalle imprese criptoanalitiche di Bletchey Park - dove gli angloamericani avevano radunato un pool dei migliori cervelli per venire a capo dei complicatissimi codici di Enigma, la macchina utilizzata per nascondere i radiomessaggi delle forze tedesche sul campo - e Alan Turing, a soli 41 anni, decise di risolvere tutte le sue contraddizioni con il suicidio.
In questi giorni sull'inglese Channel 4 è andato in onda Britain's Greatest Codebreaker, una docufiction su Alan Turing costruita sulla drammatizzazione degli incontri che il genio precursore della cibernetica e degli studi sull'intelligenza artificiale ebbe con lo psichiatra Franz Greenbaum, che tentò inutilmente di aiutarlo. Dovrei essere in grado di procurarmi la registrazione del programma, che ovviamente non è disponibile online dagli indirizzi italiani. Sul sito ufficiale si trovano diverse informazioni, insieme al trailer che riporto qui. Il Telegraph ha parlato con lo sceneggiatore, Craig Warner, pubblicando una interessante intervista. Infine, in attesa che il documentario su Turing sbarchi anche in Italia, possiamo consolarci su YouTube con un altro documentario di Channel 4 dedicato alle imprese dei criptoanalisti di Bletchley Park, la cosiddetta Station X dell'operazione Ultra.


26 novembre 2011

Le onde corte del Presidente del Consiglio

Il bellissimo diario di Kim Andrew Eliott sulla public diplomacy attraverso la radio non poteva lasciarsi sfuggire il lancio della France Presse, ripreso dai giornali di mezzo mondo, in cui veniva tratteggiato un sommario ritratto di Mario Monti, personaggio che è sempre stato avaro di interviste troppo personali. La stampa italiana ha rilevato in questi giorni che a infrangere la regola era stato sei anni fa L'Espresso, che era riuscito a parlare a cuore aperto con un Monti da poco uscito dal governo dell'Europa (nel 2004 il governo Berlusconi si era rifiutato di confermarlo per un terzo mandato di Commissario, puntando piuttosto su un autentico cavallo di razza come Rocco Buttiglione - respinto al mittente per le sue dichiarazioni omofobiche e intolleranti).
Nella parte più autobiografica della conversazione, a un certo punto Monti risponde così a una domanda dell'intervistatrice del settimanale, Stefania Rossini:
Ha intenzione di raccontare sessant'anni di sobrietà? Rintracci almeno un attimo di irrequietezza. Anche lei sarà stato adolescente.
«Un po' tardivo, per la verità. Non ero precoce da nessun punto di vista. Studiavo, ero appassionato di ciclismo e passavo molte notti ad ascoltare la radio ad onde corte. L'ho fatto per anni».

Le serviva per evadere?
«No. E' stato utile un po' per conoscere le lingue e molto per capire il mondo. Ascoltavo trasmissioni dall'Australia, dai Paesi dell'Est e dall'Africa. Nel 1958 ho capito da parole in codice che era scoppiata la ribellione in Algeria. Nel 1960 ho sentito in diretta il discorso di insediamento di John Kennedy».
Monti, insomma, era un vero e proprio collega, un fratello dell'etere senza confini. In un periodo, oltretutto, in cui la televisione in Europa ancora non conosceva la capillarità e la tempestività della radio. Almeno per tutti gli anni 60 e direi fino alla morte di Mao (1976) le notizie da guerre, ribellioni, colpi di stato e disastri arrivavano sul piccolo schermo solo dopo essere transitate per i microfoni e gli altoparlanti delle radio. Il riferimento all'Algeria in quella intervista all'Espresso ci dice che il "DXer" Mario Monti fu testimone diretto del "putsch" da parte dei francesi anti-indipendentisti, che il 13 maggio del 1958 portò alla creazione, ad Algeri, di un Comitato di salute pubblica contrario alla politica coloniale di Parigi. In seguito a quel colpo di stato in Francia venne eletto un governo, presieduto da Pierre Pflimlin, che sarebbe durato appena un paio di settimane e avrebbe aperto la strada al ritorno di De Gaulle e alla fine della Terza Repubblica. L'articolo apparso nel 1988 sulla rivista storica Vingtième Siècle e intitolato Radio-Algérie, un acteur méconnu de mai 1958, rende giustizia alla buona memoria dell'attuale Presidente del Consiglio (anche lui a suo modo di un comitato di salute pubblica), a distanza di quasi mezzo secolo dai fatti che un Monti quindicenne sentiva raccontare in modo concitato dal suo apparecchio sintonizzato - secondo i dati che ho ritrovato sul World Radio Handbook del 1960 - sugli 11.835 kHz delle onde corte. Molto meglio delle gonne corte di Berlusconi, no?

Radio ecologiche: la doccia musicale di H20

David Blick è l'imprenditore che ha contribuito al successo di Freeplay Energy Group, la società che ha lanciato le radio a ricarica manuale di Trevor Baylis, le famose "radio a manovella". Freeplay ne produce ancora due modelli insieme a diversi altri elettrodomestici e apparecchi alimentati da energia autoprodotta.
Ora Blick è andato a co-fondare Tango Group, nel cui catalogo si trova anche "H20", una ingegnosa radiolina "da doccia" alimentata, come una minuscola centrale idroelettrica, dal flusso dell'acqua che la attraversa. L'idea è alquanto strampalata visto che uno non passa tutta la vita a lavarsi, ma è comunque un buon modo per risparmiare un po' di corrente senza rinunciare al notiziario mattutino, neppure sotto il getto purificatore. Pensate poi al godimento di chi sotto l'acqua ama cantare a squarciagola, da oggi anche con l'accompagnamento.
La radio ad acqua costa 35 sterline o anche meno su siti come Amazon.

25 novembre 2011

Skármeta, l'idillio radiofonico di un futuro scrittore

Sull'ultimo numero di Unesco Courier ho trovato un articolo di Antonio Skármeta, cileno di origine dalmato-croata, che ripercorre le sue origini di scrittore, facendole risalire alle sere in cui, ascoltando con la nonna le più improbabili radionovelas, finiva spesso con il dover inventare storie e finali per rimediare ai frequenti blackout che zittivano l'apparecchio di casa.
Mi piace tanto che lo riporto qui.
La rivista si può prelevare in PDF in diverse lingue.

«Mi infancia fue un largo idilio con la radio y mi primera experiencia con relatos que carecían de todo soporte material. Cuando mi abuela tejía interminables chalecos después del almuerzo, me pedía que me quedara sentado a su lado, mientras ella oía horribles melodramas radiales con música patética y episodios escalofriantes. Se apasionaba de tal manera por esas seriales radiofónicas que se irritaba si alguien le hacía una pregunta o sonaba el teléfono. Y comentaba con furia la torpeza de los protagonistas que no eran tan decididos como ella para actuar. Por ejemplo, recuerdo una serial en que capítulo a capítulo dos bandidos intentaban robar el anillo de diamantes de una mujer aristocrática que valía un millón de dólares. Pero cada vez que estaban a punto de birlarle el anillo de su dedo, algo pasaba: entraba la criada a la habitación, su marido se acercaba a besarla, la mujer cerraba el baño al ducharse. En una ocasión, los bandidos le meten en la sopa una pócima de estupefaciente para hacerla dormir, y cuando la dama cae tendida al suelo, intentan sacarle el anillo. Pero éste estaba tan apretado que al cabo de diez minutos de esfuerzos tienen que huir sin poder llevarse la joya. Mi abuela, que amaba las emociones fuertes, me dijo indignada en español con su acento croata: “¡Qué bandidos más estúpidos! Lo que tienen que hacer es traer hacha, cortar dedo mujer rica y llevarse anillo y dedo.”

En el pueblo la electricidad no era muy estable. Y había muchos cortes de energía que impedían que se mantuviera encendida la radio. Mi abuela se indignaba, pues ocurrían a veces en el momento culminante de la acción melodramática. Y entonces me decía: “A ver, Antonio, ¿qué crees tú que está pasando ahora mismo?” Y yo, con muchos gestos y ritmo acezante, le iba contando lo que me imaginaba, por cierto con acciones tan descabelladas como las que le gustaban a ella. Mi abuela asentía y seguía tejiendo, clavando su mirada en el techo como si allí ocurriera la acción que yo le narraba. Y un día sábado en que sí había electricidad y la radio funcionaba con el melodrama a alto volumen, mi abuela la apagó y me dijo: “Antonio, mejor, cuéntame tú.” Yo estimo que ése el momento inaugural de mi vida de escritor profesional: ¡sin soporte de ningún tipo!

Como ustedes comprenderán, haber satisfecho las ansias de fantasía de una abuela era una invitación contundente a desembocar en la inestable condición de escritor. La aprobación de la anciana de mis “complementos” dramáticos me resultó más valioso que un PHD en creative writing de Harvard. Ser escritor para un adolescente chileno en esa época no podía ser sino ser un escritor norteamericano. ¡Y en New York! Trepar a la terraza del Empire State Building con una preciosa chica rubia en la mano, como lo había hecho King Kong. Allá en la gran metrópolis del mundo estaba toda la excitación necesaria. Había que volcarse al camino, a vivir on the road, como lo hacían Kerouac y sus poetas beatniks. Siendo yo un escritor que aprendió a amar la literatura sin ningún soporte material – como no fuera la voz humana y acaso el silencio del desierto –, no le temo al tipo de aeropuerto donde aterricen las fantasías. Para mí el problema de la literatura no es el tipo de soporte, sino la falta de lectores. Si hago el elogio del libro de papel con entusiasmo, es porque hasta ahora éste ha sido el vehículo que me ha permitido contactarme con lectores en más de treinta lenguas. Pero también lo han conseguido los filmes hechos sobre mis novelas y hasta las óperas que las han cantado.»

24 novembre 2011

Community Radio UK, 10 milioni di sterline per un rilevante profitto sociale


Il regolatore britannico OFCOM ha pubblicato il report annuale sull'emittenza radiofonica comunitaria in Gran Bretagna. Una lettura affascinante che spalanca una finestra molto stimolante su un settore della comunicazione sostenuto da entità no profit che tuttavia generano una piccola economia fungendo da aggregatore di volontariato, canale di comunicazione e integrazione tra le diverse comunità rappresentate. Le licenze concesse a questo tipo di emittenti, tutte a bassa potenza, sono poco più di 200 e le stazioni attive sono 196, il grosso in modulazione di frequenza (ma qualcuna anche in onde medie).In Gran Bretagna il settore è molto più regolato che da noi. Una stazione deve fornire un piano dettagliato e il regolatore concede la licenza, che è temporanea, in base alla validità degli obiettivi e al "fabbisogno" di risorse di questo tipo a livello locale. La licenza prevede anche specifici tetti in materia di fonti di sostentamento che sono in pratica: la pubblicità e le sponsorizzazioni, gli stanziamenti (grant), le donazioni volontarie, i contratti di servizio (tipicamente gli accordi con le municipalità per trasmettere informazioni di carattere pubblico). I
n media una stazione comunitaria british incassa 63 mila sterline e ne costa poco di più, 64 mila circa. Una somma non enorme ma si consideri che quattro anni fa si viaggiava tranquillamente sopra le 100 mila sterline. C'è stata dunque una forte contrazione ma nel complesso, valuta OFCOM, si può affermare che con un giro d'affari di poco superiore ai 10 milioni di sterline, le concessioni alle radio comunitarie riescono a coinvolgere ben 12.500 volontari per 45 mila ore alla settimana, producendo 15 mila ore settimanale di programmi originali e dando spazio a una quantità di lingue minoritarie non sempre rappresentate a livello pubblico. Nelle aree metropolitane e nelle periferie immagino che esista anche un impatto intangibile ma non trascurabile in termini di socialità, formazione, coinvolgimento dei giovani e dei lavoratori immigrati. Il tutto, ripeto, in cambio di una regolamentazione efficiente e di un 10 milioni di sterline.
Se vi viene la curiosità di studiare queste cifre (e magari di promuovere il discorso anche dalle nostre parti), potete scaricare qui il report completo.

Radio Monitor 2012, ripartono gli indici radiofonici. O no?

Giorni fa leggevo questa notizia sul bollettino Aeranti-Corallo "Teleradiofax":
«Il mondo della radiofonia è, come noto, privo di rilevazioni degli indici di ascolto da tempo e, ad oggi, non è ancora avvenuta la relativa riorganizzazione sulla base delle linee guida della Agcom. In tale contesto, Gfk Eurisko realizzerà, nel corso del 2012, una indagine sugli ascolti radiofonici in Italia articolata in una ricerca telefonica Cati con 120.000 interviste e un panel con 10.000 meter. L’indagine telefonica consentirà di rilevare l’ascolto medio giornaliero delle emittenti radiofoniche locali e nazionali che chiederanno di essere rilevate con tale metodo, mentre il panel meter rileverà l’ascolto dei 7-14-28 giorni delle emittenti radiofoniche locali e na- zionali che chiederanno di essere rilevate con i meter.
Gfk Eurisko ha illustrato il progetto di tale ri- cerca nel corso di una affollata riunione orga- nizzata da AERANTI-CORALLO nella propria sede di Roma lo scorso 15 novembre.
Le imprese radiofoniche locali interessate ad aderire a tale ricerca potranno farlo entro il 25 novembre p.v. (mentre per le radio nazionali tale termine è fissato al 22 novembre).»
Domani scade insomma il limite fissato per le radio locali italiane che intendono formalizzare l'adesione al nuovo piano di misurazione dell'audience radiofonica proposto da Gfk Eurisko, Radio Monitor 2012. Lo strumento utilizzato in passato è affondato insieme alla società Audiradio e la sua assenza sta danneggiando (come se la crisi non bastasse) sia il mercato della raccolta pubblicitaria, sia le scelte editoriali delle emittenti. Oggi sul sito di Proradio il noto consulente radiofonico Claudio Astorri si chiede se finalmente Radio Monitor 2012 potrà prendere il suo posto, elencando una serie di punti di forza e di debolezza della nuova indagine. Claudio tralascia forse uno degli elementi più critici del sistema messo a punto da Gfk Eurisko, il fatto che proprio la tecnologia utilizzata per la raccolta di dati basata su meter non sia risultata del tutto convincente all'epoca dei primi test effettuati qualche anno fa. Non so se nel frattempo sia cambiato qualcosa in questa tecnologia, ma quello è un aspetto fondamentale.
Nella lunga "vacatio" altri cercano di occupare il vuoto con iniziative di parte, come ha fatto Finelco con i dati elaborati da NCP Ricerche (si veda la rassegna dei Radicali italiani che riporta un articolo pubblicato da Italia Oggi il 10 novembre). Non voglio per forza pensare male, ma non sono rimasto del tutto sorpreso nell'apprendere che secondo Finelco l'ascolto di Radio Rai è ampiamente ridimensionato rispetto alle valutazioni di Audiradio, anche se al primo posto di questa classifica non risulta 105 ma RTL102.5. Le ricerche di NCP sono sicuramente imparziali, ma neanche nel paese dei conflitti di interesse possiamo ipotizzare che una misurazione non collegiale diventi il benchmark dell'intero mercato.
Dopo la chiusura di Audiradio si è fatta sentire Agcom, che ha esortato gli operatori a dotarsi di uno strumento comune. In mancanza di un accordo il regolatore ha fatto chiaramente sapere che ci penserà lei, avviando al contempo una consultazione. In queste settimane ho visto anche diverse dichiarazioni delle parti interessate che hanno fornito all'Autorità le loro opinioni. C'è per esempio chi invoca un intervento diretto dell'Istat. Ma quanto tempo ci vorrà per definire modalità, costi e livelli qualitativi? Tutto sommato anch'io ritengo che l'azione di un ricercatore indipendente come GFK Eurisko, debitamente supportato da tutti e attraverso metodiche e tecnologie di comprovata efficacia possa essere la soluzione migliore. Il problema è che bisogna fare in fretta e la fretta è una pessima consigliera. Intanto, tra una televisione che nel bene e nel male è riuscita a imporre la ferrea regola di Auditel e un Web che certo non manca di strumenti analitici, la radio è entrata in un limbo che oltre a farle molto male nei conti pubblicitari rischia di portare a un forte livellamento (verso il basso) della qualità. Le classifiche di ascolto servono anche a premiare i programmi migliori, la radio non può permettersi di essere l'unico medium del tutto privo di feedback da parte di chi lo segue.

La Cina in FM sbarca anche su Roma (100.5 kHz)

«Cari amici - scrive la redazione italiana di Radio Cina Internazionale, se volete ascoltare le informazioni sulla Cina, a partire dal 28 novembre 2011 potrete ascoltare i programmi radiofonici realizzati dallo studio G&E, partner di Radio Cina Internazionale. La frequenza delle trasmissioni 24 ore su 24 sarà FM 100.5 di Roma.» Si estende dunque anche alla capitale il progetto di copertura FM dei programmi di Radio Cina Internazionale, che oggi riguarda Milano con Radio Globale su 101.5 kHz (i cui "retroscena" sono stati svelati questa estate da Millecanali in un articolo di Patrizia Peletti). Si partirà da lunedì 28 novembre e sto cercando di capire chi ha ceduto la frequenza alla nuova stazione.

21 novembre 2011

SDR "Andrus", la software defined per ascoltare le spie

E' in qualche modo legato alla inquietante realtà delle stazioni spionistiche (o presunte tali) tutt'ora ricevibili sulle onde corte l'ennesimo progetto hardware SDR. Il designer di questo nuovo front-end, battezzato SDR MK1.5 "Andrus" è un ingegnere estone, Andrus Aaslaid, diventato una celebrità mondiale per un recente articolo che Wired di settembre 2001 ha dedicato non già al software defined radio ma al monitoraggio e alla discussione su "The Buzzer", alias UVB-76, alias UZB-76, alias MDZhB, alias 94Zht, misteriosissima number station che da 30 anni trasmette suoni apparentemente regolari (25 burst al minuto) con obiettivi del tutto incomprensibili. L'origine russa di queste emissioni (sulla frequenza di 4.625 kHz) sarebbero confermate dalle triangolazioni effettuate e anche dalle voci in lingua russa che occasionalmente interrompono il pulsare del "ronzone" (per farvi un'idea questo è il feed audio allestito da Priyom.org per permettere di ascoltare i 4.625 kHz via Internet).
Ispirata a un vecchio progetto dell'olandese Pieter-Tjerk de Boer, PA3WFM, la SDR MK1.5 "Andrus" aggiorna il precedente esperimento di Aaslaid, la SDR MK1, al momento ancora disponibile su eBay al prezzo di 350 dollari. Questo primo modello era in pratica uno stadio hardware SDR con downconversion della radiofrequenza e conversione ADC integrata basata su un chip della National Semiconductor e un microcontrollore Atmel. La particolarità è l'offerta di due canali di ricezione HF continua separati, per la cosiddetta diversity reception. La nuova versione MK1.5 mi sembra ancora più interessante perché alla diversity reception unisce la possibilità di interfacciamento al computer attraverso Ethernet (nel MK1 c'era solo la tradizionale porta USB). La larghezza di banda campionabile è rispettivamente di 192 kHz (USB) e di 820 kHz (Ethernet con power over Ethernet). In attesa di ulteriori dettagli commerciali comunque le specifiche proposte dall'autore:
  • Dual Channel diversity mode shortwave receiver
  • Receiving Frequency range 500Hz ... 31MHz both channels
  • USB Audio Interface, 24bit 192kHz
  • 10/100 EThernet interface, with PoE extension possibility
  • IF bandwidth through USB audio 192kHz
  • IF bandwidth through Ethernet 820kHz
Per gli approfondimenti sulla SDR "Andrus" e soprattutto sui retroscena di The Buzzer, fate riferimento alla community di UVB-76.net. Un'altra risorsa imprescindibile su questa e molte altre stazioni spia, le "number stations", è il sito Priyom.org.

La radiocronaca milanese che sconfina in poesia

«Un mese dopo le elezioni che portano Berlusconi e la destra al potere, il "popolo della sinistra" reagisce allo smarrimento e alla frustrazione celebrando con una grande manifestazione nazionale a Milano l’anniversario della liberazione. Radio Popolare racconta in una gigantesca diretta tutte le fasi dell’avvenimento.»
Il 25 aprile di quel 1994 - lo ricordo bene - la coscienza collettiva di una parte della città di Milano, uscita da un periodo nel bene (poco) e nel male (tantissimo) quanto mai traumatico e appena entrata in una fase di oscurantismo culturale e imbarbarimento per certi versi peggiore del terrorismo (a Milano e in Lombardia si continua a morire per "ragioni" del tutto assurde che sono un sicuro sintomo di silenzioso terrorismo civile), si riunisce per un primo tentativo di rielaborazione, nel ricordo della Liberazione, del disastro del berlusconismo nascente. Strano chiodo nella bara del craxismo ormai tramontato...
In quella giornata di 17 anni fa Radio Popolare, già allora e forse più di oggi una delle voci più appassionate e critiche di quella coscienza, organizzò una lunga cronaca live che entra adesso in un libro di Nanni Balestrini, pubblicato come altre opere di questo poeta sperimentale, autore, artista milanese dall'editrice DeriveApprodi. L'opera si intitola "LiberaMilano", riunisce il testo di "Una mattina ci siamo svegliati" e inizia da una vittoria che celebra una sconfitta per arrivare, a 17 anni di distanza, ai giorni dell'elezione a sindaco di Milano di Giuliano Pisapia. Dal «magmatico flusso sonoro» della radiocronaca del 25 aprile, «rielaborando e rimontando il linguaggio radiofonico nella pagina scritta, Balestrini mette in scena una partitura di voci in cui resoconti di cronisti, telefonate di ascoltatori, commenti in studio, interviste volanti, memorie di vecchi partigiani, dialoghi con studenti arrivati da ogni città si fondono in un’incalzante narrazione corale.» Ma questa è solo una parte del racconto, perché il 30 maggio 2011 Radio Popolare (e con lei Balestrini) tornano a raccontare in diretta una vittoria elettorale che fino a poche settimane prima era data da molti per impossibile.
Un libro per riflettere, sugli avvenimenti e le persone di questi lunghi anni e sul ruolo di un giornalismo radiofonico di grande spessore, capace per questo di sconfinare a testa alta nella storia, nell'epopea sociale, nella poesia.

16 novembre 2011

Il debutto letterario di una radio personality americana

Nella giornata mondiale che le Nazioni Unite dedicano alla tolleranza (16 novembre), mentre l'OSCE invoca una maggiore vigilanza contro il problema dei crimini legati all'odio razziale in Europa, sento parlare per la prima volta di un romanzo scritto da Michael Savage, uno dei campioni della talk radio oltranzista americana. Una "radio personality" che nel 2009 è entrata, proprio a causa dei suoi discorsi che incitano all'odio, in una lista di ventidue persone non grate stilata dal governo britannico e quindi formalmente impossibilitato a mettere piede sul suolo britannico. Savage ha scritto un romanzo di azione, Abuse of power, che per sua stessa ammissione ricalca, anche se sommariamente, le sue vicende personali.
In realtà Abuse of Power è un'accozzaglia di cliché piuttosto stantii presi paro paro dalla lunga tradizione di romanzi di serie B e rozzamente contestualizzati nella realtà contemporanea. Una realtà fatta che nella scuola di Michael Savage è un unico colossale complotto demoplutogiudeomassonislamico popolato da terroristi sanguinari, finanzieri vendicativi, funzionari governativi (britannici, ovviamente) corrotti, spie israeliane triplogiochiste, banchieri di Wall Street. Se non fosse per i pochissimi eroi altruisti che si sbattono tra letti arroventati e cavi d'acciaio sospesi sul vuoto, questo mondo sarebbe un cratere di attentati dinamitardi. Nella storia raccontata da Savage questo eroe si chiama Jack Hatfield e a tempo perso fa, guarda caso, il giornalista televisivo. Un giornalista che per colpa di una organizzazione anti-razzista liberal ha perso il lavoro ed è costretto a fare il cronista sfigato ma pazzescamente eterosessuale, in una San Francisco dominata da gay debosciati. Proprio nell'esercizio della sua funzione di cronista Hatfield incappa in una indagine della polizia di San Franciso su una automobile imbottita di tritolo. La trama, molto contorta, lo porterà, attraverso un improbabile sceneggiatura e una altrettanto defatigante geografia del terrore internazionale a farsi migliaia di chilometri per risalire al mandante: un miliardario invasato che somiglia moltissimo a George Soros, uno dei bersagli preferiti da Savage.
Il commentatore di Savage Nation - il nome dello show radiofonico - ha scelto per questo suo debutto nella fiction (finora si era esibito in altrettanto farraginosi saggi) un editore di prestigio come St. Martin's Press, ma la cattiva notizia è che il contratto riguarda la stesura di due romanzi. Con il primo il modestissimo scrittore ha già fatto sapere di aver eguagliato Jack Kerouac. Il secondo gli servirà, sempre a suo dire, per stracciare Jack London.
Volete sapere come sono venuto a conoscenza di un libro che la grande stampa e i critici americani hanno giustamente ignorato (l'unica recensione non partizan è apparsa su MediaMatters, organizzazione anti-razzista avversaria dichiarata di Savage e per questo ricompensata con un ruolo in Abuse of Power, il cui protagonista perde il posto per colpo di un watchdog chiamato "MediaWire")? Per qualche strano motivo Savage inserisce nella storia la citazione di un algoritmo crittografico, Twofish, inventato dal famoso esperto Bruce Schneier, il quale si accorto della citazione e l'ha segnalata sulla sua newsletter Crypto-Gram.

ACE-High, i ponti radio troposferici della Guerra Fredda finiscono su Repubblica

Un grande pezzo, con numerose foto, quello scritto da Enrico Mingori sulla cronaca parmense di Repubblica a proposito del museo "open air" che i radioamatori sono riusciti a realizzare sul Monte del Giogo, nel territorio comunale di Comano, Massa Carrara. La postazione del Giogo è stata per anni uno dei nodi del network di radiocomunicazione troposferica della NATO, una dorsale di ripetitori in altura che consentiva di trasmettere dati e voce dalla Turchia alla Norvegia, sfruttando gli effetti dello scattering, diffusione, troposferica (la storia di questo sistema, ACE-HIGH, è raccontata da Paolo Romanini su Tecnologia&Difesa del settembre 2009). In questo modo, immagino, era possibile comunicare su distanze ragguardevoli utilizzando un numero inferiore di ponti radio rispetto a una propagazione puramente line of sight.
Sul Giogo sono rimaste due coppie di paraboloidi di grandi dimensioni, puntate verso sud (la Tolfa) e ovest (Nizza). Abbandonata da anni, la postazione è stata presa in carico dai radioamatori di Parma, membri del Gruppo Microonde Scatter Monte del Giogo, che hanno in parte restaurato antenne e edifici, montando nuovi impianti radioamatoriali e installando un piccolo museo di apparati militari, senza ricevere alcun sostegno da parte delle pubbliche istituzioni (anzi, l'articolo di Repubblica, scovato da Andrea Borgnino, ricorda molto opportunamente la beffa della spiacevole "corrispondenza giornalistica" trasmessa qualche anno fa da Striscia la Notizia, che aveva mandato un "inviato" su un luogo definito "in rovina", senza neppure curarsi di approfondire la storia dell'intervento - già in corso da anni - del Gruppo).

I radioamatori che hanno trasformato 
l'ex base Nato in un museo

Un gruppo di parmigiani dal 2005 hanno in concessione la stazione radio sulla cima del Monte del Giogo, tra Parma e Massa, utilizzata dagli americani durante la Guerra fredda. "Nessuna istituzione ci ha mai dato un soldo per rimettere a nuovo questo posto: è tutto frutto della nostra passione

di ENRICO MINGORI

All'ingresso, inchiodato alle robuste sbarre di metallo della cancellata, c'è un cartello: "Zona pericolosa". Il filo spinato corre minaccioso lungo l'intero perimetro dell'area, una telecamera accesa 24 ore su 24 registra qualsiasi movimento avvenga nei pressi dell'entrata. Già sul ciglio della stradina ripida e sconnessa che porta all'ingresso una scritta avvertiva: "Vietato l'ingresso". Ma disobbedendo si arriva a questo sbarramento in ferro dai tratti sinistri, sul quale si infrange il sentiero asfaltato che porta al cocuzzolo della montagna.
Siamo sulla cima del Monte del Giogo, Appennino tosco-emiliano, 1.500 metri sul livello del mare. Regione Toscana, provincia di Massa Carrara, Comune di Comano. Una manciata di chilometri più giù si parla, e si produce, il parmigiano. Parma è ad un'ora di macchina, ma sono pochi, in città, a sapere che la Guerra Fredda è passata anche da questa vetta della Lunigiana, silenziosa solo in apparenza. Dall'altra parte del cancello sorge l'ex base Nato "Livorno", una tra le più importanti stazioni radio dell'Alleanza Atlantica ai tempi della contrapposizione tra i due Blocchi. Dal 1958, per oltre trent'anni, questo complesso da 20mila metri quadrati ha fatto da ponte a comunicazioni chiave sulla sorveglianza dei confini con i Paesi aderenti al Patto di Varsavia. Kennedy, Kruscev, Regan, Gorbaciov: le loro voci, e quelle dei loro generali, sono transitate anche da qui. Poi, un giorno, dall'altra parte dell'Oceano arrivò l'ordine di chiudere il presidio per far spazio ai collegamenti satellitari. Era un gelido mattino dell'inverno 1995, il Muro di Berlino era crollato da più di un lustro e i militari addetti alle apparecchiature radio lasciarono il Giogo per sempre.
Da allora sono passati quasi 17 anni, ma le due coppie di antenne paraboloidi da 20 metri di diametro ciascuna sono ancora lì, sulla punta estrema del monte, a guardare da vicino il cielo e rapire gli occhi di chi entra nella base per la prima volta: enormi orecchie dell'Europa filo-americana, simbolo monumentale della civiltà delle telecomunicazioni. Due puntano verso la stazione francese di Nizza, due verso quella romana della Tolfa. C'è anche un traliccio, alto circa 25 metri, con altri due paraboloidi, più piccoli, che comunicavano con il presidio bresciano di Dosso dei Galli. Dalla Norvegia alla Turchia, erano 49 in tutto le stazioni europee rientranti nel Network Nato denominato "Ace High Troposcatter" (basato cioè sulla diffusione di onde elettromagnetiche nella Troposfera).

Ee ecco un interessante servizio video realizzato da ARI Padova. Dell'impianto esistono anche le fotografie scattate da Andrea. Qui invece trovate un bellissimo mashup di Google Maps con le postazioni di ACE e altri network militari. Il sito è raggiungibile da Comano o, provenendo dalla provincia di Parma, da una deviazione al Passo di Lagastrello dalla provinciale 665.


The Sun Today, l'attività solare non influisce sui terremoti

Una delle teorie cospirazioniste più popolari riguarda la possibilità di scatenare devastanti terremoti intervenendo sulla "cavità" (un importante concetto nella fisica delle radiazioni) tra ionosfera e suolo con bombardamenti elettromagnetici a frequenze estremamente basse. Nel mirino dei complottisti c'è per esempio l'impianto HAARP che in Alaska effettua una serie di sperimentazioni sullo strato di plasma atmosferico, anche - a quanto si sa - con scopi militari, per studiare tecniche di "potenziamento" delle radiocomunicazioni. Analizzando la questione con un minimo di buon senso è facile rendersi conto che la semplice correlazione tra attività sismica e i cosiddetti "precursori" osservati nelle bande RF a bassa frequenza non può autorizzarci a pensare che valga anche la correlazione inversa. Se enormi masse di terreno possono provocare perturbazioni nel campo elettromagnetico, il fenomeno contrario appare francamente improponibile: non posso perturbare il campo e ottenere dei terremoti.
Il sito The Sun Today, curato da alcuni ricercatori della NASA, ha pubblicato recentemente un articolo che nega ogni correlazione tra terremoti e brillamenti solari. L'attività sul nostro astro è ovviamente legata a quello che succede nella ionosfera, ma i grafici pubblicati da The Sun Today dimostrano oltre ogni dubbio che le curve sono del tutto indipendenti, il sole "brilla" per conto suo e al massimo, oltre a condizionare la propagazione dei segnali radio e a influire negativamente sui satelliti artificiali e persino sulle reti dell'alta tensione, può scatenare il suggestivo fenomeno delle aurore boreali e australi. Che per fortuna non fa alcuna vittima.

First let us pose the science question we wish to answer: do solar flares cause earthquakes? Note that this is more specific than asking ‘is there a relationship between solar activity and earthquakes?’. First of all, solar activity can mean flares, or coronal mass ejections, or bursts of solar wind. Here I will focus only on flares, but do bear in mind that flares and CMEs often occur in tandem. Secondly, we are asking if flares CAUSE earthquakes; not whether a LACK of flares cause earthquakes. If flares do indeed cause earthquakes then we would expect to see a positive correlation between flares occurring and earthquakes occurring. If a lack of flares cause earthquakes, then we would expect a negative (or anti-) correlation.
For this experiment I have downloaded data from all known earthquakes from 1980 to the present day. This data is publicly available from the United States Geological Survey website (USGS). Here I must point out that I am not a seismologist – I have merely gathered together the dates and magnitudes of all known earthquakes greater than 4 on the Richter scale from the past 30 years. A list of all the solar flares from the last 30 years is also available from NOAA’s National Geophysical Data Center (NGDC). Below is the plot I made which shows the occurrence rate of both solar flares (in blue) and earthquakes (in red). (Anyone with a basic understanding of Excel, a little curiosity, and a bit of patience, can try this for themselves.) You can see that solar flares come and go with each solar cycle (approximately every 11 years), whereas earthquakes appear to occur continuously, with no obvious pattern.

15 novembre 2011

La radio internazionale targata USA conquista 106 milioni di audience

BBG, l'organo che gestisce la programmazione delle stazioni radiotelevisive finanziate dal Governo americano ha pubblicato i suoi dati di audience. Su scala mondiale, i programmi di VOA, Radio RFE/RL, Radio Sawa e altri raggiungono ormai 187 milioni di persone. Strabiliante il dato relativo alla radio: 106 milioni di ascoltatori, contro i 10 che utilizzano Internet. I risultati sono stati ottenuti in un arco di tempo piuttosto lungo, cinque anni, attraverso 172mila interviste in una ottantina di nazioni.
Come si vede la radio rappresenta il mezzo principe dell'offerta BBG, che raggiunge anche una audience di 97 milioni di telespettatori. Come si sa, una discreta percentuale di questa offerta radiofonica oggi viaggia sulle onde corte, che però vengono percepite come un medium troppo costoso e desueto. In effetti molti programmi viaggiano ormai sulle frequenze FM frutto di accordi con emittenti e gruppi editoriali locali e il piano di rinnovamento recentemente introdotto dal Board of Governors prevede un ridimensionamento dell'intero comparto onde corte.

BBG Broadcasts Reach Record Audiences

(WASHINGTON, D.C.—November 15, 2011) U.S. government funded international broadcasters reached an estimated 187 million people every week in 2011, an increase of 22 million from last year's figure, according to new audience data being made public by the Broadcasting Board of Governors.

“We are pleased that people the world over are responding in unprecedented numbers to our high-quality journalism and active audience engagement,” said BBG Chairman Walter Isaacson. “The ability of our broadcasters to inform, engage and connect audiences through traditional and social media alike lie behind these impressive results and will be essential to driving future audience reach and impact.”

The record numbers, released in the BBG Performance and Accountability Report (PAR), measure the combined audience of the Voice of America (VOA), Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), Radio and TV Martí, Radio Free Asia (RFA) and the Middle East Broadcasting Networks (Alhurra TV and Radio Sawa). The report details impact on audiences around the globe including people in the world’s most repressive media and political environments.

The BBG’s PAR follows on the heels of BBG’s latest strategic plan, Impact through Innovation and Integration, which sets an over-arching objective of making BBG the world’s leading international news agency working to foster freedom and democracy with the goal of reaching 216 million people weekly by 2016.

This year there were significant audience increases in Afghanistan, where RFE/RL and VOA together reach 75% of adults weekly; in Egypt, where Alhurra TV doubled its weekly audience to 15% in tandem with the Arab Spring; and in Indonesia, where VOA’s aggressive affiliate strategy has boosted weekly audiences to some 38 million adults.

Audiences in many other strategically relevant countries held strong. In Nigeria, VOA retains its position as a news source of record with 23 million weekly listeners. In Burma, VOA and RFA reach 26% and 24% of adults, respectively, amounting to a weekly audience of 10 million.

Audience declines took place notably in Iran, where the government continues aggressive jamming of every BBG transmission platform, including satellite uplink jamming; and Pakistan, where the media market is increasingly fragmented and use of radio is declining.

While radio remains the BBG’s number one media platform, reaching 106 million people per week, television’s growth puts it 97 million people. The Internet audience was approximately 10 million, with the largest online audiences measured in Iraq, Russia, Indonesia, Egypt and Iran.

· Download 2011 Performance and Accountability Report (PDF)

· BBG 2011 Audience Overview (PDF)

· BBG Research Methodology (PDF)



The Broadcasting Board of Governors is an independent federal agency, supervising all U.S. government-supported, civilian international broadcasting, whose mission is inform, engage and connect people around the world in support of freedom and democracy. BBG broadcasts reach an audience of 187 million in more than 100 countries. BBG networks include the Voice of America, Radio Free Europe/Radio Liberty, the Middle East Broadcasting Networks (Alhurra TV and Radio Sawa), Radio Free Asia, and the Office of Cuba Broadcasting (Radio and TV Martí).

Polvere di plasma. La luna e la sua (finora) inspiegabile ionosfera



L'interesse degli ascoltatori delle onde corte nei confronti di trasmissioni radiofoniche lontane e spesso difficili da captare poggia - come sappiamo oggi - sull'esistenza di uno strato di gas altamente ionizzato della nostra atmosfera, un guscio di plasma a circa un centinaio di chilometri di quota che può riflettere i segnali radio. Questo gas viene generato dall'effetto distruttivo della radiazione solare sulle molecole dell'atmosfera ed è una caratteristica dei pianeti simili alla terra. Per esempio esiste una ionosfera su marte e ne abbiamo addirittura una mappa, creata nel 2007 con le ionosonde a bordo della sonda Mars Express.
Senza atmosfera, vien fatto di pensare, non ci può essere ionosfera. Niente guscio di gas, niente ionosfera. Invece no, come direbbe Lucarelli. Negli anni 70 due sonde sovietiche, Luna 19 e Luna 22 volando nella loro orbita lunare, osservarono con certezza la presenza di una ionosfera e analoghe osservazioni furono confermate da altre missioni americane. Uno studio dei radioastronomi di Medicina e Noto pubblicato nel 2008 ha osservato la ionosfera lunare grazie alle occultazioni, il fenomeno per cui un astro o un pianeta nascondono momentaneamente un altro oggetto (nel caso di questo studio uno degli oggetti occultati fu la sonda Venus Express).
Questa ionosfera lunare non è una gran cosa, si parla di un migliaio di elettroni per centimetro cubo (lo strato più denso della nostra, quello siglato F, è mille volte più denso). Ma anche così nessuno finora è riuscito a capire come diavolo potesse sussistere. Per la verità non è che la luna l'atmosfera non ce l'abbia proprio, tra impatti di meteoriti e decadimento radioattivo un po' di gas viene spremuto anche dal nostro satellite naturale, generando una "sottospecie" di atmosfera che gli scienziati chiamano exosfera. Un guscio talmente tenue che se lo confrontiamo con l'aria che respiriamo arriveremmo a una densità inferiore per fattore di 10 alla 17. Praticamente nulla e comunque del tutto insufficiente per giustificare una ionosfera di gas.
Il mistero è durato per quarant'anni, fino a quando un giovane scienziato del Goddard Center, Tim Stubbs, andandosi a rileggere le osservazioni degli astronauti dell'Apollo (che avevano avvistato strani aloni all'orizzonte lunare), ha formulato una ipotesi che sembra molto plausibile. La ionosfera lunare sarebbe formata da particelle di polvere (una materia prima molto abbondante sulla superficie della luna) ionizzate dagli stessi meccanismi che generano il plasma di gas delle ionosfere convenzionali. Le teorie di Stubbs potranno essere verificate molto presto, perché la luna è già stata raggiunta dalla sonda ARTEMIS, mentre nel 2013 partirà - proprio per andare a studiare la exosfera lunare - la missione LADEE. E' affascinante pensare che due eventuali basi lunari in futuro potrebbero comunicare tra loro con le onde corte, anche per il momento nessuno sa come potrebbe comportarsi questo particolare strato ionizzato. Ecco qui un breve documentario realizzato dalla NASA, che ha pubblicato anche questo articolo:




14 novembre 2011

ITN, sensori e radiocomunicazioni al servizio di un traffico più smart

Parte mercoledì 16 novembre al Lingotto di Torino l'appuntamento con il salone ITN, dedicato come al solito alla telematica veicolare, la gestione intelligente del traffico e l'infotainment. Molti i motivi di interesse nei confronti di tecnologie che si basano su infrastrutture di radiocomunicazione terrestri e satellitare, ma anche su standard e sensori RF per il trasporto "prossimale" di informazioni (vehicle-to-vehicle communication, sistemi di prevenzione degli incidenti e così via). Ecco i due convegni che mi paiono più stimolanti


TELEMATICS AND NAVIGATION

La telematica, la navigazione satellitare, l’infomobilità e i servizi di localizzazione

Una fotografia attuale e aggiornata delle dinamiche di un mercato in rapida e costante evoluzione, sempre più importante nella ripresa e sviluppo del Paese: scenari di mercato, trend, opportunità, investimenti e sistemi di finanziamento all’innovazione, player del mercato, applicazioni e servizi.

Chairman: Michael Sandrock, Chairman, TelematicsPro eV

9:00 Registrazione

9:30 Apertura lavori

9:45
“The implementation of the harmonised interoperable EU-wide eCall in Europe”
Pierpaolo Tona, Project Officer of the European Commission, unit "ICT for Transport" of the Directorate General for Information Society and Media

10:05
“ITS for Connected Mobility”
Rasmus Lindholm, Head of Partnership Services & Communication at ERTICO, ITS Europe

10:25
“L’automotive e i benefici dei servizi globali di connettività gestita M2M – Automotive and managed global M2M connectivity services benefits”
Marco Canesi, Sales & Marketing Manager M2M – Italy, Vodafone

10:55
"Information on Mobility: an End to End Approach"
Antonio Romano, Senior independent advisor in the ICT market

11:15 Coffee break

11:45

“Intelligent Transport Systems - More Mobility and more Traffic Safety” Thomas Kuhn, Senior Manager Advanced Technologies Infotainment & Connectivity, Continental Automotive

12:05

“Have crowd-sourcing and free routing breached the barriers to entry to the navigation fortress” Michael L. Sena, President, Michael L. Sena Consulting

***

Giovedì 17 novembre 2011 ore 14:30 -16:30 sala Forlanini - OVAL

ON-BOARD TELEMATICS AND CAR SENSOR

L'evoluzione delle tecnologie e l'integrazione con le reti di telecomunicazione

La telematica di bordo, i sistemi di navigazione e le comunicazioni digitali senza fili per lo sviluppo di applicazioni automotive di nuova generazione.

L’evoluzione delle tecnologie e l’integrazione con le reti di telecomunicazioni sono fondamentali per il segmento di mercato dell’auto. E la proposta di un veicolo intelligente richiede un’interazione tra diversi player, dai produttori, ai dealer ai network di assistenza.

Panoramica delle tecnologie, applicazioni e opportunità di business: dalle piattaforme telematiche ai sistemi di navigazione e servizi satellitari professionali e consumer, con un focus su test software, interfacce di programmazione, sensori, antenne, terminali, ricetrasmettitori mobili, telecontrollo e accessori.

Chairman: Francesco Lilli, Centro Ricerche Fiat, ATA member

14:30 Apertura dei Lavori

14:45
“Gli strumenti per lo studio delle comunicazioni nelle reti veicolari”
Daniele Brevi, Responsabile del laboratorio Broadband Wireless Access (BWA), Istituto Superiore Mario Boella

15:05
“SafeTRIP: Una piattaforma aperta per servizi ITS su reti ibride satellitari/terrrestri" Sabino Titomanlio, M.B.I. Business development and innovation director Membro del Core Group of the SafeTRIP consortium

15:35
“In Vehicle Infotainment and Open Source”
Luca Fogli, Responsabile Laboratorio Infotainment per l'unità di business Automotive, Intecs

16:05
“Controllo dei movimenti oculari e performances di guida”
Giorgio Guidetti, Direttore dell'U.O.s. di Audio-Vestibologia dell'azienda USL di Modena presso l'Ospedale Ramazzini di Carpi

***

Venerdì 18 novembre 2011 ore 9:30 - 13:00 sala Forlanini - OVAL

TELEMATICS AND INFRASTRUCTURES

Programmi telematici e infrastrutturali, strategie territoriali e innovazioni tecnologiche

Telematica, navigazione satellitare e localizzazione, tecnologie chiave di una società mobile e mercato con un notevole potenziale di crescita.

Approfondimento sui progetti per la gestione “intelligente” di territori e di infrastrutture, dalla progettazione di applicazioni che rendono le infrastrutture reattive alle sollecitazioni esterne, a quelle per ottenere informazioni intelligenti dai territori.

Chairman: Elena Comelli, Giornalista

9:00 Registrazione

9:30 Apertura dei Lavori

SALUTO DI BENVENUTO:

9:45 Bartolomeo Giachino, Sottosegretario Ministero Infrastrutture e Trasporti

10:00 Barbara Bonino, Assessore Regionale ai Trasporti, alle Infrastrutture, alla Mobilità e alla Logistica

10:15
“Verso il recepimento della Direttiva ITS in Italia: opportunità e prospettive nazionali”
Rossella Panero, Presidente, TTS Itala

10:30
“Dalle infrastrutture alla banda larga: il sistema camerale per lo sviluppo competitivo del territorio”
Antonello Fontanili, Direttore Uniontrasporti

10:45

“UIRNet: i servizi ed il modello di sviluppo del mercato”

Rodolfo de Dominicis, Presidente e Amministratore Delegato, UIRNet

11:00
“Viabilità 2.0 - L'infomobilità dalla mappa stradale cartacea a Twitter”
Giuseppe Scanni, Direttore Centrale Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali, ANAS

11:15 Coffee break

11:35

“Dai Dati alle App”

Gianluca Di Pasquale, Senior Advisor, Between, Esperto mercato Smart City

11:50
“Traffico: Inizia la rivoluzione!”
Claudio Clausi, Vice President Sales Europe e Middle East, Tom Tom Licensing Business Unit

12:10
“Il Traffic Operation Centre della Regione Piemonte: sfida tecnologica ed organizzativa”
Matteo Antoniola, Sviluppo del Business, 5T

12:25
“Infrastrutture “smart” per città “smart”: la convergenza delle reti al servizio del territorio”
Massimiliano Veltroni, Direttore Business Unit Sicurezza, Selex Elsag e Amministratore Delegato, Selex Service Management

12:40
"Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la mobilità pubblica"
Michele Ieradi, Esperto di ITS applicati alla progettazione e realizzazione di servizi di Infomobilità per il cittadino (Trasporto Pubblico e sostenibile)

11 novembre 2011

Messaggi fluttuanti, la nuova musica di Annie si ispira alla vecchia radio di guerra

Un altro compositore affascinato dai suoni non sempre gradevoli ma musicalmente etimbricamente complessi, mai banali che escono (anche nell'immaginario collettivo) dagli altoparlanti delle radio. Radio vecchie, possibilmente, quelle delle musichette distorte, dei proclami gracchianti, dei mille disturbi e fruscii e brusche cadute di intensità.
Questa volta è una compositrice, viene da New York e si chiama Annie Gosfield. La sua discografica include già un titolo, uscito tre o quattro anni fa, che gli amanti della radio d'epoca non potranno fare a meno di apprezzare: Lost signals and drifting satellites, interpretato dal violino di George Kentros ma contrassegnato, nello sfondo, anche dal tenue bip bip che le registrazioni amatoriali dello Sputnik hanno reso celebre.
La Gosfield, dice il Telegraph, sta per iniziare una nuova tournée europea. Il 23 novembre, a Dartington ci sarà la prima di un nuovo lavoro che sembra essere stato composto da un marconista: Floating messages and fading frequencies. Con lei, in un tour che si concluderà a Liverpool, la danese Athelas Sinfonietta. raggruppamento orchestrale specializzato nella musica del XX secolo. E' importante il rimando alla Danimarca perché come la Gosfield ha raccontato al quotidiano britannico, l'ispirazione per Floating messages viene dalle sue relazioni con un anziano insegnante di piano che a New York le raccontava delle sue esperienze nella Resistenza europea. Annie ha rivolto le sue ricerche alla storia, alle modalità scelte dai raggruppamenti partigiani per comunicare, specie in Danimarca e Francia. Secondo l'autrice, parte dei messaggi scambiati venivano veicolati, sottoforma di codice, attraverso i programmi delle emittenti ufficiali, in modo che potessero essere ascoltati con mezzi normali. Lo sappiamo bene anche noi italiani, con i famosissimi messaggi personali di Radio Londra. Anche i francesi avevano i loro messages personnels. Questo, sottolinea però la Gosfield, non significa che la sua musica possa essere considerata descrittiva, d'ambientazione. Al contrario, il concetto stesso di codifica viene trasferito sui piani della notazione e della strumentazione, con in più l'innesto di contributi al campionatore, che saranno sostanzialmente improvvisati sullo sfondo di una partitura perfettamente definita e affidata alla piccola orchestra danese. Non mancheranno certamente i crepitanti rumori e le sequenze Morse che tutti noi continuiamo ad associare alla radio al tempo di guerra.

10 novembre 2011

AEF, critiche e sforamenti di spesa rischiano di costar care alle onde corte di France Internationale


Contestazioni sul nuovo assetto centralizzato e aspre critiche alla governance e alla spesa fuori controllo di Audiovisuel extérieur de la France mettono improvvisamente in pericolo le attività in onde corte di un altro grande broadcaster internazionale: Radio France Internationale.
Oltre a RFI, il gruppo AEF concentra dall'inizio del 2009 la programmazione di France 24, TV5 Monde e di Radio Montecarlo Doualiya, la sezione araba di RFI, una specie di Radio Sawa francese. In questi giorni è successo che la deputata socialista Martine Martinel ha reso pubblico un rapporto del tutto sfavorevole alla riforma che ha messo sotto le potenti mani di Alain de Pouzilhac, manager della pubblicità prestato alla dirigenza televisiva, le sorti di tre emittenti e mezza. Per la Martinel sarebbe molto più sensato raggruppare "per mestiere" i canali televisivi sotto la gestione di France Television e di RFI sotto Radio France. Poi è arrivato il colpo di maglio dell'IGF, l'Inspection Générale des Finances, che ha fatto le pulci sulla gestione finanziaria della società pubblica.
Tra sprechi, sovrapposizioni e sovradimensionamenti l'AEF, ha concluso l'IGF, ha un pesante margine di rischio, più di 55 milioni di euro, nel suo budget relativo al triennio 2011-2013. Inoltre l'AEF, che si fa coprire per almeno un terzo dallo Stato francese, spende i soldi in modo ingiustificato e non sfrutta a sufficienze le possibili sinergie tra i suoi diversi organismi.
L'IGF arriva a suggerire qualche misura di contenimento di questi costi (ma perché non cacciano de Pouzilhac, con quel nome da moschettiere?): ridurre le trasmissioni in onde corte e medie di RFI. Purtroppo il file PDF con il rapporto originale dell'organismo di controllo finanziario risulta danneggiato e non leggibile, ma i giornali che lo hanno ricevuto parlano anche di una tabella che mette a confronto le spese pazze dell'AEF con quelle di analoghi broadcaster europei. 368 milioni annui contro i 362 di BBC Global o i 286 di Deutsche Welle e tutto questo per mantenere un numero di redazioni estere inferiore, 13 contro i 28 dei tedeschi e i 27 degli inglesi (bisogna capire se le cifre si riferiscono al passato o tengono conto degli ultimi tagli). L'ente ha già dovuto attraversare un momentaccio proprio un anno fa, quando la sua direttrice generale, la giornalista televisiva Christine Ockrent, è stata travolta dall'accusa di aver creato una rete di spionaggio interna per accedere a documenti riservati e alla posta dei colleghi. Nel maggio scorso, la Ockrent è stata costretta a rassegnare le dimissioni.

09 novembre 2011

EeTimes: i radioamatori del XXI secolo guardano anche al passato

Sulle riviste professionali del circuito EeTimes e Electronics Design News compare un lungo articolo di Doug Grant, K1DG, sul mondo dei radioamatori e dei loro progetti di elettronica. Il bello è che accanto alle apparecchiature di ultima generazione e alto costo, molte delle quali ormai basate su sofisticate tecniche DSP e SDR, ecco citate alcuni progetti per autocostruttori di piccoli dispositivi "QRP", la sigla radioamatoriale che identifica le potenze trasmissive più basse. Tra i vari esempi lo straordinario "DereLicht", un trasmettitore telegrafico da un Watt e mezzo per la banda degli 80 metri realizzato con i componenti rubati a una piccola lampadina a basso consumo (più un quarzo e quattro condensatori aggiuntivi), il progetto open hardware OpenQRP e una sfilza di progetti circuitali per realizzare, sempre con pochissimi componenti, ricevitori "rigenerativi" (riportati sulla pagina di Charles Kitchin, N1TEV) . Il minimalismo, in elettronica, rimane l'approccio più divertente e appagante.
Ham radio in the 21st century

Ham radio today differs greatly from that of past years, but it still offers a fascinating way to explore electronics. Here’s a look at how it has changed and what it has to offer both old hands and newcomers alike.

Doug Grant, K1DG -- EDN, November 3, 2011

The US amateur-licensing process no longer requires knowledge of Morse code—historically, a major impediment for many individuals.
The signal-processing capabilities of a sound-card-equipped PC that connects to an HF single-sideband or a VHF FM transceiver have driven the emergence of new modes.
Most high-performance HF and VHF transceivers now use digital-signal-processing technology for at least some of the modulation, demodulation, and filtering functions.
Ham operators have always been enthusiastic tinkerers, often building their equipment from discarded pieces of consumer electronics they find in their neighborhoods.
Ham radio brings new aspects to other hobbies, such as mountaintop hiking and orienteering.
Many of today’s experienced engineers got their start in electronics through amateur, or “ham,” radio. (Many theories exist over the origin of the term “ham radio,” but there is no consensus.) Over the years, however, the demands of these engineers’ work, families, and communities took precedence, and many hams lost interest and let their licenses lapse. Meanwhile, with the rise of personal communications and Internet connectivity in homes, many young engineers never needed ham radio as a way to explore electronics. They’ve missed the opportunity that this fascinating hobby presents.

04 novembre 2011

Dopo 12 anni MediaCorp Singapore spegne il DAB: obsoleto

Per quanto possa risultare attraente una tecnologia come la radio digitale DAB, specie nella sua ultima veste con codifica audio migliorata, è anche perfettamente inutile nascondersi dietro un dito e non riconoscere che quella che alla fine degli anni Novanta poteva sembrare la soluzione ideale per prendere prima o poi il posto dell'FM deve essere contestualizzata in modo del tutto diverso. Quindici anni fa il DAB era anche la sola alternativa prevedibile, oggi è solo una delle tante possibilità di distribuire audio in formato digitale. E se proprio vogliamo dirla tutta è anche poco conveniente sul piano infrastrutturale. Volenti o nolenti la radio oggi è presente via etere in FM e in rete a protocollo IP, dove tra l'altro il mezzo radiofonico trova una sponda e un canale di interattività del tutto inattesi ma molto utili per restare attaccati alla propria audience.
Devono essere queste le considerazioni che hanno spinto il management di MediaCorp di Singapore ad ammettere che il Re DAB è ormai nudo come mamma l'aveva fatto troppo tempo fa. Dal primo di dicembre 2011, tra poche settimane, il servizio DAB che MediaCorp aveva lanciato nello Stato estremorientale di Singapore nel 1999 smetterà di esistere e il personale addetto verrà impiegato in altro modo. In dodici anni il DAB non è riuscito a conquistare un'infima parte del seguito che hanno oggi tra gli abitanti del piccolo territorio in terra asiatica - poco meno di 700 km quadrati, d'accordo, ma oltre 5 milioni di abitanti con un reddito procapite invidiabile - la combinata radio FM e radio via Internet, in particolare quella che si può ascoltare con lo smartphone grazie ad app come MeRadio. Qualche anno fa Singapore aveva anche smantellato la sua rete domestica e cinese sulle onde corte, anche lì per mancanza di seguito. Il comunicato ufficiale sottolinea che MediaCorp deve canalizzare le proprie risorse là dove c'è crescita di interesse e in questo momento il DAB viene percepito come non meno obsoleto della vecchia radio analogica in modulazione di ampiezza.
Dite che è ingenuo mettere a confronto la situazione di una Nazione tanto piccola e casi come quelli dell'Australia e della Germania, dove invece il DAB viene lanciato o ri-lanciato? O è ingenuo chi pensa che le due situazioni siano diverse?

Digital Audio Broadcasting service to stop transmission

Singapore, 1 November 2011 – MediaCorp will discontinue its Digital Audio Broadcasting (DAB) service with effect from 1 December 2011.

MediaCorp launched a DAB service in Singapore in November 1999 and was the first broadcaster in South East Asia to offer digital radio. Back then, DAB was widely seen as the “replacement technology” for FM radio; however, the effectiveness and reach of DAB has diminished over time with advances in technology which has widened the receptivity of radio through online streaming as well as mobile phone apps. Listeners now have a wide range of convenient access to radio alongside the FM services, which continue to provide excellent coverage and listenership in Singapore.
Since the launch of the service some 12 years ago, the growth in listenership on MediaCorp’s DAB service has remained stagnant. On the other hand, the rapid growth in the number of listeners through online streaming and phone app MeRadio has shown that these platforms are serving the listeners more effectively than the DAB platform.
As a commercial outfit, MediaCorp needs to channel resources where the growth engines are. Having carefully evaluated the viability of the service, the decision has been made to discontinue the service. MediaCorp will re-deploy all its DAB staff to other operations.

La programmazione nazionale di Clear Channel abbatte il mito della radiofonia locale USA


Incalzato dall'ibiquità di servizi come la radio satellitare e le piattaforme musicali in streaming via Internet, sta tramontando il mito americano dela radio urbana e rurale o comunque locale. Un mito condizionato storicamente da una tecnologia che ottanta anni fa non consentiva la messa in rete dei programmi radiofonici e che ha resistito sul piano culturale anche quando le tecnologie erano perfettamente disponibili.
La radio americana localistica soffre - e gli altri media se ne accorgono, qui un pezzo molto critico apparso sul portale FoxNews - davanti a fenomeni come Sirius XM, che copre dal cielo l'intero territorio americano e risulta molto appetibile per gli abbonati paganti e le grandi aziende inserzioniste. Ma soffre anche per colpa di un'altra forma di ubiquità, rivolta non al territorio ma all'insieme dei suoi individui. Pandora e la musica in streaming raggiunge tutti e a tutti è capace di dare qualcosa di molto specifico, personalizzato. E' il paradosso di una forma di radiofonia iper-localizzata ma disponibile ovunque, un modello che la radio locale non può imitare visto che via etere sarebbe impossibile accendere una stazione radio pro capite.
Ancora una volta Clear Channel, proprietario di centinaia di stazioni urbane USA, è al centro di questa profonda trasformazione. In queste settimane l'operatore radiofonico ha preso importanti decisioni, prima licenziando personale e animatori in molte stazioni attive nei mercati pubblicitari più piccoli, poi annunciando la nomina di una squadra nazionale di "responsabili di formato", un "brand management team" che si occuperà della programmazione diffusa a livello nazionale dall'intero network basandosi sulle decisioni di un ristretto gruppo di personalità esperte dei diversi formati musicali e dell'immagine del brand Clear Channel. La parola d'ordine, in ogni caso, è "national programming" (nella foto il responsabile a livello corporate, Darren Davis), concetto che la radio americana fatica ancora ad abbracciate. Potenziata anche l'offerta di iHeart Radio, la piattaforma in streaming che Clear Channel ha schierato in risposta a Pandora. Anche questa sarà una piattaforma sempre più unitaria e nazionale nella distribuzione e sempre più aperta alla personalizzazione sul singolo ascoltatore in virtù dei nuovi strumenti tecnologici di relazione offerti dai social media.
Come andrà a finire per la radiofonia locale? L'accesso alle risorse finanziarie, ovvero agli investimenti pubblicitari, sarà sempre più difficoltoso, ma l'unico modo per sopravvivere è riuscire a fare incontrare gli ultimi residui del localismo: comunità dei cittadini-consumatori da un lato e nelle attività economiche specifiche delle aree metropolitane. Sarà una partita molto difficile perché la radiofonia urbana sta perdendo colpi anche in ambiti fondamentali come l'informazione locale e quella sul traffico automobilistico, anche qui incalzata dai social media e dalle tecnologie di car navigation e traffic information.
Riporto qui il comunicato relativo al nuovo Brand Management Team di Clear Channel perché credo sia una lettura interessante per i nostri network radiofonici nazionali.

Clear Channel Radio Announces New Brand Management Team

New Team Will Be Part of Clear Channel’s National Programming Platforms
Kelly Doherty Named Director of Imaging for National Programming Platforms
New York, NY – November 3, 2011 – Clear Channel Radio, the leading media company in America with a greater reach in the U.S. than any radio or television company, today announced 24 appointments to its new Brand Management Team, a part of its new National Programming Platforms; and the appointment of Kelly Doherty as Director of Imaging. All positions are effective immediately.
Tom Poleman, recently appointed President of National Programing Platforms leads the division, which focuses on developing on-air and digital programming content as well as live events that will leverage Clear Channel’s 850 stations and websites and iHeartRadio for listeners, advertisers and strategic partners.
The new Brand Management Team, which consists of a Brand Manager and Brand Coordinator for each format, will serve as Clear Channel’s in-house format experts. The team will help manage the highly effective Premium Choice Network, which imports and exports programming innovation and excellence from region to region, market to market and station to station providing the highest quality research, talent and programming otherwise unavailable. The team will also be available to consult with select stations and to assist Clear Channel’s Senior Vice Presidents of Programming as needed throughout the country, and will gather and share format-specific content, information and resources throughout the field. Other responsibilities will include the development of format-specific contest opportunities and involvement in research and major marketing initiatives executed within their respective formats. Darren Davis, Senior Vice President and General Manager of National Programming Platforms will lead the Brand Management Team.
“The collective expertise of this team is unmatched. I’m excited to have them play a lead role in all facets of leveraging our national on-air, digital and special event content,” said Tom Poleman.
“Our Brand Managers are an unprecedented team of the top-performing format experts chosen because of their track record of ratings success, their reputation both inside and outside of Clear Channel and feedback from managers throughout our organization. They will offer a level of expertise, experience and talent to Clear Channel that is unavailable anywhere else.” said Davis.
Brand Management Team appointments include:
Mainstream AC (Adult Contemporary)
Brand Manager: Chris Conley
Brand Coordinator: Rob Miller

Hot AC
Brand Manager: Tony Coles
Brand Coordinator: Brian Check

Classic Hits / Oldies
Brand Manager: Bill Cahill
Brand Coordinator: Keith Abrams
Mainstream CHR (Contemporary Hit Radio)
Brand Manager: John Ivey
Brand Coordinator: Alex Tear
Rhythmic CHR
Brand Manager: Cat Collins
Brand Coordinator: Dylan Sprague
Country
Brand Manager: Clay Hunnicutt
Brand Coordinator Country: Doug Montgomery
Brand Coordinator Classic Country: Chad Heritage

Active Rock / Alt
Brand Manager: Brad Hardin
Brand Coordinator Active: Chris Williams
Brand Coordinator Alt: Julie Pilat
Classic Rock
Brand Manager: Eric Wellman
Brand Coordinator: Joe Bonadonna
Spanish
Brand Manager: Jim Lawson
Urban / Urban AC
Brand Manager: Doc Wynter
Brand Coordinator Urban: Kris Kelley
Brand Coordinator UAC: Derrick Brown
Talk
Brand Manager: Darryl Parks
Brand Coordinator: Ken Charles
Also today, Clear Channel named Kelly Doherty (Kelly, Kelly, Kelly) Director of Imaging for the National Programming Platforms. Doherty, previously Imaging Director for KIIS-FM, KYSR FM and Ryan Seacrest programming (AT40/On Air/Entertainment Edge) in Los Angeles, will expand her responsibilities and will oversee Clear Channel’s creative imaging efforts including the representation for national programming, products, promotions such as the new Artist Integration Program and large contest and events including the iHeartRadio Music Festival.