05 febbraio 2012

"Operazione Polo Nord", in un film italiano anni 50 la guerra radiofonica tra tedeschi e inglesi

Nel grande carniere cinematografico di Fuori Orario, questa notte su Rai Tre, è finita una rara pellicola anni 50 che narra la vicenda - non ancora del tutto chiarita - di una rete spionistica organizzata dal SOE (Special Operation Executive) britannico nell'Olanda già occupata dai nazisti. Gli agenti, cittadini olandesi "piantati" dallo spionaggio inglese in diverse località dei Paesi Bassi per raccogliere informazioni e affiancare la resistenza, operavano ovviamente via radio ma le trasmissioni furono intercettate dall'Abwehr, il controspionaggio dell'Esercito tedesco, grazie alle attività della sezione IIIF guidata da Hermann Giskes. Anche attraverso le individuazioni radiogoniometriche effettuate dagli agenti di Giskes, le spie anglo-olandesi inviate già a partire dal 1941 vennero catturate, imprigionate e molte di loro finirono davanti ai plotoni di esecuzione.
Non si esaurì con questo la cosiddetta Unternehmen Nordpol, l'operazione Polo Nord. Ci sono, a tutt'oggi parecchi retroscena oscuri. Giskes era entrato in possesso dei cifrari utilizzati per le trasmissioni e si comportò come avrebbe fatto qualunque ufficiale del controspionaggio che si rispetti: continuò a utilizzare quei codici per depistare e cercare di ottenere informazioni proprio dai mandanti originari della missione. Da questo punto in poi la storia, divulgata da Giskes in persona in un libro pubblicato in olandese pochi anni dopo la fine della guerra (ma il suo primo racconto avvenne attraverso un radiodramma), non è del tutto chiara sul versante britannico. Il SOE ricevette un rapporto allarmato dal suo capocrittografo Leo Marks (anche lui autore di un avvincente libro di memorie "Between Silk and Cyanide: A Codemaker's Story 1941-1945", apparso nel 1998), il quale si era accorto che i presunti agenti utilizzavano sì i codici ma non sempre trasmettevano i preamboli di sicurezza concordati per contrassegnare le comunicazioni "genuine". Anche quando non c'erano segni di compromissione, Marks aveva osservato che la decifrazione dei messaggi avveniva senza nessun errore, cosa piuttosto improbabile se a codificare il "plaintext" fossero stati dei veri agenti, inesperti e impauriti, e non i professionisti al comando di Giskes. Marks aveva insomma intuito che i segnali ricevuti arrivavano, con tutta probabilità, dai tedeschi.
Quello che dopo la guerra divenne noto come "Englandspiel", il "gioco con l'Inghilterra", proseguì fino al 1944, prima che il SOE reagisse in modo netto. La resistenza olandese continuò a ricevere materiali, nuovi agenti arrivarono in Olanda e questo nonostante gli avvertimenti di Marks e la consapevolezza che qualcosa potesse essere andato storto. Secondo una versione di fonte britannica i responsabili dell'operazione olandese stavano facendo il triplo gioco, lasciando appositamente che i tedeschi credessero di avere il controllo della situazione. Altri ipotizzano addirittura delle infiltrazioni tedesche nelle alte sfere del servizio. Nelle sue memorie Marks fa capire che dietro le indecisioni del SOE (che forse costarono la vita di agenti e partigiani che avrebbero altrimenti potuto dileguarsi per tempo) c'erano, in parte, le solite gelosie e rivalità tra servizi.
La data di produzione del film italiano trasmesso da Fuori Orario, interpretato da Curd Jürgens e diretto da Duilio Coletti, un regista abruzzese scomparso nel 1999 e realizzatore anche di un documentario sullo sbarco di Anzio, non è chiara neanche lei. La pellicola intitolata "Londra chiama Polo Nord" dovrebbe essere del 1955, una data molto a ridosso della pubblicazione delle memorie di Giskens. La sceneggiatura è sorprendentemente accurata nelle prime scene che descrivono le operazioni di intercettazione. In apertura, dopo alcune scene di fucilazione dei prigionieri catturati, il film mostra la sala operativa del controspionaggio tedesco coordina gli spostamenti di un camioncino attrezzato e di due altre stazioni riceventi che effettuano la triangolazione. Gli agenti olandesi, sorpresi mentre segnalano in Morse (sulla frequenza di "2682", che potrebbe anche essere 26,82 metri, o un numero completamente inventato dalla sceneggiatura), cercano di liberarsi del loro apparato portatile ma la polizia segreta tedesca riesce a catturarlo facendo irruzione in una casa di Amsterdam. Ci sono anche diverse scene sulla decifratura e sulla cattura delle missioni che continuavano a essere inviate da Londra. Secondo le critiche il film tende successivamente a virare sul melodramma: all'epoca però non c'era sicuramente la distanza necessaria per un lavoro di ricerca più accurato e soprattutto non c'erano tutti i documenti che sarebbero stati desecretati solo molti anni dopo l'uscita della pellicola di Coletti.
Oggi su Internet si trovano molti dettagli. Dell'Englanspiel si sono occupati storici, giornalisti e registi di documentari. Ma la certezza su chi siano stati gli ingannati e gli ingannatori, di fatto non c'è e forse non ci sarà mai. Adri Wijnen, un olandese parente di uno degli agenti dell'Operazione Polo Nord (Joseph Bukkens, giustiziato a Mauthausen nel 1944), ha realizzato un sito molto ricco di documenti e fonti storiche. Il suo obiettivo è fare giustizia nei confronti di decine di uomini che, nella migliore delle ipotesi, sono stati sacrificati senza troppi complimenti sull'altare della real politik di una guerra molto più grande di una delle sue tante, "piccole" operazioni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Porca paletta me lo sono perso.
Giamp