21 febbraio 2012

Pure Highway 300Di, il bello del DAB+ per ogni autoradio. Ora ci vuole solo la radio digitale in tutta Italia




Ormai non ci sono più molte scuse perché l'Italia non debba seguire l'esempio di altre nazioni europee e offrire a se stessa e al proprio mercato radiofonico, pubblico e privato, nazionale e locale, le opportunità della radio digitale DAB+. Prima non c'erano i ricevitori. Quando sono arrivati i ricevitori da tavolo, mancavano quelli per le automobili. Ora che stanno arrivando gli adattatori tanto per l'aftermarket (un mercato ancora molto significativo, considerando che GfK Retail and Technology Italia valuta per il segmento "car audio" italiano nel 2011 un venduto di 625 mila pezzi, con una contrazione del 14% rispetto al 2010, e un fatturato superiore ai 55 milioni) come per le autoradio integrate nel cruscotto dei nuovi veicoli acquistati, mancano le licenze basate su una pianificazione definitiva.
Affinché ci siano questi indispensabili lasciapassare, bisognerebbe fare un po' di chiarezza in più sugli spazi frequenziali che si potranno utilizzare senza problemi, una volta che le questioni del passaggio al digitale televisivo terrestre e dell'assegnamento del dividendo (le frequenze rimaste libere nel post transizione) - inteso come dividendo "esterno" (le frequenze destinate a usi non televisivi) e "interno" (le frequenze da spartire ai broadcaster che già partecipano al televisivo terrestre) - saranno definitivamente risolte.
Anche con ricevitori da tavolo, autoradio, licenze, frequenze e infrastrutture a portata di mano, il puzzle della radio digitale deve affrontare l'aspetto non trascurabile dei contenuti editoriali, che dovranno essere accattivanti e il più possibili esclusivi, e della consapevolezza del pubblico.
Il quale pubblico per il momento (e questo un altro problema non da poco) è molto più esperto di meccanica quantistica - mediamente più studiata, nelle facoltà italiane di fisica e matematica - che di radiofonia digitale. Bisognerà fare parecchio marketing per spiegare a milioni di persone che cosa è e a che cosa serve la radio digitale.
Ma la sensazione - parlando oggi con gli amici addetti ai lavori in ambito infrastrutturale in occasione della presentazione milanese di Pure Highway 300Di, l'adattatore DAB+ per le autoradio di quasi tutte le marche - è che siamo veramente a un passo dalla "vera" radio digitale all'italiana. Dopo oltre quindici anni di false partenze e sperimentazioni che hanno portato a sacche di copertura (alcune delle quali particolarmente virtuose, come in Alto Adige) e a un'offerta abbastanza discontinua, oggi l'Italia potrebbe seguire l'onda tracciata dai tedeschi, che nel giro di pochi mesi hanno rilanciato un DAB dato praticamente per spacciato e lo hanno trasformato in un fenomeno che ha spinto gli acquirenti d'Oltralpe ad acquistare un numero di ricevitori digitali nettamente superiore ai 50-100 mila previsti dai più ottimisti. Devono aver pesato, nel caso della Germania, i soldi pubblici stanziati, la volontà di mettersi d'accordo tra tutte le parti (ok, qui da noi concordare una linea comune tra radio pubblica, una ventina di network nazionali importanti e un migliaio di stazioni tra regionali e locali non è altrettanto facile) e l'idea di proporre contenuti davvero interessanti come le radiocronache in esclusiva delle partite della Bundesliga.
Gianluca Sigillo, che oggi a Milano ha presenziato alla mini tavola rotonda seguita alla presentazione dell'apparecchio Pure al posto del suo collega in RaiWay Giuseppe Braccini, ha reso noti i dettagli delle ultime decisioni prese in Agcom pochi giorni fa. L'annunciata espansione dell'attuale infrastruttura DAB dovrebbe ripartire dalla provincia di Trento, dove verrebbero allocati quattro blocchi del canale 12 in banda III per i multiplex nazionali e altri quattro del canale 10 per dare il necessario spazio a una quarantina di emittenti provinciali (ricordo che RaiWay, oltre a dover portare in digitale i programmi di Radio RAI, si propone anche come provider nazionale di servizi DAB in outsourcing rivolti agli editori locali non infrastrutturati). Il Trentino, nelle intenzioni dei partecipanti al tavolo dell'Agcom dovrebbe diventare non l'ennesimo "pilota" ma l'autentico primo passo verso una infrastruttura DAB a copertura nazionale. A questo punto però è il Ministero dello sviluppo economico che deve dimostrarsi attento e capace di cogliere questa opportunità assegnando tempestivamente le licenze.
Di Pure Highway ho già parlato, anticipando il lancio commerciale avvenuto oggi. Si tratta di un adattatore in due componenti separate. Una unità con doppio tuner (il secondo serve per effettuare una scansione delle emittenti ascoltabili e aggiornare di conseguenza la lista delle trasmissioni tipica del DAB) che deve essere sistemato in un alloggiamento nascosto alla vista e può essere collegato in due modi all'autoradio pre-esistente: per le autoradio più nuovi si devono utilizzare gli ingressi e le uscite AUX della radio e l'ingresso AUX dell'adattatore; per radio non abilitate all'AUX si collega l'adattatore all'antenna FM per mezzo della porta FM Aerial IN e il segnale digitale viene mixato a un segnale FM da reinserire nella presa d'antenna dell'autoradio tramite l'uscita Aerial Out.
Una presa USB consente all'adattore di fungere da centrale di smistamento per i contenuti memorizzati su iPod/iPhone o altri lettori. La seconda componente è un piccolo controller che server per gestire i multiplex di programmi ricevuti e un display su cui vengono visualizzate le informazioni del DAB. Un terzo elemento è la speciale antenna per banda III e banda L (entrambe possono essere ricevute dalla Highway) da applicare al vetro e da collegare all'adattatore tramite una placca a induzione.
Il costo suggerito per la 300Di, che sarà distribuita dal gruppo vicentino Calearo, sarà di 289,99 euro. Fino al 31 maggio questa somma include l'installazione, che verrà effettuata dai professionisti nei punti del circuito CheckStar MagnetiMarelli. La radio digitale, ha ricordato il rappresentante di Pure e Immagination Technologies in Italia, Giorgio Guana, ha enormi potenziali. Ricezione senza fruiscii, possibilità di individuare subito la stazione preferita, una funzione "pause and rewind" che permette di interrompere l'ascolto per rispondere a una telefonata e riprenderlo dal punto dell'interruzione, servizi informativi molto più avanzati rispetto a quelli possibili con l'RDS analogico. Ma bisogna fare in fretta e consentire agli utenti finali di decidere se tutti questi potenziali sono reali o no. Per molti di questi utenti un dispositivo come Pure Highway dà la possibilità di usufruire dei contenuti mp3 e, tramite smartphone, dei flussi radiofonici in streaming Web, abilitando all'ingresso USB anche i modelli di autoradio meno aggiornati. E' sicuramente un plus, ma l'obiettivo primario è quello di sfruttare i vantaggi del modello broadcast per la distribuzione di contenuti.
Sui costi che gli editori radiofonici dovranno inevitabilmente sostenere per potenziare le loro infrastrutture digitali una volta sgomberato il campo dagli ostacoli in materia di licenze, uno dei partecipanti alla discussione di oggi mi ha fatto giustamente osservare che il DAB rappresenta nei fatti un impegno molto marginale a fronte della spesa che un network nazionale sostiene e ha dovuto sostenere negli anni nel "mercato delle vacche" delle frequenze FM analogiche nell'Italia della legge Mammì. In una certa misura questo può essere considerato un incentivo per una radio digitale che oggi potrebbe accogliere gran parte degli operatori, incluse le stazioni molto piccole. Le distorsioni di un mercato regolamentato solo ex post pesano naturalmente sull'evoluzione delle eventuali politiche di switch-over o peggio ancora dello switch-off dell'FM, due obiettivi che nazioni come la Norvegia, i Paesi Bassi e naturalmente il Regno Unito stanno prendendo in seria considerazione. Gli investimenti passati hanno pesato finora, purtroppo, sull'apertura del mercato radiofonico a nuovi entranti o a soggetti no-profit, comunitari o istituzionali. Un motivo per cui in Italia è obiettivamente più difficile anche pensare a strategie di lancio del DAB che incentivino all'acquisto dei ricevitori digitali sulla base di contenuti nuovi ed esclusivi rispetto all'FM. Al momento per chi oggi non è "nuovo entrante" ma possiede già una licenza analogica (vedere delibera Agcom 664/09/CONS) il 50% dei contenuti DAB dovrà essere in simulcast con l'FM. Ma la sola esistenza di una alternativa come il DAB porterà quasi sicuramente a un alleggerimento della pressione sulla banda 88-108 e stimolerà la nascita di contenuti e formati che l'ascoltatore non troverebbe in analogico.
E' una alternativa che va tuttavia concretizzata quanto prima, altrimenti si rischia di far rientrare nel fardello degli "investimenti pregressi" anche i soldi spesi finora per il DAB, rendendo ancora più bloccata la situazione. Senza contare che come dimostrano le recenti edizioni dei principali saloni automobilistici, l'industria del car entertainment sta accelerando la corsa verso dispositivi e modelli di distribuzione basati su Internet mobile. Per quanto conveniente possa essere il modello broadcast per i contenuti di massa, le nicchie di contenuto in streaming su reti 3 e 4G, insieme all'audio "asincrono" della musica MP3 e dei podcast potrebbero trasformarsi nell'ennesimo impedimento per la radio digitale. Proprio ora che tutti gli ostacoli sembravano rimossi.

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