05 aprile 2012

Radio Canada International, onde corte addio. Ma l'Australia accende il DRM


Avevo pubblicato la notizia dei tagli decisi dal governo conservatore canadese solo pochi giorni fa ma le ripercussioni sul bersaglio di queste riduzioni di bilancio - la Canada Broadcasting Corporation - sono state incredibilmente repentine. La CBC dovrà rinunciare a oltre 110 milioni di dollari in tre anni (anche di più considerando altre pressioni antispesa) e una delle prime vittime dichiarate è proprio Radio Canada International, finora una delle poche emittenti internazionali apparsa immune dall'inesorabile marcia verso il definitivo oblio della radio a onde corte per l'estero. Nel giro di una settimana è già stato annunciato che RCI spegnerà definitivamente i trasmettitori, chiuderà le redazioni in lingue russa e brasiliana e addirittura cesserà di produrre notiziari propri. Già a partire da giugno. Un comunicato di Courrier Mondial, il radiogiornale francofono, gentilmente giratomi da Chris Diemoz, parla di una drastica riduzione dell'organico: 40 dismissioni su un totale di 60 persone in forza alla redazione internazionale previste per l'estate. RCI continuerà a diffondere programmi in inglese, francese, spagnolo, arabo e cinese, ma solo via Internet. "Giornata durissima per noi della CBC," ha dichiarato il CEO Hubert Lacroix. E commentando la notizia, che arriva insieme a una analoga stretta su un'altra istituzione culturale, il National Film Board, la giovane regista Tara Johns, intervistata dalla Montreal Gazette, ha dichiarato: «The CBC has been the thing that connects us and talks to us, and it’s being eroded. It feels like there’s a wide swath of homogenization that’s happening and this will only contribute to it. The feeling isn’t good. (These institutions do) feel particularly targeted in this budget.» Un'ondata di omogeneizzazione, quella che attraversa tutti i più importanti broadcaster pubblici del mondo, che va a colpire le capacità produttive interne e porta alla totale o comunque alla significativa scomparsa della comunicazione verso l'estero. Nel caso del Canada è un rospo più difficile da ingoiare perché la nazione nordamericana promuove da sempre l'immigrazione e i programmi radiotelevisivi possono essere uno strumento efficace per questo tipo di politiche.
Le ragioni delle casse statali sempre più impoverite, tuttavia, sono ancora più forti. Subito dopo il sostanziale addio annunciato da Radio Netherland (che l'11 maggio prossimo celebrerà con una intera giornata di trasmissioni rievocative la cessazione delle trasmissioni per l'estero in olandese e ha già chiuso il blog di approfondimento in lingua inglese Media Network), il ridimensionamento drastico delle trasmissioni di Deutsche Welle, quelle della BBC World Service e dell'operatore infrastrutturale Babcock (che chiuderà la frequenza di 1296 kHz di Orfordness con cui copriva una discreta area dell'Europa centrale), adesso anche il Canada spegne le onde corte e lo fa in modo inatteso ma perfettamente in linea coi tempi. Dei big ancora in funzione rimane forse la potenza regionale di Radio Australia, che dal primo aprile tra l'altro ha avviato una programmazione in modulazione numerica DRM dall'impianto di Shepparton (40 kW annunciati). Due le frequenze più favorevoli per l'Europa: 5940 kHz tra le 15 e le 17 UTC e 9475 kHz tra le 17 e le 19 (trasmissioni in modo DRM "C" su 10 kHz di banda in 16QAM level 1 a un rate di 11 kilobit/sec)

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