11 febbraio 2013

FIMI: insieme alle "new revenue" la musica digitale vale il 45% del mercato. Boom per lo streaming.


Continua secondo la FIMI, la Federazione confindustriale della musica italiana, la crescita dell’offerta digitale in Italia, trainata anche dalle nuove piattaforme e dai servizi cloud based lanciati nel 2012. Secondo i dati di Deloitte per FIMI, lo scorso anno il fatturato è cresciuto al sell-in del 31%, superando i 36 milioni di euro. Il download di album e singoli è cresciuto del 25% mentre un vero e proprio boom è arrivato dallo streaming video basato sulla pubblicità, salito del 77 % con un fatturato di 8 milioni di euro. Lo streaming è la seconda fonte di ricavo nel digitale. Sono cresciuti dell’80% anche i modelli in abbonamento, altro segmento in grande espansione che presumibilmente riceverà un forte colpo di frusta dall'avvento - ormai certo - di Spotify in Italia (ricordiamo che da qualche settimana Soptify ha aperto un ufficio a Milano affidandolo alla country manager Veronica Diquattro). In crescita sul mercato locale anche i cosiddetti "proventi diversi" (new revenue stream) saliti del 29%. Tra questi rientrano quali, ad esempio, i diritti connessi, il merchandising e le sponsorizzazioni.
Complessivamente, considerando l’intero mercato tradizionale, più digitale e nuovi proventi, il fatturato è risultato pari a 150,9 milioni di euro: digitale e nuove fonti di ricavo rappresentano oggi il 45% del totale, a fronte di un 55% del segmento del supporto fisico.

«L’industria discografica ha saputo rispondere alle sfide della tecnologia con importanti partnership e soprattutto, si è confrontata con la rivoluzione digitale solo con le proprie forze, senza incentivi, sostegni economici o contributi, arrivando oggi a poter offrire ai consumatori una vasta gamma di alternative per l’accesso legale ad oltre 25 milioni di brani su decine di piattaforme» - commenta il Presidente di FIMI (Federazione dell’industria musicale italiana) Enzo Mazza. «L’Italia ha ottime prospettive di sviluppo ma molto dipenderà dalla strategia che il prossimo Governo vorrà darsi sull’agenda digitale e sui contenuti online, abbiamo di fronte una grande opportunità, come già dimostrano i dati di Paesi in cui il digitale è centrale nelle politiche di sviluppo e  crescita.»

Nell’off-line il segmento del CD / Album ha perso il 22 % scendendo a 80,2 milioni di euro al sell in. In crescita del 46% il vinile, anche se con i quasi 2 milioni di euro, rimane comunque ancora un fenomeno limitato rispetto al totale del business musicale in Italia. Da rilevare, secondo i dati forniti invece da GfK, che nella generale crisi del supporto e dei canali tradizionali (scesi del 17%), spicca con un’impennata del 30% l’e-commerce, che rappresenta oggi il 7% delle vendite di dischi in Italia.
Il repertorio italiano risulta costante al top anche nel 2012: con oltre il 50 % del venduto e otto su dieci nella top ten degli album più venduti dell’anno. Ecco i dati comunicati oggi insieme a un confronto con l'anno precedente. 

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