28 marzo 2013

Germania, se ne va un altro pezzo di infrastruttura a onde medie


Prosegue, al contrario di quello che pretendono di affermare certe petizioni esageratamente nostalgiche (intendiamoci, a me non piace l'idea di un cambiamento così radicale della radiofonia che conoscevo, ma trovo stupido illudersi), l'irreversibile manovra di dismissione di quel che resta della infrastruttura trasmissiva europea sulle onde media. Resta ancora un mese per sintonizzarsi su due frequenze storiche,   i 783 e i 1044 di Lipsia e Dresda, su cui eravamo soliti ascoltare i programmi di Stimme der DDR e che dopo il 1990 hanno invece ripetuto i programmi di MDR - Mitteldeutsche Rundfunk (in particolare il canale MDR Info). C'è in realtà una terza frequenza soppressa, i 1188 kHz, ma la potenza è bassa e ininfluente qui. A Dopo lo spegniment, previsto il 30 aprile prossimo, tutto il Land ex-orientale tedesco si trasferisce radiofonicamente parlando in FM e DAB+. Inutile stracciarsi le vesti, tenere accesi 100 kilowatt (tanti sono quelli di Lipsia) in un brodo variabile di rumori locali è del tutto pretestuoso, soprattutto se a finanziare certe presenze nell'etere sono i soldi pubblici. Tanto vale rassegnarsi e mettersi a pensare a un uso più locale e ad hoc di una parte di spettro che per fortuna non interessa - almeno per il momento - nessun dividendo digitale.

La musica emergente di Zimbalam anche su Blackberry 10


I normali canali di intermediazione che permettevano di stabilire un contatto tra gli artisti musicali e i loro fan non potevano restare gli stessi davanti al fenomeno della digitalizzazione della musica, che come bene commerciale vive ormai a ciclo completo - dalla composizione al consumo - sul computer e su Internet. Zimbalam è uno dei nuovi canali più interessanti, perché si rivolge esclusivamente ai musicisti emergenti indipendenti proponendosi come una sorta di etichetta discografica virtuale. Il modello è abbastanza semplice e si ispira a quello che era il normale lavoro di un editore discografico. Il musicista "carica" le sue canzoni - Zimbalam propone due formule "single" e "album" per caricare rispettivamente 1/2 brani o una playlist - e da questo punto in poi la musica entra in circuito di partner che comprende store online come iTunes e Amazon, piattaforme streaming come Spotify e Deezer, mobile store come Nokia Music, e persino stazioni radio, Web radio (molto forte per esempio il legame con le Web radio universitarie di Uniradio) ma anche siti di informazione musicale e festival specializzati come il MEI. Anche X Factor ha una partnership e gli artisti hanno la possibilità di integrare il player di Zimbalan anche nei loro spazi su MySpace o Facebook. In cambio del fee di distribuzione Zimbalam riconosce ai musicisti una percentuale molto elevate delle royalties corrisposte dai vari partner ed è sempre l'artista che sceglie dove far arrivare i suoi brani e come promuoverli.
Il progetto Zimbalam nasce nel 2009 dalla società francese Believe Digital (un aggregatore di contenuti musicali a sua volta nato cinque anni prima su inziativa di Denis Ladegaillerie, ex Vivendi Universal) ed è già presente in altre nazioni, tra cui l'Italia, dove è affidata a Luca Stante. In questi giorni è stato annunciato l'accordo con  BlackBerry per aprire l'access allo store virtuale BlackBerry World. Un altro segno dei tempi, considerando che un tempo Blackberry si vantava di essere totalmente immune da usi e contenuti non strettamente professionali, ma forse in questo caso anche a Zimbalam interessa arrivare a un tipo di cliente diverso.
Gli artisti - si legge nel comunicato ufficiale, potranno gestire le loro vendite grazie alla semplice e intuitiva interfaccia di Zimbalam e ai report di vendite giornalieri. Il customer support e il formato di distribuzione vengono adattati alla lingua e al Paese dell’artista. “La finalità di Zimbalam è di permettere ad artisti senza contratto di far arrivare la loro musica sulle piattaforme digitali e di trovare il loro pubblico. Siamo entusiasti di lavorare con BlackBerry, che darà agli artisti accesso a una diversa fan base contribuendo alla scoperta della loro musica” afferma Denis Ladegaillerie, CEO di Zimbalam.
Ecco il responsabile italiano Luca Stante durante  apresentazione di Zimbalam  al MEI 2009:


27 marzo 2013

Le antenne di Ricardo: Arduino per la remotizzazione di antenne loop

Da diversi mesi Ricardo Caratti PU2CLR, radioamatore di Brasilia, sta lavorando con Arduino per implementare semplici sistemi di sintonia meccanica di antenne magnetiche, in particolare i loop direzionali. Circuiti che consentono di variare la sintonia di un condensatore variabile di vecchio tipo utilizzando motorini e servo-meccanismi. Per ora i suoi esperimenti sono documentati soprattutto attraverso una serie di filmati YT, mentre su Github esiste già un primo deposito di schemi, fotografie e sorgenti software (Ricardo dice di essere ancora al lavoro sulla documentazione).
Qui di seguito potete vedere alcuni di questi filmati, diversi altri si trovano all'indirizzo YT appena fornito. Il controllo avviene tramite telecomando all'infrarosso, ma anche con uno smartphone Android via Bluetooth, le possibilità sono diverse. Oltre a poter immaginare di gestire in questo modo antenne installate sui tetti, ovviamente è possibile pensare a progetti di remotizzazione più spinta, con impianti di ricezione e antenne "manovrabili" anche a lunghissime distanza.

 

ASIC configurabili, una alternativa per dispositivi mixed-signal

Sulla rivista online Embedded, Jack Ganssle parla di un innovativo approccio allo sviluppo di componentistica elettronica altamente integrata capace di implementare complesse funzioni di trattamento "misto", analogico/digitale. Molto spesso questi scenari vengono applicati al mondo della radiofrequenza o del video. In questi casi, scrive Embedded, si parte da una scheda dove le funzioni analogiche e digitali vengono ripartite. A volte il trattamento digitale, nei casi in cui un microprocessore classico non sarebbe all'altezza, viene implementato in logica cablata, con una FPGA. Quando si prevede di vendere un sacco di scatole, la FPGA può essere trasformata in un ASIC, un chip custom-made in cui le malleabili "celle" della logica cablata vengono congelate in una architettura digitale su misura. Ma gli ASIC sono molto costosi e poi resterebbe il problema della parte analogica. 
Una possibile soluzione si prospetta grazie a una novità sviluppata dalla Triad Semiconductor, una azienda fondata una decina d'anni fa nel North Carolina, con il preciso obiettivo di accelerare lo sviluppo (e contenere i costi) di ASIC per applicazioni "mixed signal". La linea di prodotto Triad si chiama VCA, ovvero Via-Configurable Array, una tecnologia che integra come tanti mattoncini lego, tante funzioni analogiche e digitali in "blocchi" che possono essere disposti su quella che viene definita una matrice ASIC preconfigurata. In una specie di catalogo di diverse tipologie di matrici, il progettista può scegliere quella più confacente ai suoi scopi (c'è anche una VCA-RF che permette di implementare un ricevitore RF-to-digital anche per applicazioni come la radio digitale DAB) e all'interno della matrice può selezionare i blocchi funzionali necessari (filtri, op-amp, o per la parte digitale gate locigi, processori, RAM, I/O e così via). Una volta configurata sulla matrice viene applicato una "trama" di instradamento del segnale che fisicamente viene realizzata con microscopiche forature, le "vie", che stabiliscono i contatti fisici. Rispetto a un approccio ASIC tradizionale, Triad VCA costerebbe meno e implicherebbe tempi di ingegnerizzazione molto più brevi. A fronte del milione di dollari di investimenti per 18 mesi della progettazione ASIC, Triad promette risparmi fino all'85%, riducendo i tempi dell'ingegnerizzazione a 3-5 mesi, anche per quantitativi ridotti a mille pezzi: per lavorare sui VAC "basta" una applicazione Windows, ViaDesigner, che mette a disposizione un ambiente di sviluppo EDA completo. Ecco comunque un filmato che riassume tutte queste caratteristiche:

25 marzo 2013

Centrafrica, saccheggiati gli uffici dell'ultima stazione SW

Cominciano ad arrivare da Bangui, nella Repubblica Centrafricana, i primi report sulla situazione dopo il golpe dei ribelli Seleka e la cacciata del presidente Bozize. Da qualche anno a nord di Bangui opera una emittente in onde corte dell'organizzazione religiosa ICDI, Integrated Community Development International, collegata alla nota istituzione cristiana non denominazionale HCJBli uffici di questa ONG sono stati saccheggiati, come riferisce in questa telefonata pubblicata su Web uno dei dipendenti. Radio ICDI, dalla località di Boali, è stata segnalata su 6030 kHz, ma da diverso tempo non esistono più rapporti d'ascolto. Un'altra frequenza è 3390 kHz e anche in questo caso non ci sono notizie recenti sullo stato di attività. Probabilmente in questa fase è ancora più difficile che le trasmissioni possano essere regolari. Nessuna nuova anche per quel che riguarda le frequenze in onde corte dell'emittente di stato, le storiche 5035 e 7220 kHz. Per dettagli molto aggiornati sulle emittenti africane vale sempre la lista Africa on Shortwave del British DX Club.

21 marzo 2013

Radio DAB do-it-yourself: software open source e un trasmettitore in due chip

Dall'Ucraina Sergiy propone un piccolo "hack" elettronico che al di là dell'interesse specifico per un circuito semplice ma ben progettato, ci offre lo spunto per riflettere su che cosa voglia dire "fare radio" oggi, 2013, in piena era dei makers. Non mi riferisco al lato contenutistico del mezzo, notoriamente molto leggero anche da questo punto di vista. Voglio proprio riferirmi al lato tecnico di uno strumento di comunicazione fatto di impianti, antenne, linee di distribuzione, studi. Cose abbastanza complicate, costose, almeno se si vuole ottenere un minimo livello qualitativo. Per non parlare degli aspetti normativi di una radiofonia giustamente sottoposta a lunghi iter di certificazione e licensing.
In questo contesto ereditato in buona parte dall'epoca pionieristica della radiofonia, Sergiy, di cui non conosco neanche il cognome, entra come in un tackle a gamba tesa con la sua ricetta per una radio digitale DAB che definire ultralight sembra quasi esagerato. Il suo trasmettitore DAB richiede una robusta ma gratuita componente software, gli mmbTools sviluppati in Canada dall'istituto CRC e la parte audio consiste, letteralmente di due circuiti integrati. Due. Uno di questi è un banalissimo controller USB che assicura la connessione al personal computer. Il nucleo e pressoché unico componente è uno speciale upconverter digitale che prende la banda base del multiplex DAB da trasmettere, rappresentata dal segnale I/Q generato dal computer (meglio un pc abbastanza potente, avverte Sergiy, considerata la larghezza della banda base, in alternativa si potrebbe aggiungere al circuito uno stadio di bufferizzazione) la "trasla" alle frequenze abituali inVHF - il chip in questione effettua la upconversion fino a 400 MHz - e spara il tutto in un DAC a 14 bit che funge in pratica da "trasmettitore". Non viene specificato il costo del componente fondamentale, l'Analog Device AD9957, ma il sito parla di 25 dollari per quantitativi di 100 pezzi e di 400 dollari per la evaluation board.  
Il succo del discorso è che con il circuito di Sergiy la radio digitale diventa alla portata di qualsiasi pirata, che un liceo o una università potrebbe costruirsi una stazione radio completa e aggiungervi flussi radio, lezioni a distanza, un resort turistico o la nave da crociera potrebbe avere la sua stazione delle vacanze... Insomma mille scenari che un tempo si potevano solo immaginare, fino a quando arrivava il momento di scontrarsi con i limiti fisici della tecnologia.
Beninteso, una infrastruttura di radio digitale DAB capace di offrire copertura di qualità a milioni di persone è tutta un'altra cosa. Ma la scomparsa di molte delle barriere d'accesso con cui avevamo a che fare in passato, implica comunque un nuovo modo di vedere la radiofonia nei suoi risvolti tecnici e normativi. La tecnologia è cambiata in modo radicale ed è inevitabile prima o poi adeguare processi di autorizzazione e di gestione dello spettro delle frequenze. Comunque, le scarne pagine allestite dal buon Sergiy, contengono gli schemi e le poche istruzioni necessarie per assemblare le due semplici schedine (il 9957 ha cento pin, un po' di cautela ci vuole). Anche il software va scaricato seguendo le istruzioni. Questo breve filmato You Tube riassume le operazioni necessarie per impostare le trasmissioni sul computer. Al di fuori del nostro ambito amatoriale, immagino che questa lezione di essenzialità possa essere molto utile per l'industria degli apparati. 

  

20 marzo 2013

Cicale, Arduino e sensori, come cambia il giornalismo ai tempi di big open data

Che cosa possono avere in comune le cicale, il microcontroller Arduino e il giornalismo? E soprattutto: come possono aiutarsi a vicenda? Chiedetelo a John Keefe, dell'emittente "public radio" WNYC di New York, e vi risponderà che per il punto di intersezione tra i canterini omopteri, l'open hardware per eccellenza e l'antica ma ansimante professione del cronista, oggi passa una nuova modalità di raccolta e analisi delle informazioni e delle storie da raccontare. Una modalità "collaborativa" capace, anche in virtù di una tecnologia alla portata di tutti, di trasformare i numeri in servizi utili per gli abitanti delle grandi città o per gli agricoltori, aiutare politici e amministratori a gestire meglio la cosa pubblica, affiancare medici e personale sanitario nell'affrontare le emergenze e le malattie, contribuire insomma al benessere e alla crescita dell'intera collettività.
John Keefe è, nel suo genere, quello che potremmo definire un pioniere. Il suo interesse riguarda sostanzialmente il vasto fenomeno del big e open data, la disponibilità di grandi volumi di dati di diversa natura (magari raccolti da un sensore ambientale, da una fotocamera, o da qualsiasi altro strumento tecnologico di rilevamento) e la possibilità di condividerli in maniera aperta, sfruttando le tecnologie questa volta software per analizzare il dato grezzo, incrociarlo ed estrarne informazioni utili dal punto di vista pratico. In una intervista concessa al blog O'Reilly Strata, Keefe racconta la sua personale visione del nuovo mestiere del "data journalist", il cronista del dato. «Candidati alle elezioni, aziende, municipalità, enti e organizzazioni no-profit, tutti stanno utilizzando dei dati. E molti di questi dati riguardano te, me e le persone di cui scriviamo nei nostri articoli. Quindi, tanto per cominciare il giornalismo ha bisogno di capire i dati disponibili e che cosa ne può fare. Oggi questo fa semplicemente parte della copertura di una storia. Saltare a pié pari questa parte del mondo significherebbe togliere qualcosa al tuo pubblico, alla nostra democrazia. Parlo sul serio. Per cui meglio riusciamo a presentare i dati al pubblico in generale e a raccontare con forza le storie che nascono o dipendono dai dati, meglio riusciremo a fare del grande giornalismo.»
Sul Data Blog del Guardian ("Facts are sacred"), Simon Rogers parlava l'estate scorsa, in previsione della lunga stagione di votazioni che stava per aprirsi in tutto il mondo, di come open data e la capacità di costruire sui dati efficaci mashup grafici e interattivi possono «restituire il voto agli elettori», permettere loro di misurarne l'efficacia e i cambiamenti indotti. Guarda caso nel post ritroviamo il nome di Keefe, che dalla sua redazione radiofonica, il "Data News Team", aveva segnalato per primo, durante il lungo iter delle primarie presidenzali americane, che nel raccogliere e visualizzare i dati provenienti dalle urne elettorali, Google Elections era molto più rapido ed efficace della storica agenzia di stampa Associated Press. 
Troviamo una terza volta il nome di Keefe in un bell'articolo di Caroline O'Donovan sul Nieman Journalism Lab della Nieman Foundation di Harvard. Questa volta però il giornalista della WNYC è al centro di un progetto tutto suo, una iniziativa nata nel contesto di un "hackathon" una riunione in cui giornalisti, programmatori e altri soggetti interessati si riuniscono per proporre e prototipizzare ipso facto nuovi modi per convertire il dato in una storia o in un servizio informativo, dal monitoraggio del ritardo degli autobus ai rilevamenti, assai più utili, della radioattività effettuati in modalità crowdsourcing da Safecast.org. Proprio durante una di queste riunioni (la stessa WNYC ne aveva promossa una nel 2010, il Great Urban Hack), a Keefe e a un gruppo di ascoltatori e tecnici viene in mente l'idea della cicala. Anzi, della Magicicada. Negli stati della costa est americana, il fenomeno delle cicale "periodiche"è qualcosa di unico nel suo genere. Nascono solo tra Virginia e Connecticut, hanno un ciclo di vita lunghissimo, 13 o 17 anni, e lo passano quasi interamente come larve nascoste nel terreno, a nutrirsi di radici di alberi. Alla conclusione del loro ciclo emergono dal terreno come insetti formati e si mettono a cantare. Non fanno molto altro, pur essendo bruttine da vedere, ma sono milioni e milioni e i loro cori sono ostinati e assordanti. Ma i dati, direte voi, che c'entrano? I dati sono quelli che il progetto Cicada di WNYC raccoglie attraverso un network di sperimentatori volontari che investono una piccola somma di denaro nella costruzione di un sensore termico controllato da Arduino. Il calore è un fattore importante nella storia della cicala periodica perché le famose larve sotterranee si decidono a venir fuori solo alla fine del loro ciclo di 13 o 17 anni e solo se il suolo ha superato una certa soglia di temperatura. In questi giorni del 2013 è atteso l'arrivo, della cicala Brood II. Le magicicada sono precise come orologi svizzeri ce ne sono diversi gruppi che emergono con estrema regolarità. Il Brood II si è visto l'ultima volta nel 1996, ancora prima nel 1979 e il loro è un ciclo 17-ennale: la prossima volta risusciteranno nel 2030, sempre che non si estinguano come è accaduto nel 1954 al Brood XI (che al suo appuntamento del 1971 non si è mai visto).
Per fortuna ora c'è l'Arduino guardia-cicala di WNYC Cicadas. Sul sito vengono fornite tutte le istruzioni per assemblare un sensore termico che dovrà monitorare la temperatura del terreno a 8 pollici (20 centimetti) di profondità. Quando la temperatura è stabile sui 64 gradi Farenheit (circa 18 gradi centigradi), scatta il momento della cicala. Il compito dei collaboratori del progetto è segnalare le temperature rilevate nella loro zona e trasmetterle a WNYC, che le utilizzerà per tracciare una mappa dell'insorgenza della cicala. Non è ben chiaro con quale obiettivo finale, forse con l'idea di consentire a chi lo vorrà di lasciare le proprie abitazioni alla ricerca di un posto più silenzioso. L'obiettivo delle cicale invece è quello di cantare, cercarsi un compagno, accoppiarsi e far ripartire il ciclo di 17 anni.
Il data journalism, per fortuna, ha ben altre ambizioni. Il circuito pubblico televisivo PBS ha preso in prestito il modello di WNYC per affidare alla sua trasmissione di inchiesta POV, Point of View, l'organizzazione del POV Hackathon "Storytelling and Technology intersect in New York City". La terza edizione si svolgerà verso metà aprile ma già negli incontri precedenti i progetti interessanti non sono mancati. In questo caso l'orientamento è più alla produzione di documentari in un contesto di mashup e crossmedialità. Il blog del John S. Knight Journalism Fellowships a Stanford riferisce di una iniziativa molto simile che si è tenuta a Los Angeles lo scorso dicembre, il L.A. MigraHack. In quel caso i cronisti hanno affrontato la questione del data journalism applicata al mondo dell'emigrazione. Dall'incontro sono emersi sette progetti molto stimolanti, incluso una mappatura dell'incidenza del diabete tra gli ispanici della California del sud, una popolazione molto a rischio per questa patologia. Ma la marea montante del data journalism non si ferma qui: persino nel New Jersey a gennaio è stato organizzato "Hack Jersey" un altro punto di confluenza tra giornalisti, softwaristi e "mangiatori di dati". Il sito Hacks/Hackers fa da collettore di questi meeting, anzi meetup, e ha già costituito in tutto il mondo dei chapter locali. Ce n'è uno anche a Milano, che organizza i suoi incontri, alla confluenza tra Web, giornalismo e open hardware, in una location di moda nel centro della città. 

19 marzo 2013

FreeDV, verso la fonia digitale in banda radioamatoriale

Riusciranno gli intrepidi "coder" di FreeDV a prendere il posto, nella vasta comunità internazionale dei radioamatori, della modulazione in "banda laterale unica", meglio nota come SSB, la modalità trasmissiva più amata per scambiare quattro chiacchiere al microfono e superare le distanze più estreme nei "contest"? Ci sarà davvero uno switchoff analogico anche per la radio dei radioamatori? 
L'hobby della radio ricetrasmittenti in onde corte, che secondo le stime attuali conta circa due milioni di adepti in tutto  il mondo, si è arricchito nel corso degli ultimi anni, di una pletora di sistemi radiotelegrafici numerici che hanno trovato accanto al codice Morse (sempre più spesso "lavorato" grazie al computer). Ma una percentuale molto significativa dei radioamatori continua di fatto a usare un telefono senza fili completamente analogico, anche quando il segnali vengono generati da sistemi "software defined". La voce viene trasmessa in banda laterale unica, una tecnica concepita e brevettata prima della prima guerra mondiale. È un po' come tornare a immaginare un mondo in cui milioni di persone comunicano con telefonici ETACS.

Finora qualche tentativo di trasmettere in onde corte la voce digitale c'è stato, partendo dal lavoro fatto sullo standard Digital Radio Mondiale. Su questi tentativi gravano però i limiti della tecnologia attuale, in particolare la banda occupata, due o tre volte tanto rispetto alla mitica, efficientissima SSB. Un altro limite non trascurabile è che il DRM poggia su costosi brevetti che non potrebbero essere  regalati a due milioni di persone. Ed è a questo punto che entra in scena FreeDV, o Free Digital Voice, un sistema di trasmissione pensato per la propagazione HF, che occupa 1.125 kHz (anche meno della voce analogica) e come codifica della voce utilizza l'algoritmo open source Codec 2 sviluppato da David Rowe, VK5DGR. Un codec in grado di trasmettere in 2.400 bit fino a 26 telefonate. Finalizzata lo scorso dicembre, la prima release di FreeDV, si basa su una forma d'onda a 14 sottoportanti spaziate di 75 Hz, ciascuna delle quali modulata in DQPSK o modulazione di fase a quadratura differenziale, più una quindicesima portante centrale usata a scopi di sincronia e riferimento. Per ciascuna sottoportante vengono trasportati 50 simboli (a 2 bit per simbolo) per un totale complessivo di 1.450 bit al secondo di voce, testi e dati. Al centro una quindicesima sottoportante che funge da riferimento per la sincronia delle trame digitali che si intrecciano attraverso i simboli del "payload" digitale. Tutto rigorosamente patent-free e open source.

Per rispondere alle esigenze di tutti,  FreeDV uscirà in versioni per Windows, Macintosh e Linux anche se bisognerà aspettare ancora la conclusione dei test per poterle scaricare tutte. Le prime prove on air vengono effettuate dai radioamatori americani sulla frequenza di 14.236 kHz con la versione 0.91beta per Windows (qui il link diretto al codice binario) e per Fedora Linux a 32 e 64 bit. Per il supporto e la discussione è stato istituito un gruppo Google. Un video illustra uno dei primi collegamenti, o "QSO". La voce oggettivamente è un po' paperinesca, niente a che vedere con la SSB analogica e decisamente diversa dai codec ai quali siamo abituati nel mondo della telefonia GSM, ma stiamo pur sempre parlando di poco più di 1 kHz di occupazione di banda.

Da San Francisco a Torino, storie di sangue firmate in codice



No, non abbiamo esattamente avuto la nostra nazionale versione di Zodiac, lo spietato killer seriale che alla fine degli anni '60 agì in California, a San Francisco e dintorni, lasciandosi dietro una lunga scia di messaggi, alcuni dei quali criptati, dal contenuto ancora oggi oscuro. Tra la storia californiana e il delitto avvenuto una decina di anni prima, nel 1958 in via Fontanesi a Torino  un paio di elementi in comune, però, ci sono. Quello più vistoso è che in California come a Torino i colpevoli non vennero mai trovati. L'altro è la crittografia. Per il resto, ci sono molte differenze, a cominciare dal clima. Malgrado il bel tempo stabile della Bay Area, Zodiac fu anche molto più spietato: fece fuori sette persone. 
Nel caso raccontato l'altra sera dalla trasmissione di RAI 3 Il giallo e il nero, dedicata al delitto torinese,  la vittima fu una sola, Mario Giliberti, emigrato da Foggia, ex telegrafista dell'Esercito, lavoratore a Mirafiori. Il serial killer americano è passato alla storia non tanto per gli omicidi perpetrati in una nazione tristemente assuefatta a questo tipo di violenza, quanto per i messaggi in codice inviati alla stampa locale, quattro "crittogrammi" di cui solo uno effettivamente risolto. Anche Torino, in quello che sarebbe  diventato il "Caso Diabolich" - nome che sembrava ispirarsi al protagonista di un giallo di seconda categoria scritto all'epoca da un cronista di nera  e successivamente adottato, con la variante della "k" finale, dalle sorelle Giussani per il loro fumetto - il quotidiano La Stampa ricevette dall'omicida di via Fontanesi diversi messaggi, quasi tutti  "in chiaro". Firmandosi appunto Diabolich, l'assassino - o qualcuno che si spacciava per lui - si serviva di trucchi crittograficamente banali come gli acrostici e gli allineamenti verticali per provocare gli inquirenti con qualche indizio, vero o presunto. Come vanno ripetendo da anni i "profilatori" dei telefilm americani, i serial killer uccidono e lasciano indizi per farsi beccare e questa sembrava proprio l'intenzione di Diabolich, visto che sul luogo del fattaccio il primo messaggio recitava "prenderete l'Assino", con tanto di sfottò ortografico.


L'evidente sfida lanciata con sarcasmo in faccia a chi avrebbe dovuto indagare sulle diciotto coltellate sferrate al povero Mario si risolse in un nulla di fatto. Del delitto venne accusato un giovane amico di Giliberti, un commilitone, ma l'accusa non resse. La polizia era arrivata a lui perché uno dei messaggi conteneva un riferimento alla divisa che vittima e ipotetico assassino avevano "portato insieme". Quello della divisa è tra l'altro un particolare che sembra aver mantenuto tutta la sua credibilità, perché l'ipotesi formulata dagli autori del programma, analizzando anche il linguaggio usato nei fogli fatti avere alla Stama, è che comunque quell'omicidio dovesse essere maturato nell'Esercito e precisamente nel corpo trasmissioni, dove Giliberti era diventato "marconista specializzato". 

Nel corso del programma, il bravo attore Cesare Bocci, il Mimì Augello del Montalbano televisivo, al quale è stata affidata la conduzione de Il giallo e il nero, ha mostrato anche i due messaggi che "Diabolich" aveva messo in codice. Per la verità non hanno il classico aspetto dei crittogrammi seri, sono solo brevi sequenze di lettere, una quarantina di caratteri ottenuti probabilmente - almeno a quanto riferito da Bocci - rimescolando la sequenza originale. In confronto i messaggi di Zodiac erano crittograficamente molto più evoluti, con le lettere o le sillabe sostituite da una cinquantina di simboli diversi.  A quanto pare solo uno di essi era stato decifrato in modo certo, all'epoca in cui il killer era ancora in attività. Poi i vari tentativi non sono andati in porto, malgrado gli sforzi di analisti e matematici. Su Web si trovano diversi siti specializzati sul "killer dello zodiaco", Zodiackiller.com, Zodiac Killer Ciphers, Zodiac Ciphers.  Il materiale sul delitto di via Fontanesi è invece piuttosto scarsino. Negli ultimi anni è apparso un libro, ormai difficile da reperire, scritto dal giornalista della Stampa Maurizio Ternavasio, intervistato da Il giallo e il nero. Chi uccise in modo tanto efferato il marconista Giliberti? Fu davvero il commilitone senza nome che compare, come un fantasma, nella fotografia della naja citata dalla trasmissione? Nessuno dei messaggi in chiaro o "in cifra" è riuscito a fornire informazioni definitive, a parte quel vago linguaggio militaresco segnalato in conclusione da Bocci. A meno di pensare a una tardiva confessione a 55 anni dagli eventi, il mistero di via Fontanesi è probabilmente destinato a rimanere tale.

18 marzo 2013

Un po' di codice e il Raspberry PI diventa un trasmettitore FM

L'Imperial College Robotics Society ha pubblicato un fantastico hack in cui si spiega, con tanto di codice alla mano, come trasformare un nanocomputer Raspeberry PI in un potente (e del tutto illegale) trasmettitore in FM fino a 250 MHz. Senza alcun hardware aggiuntivo.  Il trucco coinvolge la non facile programmazione dei pin GPIO, o general purpose I/O, pensati per generare segnali di clock. Un pezzo di filo attaccato al GPIO PIN 4 e il codice per la modulazione affidata a un divisore che determina la variazione della frequenza in funzione dell'audio (sembra che il "Raspi" limiti il suo audio digitale a 6 bit ma la sua velocità consenta un oversampling fino a 9,5 bit di risoluzione), completa una ricetta che sembra abbastanza semplice. La qualità dell'audio trasmesso non è granché, ma sembra che la copertura ottenuta dal segnale sia piuttosto estesa. Comunque la descrizione dell'hack la trovate a questo indirizzo, mentre qui su Hackday  trovate un how to sull'uso corretto dei famosi pin GPIO, con tutte le cautele del caso dovute alla necessità di evitare rischiosi cortocircuiti sui connettori da saldare alla schedina del Raspberry. Per completezza, qui c'è il link ai commenti alla notizia pubblicata nel dicembre scorso, originariamente su Reddit.
Ah: ricordate che usare un trasmettitore FM nelle frequenze commerciali e amatoriali senza le necessarie autorizzazioni e licenze è decisamente illegale.

Lettere aperte sulle onde medie chiuse


La pubblicazione del piano di ristrutturazione degli impianti di diffusione radiofonica in onde medie della RAI sull'annuario tecnico del suo braccio infrastrutturale RaiWay, "Comunicare Digitale multilinguaggi & multischermi" diventa lo spunto per il sindacato UIL Comunicazione  per scrivere una lunga lettera aperta alla stessa RaiWay per lamentare il drastico sfrondamento di quello che nell'epoca d'oro della modulazione d'ampiezza era un glorioso network di decine di impianti - alcuni dei quali molto potenti - distribuiti su tre canali nazionali. Uilcom lamenta anche il fatto che la presunta digitalizzazione delle onde medie di cui parla la rivista sembra essersi già arrestata con lo spegnimento dei test che erano in corso da Milano Siziano su 693 kHz. Purtroppo la lettera aperta viene alquanto vanificata per aver sventolato un po' a vanvera l'argomento secondo il quale in altre nazioni europee le onde medie stanno andando fortissimo. Apprendo per esempio con una certa sorpresa che la vicina Svizzera "illumina" il suo intero territorio con un impianto OM da 600 kW. 
I miei dati, e quelli di tutti gli esperti europei del settore, dicono tutto il contrario. A me risulta che la Svizzera ha spento da tempo i tre impianti nelle sue principali aree linguistiche  e lo ha fatto proprio per risparmiare soldi e problemi di manutenzione. Lo spegnimento di Radio Monteceneri su 558 kHz ha avuto molte ripercussioni anche in Italia, dove la radio svizzera aveva ancora parecchi ascoltatori. Per un po' di tempo la frequenza era stata affittata ai programmi internazionali della Voce di Russia, ma persino l'amico Putin ha avviato un piano di risparmio che prevede forti tagli alla modulazione di ampiezza. Il sindacato italiano cita anche il Regno Unito, parlando di numerosi impianti ancora in essere. La cosa è in parte vera, anche se le potenze citate da Uilcom sono semplicemente fuori range. Ma è anche vero che la BBC ha sta già valutando la possibilità di spegnere gli impianti in onde medie locali sovrapposti alla più moderna copertura in FM e alcune frequenze sono già state sacrificate. Per non parlare del fatto che la Gran Bretagna si sta concretamente avviando verso lo spegnimento di buona parte della radio analogica, FM compresa. Proprio oggi la newsletter Southgate Amateur Radio News cita due report che il governo di Sua Maestà  ha rilasciato a febbraio - Impact of a Radio Switchover on the Government’s Emergency Communications Policy e Switchover Communications Plan - da cui si evince che difficilmente la modulazione di ampiezza in Gran Bretagna resisterà dopo il 2016.  Stessa cosa per un'altra nazione citata nella lettera aperta Uilcom, la Germania, dove diversi impianti di una certa potenza sono stati recentemente chiusi dalle emittenti regionali, mentre resistono - ma fino a quando? - quelli del nazionale Deutschlandfunk
Anch'io appartengo alla schiera di coloro che osservano con perplessità il rapido declino di infrastrutture che hanno costruito il mito della radio come primo mezzo di comunicazione di massa, ma non riesco a far finta di ignorare la realtà dei fatti. Mantenere in vita impianti in modulazione d'ampiezza a copertura regionale o addirittura nazionale oggi è insensato, soprattutto a causa di un inquinamento elettrico che negli agglomerati urbani ha reso impraticabile la ricezione su queste frequenze. L'uso locale di impianti a frequenza mediobassa potrebbe, nei casi più fortunati, essere un altro discorso e le onde medie andrebbero a mio parere liberalizzate per le emittenti microlocali no profit, ma stiamo comunque parlando di un uso ampiamente alternativo rispetto alle finalità cui le onde medie assolvevano fino a qualche lustro fa. Su tutto il comparto della modulazione di ampiezza pesa una perdita di visibilità che ha reso praticamente sconosciuta l'esistenza delle onde medie fuori dalla fascia degli over-50. La radio analogica in generale andrà incontro inevitabilmente all'assalto da parte di un modello digitale che sta finalmente mietendo i primi successi. Non sarà un assalto incruento per noi ascoltatori, perché nessuno dei fautori anche governativi del radio digitale DAB sembra capire che le frequenze in gioco - caratterizzate non per caso da modalità di ricezione con antenne rooftop - qualche serio problema di ascolto indoor lo danno. Qualunque ipotesi di switchoff rischia di rendere la radiofonia europea complessivamente più difficile da sintonizzare.
Se la modulazione di frequenza comincia solo adesso a starnutire, per la modulazione d'ampiezza la respirazione è già assistita da un bel pezzo. I nostalgici del mezzo devono rassegnarsi, non solo le onde medie sopra i 10 kW sono vecchie: sono soprattutto terribilmente costoso per nazioni che fanno fatica a dare i soldi agli impiegati pubblici e i sussidi ai disoccupati. In Italia - commentava poco fa il nostro ottimo Chris Diemoz, giornalista che con Radio Rai ci lavora e che con il quale discutevamo a proposito dei documenti segnalati da Southgate - la RAI perde 200 milioni a semestre. Con quali risorse dovrebbe salvare le onde medie tanto care a qualche migliaio di ascoltatori? All'epoca della roventi manifestazioni di piazza la Grecia aveva annunciato un piano di abbattimento delle onde medie che in seguito è in parte rientrato, senza che per questo il futuro dell'emittenza pubblica in Grecia, come altrove, ci debba apparire più roseo. Non mi stupirei se da qui a un anno la lettera aperta alla RAI la scriveremo perché ci tenga in piedi due o tre impianti in FM per Radio 2 e Radio 3. 

15 marzo 2013

Enigma a "Il vero e il falso": crittografia anticontrabbando

Sono tornato dalla visita alla mostra "Il vero e il falso" che la Guardia di Finanza organizza al Palazzo Reale di Milano fino al 24 marzo. È una mostra itinerante ma purtroppo quella di Milano è la sua dodicesima e ultima tappa. Il tema dominante dell'allestimento è la contraffazione monetaria dall'epoca antica a oggi, ma in realtà diverse bacheche sono dedicate anche all'azione anti-contrabbando nelle aree di confine. I curatori sono riusciti a trovare del materiale davvero incredibile - c'è persino un approfondimento sulla nascita della mafia newyorkese e l'omicidio a Palermo (era il 12 marzo del 1909) di Joe Petrosino, che indagava su una organizzazione, la Mano Nera, tra i cui "pentiti" ci fu un tipografo calabrese, Antonio Comito, coinvolto nella stampa di dollari falsi. Ma è stata grande la sorpresa di trovare, proprio nell'ultima sala, un esemplare originale di macchina cifrante Enigma a tre rotori. Secondo le didascalie, la Guardia di Finanza dopo la guerra acquisì un buon numero di questi dispositivi che vennero poi utilizzati nel cifrare messaggi che altrimenti avrebbero potuto essere  intercettati dalle organizzazioni di contrabbando, molto attive negli anni '50 e '60. Io fino ad almeno gli anni '80 ricordo bene del traffico radiotelegrafico, coordinato da iniziali messaggi in fonia, che aveva luogo su diverse frequenze delle onde corte (ecco quelle puntualmente elencate nell'archivio del museo virtuale Utilityradio). Chissà se la codifica di quei messaggi avveniva ancora con Enigma! Se siete appassionati di crittografia avete ancora qualche giorno, fino a domenica prossima, per ammirare questo esemplare e visitare una esposizione che vale sicuramente una trasferta.













Tensione in Corea: sulle onde corte ripartono i numeri segreti di V24 Tanshim'

Ci sarà la guerra tra le due Coree, ora che in seguito alle esercitazioni militari congiunte tra il Sud e gli Stati Uniti, la Corea del Nord ha annunciato la cessazione dell'armistizio? Forse dare una risposta a questa domanda è difficile quanto diradare la nebbia sulle prospettive di governo in Italia e del resto la situazione lungo la linea del 38esimo parallelo non è mai stata tranquilla da quel 27 luglio di 60 anni in cui era stato firmato l'armistizio della guerra che ha diviso la penisola.
L'unica cosa certa è che in una situazione tanto tesa è tornata a sentirsi la (presunta) stazione spionistica sud-coreana Tanshim', classificata come V24 nella lista compilata dal gruppo di ascoltatori-decifratori di Enigma 2000 (riportata a questo link per comodità). Delle frequenze monitorate per questa number station nel passato, 4500, 4600, 4900, 5115, 5715, 6215, 6330, e 6730 kHz, sembra essere tornata attiva in questi giorni quella di 4900 kHz. Eccola nell'impeccabile registrazione del DXer californiano Ron Howard, che l'ha segnalata ieri alle 13 UTC. Dopo le note di Beethoven (!) si può ascoltare l'inizio del messaggio cifrato in numeri coreani. Un altro DXer californiano ha pubblicato su You Tube questa registrazione che risale a due anni fa su 5115 kHz (allora V24 utilizzava una voce diversa):




Se non fosse un possibile sintomo di un conflitto capace di degenerare in scontro armato, c'è come sempre da restare affascinati dal suono che arriva, attraverso le onde corte, dalla penisola asiatica. Sarebbe forse il momento di cercare lumi nell'invenzione letteraria, andandosi a leggere un romanzo uscito a fine 2011, più o meno all'epoca della morte di Kim Jong Ill, per la penna di Adam Johnson, che insegna scrittura creativa a Stanford. The orphan's master son è un'incredibile lavoro di fiction che secondo Barbara Demick del Guardian è più realistico di un articolo di giornale e rappresenta il primo tentativo di raccontare una storia della Corea del Nord "dal di dentro", con gli occhi di uno dei suoi abitanti, non dell'occasionale viaggiatore. Il romanzo parla del figlio di un direttore di orfanotrofio che diventa agente buono per tutte le missioni e ha un inizio ambientato sulle barche da pesca coreane in cui la radio ha un ruolo importante.
Tra qualche settimana - è un'altra coincidenza - ci sarà anche un film, non sulle Coree ma sulle number stations. Interpretato da John Cusack "The number stations" esce a fine aprile ed è prodotto in Gran Bretagna da Matador Pictures e Furst Films ed è l'ennesima conferma che l'argomento delle stazioni spionistiche sulle onde corte esercita una irresistibile attrazione. Nell'estate del 2009, come ricorda il sito spagnolo di "aural culture" e sound art Mediateletipos,  il Palais de Tokyo parigino organizzò sulle "Spy Numbers" (sull'onda è il caso di dire del successo di una precedente esposizione ispirata a Nikola Tesla) una mostra che coinvolse numerosi artisti contemporanei. Altre informazioni su quella mostra (peccato, mi è sfuggita completamente) potete trovarle qui su We Make Money Not Art e su E-Flux.

 

Twitter pronta al lancio di una app per la musica social. I pro e i contro della music discovery


Nel 2009 scrivevo questo post dedicato ai servizi Web che aiutavano i visitatori a scoprire nuovi cantanti e gruppi musicali. Il Web è ovviamente diventato una opportunità formidabile per i musicisti e l'industria musicale. Talmente formidabile da far paura alle case discografiche, agli editori radiotelevisivi e agli stessi economisti, che spesso non riescono a misurare l'impatto della musica digitale incarnata da fenomeni come YouTube, Vevo, Pandora o Spotify. A questo proposito volevo condividere due bellissimi report presentati lo scorso anno a Milano, in occasione di un convegno organizzato dalla FIMI, l'associazione confindustriale della musica italiana; si tratta degli interventi del presidente di FIMI Enzo Mazza e dell'economista Carlo Alberto Carnevale Maffè sul presente e il possibile futuro della musica "liquida". Quel convegno milanese aveva coinciso con il lancio della piattaforma di streaming musicale Feezy.it, come dire lo Spotify italiano, con 11 milioni di brani e possibilità di accesso gratuito da computer Win e Mac, con applicazioni player off-browser sviluppate per la tecnologia Microsoft PlayReady. Feezy ormai funziona da quasi un anno, ignoro le cifre ufficiali ma temo che la notorietà sia molto bassa e non penso che i promotori - Sony, Emi, Warner e Universal - siano soddisfatti. Qui comunque c'è il pdf della cartella stampa dal sito e il comunicato ufficiale che mi era arrivato allora, a fine maggio 2012.
Ma accantoniamo per il momento Feezy e la situazione italiana per tornare al post del 2009 da cui siamo partiti. In quella occasione citavo un articolo di un giornale economico americano che elencava una serie di servizi di "music discovery", destinati - o almeno così sembrava - a risolvere il problema numero uno di un mezzo tanto potente e dispersivo: fare da ponte tra un pubblico potenzialmente molto vasto e i musicisti che proprio grazie al Web hanno la possibilità, un tempo neppure concepibile, di farsi ascoltare ovunque, ma che proprio per colpa del Web si trovano a essere nascosti in un mare di interferenze digitali e rischiano di naufragarvi senza lasciar traccia. Il classico individuo cancellato da una folla immensa. Nel giornale di soli quattro anni fa (ma sembrano dieci), si citava il nome di un sito, We Are Hunted, di scoperta musicale "sociale e condivisa". Già allora "social" era una parola magica che sembrava risolutiva per tutto.
Oggi CNet ha annunciato che We Are Hunted è stata acquisita (già l'anno scorso, si pensa) da Twitter, che starebbe pensando di costruirvi sopra una sua applicazione di music discovery da lanciare entro la fine di marzo, un servizio che sfruttando i tweet di amici e personaggi o organizzazioni possa guidare tutti verso la scoperta di tesori musicali sconosciuti. Il servizio dovrebbe assumere per il momento la forma di una app per iOS e i brani verrebbero distribuiti in streaming grazie alla piattaforma SoundCloud. Del resto, Twitter è già pieno di segnalazioni di brani musicali e  nel corso degli anni molti hanno provato a costruire delle app o dei siti Web che fungessero in pratica da apparecchio radio "sintonizzato" su queste segnalazioni (penso a siti come Song.ly o Blip.fm e a molti altri che non esistono neppure più), spesso identificate dall'hashtag #nowlistening. E fuori da Twitter, Facebook ha già messo in pratica una aggressiva strategia musicale, integrandosi in modo molto trasparente con Spotify, Rdio, Deezer e moltissime altre piattaforme musical in streaming. Guardate che cosa scriveva Evolver.fm a proposito delle strategie di Facebook già nel 2011, in un momento in cui venivano attivati oltre una dozzina di servizi di discovery su almeno 16 previsti.
Come andrà a finire con l'iniziativa di Twitter? Difficile dirlo adesso, senza neppure aver visto come verrà messa in pratica la sua idea di scoperta musicale. Quello che posso suggerire è la lettura di un formidabile editoriale apparso su Hypebot nel novembre scorso a firma di un autore di un blog molto, molto intelligente sul business della Web music, Sidewinder.fm. Il post si intitolava Music Discovery, la marcia verso il fallimento digitale e con argomenti molto semplici e razionali smontava il mito delle startup che in questi ultimi mesi cercano di cavalcare un fenomeno con la speranza, anzi la certezza di sfondare. L'anno scorso avevo trovato questo articolo di DailyTekk che catalogava addirittura un centinaio di servizi musicali, venti di quali di music discovery (se vi è venuto il malditesta qui trovate un distillato della lista di app musicali curata da Evolver.fm). In quel post Kyle Bylin scriveva che il vero punto debole della music discovery è il fatto di essere una falsa soluzione di un falso problema. Tutti amano ascoltare musica e scoprirne di nuova, ma quello che manca è il tempo per seguire con costanza tutti questi servizi di "scoperta". La gente scopre la musica molto spesso per caso, quando sta facendo altro, ascoltando la radio (meno male!) o parlando con gli amici: lo sforzo classificativo di tutti questi  servizi è insomma privo di senso, le startup che ci credono vanno sicuramente incontro al fallimento. Sullo stesso blog Sidewinder.fm pochi giorni dopo interveniva anche Sagee Ben-Zedeff, citando lo studio Music 360 che annualmente Nielsen pubblica negli Stati Uniti per analizzare gli stili di consumo della musica da quelle parti. A sua volta Ben-Zedeff citava un post scritto su Hypebot da Clyde Smith, che commentando i risultati pubblicati da Music 360 tracciava un semplice sistema di tre equazioni senza incognite:

scoperta = ascolto della radio (quasi la metà dei teenager americani continuerebbero a farlo, nonostante tutto, forse attraverso il Web)
ascolto = You Tube (non ci sono storie, il 64% dei teenager la musica la ascolta gratis su You Tube)
acquisto = sì, ma soprattutto su suggerimento degli amici

Quali sono le conclusioni di Ben-Zedeff? Che un elemento social nella fruizione della musica c'è, ma che la scoperta avviene di solito quando non devi fare nessuna fatica, cioè quando incontri un contenuto che qualcun altro ha selezionato al tuo posto. Oggi "selezionato" si dice "curato", il content deve essere curated oltre che king. La socialità va bene, scrive, ma deve essere estesa, del tutto normale in qualsiasi sito Web musicale. Non solo, deve essere condivisione, non semplice segnalazioni fatte agli amici. Lo stesso vale per la scoperta, che molti siti offrono in una modalità che obbliga comunque l'ascoltatore a farsi parte attiva e che non deve diventare "un lavoro" (adesso mi metto a fare della discovery), ma deve piuttosto essere parte integrale dell'esperienza di ascolto. 
Ma è davvero possibile offrire questo tipo di modalità. Ben-Zedeff è convinto di sì e forse è sincero visto che ha costruito la sua piattaforma di condivisione musicale, Serendip. Questo servizio fa parte di una nuova generazione di servizi di ascolto e discovery interpretato, oltre che dal servizio di Ben-Zedeff, anche da piattaforme fortemente social come Ex.fm e Tomahawk (e chissà che anche We Are Hunted e Twitter non vadano in direzioni analoghe). Ma anche da cataloghi in streaming come Spotify, Deezer e Rdio, capace di aprirsi al mondo social attraverso le loro API, che a loro volta permettono di sviluppare potenti estensioni e plug-in che consentono non solo di far sapere in giro quello che si ascolta ma di seguire le play list di esperti e amici che magari ne sanno più di noi e possono consigliare qualche novità anche mentre stiamo ascoltando la solita musica.
Serendip, ovvero "the sound of now", mescola gli elementi della curatela, della condivisione e dell'ascolto passivo di tipo radiofonico, in una piattaforma molto raffinata (sul sito potete scaricare un mediakit pieno di loghi e informazioni). Il login avviene direttamente con l'account di Facebook o di Twitter e poi tutto avviene (un po' come in Rdio o Spotify per la verità) attraverso modalità di ascolto di tipo radiofonico o seguendo le suggestioni che arrivano dalle proprie amicizie, anche se l'aspetto della curatela in Serendip è più accentuato che altrove. 
Forse meno elegante e avanzato graficamente parlando di Serendip, Ex.fm si propone come un servizio simile ma più essenziale e concreto, basandosi su tre modalità distinte di ascolto/scoperta: Trending, con i flussi musicali costruiti sulla base dei contenuti più seguiti al momento, sia a livello di comunità di utenti che di esperti Trendmaker; Explore, in cui la scoperta avviene sulla base di contenuti già selezionati attraverso blog, pagine personali, siti Web che la finestra di Explore mette a disposizione dell'utente di Ex.fm aprendo ogni giorno una risorsa diversa; e infine Sites, il catalogo di tutte queste risorse esplorabile tutto in una volta all'insegna del motto "Sites are the new CDs". Un altro punto a favore di Ex.fm è che l'aspetto social viene esaltato premendo molto sulla scoperta non solo musicale ma anche di nuove relazioni direttamente sul sito. Insomma Ex.fm cerca di funzionare anche come vero e proprio social network più che agganciarsi a Facebook (anche se ovviamente tutto ciò che si ascolta si può segnalare). Come Serendip, Ex.fm si può utilizzare su Web attraverso il browser o con app su smartphone. 
Infine c'è il discorso Tomahawk, che meriterebbe un approfondimento a parte. Il concetto di fondo non è quello del sito o dell'applicazione, ma del player. Tomahawk è un vero e proprio player multipiattaforma per Win, Mac e Linux. La tecnologia è stata sviluppata da The Echo Nest, la startup di tecnologie di Web music che pubblica anche il blog Evolver.fm. In questo articolo, uscito al momento del lancio di Tomahawk, viene spiegato bene il suo funzionamento. In sostanza il programma è un grande aggregatore, un iTunes finalmente aperto che raccoglie la musica residente sul vostro pc aggiungendovi quello che arriva dai vostri contatti social (non di Facebook però, solo Twitter, GoogleTalk e Jabber), o dalla vostra attività su Spotify, Soundcloud, Last.fm. In più Tomahawk essendo completamente aperto, può essere "raggiunto" da altri provider di contenuti musicali, ed è associato a un vero e proprio motore di ricerca, Toma.hk, alimentato, per esempio, da Shuffler.fm, una tecnologia presentata all'edizione 2011 del festival South by southwest che attinge i suoi contenuti da selezionati blog musicali.

14 marzo 2013

il Festival SXSW premia le tecnologie e le app musicali più innovative


Sono stati premiati ieri i finalisti e il vincitore della gara per le migliori tecnologie musicali presentate al "Music Accelerator 2013" award del festival texano dedicato alle arti e all'interattività, South by Southwest. Mi fa molto piacere annunciare che nella shortlist definitiva compare il nome di uno sviluppatore italiano, il livornese Davide Morelli, co-fondatore di BioBeats insieme al suo ideatore, il britannico David Plans. BioBeats ha sviluppato il concetto di musica, vera musica generata dal battito cardiaco attraverso una app che è in grado di leggere il dato biometrico semplicemente appoggiando il dito sulla fotocamera dello smartphone. Da qui parte tutta una serie di opportunità di crowdsourcing musicale in tempo reale, coinvolgendo gruppi di persone nella composizione, basata su sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale. I due "Davide" hanno entrambi una formazione musicale oltre che informatica.
Insieme a BioBeats erano state selezionate dall'insieme dei finalisti (qui di seguito l'elenco completo) le startup TastemakerX, un social game per la music discovery e  ROLI. Alla fine è stata premiata come vincitrice quest'ultima. ROLI è una giovane azienda londinese che con la sua tastiera musicale "touch", SEAboard, riesce a colmare il divario tra musica analogica e digitale offrendo a chi suona il pieno controllo su altezze, dinamiche e timbri. Tutto si basa sull'esclusiva tecnologia dei sensori SEA, "sensory, elastic, adaptive". Il fondatore e CEO di ROLI, Roland Lamb, ha studiato filosofia cinese classica e sanscrita a Harvard per poi acquisire un diploma in Designs Products al Royal College of Art di Londra. 


AudioCommon
Chelmsford, MA
AudioCommon is a team of musicians and hackers redefining the way music is created in today's interconnected world. Through our online platform,musicians and the greater audio production community can build decentralized teams, comment directly on multi-track waveforms, and collaborate in new ways during critical stages of the creative process.

BioBeats
Berkeley, CA
BioBeats is creating the future of adaptive media, a world where our apps and devices understand and adapt to the way we feel. We are creating technologies that leverage biometric data to react to our emotional and physiological states, dynamically creating and discovering music that is appropriate to that state.

CrowdSync
San Francisco, CA
Founded by lifelong friends Alex Fortunato and Laird Hayward, FoxSpring Labs has a passion for creating intuitive mobile applications to share multimedia. Their first release CrowdSync puts users in the director's chair, changing how people watch, share and edit user-generated content with its proprietary technology.

Molecule Synth
Portland, OR
Molecule Synth is a physical electronics modular synthesizer and experimenter's design set. It is an utterly unique musical instrument, combining LEGO-like interchangeability with Synthesizers & Physical Electronics. Design Your Own Instrument, configure and shape the Molecule Synth into entirely new combinations each time you play.

ROLI
London, UK
ROLI is a music technology start-up using intuitive design to createintegrated hardware and software interfaces that increase thebandwidth of interaction between humans and computers. We buildground-breaking products-based on our patent-pending SEA Interfacetechnology-that enhance the ways our customers physically engage withthe digital world.

TastemakerX
San Francisco, CA
TastemakerX is a social game for music discovery. The platform allows users to express musical tastes and preferences by building virtual collections of the artists they love, and connect with like-minded music fans. TastemakerX is free to join and is currently available on iOS.

Vela App
Aliso Viejo, CA
Vela App is a start-up company whose mission is to bring voice control to music. Vela (Voice Electronic Listening Assistant) is a music aggregator app for iPhone that allows you to voice control on demand music from Spotify, Rdio, and more soon.

WholeWorldBand
Dublin, Ireland
WholeWorldBand is a music-making platform that earns money for people who play their own music or add to other peoples' in audio and video. It's a virtual recording studio with cameras where anyone can collaborate with well-known and emerging artists and share the results on social media

Altri candidati

Playground.fm
San Francisco, CA
Playground finds handmade playlists just for you. Instantly listen to music you'll love from your friends, world famous DJs, and people who share your taste in music. Its super fun, ridiculously easy, and 100% free.

Pulselocker
San Francisco, CA
Pulselocker is the first on-demand streaming and subscription music service that gives DJs access to millions of tracks, playable on the most popular mixing apps, online or off. With Pulselocker, DJs can: Stream full-length tracks; Download and DJ tracks out - before they buy; and Buy only the ones they want.

Stereotypes
New York, NY
Stereotypes is a group chat app for people who enjoy music and need help keeping in touch with friends. With an interface optimized for sharing, talking about and listening to music, Stereotypes helps you keep in touch in a meaningful yet effortless way, and our users feel closer to friends whenever they listen to music.

13 marzo 2013

Nuovo palinsesto per il network RDS

Da lunedì 11 marzo il network RDS ha rinnovato i suoi palinsesti. Confermato l'impianto basato sul flusso musicale con innesti di notizie e altri contributi, ma il discorso viene ricondotto a sei coppie (rigorosamente miste) di conduttori, che si dividono le diverse fasce della seconda mattinata e del tardo pomeriggio nell'arco della settimana. La conduzione in altre fasce è a una sola voce o riprende, come nella prima mattinata, la formula di "Tutti pazzi per RDS".  Ecco il comunicato con tutti i nomi e le indicazioni orarie:


A RDS arriva la conduzione a due.                                                                

Tre coppie, sei voci, sei punti di vista, un solo punto fermo: la musica e l’intrattenimento

Roma, 8 marzo 2013. Primavera all’insegna del rinnovamento per RDS 100% Grandi Successi che ridisegna il palinsesto radiofonico. Il format di successo di “radio di flusso” rimane il punto fermo della programmazione radiofonica firmata RDS, ma, a partire da lunedì 11 marzo, ad arricchire e movimentare la diretta nelle fasce più importanti della giornata, arriva la conduzione a due voci: una femminile, l’altra maschile.
Dal lunedì al sabato, due le coppie protagoniste dalle 9.00 alle 18.00: Anna Pettinelli e Corrado Gentile, conduttore e giornalista della Redazione News del network, saranno on air dalle 9.00 alle 12.00 per parlare di informazione, di attualità e dei sogni degli italiani, mentre Claudio Guerrini e Rosaria Renna terranno compagnia agli ascoltatori dalle 14.00 alle 18.00 e, tra le tante tematiche del pomeriggio, aggiorneranno gli ascoltatori sul mondo del cinema. La terza ed ultima coppia è formata da Chiara Papanicolau e Filippo Firli, in diretta dal lunedì al giovedì, dalle 18.00 alle 22.00, per le interviste, le classifiche e le novità dal mondo musicale.
Ad annunciare le nuove fasce di conduzione, uno spot radiofonico che rispecchia un “gioco delle coppie” fresco, divertente, dinamico e coerente con la promessa “Trasmettiamo voglia di partecipare”: “Anna vorrebbe un uomo informato, informatissimo sull’attualità e capace di sorprendere mentre Corrado vorrebbe una donna affascinante, permalosa, polemica e con una forte personalità. Rosaria lo vuole ironico, brillante, imprevedibile e bellissimo (ma bellissimo non si può!) invece Claudio la vuole esplosiva, chiacchierona e sexy (ma sexy non si può!). Chiara vuole un uomo intelligente e curioso; Filippo una donna alta, bella e che sappia sorprendere”. Tre coppie, sei voci, ognuna con la propria opinione e personalità per dare agli ascoltatori punti di vista diversi.
La fascia serale-notturna prevede la conduzione di Paolo Piva che, dal lunedì al giovedì, sarà on air dalle 22.00 alle 02.00; di Beppe De Marco, venerdì e sabato in diretta dalle 18.00 alle 22.00; e di Renzo Di Falco, in radio dalle 22.00 alle 02.00, sempre il venerdì e il sabato. Rimane, invece, invariata la fascia di conduzione del morning show “Tutti Pazzi per RDS”, dal lunedì al venerdì dalle 05.00 alle 09.00 e il sabato dalle 07.00 alle 09.00 con “Il meglio di Tutti Pazzi per RDS”; quella di Marco Liorni (lunedì – sabato, dalle 12.00 alle 14.00) e quella della domenica (Corrado Trisoglio, dalle 05.00 alle 09.00; Filippo Firli, dalle 09.00 alle 13.00; Beppe De Marco, dalle 13.00 alle 17.00; Paolo Piva, dalle 17.00 alle 21.00; Renzo Di Falco, dalle 21.00 alle 01.00).
“RDS è e rimarrà una radio di flusso dedicata ai grandi successi musicali italiani ed internazionali – dichiara Alessandro Montefusco, station manager di RDS – La centralità del momento musicale non è messa in discussione, ma una conduzione a due voci – energica, fresca, imprevedibile e coinvolgente – capace di raccontare lo stesso mondo in continua evoluzione da due punti di vista diversi, quello maschile da una parte e quello femminile dall’altro, rappresenta un valore aggiunto per coinvolgere gli ascoltatori e “far star bene chi ascolta RDS”. A convincerci ancora più della scelta, il successo del morning show “Tutti Pazzi di RDS” condotto da Rossella Brescia, Max Pagani e Barty Colucci, con la regia di Claudio Cannizzaro, e del gioco condotto da questi ultimi “Maschi vs Femmine”.
“Il rinnovamento del palinsesto – dichiara Massimiliano Montefusco, direttore comunicazione di RDS – risponde alla nuova caratteristica di entertainment company dell’emittente di creare sempre più momenti di confronto e di contatto con gli ascoltatori. La doppia conduzione favorirà questa interazione e renderà così gli ascoltatori protagonisti dello sviluppo dei nuovi contenuti”.

Tecnologie e autismo, una discussione dal festival SXSW di Austin

Il libro di Gianluca Nicoletti sulla storia del suo essere padre di un ragazzo autistico ("Una notte ho sognato che parlavi"), ha contribuito a innalzare il livello di attenzione nei confronti di una patologia dalle forti implicazioni sociali, il cui peso, come troppo spesso accade dalle nostre parti, viene frettolosamente scaricato sulle spalle delle famiglie e della cerchia immediata dei terapisti, come se non fosse un problema di tutti.
Un esempio interessante di come si parla di autismo in altri contesti ci arriva in questi giorni da Austin, nel Texas, dove si è concluso il festival SXSW, l'evento a mio parere più bello e stimolante sull'interattività nell'espressione artistica e tecnologica. La sessione "Apps for autism"ha visto la partecipazione di tre esperti locali chiamati a intervenire, sotto la moderazione di Jennifer Miller, giornalista della testata culturale online Culture Map, sulla questione delle "tecnologie assistive" applicate a una forma di disordine neurologico che negli Stati Uniti, secondo il CDC di Atlanta, colpisce un americano su 88 con forme e varianti che ricadono nel cosiddetto "Autism Spectrum Disorder", o ASD. Gli ospiti di questo seminario, tenutosi domenica 10 marzo, sono stati:

Betsy Furler
Training and Therapy Coordinator


Dr Melissa, "Missy" Olive

e


Sami Rahman
Co-Founder BridgingApps.org

In teoria il sito ufficiale del festival dovrebbe riproporre la registrazione audio dell'incontro, ma ci deve essere stato un inghippo perché gli organizzatori hanno caricato quello riferito a un incontro con Joy Ito e John Perry Barlow ("The new serendipity"). In compenso sono riuscito a trovare sul sito di Bridging Apps, insieme a un breve resoconto dell'incontro, un pdf con le presentazioni, sperando che l'audio giusto venga inserito dopo la mia segnalazione. Sami Rahman è anche autore di un libro, "Ipad for special needs", che si può consultare gratuitamente online previa registrazione sul sito omonimo. La stessa organizzazione ha preparato una lunga lista di app rivolte alla problematica dell'autismo.

Seminario WorldDMB 15-16 aprile: a Riva del Garda tutto il mondo della radio digitale

WorldDMB, il consorzio che da anni sta conducendo una efficace lobby a favore della radio digitale DAB in Europa, ha scelto Riva del Garda per organizzare uno dei suoi convegni internazionali. E' la prima volta che gli operatori della radio, gli inserzionisti e indirettamente tramite la stampa anche il pubblico degli ascoltatori hanno l'opportunità di ascoltare, direttamente dal mondo dell'industria dei componenti, degli impianti, dei ricevitori (gli ospiti internazionali parleranno in inglese con traduzione simultanea), il racconto di che cos'è la radio numerica oggi nel mondo, quali sono i suoi vantaggi in termini di nuovi servizi di news, infotraffico, turismo, quali inedite opportunità di comunicazione si aprono (spot radiofonici associati a immagini dei prodotti, per esempio) e tutti i numeri delle success stories che in questi ultimi due o tre anni sono state pazientemente costruite in diverse nazioni europee (pensiamo alla Svizzera e al suo milione e duecentomila ricevitori DAB venduti), in Australia.
Il convegno, dallo schettinesco titolo "A Trento il futuro della radio è già a bordo", si avvale della collaborazione di Trentino Network con il supporto di Club Dab Italia (il consorzio di network privati nazionali che ci sta credendo di più in questo momento) e si svolge dal 15 al 16 aprile 2013, al Centro Congressi Parco Lido di Riva del Garda. La partecipazione per operatori e giornalisti è gratuita ma a numero chiuso, quindi è consigliabile registrarsi subito a questo indirizzo. Gli organizzatori mi dicono che a poco più di un mese dall'evento i partecipanti iscritti sono già una cinquantina, quindi è meglio affrettarsi. Tra l'altro entro questa settimana scadono anche i termini per la definizione dei contratti di sponsorizzazioni e per le aziende che vogliono essere presenti.

Per la prima volta in Italia, WorldDMB in collaborazione con Trentino Network organizza un convengo sulla radio digitale 

A TRENTO IL FUTURO DELLA RADIO È GIÀ A BORDO 

“La Radio Digitale sale a bordo” o meglio - vista l’internazionalità dell’evento - “Digital Radios gets on board”. È questo il titolo della due giorni organizzata per la prima volta in Italia da WorldDMB con la collaborazione della società di sistema Trentino Network. 
Fra i luoghi possibili si è scelta Trento perché è questa la prima provincia in Italia a essere stata coinvolta dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) e dal Ministero dello Sviluppo Economico nel passaggio alla Radio Digitale secondo gli standard Eureka147. 
Questo evento rappresenta il momento conclusivo di una riflessione e conoscenza della nuova tecnologia digitale (DAB+) per la radio iniziata ad ottobre dello scorso anno. 
E proprio per concludere con un gran finale, il convegno vede il coinvolgimento attivo dell’organizzazione internazionale WorldDMB, ente coordinatore del progetto comunitario europeo Eureka 147, vale a dire il progetto che si occupa di favorire il passaggio della radio alla tecnologia digitale DAB+. 
La due giorni che si terrà presso il Centro Congressi – Parco Lido – a Riva del Garda TN l’15 e il 16 Aprile 2013, analizzerà tutti i temi collegati alla radio digitale e porterà direttamente in Italia le esperienze di successo europee. 
Il convegno vedrà così partecipare i più importanti team attivi nel concreto sviluppo della radio digitale dei vari paesi europei, rappresentati di case automobilistiche, fornitori di tecnologie, componenti e servizi per comprendere a fondo un fenomeno di evoluzione tecnologica e di consumo. 
L’evento si terrà in lingua italiana proprio per favorire gli oltre 2000 imprenditori italiani che operano nel settore della radio e che sono interessati ad approfondire gli impatti commerciali in termini di opportunità in un mercato che sta inesorabilmente cambiando e sempre più velocemente. 
Per salire a bordo dell’evento è però necessario prenotarsi per tempo. 
Il convegno infatti gratuito ma a numero chiuso per via della traduzione simultanea offerta a tutti i partecipanti. 
L'occasione è veramente di alto livello e si svolge nel cuore della provincia che in questo momento sta varando quello che potrebbe davvero essere più di un semplice, ennesimo, "progetto pilota". La regione intorno a Trento è stata scelta da AGCOM e dagli operatori come primo progetto di radio digitale DAB+ concreto, supportato dagli editori radiofonici pubblico e privati, dai costruttori di trasmettitori e antenne e soprattutto dai costruttori di apparecchi radio (tra questi ultimi non c'è solo il pioniere britannico Pure, ma anche marchi gloriosi come la stessa Sony, che ha presentato proprio in questi giorni una piccola, elegante, kitchen radio portatile DAB+, il modello XDR-S40DBP (ma perché si ostinano a usare queste sigle impossibili?): alimentabile con 4 pile AA con una autonomia di 13 ore, sarà disponibile da aprile.
Purtroppo non dobbiamo nasconderci che la radio digitale si è decisa a salire a bordo nel momento in cui è difficile dire se l'imbarcazione-Italia riuscirà a evitare il naufragio. E' addirittura verosimile che il 15 aprile al convegno di WOrldDMB non ci sarà il consueto saluto del ministro di un nuovo governo. La mia personale sensazione - molto pessimistica, lo ammetto - è che in Italia non ci saranno soldi per infrastrutture DAB+ per almeno due o tre anni, che la RAI subirà una drastica cura dimagrante e che il mercato pubblicitario radiofonico, colpito dalla crisi e certo non aiutato dalla mancanza di un sistema di rilevamento dell'audience ufficiale e riconosciuto, porterà ulteriori guai. La speranza  - se così posso dire perché le incognite, soprattutto per quanto riguarda la ricezione indoor del DAB non sono poche - a livello di governance complessiva, è che l'Europa si decida a indicare una strategia comune, basata come per la tv digitale sul concetto di graduale switch-off. Solo a quel punto l'Italia sarebbe costretta ad adeguarsi, ma non sarà comunque un adeguamento a costo zero, come insegna il triste caso delle tv locali messe fuori gioco dal digitale terrestre.
L'amore nei confronti di questo fantastico mezzo mi induce però a nutrire qualche speranza. È possibile che il clima, oggi poco favorevole, possa cambiare proprio in virtù delle informazioni che eventi come quello di aprile a Riva del Garda riusciranno a veicolare. Dopotutto i costi infrastrutturali del DAB non sono drammatici e la radio digitale potrebbe consentire la nascita di iniziative e operatori nuovi (ma bisogna cambiare un po' le regole di base, troppo prudenti e favorevoli agli incumbent), stimolando la vendita di apparecchiature e gli investimenti pubblicitari. Proviamo a salire a bordo, c...o!