18 giugno 2013

Utilissimo servizio dell'associazione Aeranti Corallo, che sul suo sito istituzionale ha messo a disposizione tutti i materiali relativi alla recente edizione del Radio-TV Forum romano. La ricca Galleria Eventi multimediale mette a disposizione in particolare gli interventi (filmati e slide) del seminario che ha analizzato il test DAB+ attualmente in corso nelle province di Trento e Bolzano. Vale decisamente la pena seguire i primi interventi (Marco Rossignoli di Aeranti, Vincenzo Lobianco di Agcom e Stefano Ciccotti) perché i relatori affrontano anche i problemi frequenziali di una radio digitale che continua - paradossalmente - a soffrire dell'impossibilità di controllare l'intero spettro VHF originariamente pensato per il DAB. Il fatto di avere la disponibilità di blocchi solo "a macchia di leopardo" (continuano per esempio a esserci difficoltà nel disporre dei blocchi 13 e 11) nuoce al libero sviluppo della radiofonia digitale in Italia, una tecnologia che ancora oggi, a switchoff televisivo analogico ormai concluso, deve contendere le sue frequenze con i militari (i caccia comunicano su frequenze molto vicine quando non sovrapposte) e operatori televisivi. Per fortuna sembrano arrivare notizie positive da un versante autorevole come il Ministero dello Sviluppo Economico. L'11 giugno - come mi segnala l'amico Giorgio Guana, country manager di Pure, tra i maggiori fornitori di ricevitori digitali - si è tenuta davanti alla commissione parlamentare IX (trasporti e telecomunicazioni). Intervenendo insieme al ministro Zanonato, il viceministro (ed ex commissario) Antonio Catricalà ha espressamente citato la radiofonia digitale nella sua relazione sulle attività nel settore da parte del Governo. Qui potete trovare l'intero PDF della relazione ma il punto che ci interessa è questo (la sottolineatura è mia): 
LA RADIOFONIA
Un discorso a parte merita la radiofonia, un mezzo “storico” vivo e vegeto, ma, di cui poco si parla.
La radiofonia è entrata nel percorso del digitale da qualche anno ed è giunto il momento per promuovere una fruizione di massa della tecnologia, anche in considerazione del fatto che è ormai disponibile su ampia scala un’offerta di contenuti e servizi non solo all’altezza di quelli diffusi con la vecchia tecnica analogica, ma per certi aspetti più moderna e avanzata. Basta pensare che esistono oggi contenuti radiofonici digitali che consentono di accompagnare l’ascolto con la visione di immagini su apparati mobili.
Il sistema Paese si sta muovendo in digitale, sarebbe incomprensibile se l’unico mezzo di comunicazione di massa a non seguire questo trend fosse la radiofonia.
Su queste basi ci si sta muovendo per promuovere un passaggio stabile alle trasmissioni radiofoniche digitali, e questo progetto è già stato avviato cominciando dal Trentino Alto Adige.
L’Italia è da sempre pioniera delle evoluzioni tecnologiche e la radiofonia ne è un esempio. Siamo tra i pochissimi Paesi in cui già oggi è disponibile un’offerta radiofonica negli standard tecnologici più evoluti, vale a dire il DAB+ e il DMB. Occorre tenere conto e valorizzare queste esperienze incentivando gli operatori che le hanno implementate a diffonderle ulteriormente, facendo sì che i benefici dell’uso di tali nuove tecnologie siano destinati all’utenza.
Il percorso per la completa digitalizzazione della radiofonia non appare particolarmente accidentato, anche in conseguenza del fatto che opportunamente si è scelto di partire affiancando il vecchio e il nuovo, cioè l’analogico e il digitale.
Sul piano della pianificazione e della gestione delle frequenze vi sono ancora alcuni punti aperti, sui quali tuttavia il Ministero e l’Autorità stanno lavorando e le prospettive di soluzione appaiono concrete e prossime.
L’intervento in questo settore, condiviso con gli operatori potrà essere incisivo, ordinato e tempestivo. Diversamente si rischierebbe di azzerare il vantaggio competitivo e il ruolo di leadership tecnologica che il Paese si è garantito nel contesto della digitalizzazione del sistema delle comunicazioni.

Qualche motivo di ottimismo forse c'è, ma perché parlo di situazione paradossale in Italia? Perché nel frattempo è ormai chiaro che l'intera Europa si sta muovendo in direzione della radio DAB+. Lo stesso Guana mi riferisce per esempio due notizie che arrivano dall'Est. e che ho cercato di approfondire L'authority slovena ha appena avviato le consultazioni per la creazione di un primo network nazionale DAB+ in sostituzione dell'attuale piattaforma DAB tradizionale che attualmente copre una parte limitata del territorio con pochi canali e la cui licenza scadrà quest'anno. Con Google è possibile tradurre abbastanza bene la notizia del bando consultivo apparsa pochi giorni fa sul sito della APEK. Seguendo il link potete arrivare facilmente alle domande cui rispondere e quali sono le modalità per la partecipazione. La sottomissione dei pareri deve avvenire entro il 3 luglio.
A quanto sembra, infine, anche la Polonia sarebbe intenzionata a implementare una infrastruttura DAB+. Lo avrebbe dichiarato il presidente dell'authority KRRIT. Nel novembre del 2011 l'organismo aveva anch'esso bandito una consultazione, specificando che nel 2013 sarebbe stato possibile partire con uno o forse due multiplex nazionali seguiti da un terzo network nel 2015. Oggi questi piani suonano un po' ottimisti ma non è inverosimile pensare a un primo network entro un anno e mezzo. In Italia rischiamo ancora una volta di arrivare nel gruppo di coda, dobbiamo risolvere una volta per tutte i problemi di gestione dello spettro e premere sull'acceleratore di una tecnologia che non potrà non stimolare la creatività degli editori attuali e l'arrivo di nuovi entranti.

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