14 ottobre 2013

Il mistero (risolto) dei cosmonauti: un libro smitizza le ipotesi sulle vittime della ricerca spaziale sovietica

In questi ultimi anni, sull'onda della grande deriva cospirazionista del Web e dei programmi televisivi alla Kazzenger, è riemersa, mezzo secolo dopo, la vicenda dei due fratelli torinesi che nei primi anni 60 intercettavano le comunicazioni delle prime sonde spaziali sovietiche con equipaggio umano. Gli stessi fratelli hanno cavalcato questo ritorno di popolarità per pubblicare diversi libri centrati sulle loro ipotesi di allora, secondo cui dopo Gagarin i russi condussero una quantità di esperimenti con piloti collaudatori, quasi tutti finiti in tragedia. Furono e sono state nuiovamente proposte "registrazioni" di contatti radio drammatici, rantoli, messaggi disperati di astronauti morenti. Tutte notizie che le fonti ufficiali sovietiche negarano a suo tempo e che furono ampiamente smentite da analisi indipendenti e da tecnici che come i fratelli torinesi si sintonizzavano sui segnali orbitali. Fatti che neppure la riapertura degli archivi ha mai potuto surrogare. Ora la storia delle controverse intercettazioni viene passata alla lente di ingrandimento da Luca Boschini, ingegnere elettronico e grande esperto di satelliti e avionica, in un libro che il CICAP rende disponibile da oggi. "Il mistero dei cosmonauti perduti" è un grande lavoro di "debunking", con la prefazione di Paolo Attivissimo. Lo si può acquistare anche in formato e-book. Questo blog si è occupato a lungo del sensazionalismo spaziale dei fratelli Judica Cordiglia. Ho sempre manifestato una grande perplessità non solo nel merito della questione, ma nello stile documentario - oggi come in passato - utilizzato per esporre le presunte prove a carico della ricerca areonautica sovietica. Nell'esporre i contenuti delle loro presunte registrazioni, i titolari del "radio osservatorio" di Torre Bert, sulle colline di Torino, hanno sempre evitato di scendere a un adeguato livello di dettaglio, limitandosi a indicazioni superficiali e abbozzate sulle attrezzature usate, sulle circostanze degli ascolti, sulle condizioni di ricezione. Un simile dilettantismo è decisamente fuori luogo quando si muovono accuse così pesanti a una macchina complessa come lo sono state le prime missioni spaziali. Boschini ha messo in luce molte di queste contraddizioni e lacune tecniche, muovendo le sue controbiezioni in modo scientifico e assai più circostanziato. Credo che il suo volume chiuderà definitivamente una questione che avrebbe meritato di restare ai margini della lunga narrazione della Guerra fredda.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Attivissimo?
quello che è ancora convinto che 20 sauditi, armati di taglierino, hanno fatto quel macello l'11 settembre?
mmmmmm :-(

Andrea Lawendel ha detto...

Mmmmm... Sì Paolo Attivissimo, il giornalista tecnico che non manda stupidi messaggi anonimi e smonta pezzo per pezzo (del resto, ragazzi, non è difficile) le demenziali teorie cospirazioniste che infangano la rete con assurdità infantili. Per fortuna questo blog sta dalla parte di Paolo e della conoscenza scientifica, non dei complottari senza-nome, ignoranti e frustrati.

Grezzo ha detto...

Ho letto interamente il libro e devo dire che oltre alla qualità dell'argomento trattato (la smontatura delle teorie complottiste è fatta molto bene) c'è un grande servizio reso a chi conosce poco la storia astronautica sovietica, perché reperire tutte quelle informazioni da soli richiederebbe un sacco di tempo.

Un piccolo appunto che c'entra poco con il contenuto del libro ma che mi ha fatto arrivare su questo sito, a proposito dei "Fratelli Fracarro", mi ha colpito il nome perché essendo un tecnico conosco i prodotti dell'omonima azienda, e mi sono chiesto se non fossero proprio loro i fondatori, visto che nel libro non se ne fa cenno. Da un vostro post ho scoperto che erano effettivamente loro, ma ho anche scoperto una piccola curiosità, (sempre che non abbia preso un abbaglio), il cognome dei due fratelli in realtà sarebbe Fraccaro, ma l'azienda prende il nome Fracarro per un errore nella registrazione all'epoca della sua fondazione

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/economia/2013/2-aprile-2013/ecco-parabola-fracarro-ottant-anni-sull-onda-tivu-212444684903.shtml

Andrea Lawendel ha detto...

Il "refuso" segnalato sul nome dei fratelli veneti radioamatori e industriali delle antenne è plausibilissimo. Fraccaro è il nome di un bravo giornalista del Corriere con cui lavoro e non escludo che possa essere imparentato con la famiglia.

Anonimo ha detto...

L'URSS ha sempre nascosto o cercato di nascondere i propi insuccessi arrivando a negare l'evidenza.

Hanno tentato di insabbiare il disatro di Chernobyl, figuriamoci se parliamo di missioni spaziali.

Un paio di esempi, tra i tanti :

-la catastrofe di Nedelin a Bajkonur, più di cento morti arsi vivi dal propellente di un prototipo di missile, viene svelata solo dopo 30 anni.

-la missione Vostok 6, che ha rischiato di finire in trafedia, è terminata con la Tereškova ferita e immersa nel suo vomito.
Giorni dopo viene girato un finale lindo, fasullo e glorioso, in perfetto stile sovietico, che viene smascherato solo dopo 50 anni dalla Tereškova stessa.

Dovremmo credere a questa gente piuttosto che ai fratelli JC ?

Andrea Lawendel ha detto...

Nedelin fu una tragedia legata ai test di missili militari e il silenzio delle autorità non stupisce più di tanto. Gli errori della missione Vostok 6 sono stati riconosciuti con molto ritardo. Non capisco perché alla fine non sarebbe stata fatta luce su altre tragedie ignote o presunte. I fratelli Judica Cordiglia hanno fatto diverse affermazioni dimostratesi non vere e le loro ipotesi sui cosmonauti morti sono sensazionalistiche ma non suffragate da affermazioni coerenti e dettagliate sul piano metodologico. Sull'argomento questo è l'ultimo commento anonimo che verrà pubblicato.