24 novembre 2013

Il "quarto fronte" dal '43 al '45, un libro sulle radio e la musica dei liberatori

Da un certosino lavoro di Gioachino Lanotte, ricercatore specializzato nell'uso di fonti storiografiche alternative ai normali documenti ufficiali della paludata storia delle cancellerie, emerge il racconto di una particolarissima fonosfera: quella del lungo, sanguinoso biennio che dal 1943 al 1945 ha portato l'Italia alla liberazione dal nazifascismo. Lanotte è uno storico anomalo come lo sono le sue fonti. Il suo impeccabile curriculum scientifico, che include un dottorato di ricerca, non lo ha mai allontanato dalla sua vocazione di insegnante di scuola superiore e dal suo amore per la musica. Prima di questo eccezionale lavoro sulla colonna sonora radiofonica della nostra guerra civile - per riprendere la definizione dello storico Claudio Pavone citato dallo stesso Lanotte - l'abbondante produzione dell'autore di «Il “quarto fronte” - Musica e propaganda radiofonica nell’Italia liberata 1943-1945» comprende una storia musicale della Resistenza attraverso le sue canzoni, un saggio sullo swing di Fred Buscaglione, la partecipazione con Paolo Colombo alla stesura di "La corsa del secolo - Cent'anni di storia italiana attraverso il Giro" e molti altri testi saggistici. Subito dopo la fatica sulla radiofonia della Liberazione, sempre per l'editore universitario Morlacchi è apparso quest'anno Il fantasma rosso - La stampa italiana e il maccartismo, dove Lanotte, basandosi su giornali e rotocalchi italiani, ricostruisce le vicende della violenta azione legale e culturale contro gli intellettuali, gli scrittori, gli artisti progressisti negli Stati Uniti (e, di riflesso, in Italia) tra immediato dopoguerra e primi anni '50.
Molto sui generis è stata anche la presentazione di "Il quarto fronte" a Book City Milano 2013, in una delle sale del Teatro Franco Parenti, Lanotte ha voluto accanto a sé a un altro scrittore, musicista, americanista, traduttore: il piacentino (ma credo di origini fidentine) Seba Pezzani. Quest'ultimo ha introdotto brevemente Americrazy, diario di viaggio americano da poco pubblicato da GL Editore - Nuova Editrice Berti di Piacenza (qui la lettura di un estratto letto ai microfoni di Radio Emilia Romagna). Frutto narrativo di una "vacanza"-torunée che Pezzani ha tenuto tra Colorado, Nuovo Messico e Texas con la sua banda rythm & blues "RAB4", il piccolo volume è stata l'ispirazione del brillante sipario musicale che ha concluso il pomeriggio al Parenti. Ecco la parziale (purtroppo sono arrivato un po' in ritardo) registrazione dell'intervento di Lanotte, a partire dalle osservazioni su Radio Liberata di Roma.
Il libro di Lanotte, malgrado la "leggerezza" del tema musicale dominante, ha tutto il peso e il minuzioso dettaglio di un testo specialistico, universitario. Nell'intervista che l'autore mi ha gentilmente concesso vengono spiegate molto bene le origini di questo lavoro, che non nasce da un mero interesse nei confronti di un periodo storico ancora relativamente poco esplorato (mentre non mancano i testi sulla propaganda e la cultura popolare della radio nell'epoca fascista). Lanotte crede molto nella capacità di ricreare - con tutte le cautele del caso - un contesto storico anche a partire dai testi delle canzonette che la radio metteva in onda e che la gente, in quelle circostanze così drammatiche, riprendeva, riadattava alla propria quotidianità. Cercando di ritrovare nella musica, nel varietà, nelle commedie, ancor prima che nei notiziari di Radio Bari o Radio Londra, il senso di un vita in comune, un paese reso schizofrenico dal fascismo, dal suo alleato tedesco, da una guerra disastrosa.  Grande spazio è dedicato all'impatto che la "musica degli americani", lo swing, il boogie, il jazz, riuscì ad avere prima che l'Italia dei primi Festival di Sanremo imponesse un temporaneo ritorno a stili musicali più tradizionali. Paradossalmente, riconosce Lanotte, neppure la retorica "romana" fascista era riuscita a opporsi all'arrivo del jazz in Italia (avversato in modo esplicito soprattutto negli anni delle grandi sanzioni contro l'Italia del Duce). Secondo Lanotte c'è molta fisicità nel ruolo che le band delle emittenti radio liberate, i gruppi diretti dai Piccioni e dai Trovajoli, ebbero su una popolazione duramente provata dalla guerra e proprio per questo sempre pronta a danzare, a sfogarsi attraverso una ritualità antica, ma autenticamente "liberatoria".
"Il quarto fronte" è suddiviso in diverse sezioni, dedicate alle emittenti di Palermo, Bari, Cagliari, Napoli, Roma, Firenze. L'autore spiega di aver voluto ripercorrere lo stesso viaggio delle truppe alleate, andando a compulsare gli archivi privati, quelli dei giornali, degli istituti storici sulla resistenza e naturalmente delle stazioni radio che poi, a guerra conclusa, segnarono il passaggio dall'Eiar alla Rai. Durante la conferenza Lanotte ha fatto ascoltare per esempio qualche minuto tratto da un audiodocumentario realizzato nel 1954 da due registi che avevano lavorato per Radio Firenze Libera, Amerigo Gomez e Victor De Sanctis. Dieci anni prima, nell'estate del 1944, i due avevano percorso le strade di Firenze raccogliendo documenti sonori impressionanti, gli spari contro i cecchini appollaiati nelle mansarde, le grida dei genieri tedeschi che coordinavano il lavoro di distruzione dei fili elettrici tramviari, le esplosioni dei ponti sull'Arno. Per fortuna questo documentario è stato reso disponibile su You Tube dall'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, insieme a una proiezione di immagini d'epoca:



Il libro si conclude con un capitolo sulla nascita della Rai ma Gioachino Lanotte è già al lavoro su una possibile integrazione, più focalizzata sugli eventi che si susseguirono a nord di Firenze, nei territori della Repubblica di Salò e della lotta partigiana più aspra. Eventi che anche dal punto di vista radiofonico furono ancora più intricati per l'intervento di operazioni di propaganda "grigia" orientate a creare un clima sfavorevole intorno alla lotta di resistenza. Non vedo l'ora di leggere storie come quelle di Radio Tevere e della biellese Radio Baita, le "false" stazioni partigiane, o ancora della fiorentina Radio Cora. Su Radio Baita, nel frattempo, potete leggere un articolo di Rolando Magliola apparso nel 2009 sulla rivista di storia contemporanea L'impegno, dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”.
Il lavoro da fare sarebbe ancora molto lungo, proprio perché le fonti da utilizzare spesso non sono immediatamente accessibili e gli archivi istituzionali versano a volte in cattive condizioni di trascuratezza e mancanza di mezzi. Ricostruire tutto ciò che le impalpabili voci della radio ha rappresentato in quegli anni - riconosce lo stesso Lanotte - non è più possibile, ma se non fosse per ricerche tanto preziose non resterebbe che l'oblio. 

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