22 novembre 2013

#socialradio, un osservatorio promosso dalla Sapienza per misurare le attività Web e mobile della radio italiana

Un osservatorio per seguire e misurare le strategie social delle radio italiane, cercando di capire come Facebook, Twitter e altri media possono giocare di sponda per favorire l'audience radiofonica. Diciannove su venti dei network più ascoltati in Italia (dati Eurisko RadioMOnitor I semestre 2013) hanno una presenza Web e una propria app, secondo le valutazioni di Socialradio, di Osservatorio Social Vip, un progetto svolto in collaborazione con la cattedra di Pubblicità e strategie di comunicazione integrata del CoRis, dipartimento della Sapienza di Roma. Diciannove hanno una pagina Facebook, diciotto sono su Twitter, diciotto su You Tube. In aumento anche l’utilizzo di Google Plus (10) mentre resta basso l’interesse per Instagram (2). 
Socialradio analizza come la rete sta aiutando le radio a costruire e fidelizzare le proprie community e come il mezzo di comunicazione più antico e consolidato sta affrontando la sfida e opportunità dei social media.  «Il progetto #socialradio – spiega Stefano Chiarazzo dell’Osservatorio Social Vip, si pone l’obiettivo di fotografare lo stato dell’arte dell’uso delle tecnologie web e mobile da parte delle radio italiane, evidenziare trend e best practice e aiutare le emittenti italiane nel percorso di crescita e innovazione». Ciò, presegue il titolare dell'osservatorio, avverrà attraverso il monitoraggio e analisi delle attività online delle radio e, soprattutto, con interviste a chi questo cambio epocale lo vive ogni giorno: i responsabili marketing, gli autori e gli speaker di emittenti rappresentative dell'attuale scenario radiofonico italiano. Ad oggi hanno aderito Radio2 Rai, Radio Italia solomusicaitaliana, M2O e Radio Globo, mentre altre si aggiungeranno nei prossimi mesi.
Gli strumenti "non radiofonici" utilizzati - web TV, le web radio tematiche e le community - offrono, gratuitamente, l'opportunità di spingere la fruizione del mezzo radiofonico ben oltre il semplice ascolto. Podcast e app per smartphone e tablet consentono di ascoltare le dirette ovunque, anche all’estero, e riascoltare le trasmissioni dei propri programmi preferiti. Sondaggi sul sito, social network, Sms e WhatsApp accorciano le distanze tra deejay e radioascoltatori, rendendo questi ultimi sempre più protagonisti dei palinsesti e della creazione di contenuto partecipato di qualità. Nelle strategie adottate dalla singole emittenti ci sono comprensibili differenze. Radio Italia è la più seguita su Facebook (1 milione e 600mila fan) e Instagram (1.600) mentre Radio Deejay domina su Twitter (1 milione e 200mila follower) e Google+ (168.000). Su YouTube è Radio 105 la più “vista” con più di 15 milioni di visualizzazioni sul canale ufficiale, mentre la pubblica Radio Rai punta principalmente sui suoi specifici programmi, raggiungendo punte di d’eccellenza social con “Il Ruggito del Coniglio” e “Un giorno da pecora”. «Gli ascoltatori di ogni emittente costituiscono una comunità a sè, cresciuta nel tempo attorno a linguaggi, valori, temi e gusti musicali ben precisi - commenta Marco Stancati, consulente aziendale e docente della Sapienza. I social network, in particolare, offrono oggi l'opportunità di dare un "luogo" a tale comunità, offrendo occasioni di confronto e coinvolgimento impossibili fino a qualche anno fa». 
La fidelizzazione e il coinvolgimento partecipativo non sono tuttavia gli univi obiettivi. «Una delle sfide per le radio oggi – spiega Paola Panarese, titolare della cattedra di Pubblicità e strategie di comunicazione integrata, è "monetizzare" il grande seguito offerto dalle loro comunità online, coinvolgendo gli investitori in attività di comunicazione e co-marketing sempre più integrate, innovative e interattive». Un fattore competitivo da non sottovalutare in un periodo di forte calo degli investimenti pubblicitari, anche nel comparto radiofonico. 

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