28 settembre 2013

L'opposizione iraniana di Reza Pahlevi


A 80 anni dalle trasmissioni propagandistiche che spargevano le prime fiamme per l'Europa. 60 dopo la battaglia tra Radio Free Europe e il jamming prodotto da decine di trasmettitori sparsi per tutto il territorio dell'Unione Sovietica, è incredibile che le desertificate frequenze della radio a onde corte possano ancora ospitare le voci dei conflitti politici e sociali. Oggi ha iniziato a trasmettere - quasi sicuramente da un impianto affittato da qualche parte, secondo me nel non lontano Tajikistan - Radio Mehr Iran, un programma irradiato dal National Council, una organizzazione basata a Parigi e legata al figlio del deposto Shah Reza Pahlavi, che intende unire i vari movimenti di opposizione che dall'estero cercano di contrastare il regime teocratico di Tehran. I pochi minuti che sentite qui sono stati registrati nel tardo pomeriggio (nostro) da un hobbysta in Giappone, ma su Soundcloud , è già archiviata la prima mezz'ora di un programma che va in onda alle 18.30 italiane di venerdì (con replica il lunedì) su 15680 kHz. in Iran è già scattata l'ora legale quindi è possibile che l'indicazione oraria, calcolata in base alla distanza dall'UTC, debba variare quando dovremo adeguarci alla fine dell'ora legale in Europa. 

Radio Mehr ha anche una pagina FB e un sito Web che per il momento non è attivo. 

27 settembre 2013

Da Tecsun imminente il successore del PL-660. Il nuovo 880 aggiunge la demodulazione DSP

Buone notizie per chi come me è utente molto soddisfatto del piccolo ricevitore portatile Tecsun PL-660, per onde medie e corte e dotato di SSB. Un ricevitore molto sensibile e suffientemente selettivo per discriminare segnali anche molto deboli dalle interferenze. Sarebbe ormai imminente il lancio del successore PL-880, che introdurrà finalmente la demodulazione DSP (il front end e la media frequenza sono tradizionali), offrendo probabilmente opzioni di filtraggio ancora maggiori. Sembra anche che il passo di sintonia, almeno in HF (certo sarebbe un peccato che se in onde medie non fosse così), sia di 10 Hz in SSB, immagino attraverso la rotella di fine tuning. Il sito Tecsunradio.com ha pubblicato le prime immagini ufficiali del ricevitore e della confezione. Ancora nessun dettaglio sui prezzi, ma mi aspetto che non sia troppo diverso rispetto ai circa 80 euro del PL-660.


24 settembre 2013

MEI 2.0, a Faenza la musica libera cerca spazio tra Web, radiofonia e concerti live

Parte a Faenza il 27 settembre l'edizione 2013 del salone della musica indipendente. Quest'anno il Meeting degli Indipendenti ha aggiunto un "2.0" al suo marchio per sottolineare i profondi cambiamenti di un settore molto diverso, anche per i cantanti e i gruppi meno commerciali e mainstream. Un tempo l'obiettivo di certi autori musicali di rottura o ricerca era quello di farsi conoscere in una industria discografica dominata dalle grandi etichette. Nell'era della musica liquida la visibilità è un problema per tutti, ma per l'indipendente non è certo facile cercare di farsi spazio tra le iniziative multimediali e le campagne professionali che sostengono i nomi di maggior successo. Anche gli obiettivi sono cambiati: non si tratta più di vendere dischi fisici e neppure di raggiungere i canali del download o dello streaming. Un certo tipo di musica oggi punta tutto sul concerto, l'evento live, la partecipazione del pubblico ed eventualmente gli acquisti di dischi e altri materiali da parte dei fan. 
Anche per questo motivo il MEI non ha celato il suo appoggio alle ultime iniziative per la deregulation della musica dal vivo, un movimento di pressione nato dall'ex assessore alla cultura del Comune di Milano Stefano Boeri (che ha promosso una petizione online) e rilanciato dal ministro Massimo Bray, che da Boeri aveva ricevuto una lettera aperta. L'iniziativa punta a rimuovere gli ostacoli di natura burocratica e economica che chiunque oggi voglia fare musica in pubblico in Italia deve superare per colpa di regolamenti anacronistici e della filosofia monopolistica e centtralizzatrice della SIAE. «Sono molti anni che il mondo della musica italiana ha proposto al legislatore di sostenere il vasto mondo della produzione, della formazione e della promozione musicale attraverso provvedimenti organici e puntuali senza, purtroppo, avere l’attenzione necessaria - scrivevano MEI e AudioCoop a luglio, salutando la presa di posizione ministeriale. Non è un mistero che la musica dal vivo, pur rappresentando uno degli ambiti più dinamici ed interessanti del patrimonio culturale del nostro Paese, stia attraversando un periodo difficile, che necessita di essere rilanciato anche rilanciando tutta la filiera della musica del nostro paese. Schiacciato da normative obsolete o esageratamente complesse, da costi in continuo aumento, dalla mancanza di una politica organica, dal calo della capacità di spesa degli spettatori, il settore è in grande difficoltà.» 
Sfogliando il ricco programma del Meeting 2.0,  ho individuato per sabato 28 e domenica 29 settembre, alle 9 e alle 14, due convegni che analizzeranno l'attuale offerta di piattaforme Web per la promozione musicale e la creazione di interconnessioni più o meno automatiche con il mondo della radiofonia musicale e degli eventi. A "Music Lab, dall'autoproduzione all'autopromozione"(alle ore 9 del 28 e 29)e successivamente a "Le startup musicali del web", interverranno esperti di marketing e comunicazione e gli esponenti di varie iniziative di crowdsourcing e edizione musicale "partecipativa". 





Le "QSL" di KVOH e Channel Z, simboli tradizionali di una radiofonia in divenire


La posta, quella che ancora viaggia nella borsa a tracolla del portalettere, mi ha consegnato negli ultimi giorni due testimonianze attuali ma riferibili al glorioso passato di una radiofonia avviata a una radicale trasformazione. Due messaggi cartacei che confermano l'avvenuta ricezione del segnale di due stazioni nordamericane alle quali avevo inviato un "rapporto d'ascolto". Si tratta in entrambi i casi di due cartoline (e una lettera) che nel gergo radioamatoriale, derivato dai primi collegamenti telegrafici, vengono chiamate "QSL". Dopo un primo periodo in cui le comunicazioni tra marconisi avvenivano attraverso liste di abbreviazioni (codici di due o tre letteere che servivano per accelerare la trasmissione dei messaggi) specifiche per ciascun operatore, il British Post Office stabilì un elenco di abbreviazioni di tre lettere che iniziavano con la lettera Q. Pubblicata nel 1909 la lista venne adottata dagli organi marittimi internazionali nel 1912 ed entrarono ufficialmente in vigore nel luglio del 1913. Esattamente un secolo fa.  I marconisti delle navi telegrafavano "QSL" per sincerarsi o confermare che il messaggio fosse stato ricevuto correttamente, poi la consuetudine si è estesa alle prime stazioni broadcast e ha preso piede nelle relazioni tra chi trasmetteva e chi riceveva più assiduamente, o si impegnava a ricevere i segnali più lontani. Attraverso le QSL le prime, pionieristiche stazioni di radiodiffusione, in un'epoca vissuta ancora in modo molto dilettantesco, si rivolgevano agli ascoltatori che avevano captato il loro segnale e avevano scritto sull'onda dello stesso entusiasmo degli hobbysti di oggi. L'hobby della radio è ancora fatto di questi piccoli riti ma a parte il drastico crollo del numero di stazioni, il dialogo si svolge soprattutto via Internet. Le cartoline che potete vedere qui riprodotte rappresentano una gradita eccezione.


Anche la natura delle emittenti che hanno confermato ufficialmente il fatto che io abbia ascoltato i loro programmi è indicativa.  KVOH è una stazione religiosa in regolare possesso di licenza della FCC americana e sta riprendendo a trasmettere dopo diversi anni di assenza o funzionamento a singhiozzo. Un tempo esistevano molte più stazioni radio di questo tipo e la autorizzazione a operare sulle onde corte dagli Stati Uniti - licenze concesse con parsimonia e solo con specifche restrizioni, perché la possibilità di andare a coprire un territorio esteso utilizzando tali frequenze era considerata "sleale" nei confronti di una radiofonia che sulle onde medie e in modulazione di frequenza viene ancora rigidamente organizzata in circoscritti bacini di raccolta pubblicitaria. 

Anche l'altra stazione è  (o perlomeno è lecito supporre che sia) americana, ma non è ufficialmente autorizzata a trasmettere. Channel Z è una stazione hobbystica, addirittura "autarchica", che appartiene al ristretto novero delle emittenti pirata in onde corte concentrate negli Stati Uniti in una piccola porzione di spettro a ridossod dei 7 MHz. Le omologhe stazioni pirata europee utilizzano più frequentemente piuttosto i cosiddetti 48 metri, compresi più o meno tra i 6200 e i 6300 kHz. Due fenomeni diversi, quelli delle stazioni hobbystiche europee e americane. Più numerose ma anche molto più folk e ruspanti le prime. Più saltuarie ma anche più raffinate, a vocazione più "politica", oltre che musicale, le seconde (anche per merito di una attività repressiva che forse negli USA è più forte che sul nostro continente). 
L'emittenza illegale sulle onde corte può essere considerata comunque un unico sottoinsieme di un fenomeno più esteso che sta acquistando sempre maggiore consistenza rispetto alla radiofonia tradizionale, pubblica o commerciale. Questo è vero in particolare sulle onde corte, dove i pirati potrebbero anche diventare (se già non lo sono) maggioritari. Personalmente ritengo che proprio l'uso delle onde corte faccia da linea di confine tra pirati dell'etere interessati a un contatto più prossimale con i loro ascoltatori e "bootlegger" che sono invece affascinati dalla "mondialità" di un segnale capace, per sua natura, di colmare distanze anche notevoli. Diciamo che questi pirati sono più vicini allo spirito dei radioamatori, mentre gli altri, attivi di solito in FM, hanno obiettivi quasi commerciali ma non vogliono rispettare i vari meccanismi di licenza, o li considerano punitivi e restrittivi. 
Da un punto di vista tecnico ricevere il segnale di una stazione pirata può essere molto difficile a causa delle basse potenze in gioco. Nel caso di Channel Z, poi, non sembra neppure esserci possibilità di confronto con KVOH: 25 watt di un piccolo trasmettitore autocostruito da una presumibile località sulla costa Est, contro 50 kW dalla costa Ovest.  In effetti, anche considerando tutti i fattori dell'equazione (la maggiore distanza con Los Angeles, ma anche un impianto di antenna che per KVOH è certamente più professionale), si tratta di due ascolti che tecnicamente si equivalgono, entrambi richiedono in ogni caso buone condizioni propagative e ricevitori sensibili. La speranza è che le due QSL siano anche il segno di un interesse rinnovato e duraturo per una radiofonia messa a dura prova dall'inesorabile scorrere del tempo. Interesse che auspicabilmente deve riflettersi anche nella propensione da parte dei regolatori, compresa la nostra Agcom, ad aprire spazi di legalità a iniziative nuove, anche sul piano dei contenuti e dell'impatto sociale. 

23 settembre 2013

Rapporto IFPI: la musica digitale e streaming cresce e si apre al genere classico

In occasione del convegno sulla musica digitale in Italia tenutosi durante i "Digital Days" di MTV a Torino, ecco arrivare fresco di stampa sul sito FIMI, la federazione delle aziende musicali italiane, la versione tradotta del rapporto Digital Music Report 2013. Un mucchio di dati e considerazioni sull'industria della musica registrata, ormai sempre più focalizzata su Internet. La rete viene intesa sia come veicolo di singoli brani e album da acquistare separatamente da store come Apple iTunes, sia nella più recente accezione di servizi che dietro modesti abbonamenti mensili (la media si aggira intorno ai 5 euro o anche meno) consentono di ascoltare tutta la musica possibile direttamente online e in molti casi di scaricare un certo numero di brani su un dispositivo personale, in genere lo smartphone, per il riascolto offline. Se qualcuno preferisce il Digital Music Report nella sua versione originale inglese pubblicata dall'omologo internazionale di FIMI, la IFPI lo troverà qui, ma l'edizione italiana contiene alcuni dati locali che sono interessanti.
Quello italiano è un mercato abbastanza piccolo se paragonato a quello di altre nazioni con lo stesso numero di abitanti e il digitale sta crescendo rapidamente. Ormai siamo quasi al pareggio, il download e lo streaming sono il grosso di un fenomeno che rappresenta il 45%, contro il 55% del supporto fisico (anche il CD non è certo analogico, in realtà si dovrebbe parlare di musica "liquida" più che digitale)

Continua la crescita dell’offerta digitale in italia, trainata anche dalle nuove piattaforme e dai servizi cloud based lanciati nel 2012. Secondo i dati di Deloitte per FIMI, lo scorso anno il fatturato è cresciuto al sell-in del 31%, superando i 36 milioni di euro. Il download di album e singoli è cresciuto del 25%.nel 2012 sono stati scaricati in italia quasi 23 milioni di singoli digitali e 2,3 milioni di album (Gfk). Un vero e proprio boom è arrivato dallo streaming video basato sulla pubblicità, con Youtube e vevo, salito del 77 % con un fatturato di 8 milioni di euro. Lo streaming è la seconda fonte di ricavo nel digitale. Nei primi mesi del 2013 nel segmento streaming audio sono entrati anche importanti operatori come Spotify (che nella prima settimana di lancio ha realizzato oltre 11 milioni di stream) e Rdio, che si aggiungono a Deezer, già attivo nel 2012.
Cresciuti dell’80% anche i modelli in abbonamento, altro segmento in grande espansione. In crescita sul mercato italiano, i proventi diversi (new revenue stream) saliti del 29% tra i quali, ad esempio, i diritti connessi, il merchandising, e le sponsorizzazioni. Complessivamente, considerando l’intero mercato tradizionale, più digitale e nuovi proventi, il fatturato è risultato pari a 150,9 milioni di euro al sell in (169,6 milioni al sell out per IFPI): digitale e nuove fonti di ricavo rappresentano oggi il 45% del totale, a fronte di un 55% del segmento del supporto fisico.


Una sezione del rapporto che ho trovato molto azzeccata e stimlante parla del classico, un genere musicale apparentemente escluso dai grandi spostamenti di pubblico giovanile impegnato a seguire la battaglia tra Pandora, Spotify e gli altri astri nascenti dello streaming. Eppure, la transmedialità implicita in tutte le piattaforme di distribuzione di contenuti in streaming, le relazioni rese possibili dai modelli social, sembrano proprio fatti apposta per risvegliare la curiosità dei consumatori di musica classica o come forse è meglio dire "colta, forse minoritari sul piano dei numeri ma in genere molto più aperti alle contaminazioni con altre suggestioni culturali e modalità di espressione artistica. Anche nel campo della musica classica il digitale sta portando cambiamenti e novità, si legge nel rapporto IFPI. Gli esempi fatti provengono dal gruppo Universal, che lo scorso anno ha aperto Sinfini Music, un portale che propone tantissimi aggiornamenti e collegamenti sulla discografia classica, i concerti e i personaggi, esecutori, direttori, cantanti, che animano la scena della musica colta. La stessa Universal, tramite il suo storico marchio Decca, ha sperimentato un bel progetto multimediale in occasione del lancio di un nuovo titolo del soprano Cecilia Bartoli, "Mission". Centrato sul repertorio del primo barocco di Agostino Steffani, Mission è diventata una sorta di inchiesta sul musicista di Castelfranco Veneto coevo di Alessandro Scarlatti, che fu anche sacerdote e diplomatico del Vaticano. Grazie a Internet Universal ha messo insieme un mosaico di contributi, un sito, un canale You Tube, addirittura un adventure game che invita a risolvere un misteriosa vicenda di cui Steffani fu protagonista. Mentre sul fronte editoriale viene coinvolta anche la scrittrice di gialli Donna Leon, che in The Jewels of Paradise narra degli oscuri intrighi di una Venezia ancora percorsa dalle note del musicista-agente segreto. Insomma, lo streaming non è solo pop-rock, e soprattutto non deve necessariamente essere soltanto musicale nel senso stretto del termine.



22 settembre 2013

Norvegia, tra nostalgia e progettività. Nuovi test per la stazione hobbystica in AM LKB/LLE.

Dopo analoghi casi in Finlandia e Germania, anche in Norvegia, la nazione che si appresta a spegnere definitivamente le radioemittenti analogiche, FM compresa, per passare alla radio digitale, parte un progetto di radiofonia in onde corte a bassa potenza. L'origine del progetto è hobbystica e radioamatoriale, ed è basata credo in parte sull'uso di impianti vintage appartenuti alla stazione in onde medie e lunghe di Bergen della NRK, l'ente di stato norvegese, trasformato in un museo dal locale club di radioamatori.
L'anno scorso erano state effettuate delle trasmissioni sperimentali celebrative su 1314 kHz (frequenza usata non da Bergen ma da un potente impianto che copriva la Norvegia e il nord Europa anni fa). Ora però sembra che intorno alla stazione che ancora viene designata dalla storica sigla LKB, possa nascere un progetto più articolato. Svenn Martinsen, appassionato di radio pirata e organizzatore della Web radio  Northern Star in collaborazione con l'associazione Foreningen Bergen Kringkaster, avrebbe finalmente ottenuto (dopo una richiesta inoltrata già nel 2009) dalle autorità norvegesi una licenza "test e sviluppo" che consente al club di operare con un trasmettitore in onde medie e uno in onde corte.
Gli ultimi due mercoledì, l'11 e 18 settembre, sono stati svolti i primi test su 1314 kHz e 5895, con potenze molto basse, tra i 50 e gli 80 watt. Il primo test, in voce e musica, su 5895 non ero riuscito ad ascoltarlo, ma l'altro ieri, anche grazie alla tempestiva segnalazione di Chris Diemoz, ho ascoltato il segnale da Bergen, modulato in USB. La trasmissione consisteva nella semplice ripetizione del nominativo dei due impianti LKB/LLE-2 e 3 in codice Morse, isentificazione che faceva seguitonalla tipica chiamata generale delle stazioni telegrafiche, la serie "VVV" ripetuta tre volte.
Ecco un campione del segnale di LKB/LLE su 5895 ricevuto a Milano con un semplice portatile. La chiamata Morse si distingue abbastanza bene, ("vvv de lkb/lle"):



Secondo Martinsen le prove di LKB dovrebbero preludere al lancio di una stazione più regolare, anche se non sono chiari le possibili tempistiche e la regolarità delle future trasmissioni. La finnica Scandinavian Weekend Radio per esempio trasmette ogni primo sabato del mese. Probabilmente ci saranno altri test e bisognerà anche fare maggiore chiarezza sulla reale provenienza di questi segnali. Molto probabilmente le prove su 5895 sono state effettuate con un impianto che era stato utilizzato lo scorso anno per un analogo esperimento effettuato in Svezia, a Deslbo, 350 chilometri a nordest di Stoccolma, per una riunione di appassionati della radio. In quella occasione, dal 1 al 3 giugno 2012 aveva trasmesso, con una licenza temporanea, Radio Dellen International. Non si può escludere che per i test di LKB siano stati utilizzati la stessa location svedese o quanto meno lo stesso apparato.
Tutte queste attività dimostrano sicuramente il forte attaccamento alla radio ancora vivo nella comunità dei radioamatori e degli ascoltatori delle emittenti internazionali. C'è anche da aggiungere la sensazione positiva sulla disponibilità dimostrata dalle varie authority nazionali, che sembrano aperte a discutere la possibilità di aprire a un uso più generalizzato frequenze che erano un tempo appannaggio di grosse emittenti pubbliche, o addirittura di servizi di comunicazione non broadcast. Come hobbysta non posso non essere emozionato di fronte a queste nuove opportunità di dare la caccia a segnali deboli, comunque non facili da captare.
Un'altra parte di me, quella ancora convinta delle straordinarie potenzialità del mezzo radiofonico in generale e di porzioni di spettro ormai dimenticate come le onde medie e corte in particolare, si sente invece un po' perplessa. Le frequenze che un tempo erano dominate da numerosi grandi e piccoli broadcaster, emittenti religiose, locali e clandestine, oggi vede la presenza di qualche grande nazione, di alcuni organismi religiosi, una manciata di emittenti regionali o locali di nazioni in via di sviluppo e infine una pletora di programmi che vengono diffusi da enti, associazioni, partiti e gruppi che affittano la loro capacità trasmissiva da società commerciali non più pubbliche. Poi ci sono le stazioni non autorizzate, pirata, che sono sempre molto divertenti ma si comportano sempre più come i radioamatori con licenza, comunicando via Internet con i loro ascoltatori e spesso spostando la frequenze delle loro saltuarie trasmissioni in modo da favorire certe aree di ascolto sulla base delle indicazioni ricevute in tempo reale. Ripeto, tutto molto divertente e stimolante, anche perché si tratta di stazioni che usano livelli di potenza molto bassi e ascoltarle a grande distanza può essere un'impresa.
Fa molto piacere assistere al moltiplicarsi di iniziative che cercano di uscire dalla sfera della non ufficialità o della palese violazione delle leggi vigenti e conquistare una certa regolarità. Ma sarebbe bello se ci fosse una maggiore progettualità, che il modello non debba continuare per forza a essere quello della stazione pirata musicale. Lo stesso discorso vale per esempio per le varie stazioni locali in onde medie che in questi ultimi due o tre anni hanno effettuato o stanno effettuando i loro test in Italia. La situazione è più o meno la stessa: in Italia le onde medie non sono mai state autorizzate fuori dal contesto dell'ente pubblico RAI e invece proprio nelle onde medie potrebbe esserci molto spazio per associazioni, scuole, enti no profit, pubbliche amministrazioni locali. Parliamo di stazioni a bassa potenza in grado di coprire un bacino d'ascolto limitato, ma il concetto di "nicchia" dovrebbe essere solo geografico. La radiofonia è capace di portare avanti discorsi molto complessi, di impattare su aspetti sociali importanti, sulla vita dei centri urbani, delle periferie, delle persone. Io oso ancora sperare che da tutti questi esperimenti di natura hobbystica possa emergere un fenomeno molto più esteso, contenuti che valga davvero la pena di seguire, possibilmente in chiave partecipativa.

19 settembre 2013

Il network FM Guerrilla sospeso dall'authority rumena: violazione della normativa o politica?

Vicenda molto intricata in Romania dove la stampa riferisce che Radio Guerrilla, network progressista (almeno dal punto di vista musicale), dovrà cessare le trasmissioni in FM (credo una trentina di frequenze) per una violazione della legge che impedisce il trasferimento diretto di una licenza da un proprietario all'altro. Il titolare di Guerrilla, Realitatea Media, è in difficoltà economiche e l'azionista di riferimento, Cozmin Gusa - un laureato in fisica prestato al giornalismo e alla politica, ex deputato, fuoriuscito dal Partito Democratico per fondare una sua lista autonoma - sostiene di aver ceduto Guerrilla e il canale televiso The Money Channel rispettando la legge fallimentare rumena. Il problema, ha denunciato Gusa a Reporter Virtual accusando esplicitamente la presidente dell'authority CNA Laura Georgescu (l'organo che ha deciso la sospensione) di atteggiamento ostile, è tutto politico. Dal canto loro, i dirigenti di Guerrilla hanno dichiarato sul loro profilo Facebook di essere intenzionati a proseguire li loro progetto editoriale. "Abbiamo rispettato la legge e rispetteremo la decisione del CNA, ma torneremo a chiedere una licenza", si legge sulla pagina.  Una vicenda piuttosto intricata, anche perché il rumeno non è certo leggibile come una lingua latina e Google non riesce a tradurre tutte le sfumature. La cosa è curiosa perché Guerrilla, se non ricordo male, ha fatto parte del piccolo gruppo di emittenti che in Europa ha sperimentato il sistema di radio digitale HD Radio. Cercherò di approfondire.

18 settembre 2013

Grecia, il ministro delle Finanze rottama le antenne di Voice of Greece

Chi segue questo blog anche casualmente saprà che molti dei servizi internazionali multilingue trasmessi per decenni sulle onde corte della radio a partire dagli anni 30 del secolo scorso (quando non esisteva altro mezzo per veicolare informazioni a lunga distanza e in tempo reale) oggi sono stati o vengono rapidamente smantellati. Molti di questi servizi venivano trasmessi da nazioni importanti, grazie agli enti radiofonici finanziati dal denaro pubblico, a questi si aggiungevano i servizi di nazioni più piccole, ma comunque interessate a far sentire la propria presenza all'estero o a mantenere una relazione informativa e "politica" con i propri immigrati. Tutti questi operatori oggi hanno altri mezzi di comunicazione a disposizione e altre priorità di bilancio, le onde corte non hanno (o si dice che non abbiano) un bacino d'utenza tale da giustificare la spesa e tutto viene smantellato.
Uno degli ultimi servizi sopravvissuti in Europa, quello di Voce della Grecia (che trasmette solo in greco per gli espatriati e i naviganti), verrà non solo smantellato ma addirittura rottamato. In questi giorni i tecnici che gestiscono l'impianto di Avlis hanno ricevuto la visita dei rappresentanti di una azienda incaricata di ispezionare i tralicci delle antenne, che a quanto sembra verranno abbattute e rivendute come metallo di risulta. La decisione, secondo The Greek Radio, sarebbe stata presa dal ministro delle Finanze, senza studi costi/benefici che giustifichino una scelta tanto drastica. 
Il tutto si inserisce nella dolorosa vicenda della riconversione dell'ente pubblico radiotelevisivo ERT, che il governo greco ha improvvisamente chiuso e sostituito con un nuovo operatore, ovviamente più snello. In realtà la mossa non era del tutto necessario perché il bilancio di ERT non era in rosso, ma il segnale è chiaro - e tra l'altro riguarda anche economie molto più solide di quella greca: gli "enti pubblici" appartengono a un modello non più sostenibile, non a certi livelli di spesa. Un discorso per certi versi condivisibile, ma non del tutto convincente: servizio pubblico significa anche informazione potenzialmente libera e scomoda per una classe dirigente che ha molte decisioni (prese con i soldi di tutti) discutibili di cui render conto, magari per farsi perdonare.
In questi mesi di duro contrasto tra il governo e gli ex dipendenti dell'ERA, la sezione radiofonica, le onde corte di Avlis hanno funzionato quasi come una emittente pirata, annunciando a volte come Radio Grecia Libera e proponendo notiziari in inglese in aperto contrasto con le posizioni ufficiali governative. Il nuovo ente trasmissivo, NERIT, ancora non è una realtà consolidata. Al vecchio indirizzo ERT, le pagine sono ancora in costruzione e non si sa bene quanti canali radiofonici e televisivi trasmetterà. Attualmente dalla Grecia restano in piedi alcune frequenze in onde medie ma oggettivamente è difficile distinguere quali di questi siano "ufficiali" e quali proseguano le trasmissioni "nonostante tutto". Il sito "resistente" di ERTopen offre per il momento dei canali alternativi, mentre gli aggiornamenti sulla situazione si possono trovare in lingua inglese sulle pagine Web di To Vima. Mentre scrivo, le frequenze in onde corte utilizzate da Voice of Greece sembrano tutte spente e a questo punto il rischio è che il silenzio duri per sempre. Non sembra proprio di essere nell'Unione Europea.

Greek shortwave to be dismantled after order by Ministry of Finance
(Submitted by radiofono.gr on Tue, 17/09/2013) 
The degradation of Greek Radio is going on, having shortwave radio "Voice of Greece" as a victim. This includes 39 shortwave antenna masts hosted in Avlis, which the government plans to sell as scrap metal. The shortwave service started 75 years ago and it is still transmitting in 5 frequencies that cover the globe with shows in Greek for expatriates and foreign language news. The facilities are currently controlled by redundant ERT employes and broadcast the guerilla service of the Greek National Radio ERA. Eighteen months ago, shortwave facilities in Thessaloniki were dismantled.
According to a statement by ERT employees, on Monday morning "in the shortwave broadcasting center of Avlis, a representative of a company that sells metal showed up and started taking photos of the site. After we, ERT people, asked him, we got informed that he had been mandated by the Ministry of Finance to give an offer for the dismantling of 39 masts and purchasing the metal as scrap." The name of company and the registration plate of the car are available.
The union body of ERT notes that this is an area of 1160 acres, featuring 39 metal masts, with a height between 30 and 70 meters each, that function as the shortwave aerials that transmit the "Voice of Greece", the ERA-pénte, across the world.
"Greek shortwave started operating in 1938 and later was also used sent information to the Greek soldiers fighting Fascists in Albania. The only ones who dared to turn it off were the Nazis during the occupation. Since the liberation, it never stopped to link the country with Greek seafarers and the Diaspora. The Voice of Greece broadcasts information, entertainment, culture and tradition from Greece with programs in 12 languages, all over the globe".
It is true that big broadcasters in Europe have decided to stop broadcasting via shortwave, because of cuts and because alternatives tuning possibilities are provided due to the development of technology. On the other hand, in the case of Greece. there are still generations of Greek immigrants abroad and seamen who are still affiliated with shortwave, whereas area around Greece the are still countries with low technological development. Also, it is outragious that the decision to remove an entire radio service was taken by the liquidator of the Ministry of Finance: there is no study about ceasing shortwave by any official body, although the promise was that the future of Greek broadcasting will be decided after an analysis performed by  the administrative Board of the new official broadcaster .

16 settembre 2013

Un commissario della FCC diventa... Sceriffo delle stazioni AM degli USA

Le stazioni USA in onde medie, scese ormai sotto la fatidica soglia delle 5000 licenze, pari a circa un quinto del numero di stazioni complessive, hanno trovato un autorevole paladino in Ajit Pai, newyorkese di genitori indiani e nominato lo scorso anno dal presidente Obama come unico commissario FCC di "fede" repubblicana. In una intervista pubblicata nientemeno che dal New York Times, Pai afferma di voler fare pressione sul regolatore affinché il patrimonio delle onde medie non vada perduto per un calo di ascolti dovuto in gran parte alle interferenze che i segnali a queste frequenze subiscono dai moderni dispositivi elettronici. Le onde medie secondo Pai incarnano nel modo più autentico il localismo, nucleo fondamentale della cultura americana. E il commissario invoca una serie di misure - snellimento delle procedure, uso di ripetitori in FM e, in ultima analisi, passaggio forzato ex-lege al sistema digitale HD Radio - perché la radio da cui Roosvelt esortava la nazione con i "discorsi del caminetto" continui a prosperare. 
Pai ha ammesso di nutrire in questo senso qualche sentimento nostalgico ma ha negato che le sue iniziative pro-AM abbiano a che fare con il gran numero di talk show ultraconservatori che oggi popolano lo spettro tra 540 e 1700 kHz negli Stati Uniti. Nella sezione a lui dedicata sul sito della FCC si trova anche una sua dichiarazione e la relativa corrispondenza su una microscopica stazione del Wisconsin, WRDN 1430, che trasmette la sua musica country a beneficio degli ascoltatori di Durand, mille e novecento abitanti. Il direttore della stazione ringrazia molto il commissario Pai per la sua visita ma si affretta a precisare che il passaggio al digitale o i ripetitori in FM non possono essere una cura efficace. Piuttosto, aggiunge, combattete le interferenze da televisori e computer, consentiteci di trasmettere a larghezza di banda più estesa e smettete di imporre l'obbligo di ridurre la potenza dopo il tramonto per ridurre i disturbi alle stazioni più lontane. Il dossier WRDN si può scaricare qui, è tutto da leggere!

A quest to save AM before it’s lost in the static 
WASHINGTON — Is anyone out there still listening? The digital age is killing AM radio, an American institution that brought the nation fireside chats, Casey Kasem’s Top 40 and scratchy broadcasts of the World Series. Long surpassed by FM and more recently cast aside by satellite radio and Pandora, AM is now under siege from a new threat: rising interference from smartphones and consumer electronics that reduce many AM stations to little more than static. Its audience has sunk to historical lows.
But at least one man in Washington is tuning in.
Ajit Pai, the lone Republican on the Federal Communications Commission, is on a personal if quixotic quest to save AM. After a little more than a year in the job, he is urging the F.C.C. to undertake an overhaul of AM radio, which he calls “the audible core of our national culture.” He sees AM — largely the realm of local news, sports, conservative talk and religious broadcasters — as vital in emergencies and in rural areas. “AM radio is localism, it is community,” Mr. Pai, 40, said in an interview. AM’s longer wavelength means it can be heard at far greater distances and so in crises, he said, “AM radio is always going to be there.” As an example, he cited Fort Yukon, Alaska, where the AM station KZPA broadcasts inquiries about missing hunters and transmits flood alerts during the annual spring ice breakup. “When the power goes out, when you can’t get a good cell signal, when the Internet goes down, people turn to battery-powered AM radios to get the information they need,” Mr. Pai said.
He admits to feelings of nostalgia. As the son of Indian immigrants growing up in small-town Parsons, Kan., he listened to his high school basketball team win a 1987 championship, he said. “I sat in my bedroom with my radio tuned into KLKC 1540,” he recalled. On boyhood family road trips across the wide Kansas plains, he said, AM radio “was a constant companion.”
But that was then. In 1978, when Mr. Pai was 5, half of all radio listening was on the AM dial. By 2011 AM listenership had fallen to 15 percent, or an average of 3.1 million people, according to a survey by Veronis Suhler Stevenson, a private investment firm. While the number of FM listeners has declined, too, they still averaged 18 million in 2011. (The figures are averages based on measuring listeners every 15 minutes.)
Although five of the top 10 radio stations in the country, as measured by advertising dollars, are AM — among them WCBS in New York and KFI in Los Angeles — the wealth drops rapidly after that. In 1970 AM accounted for 63 percent of broadcast radio stations, but now it accounts for 21 percent, or 4,900 outlets, according to Arbitron. FM accounts for 44 percent, or 10,200 stations. About 35 percent of stations stream content online.

13 settembre 2013

L'ultimo radiosguardo su Voyager I, entrato ufficialmente nello spazio interstellare


Sorprendendo gli stessi scienziati che lo credevano ancora in fase di transizione attraverso i confini tra eliosfera e spazio interstellare, Voyager I sembra aver fatto capire in modo che non lascia adito a dubbi di essersi ufficialmente e per sempre allontanato da quella sorta di bolla provocata dalla forte (relativamente) pressione delle particelle solari. Superato il limite dei 19 miliardi di chilometri di distanza la sonda lanciata dall'uomo nel 1977, 36 anni fa, si trova ormai nello spazio interstellare, l'immenso vuoto pervaso da un plasma di gas ionizzato, una infinita ionosfera. Nella bolla dell'eliosfera la densità di questo plasma scende notevolmente.

Il riscontro è arrivato proprio grazie all'attività solare. A bordo della sonda c'è uno strumento, sviluppato a suo tempo dall'Università dello Iowa, che è in grado di misurare i fenomeni ondulatori nel plasma, su frequenze che come avviene nella magnetosfera terrestre possono trovarsi anche nello spettro udibile. Una straordinaria elaborazione che condensa in 16 secondi oltre 220 giorni di osservazioni, mostra due eventi audio nello spettro tra 1 e 3 kHz registrati in corrispondenza del momento in cui lo strumento PWS di Voyager "ascolta" l'onda d'urto tra la debole emissione di un brillamento solare e il plasma interstellare. Le caratteristiche spettrali di queste piccole scosse permettono di estrapolare la densità del plasma che circondava in quei momenti la sonda. Una densità in continuo aumento, segno che le particelle solari non hanno più effetto su un plasma in cui Voyager si sta immergendo sempre di più.

Della sonda ci resta un'ultima, struggente immagine, che il radiotelescopio Very Long Baseline Array ha ottenuto all'inizio dell'anno non nel visibile ma nello spettro radio centrato intorno agli 8420 MHz, la frequenza su cui opera, con poco più di 20 watt, il Voyager I. Il puntino allungato che vedete nella foto qui in alto corrisponde vagamente alla forma del veicolo spaziale. Ciò che vediamo non occupa più di uno o due millisecondi d'arco. Un secondo d'arco corrisponde alle dimensioni di una monetina vista da 4 chilometi di distana. Gli strumenti di bordo continuano a essere alimentati dai generatori termoelettrici a radioisotopi di plutonio-238 che secondo le stime dovrebbero assicurare abbastanza energia fino al 2025. Poi forse la sonda dovrà proseguire il suo viaggio invisibile e inascoltata, a 38 mila miglia all'ora di velocità. 




09 settembre 2013

La luna della NASA comunica via laser: parte la corsa alle dorsali Internet nello spazio

Finora abbiamo comunicato via radio con le sonde inviate nello spazio, ma tra poche settimane la NASA effettuerà un importante esperimento di comunicazione nelo spettro del visibile. Il Lunar atmosphere and dust environment appena lanciato dalla NASA, non si limiterà al poetico obiettivo di esplorare la causa dei misteriosi raggi visibili all'orizzonte lunare illuminato dal sole all'alba e al tramonto (scoperti dagli astronauti delle missioni Apollo e attribuite alla presenza di sottilissime polveri nella cosidetta "exosfera", l'impercettibile velo di gas che circonda la luna, a sua volta prodotto dal vento solare e dai micrometeoriti). Quella di LAADE è una missione a termine, che si concluderà, dopo la campagna di osservazioni nell'ultravioletto, con un impatto sulla superficie lunare. Ma il satellite che si appresta a entrare nell'orbita della Luna è dotato anche di un dispositivo per le comunicazioni ottiche, un potente laser in grado di trasmettere a terra (verso tre stazioni in Messico, California e alle Canarie) un fascio laser da diverse centinaia di megabit al secondo di capacità. 
Sarebbe un record assoluto per una trasmissione ottica nello spazio. La NASA ha già dimostrato la possibilità di trasmettere a bassa velocità e insieme all'ESA, con la missione OPALS, ha incrementato la banda laser nelle comunicazioni con l'orbita terrestre. Per la missione Lunar Laser Communication Demonstration a bordo del LAADE si tratterà dunque di un doppio record, larghezza di banda e distanza coperta. Sono i primi passi verso la creazione di servizi satellitari ottici a larga banda che possono rivoluzionare l'offerta di servizi Internet? Startup come l'americana Laser Light Communications sembrano pensarlo. Ma anche la NASA sarà presente su un satellite commerciale Loral nel 2017 con l'esperimento Laser Communications Relay Demonstration (LCRD).

08 settembre 2013

Radio Randal, radio "ufficiale" di Biological 2013, anche su FM?


Con mia grande sorpresa leggendo il programma della fiera BioLogical 2013, allestita per il 7 e 8 settembre nello splendido borgo fortificato di Varese Ligure, capoluogo di una valle nota per le sue numerose aziende di agricoltura e allevamento biologici, mi accorgo che la manifestazione ha una sua "radio ufficiale". Radio Randal dice di essere il proseguimento di un'altra stazione, 9210fm, che in questi ultimi anni ha trasmesso sul Web ma a quanto sembra anche con un minitrasmettitore FM, sulla frequenza di 92.1, nell'entroterra ligure, seguendo in diretta eventi e sagre di paese. Nel manifesto di 92.10FM che ho trovato su Internet si legge che la stazione «è nata in una valle dell'entroterra ligure, dove grazie alle montagne c'è ancora un po' di spazio nell'etere.» Il successore Radio Randal ha uno stream Web che sembra proprio trasmettere in diretta, ma da dove sono io, grossomodo a sudest di Varese, non mi sembra di poter distinguere niente su 92.10. La pagina Facebook di Radio Randal sembra però indicare che il trasmettitore è stato messo in funzione.

Alla fiera del biologico ci stiamo andando, ovviamente vi saprò dire. A quanto ne so la legislazione in materia non consente la creazione di radio temporanee, ma la faccenda merita evidentemente di essere approfondita.

[aggiornamento del 9 settembre]


Per colpa del cattivo tempo non sono riuscito ad ascoltare Radio Randal sui 92.1, la frequenza che i ragazzi che hanno fondato questa Web radio a Sestri Levante sognano di poter utilizzare un giorno per una vera e propria radio comunitaria attiva nel Levante ligure. Per il momento la stazione opera via Internet e occasionalmente partecipa a eventi musicali e a fiere popolari e solidali come BioLogical. In questi casi Radio Randal allestisce una propria postazione per effettuare uno streaming in diretta sul campo, e a volte ridiffonde le sue trasmissioni attraverso un piccolo impianto FM e una antenna che i ragazzi del banchetto di Radio Randal a Varese Ligure, montano su un palo di alluminio. Questo pomeriggio il sostegno era miseramente steso sul selciato della piazza del borgo medievale, sotto il massiccio torrione che simboleggia questa località della Val di Vara. Con i temporali meglio non andare "on air" ma i responsabili dell'emittente mi hanno spiegato che quando era in funzione l'antenna riusciva, con una manciata di watt, a coprire la zona in cui gli altri banchetti dei partecipanti a BioLogical vendevano formaggi, ortaggi, miele, confetture, cosmetici e indumenti di lana di capra lavorata con i metodi antichi (una curiosità mai vista, che merita di essere segnalata).
On air Radio Randal ci vorrebbe anche andare, ma in Italia l'etere ha ben pochi spazi da concedere mentre i legislatori si ostinano a fingere che non sia possibile - o a nessuno interessi - liberarne di nuovi. E invece basta incontrare una realtà come Radio Randal (e come chissà quante altre) per capire che l'etere interessa eccome. Un volantino distribuito a Varese Ligure recita: "Sappiamo che la legge sulla radiofonia non prevede più uno spazio per un progetto che non segua le logiche del mercato, ma per noi la radio deve avere la musica come anima e deve essere accessibile a tutti.» Poche, chiare parole per raccontare una passione che, come dev'essere, cerca di costruirsi comunque i suoi spazi di espressione e condivisione. Nel commento che potete vedere qui in calce lo staff di Radio Randal sembra auspicare che io possa dar loro una mano in tal senso, contribuendo in qualche modo a far sì che anche in Italia esistano le formule previste da molte altre nazioni per favorire l'esistenza di piccole realtà radiofoniche no profit, che vengono rese possibili e tutelate.
Basterebbe poco, una regolamentazione un po' più razionale ed equa dello spettro FM destinato alle radio più importanti, una maggiore flessibilità nel consentire la creazione di microemittenti ultra-locali, anche temporanee, basate su impianti a bassissima potenza. Si potrebbe anche pensare di riservare alle stazioni comunitarie qualche frequenza, o aprire l'uso delle onde medie, i cui ricevitori sono ancora abbastanza diffusi (ma un ricevitore oggi costa ormai così poco che si potrebbe pensare di regalarli agli ascoltatori con l'aiuto di uno sponsor o di una convenzione). In alternativa ci sono addirittura modelli sperimentati con la radio digitale DAB, i cui multiplex in apparenza così rigidi permettono invece di escogitare modalità innovative come le stazioni "ad hoc", legate eventi sportivi o culturali, persino al lancio pubblicitario di prodotti commerciali. Insomma, le idee ci sarebbero, è la voglia o la capacità di metterle in pratica che latitano. Ci vorrebbe l'interessamento dei politici, qualcuno che possa portare avanti una proposta, un progetto di legge. Me ne farei immediatamente portavoce e finalmente potrei evitare di usare il condizionale per passare al futuro.

Ascoltando California

Completo successo per i test che segnano la ripartenza di KVOH Voice of Hope, una stazione religiosa che aveva iniziato a trasmettere dall'area di Los Angeles nel 1987 e che dopo diverse vicissitudini e passaggi di proprietà (il fondatore, George Otis era mancato nel 2005) intende rilanciare la programmazione. La FCC ha riautorizzato a trasmettere su due frequenze, la storica 17775 e i nuovi 9975 kHz, e KVOH ora dispone di una nuova doppia antenna log periodica in una nuova postazione sulle alture della contea di Los Angeles, a nord dalla metropoli. Negli ultimi anni la ricezione qui in Europa aveva smesso di essere possibile, le poche segnalazioni riguardavano rari ascolti negli Stati Uniti, sempre piuttosto distorti, poi erano seguiti lunghi mesi di silenzio prima nel 2011.
Qualche tempo fa, dopo intensi lavori di ripristino, KVOH aveva annunciato un primo test su 17775, una frequenza poco adatta, in questa fase di attività solare abbastanza scarsa, ai balzi a lunga distanza. L'alba di ieri e di stamane hanno però visto la seconda fase di test, questa volta sui 31 metri e i 9975 sono risultati perfettamente ascoltabili anche dalle nostre parti. In realtà la prova nella notte tra il 6 e il 7 settembre è stata deludente perché l'orario scelto - tra le 01 e le 04 UTC - coincideva perfettamente con lo slot in lingua hindi di CVC Voice of Asia, emittente religiosa che utilizza gli impianti in onde corte dell'Uzbekistan. Anche grazie al continuo dialogo tra la stazione e la comunità internazionale degli ascoltatori, KVOH ha però deciso di trasmettere il secondo giorno una mezz'ora in più. Questo è bastato per garantire la piena identificazione di un segnale che anche prima delle 04 era talmente robusto da superare quello che arrivava dall'Asia centrale. Ecco l'annuncio in lingua spagnola ascoltato subito dopo che CVC aveva spento su 9975 kHz:



In effetti le condizioni generale erano talmente buone da consentire di ricevere KVOH anche sul mio piccolo portatile Tecsun. Non certo un audio esplosivo, ma pur sempre leggibile. Non conosco la potenza utilizzata ma la FCC americana non autorizza impianti superiori ai 50 kW e a orecchio direi che KVOH ne utilizzasse assai meno. Queste riaperture sono sempre una buona notizia ed è auspicabile che le trasmissioni regolari di KVOH durino a lungo.

07 settembre 2013

California dreaming: prolungati - per favorire l'Europa - i test nei 31 metri di KVOH

Internet ha trasformato in qualcosa di profondamente diverso un hobby, quelli del radioascolto, che hanno saputo anticipare di parecchi decenni quel senso di comunità e scambio che gli appassionati di onde corte sapevano creare intorno alla loro attività, prima ascoltando i programmi e identificando le stazioni più lontane, poi comunicando i risultati della loro caccia ai colleghi e alle stazioni stesse, le quali a loro volta rispondevano con lettere molto cordiali, inviavano gadget e pubblicazioni, finivano per diventare dei veri amici. Oggi a trasmettere sulle onde corte sono rimasti in pochi e anche la comunità di chi insegue i segnali più difficili, al di fuori dai bicini che i broadcaster intendono normalmente raggiungere, si è ristretta. Ma il dialogo, attraverso Internet, si è fatto ancora più serrato, l'hobby, un tempo incentrato sull'ascolto, diventa sempre più relazione.
Sono in Liguria per qualche altro giorno di distrazione prima della ripresa full time del lavoro e questa notte avevo un preciso obiettivo: cercare di sintonizzarmi sui test che l'emittente californiana KVOH, Voice of Hope (un call storico, che ora viene rilanciato per una audience che immagino concentrata nell'area centro-sud americana e nella Bible belt nord-americana) aveva annunciato per la notte tra venerdì e sabato e quella tra sabato e domenica. La frequenza, 9975 kHz era ottimale, né troppo alta, né troppo bassa: le lunghezze d'onda dei 31 e 25 metri sono spesso utilizzate dai broadcaster che vogliono ottenere il miglior compromesso tra distanza coperta e indipendenza dalle condizioni propagative. Anche lo slot orario, tra le 01 e le 04 UTC sembrava ideale per l'ascolto in Europa, a cavallo com'era tra il tramonto in California e l'alba dalle nostre parti. Purtroppo sulla strada di KVOH c'era un ostacolo che ho scoperto solo qualche ora fa, quando alle 3 del mattino stavo ascoltando il tono continuo che KVOH aveva messo in onda qualche minuto prima dell'ora di inizio ufficiale dei test. All'improvviso una voce in linguaggio chiaramente asiatico ha praticamente bloccato il canale, rendendolo inutilizzabile. Come forse avrete modo di ascoltare dal mio breve clip, la voce che annuncia KVOH si riesce a percepire ma la comprensibilità è ridotta a zero. A interferire il debole ma fino ad allora pulito segnale californiano è, proprio tra le 01 e le 04 la trasmissione in hindi di CVC Voice of Asia, una organizzazione religiosa internazionale che utilizza per le sue trasmissioni verso l'India gli impianti ex sovietici dell'Uzbekistan. Meno distante della California rispetto all'Europa, ma soprattutto molto più potente. In questo spezzone di un minuto e mezzo potete seguire la storia di questo ascolto. Si sente il tono continuo, l'attacco improvviso del programma di CVC Asia (in parallelo con 6260 kHz), i time pips di KVOH sulle 01:00 precise e la voce in inglese sotto la dominante in hindi. Per un po' il segnale di KVOH si distingue bene, ma quando CVC comincia a trasmettere musica la leggibilità scompare quasi completamente. Più avanti, in un momento di evanescenza del segnale uzbeko, sono riuscito ad ascoltare KVOH che invitava a spedire i propri rapporti di ascolto all'indirizzo di mail indicato sul sito.



Ho subito scritto allegando l'audio che avete sentito e stamane mi ha risposto, molto sollecito, il manager della stazione, Ray Robinson. Il primo giorno di test di KVOH nei 31 metri è andato molto bene dal loro punto di vista. La stazione è stata ascoltata in 18 stati americani, 7 latino-americani, in Australia, Nuova Zelanda e anche in diverse nazioni europee che hanno però lamentato l'interferenza con CVC. In ragione di queste "proteste", KVOH ha deciso che la seconda fascia di test prevista per domattina sarà allungata di mezz'ora, fino alle 04:30 UTC. Dopo le 04 CVC dovrebbe aver chiuso le trasmissioni e le condizioni dovrebbero consentire l'ascolto senza interferenze della California. Staremo a vedere.
Mentre attendevo l'inizio delle trasmissioni su 9975 ho trascorso un paio d'ore in compagnia di colleghi ascoltatori e di operatori di stazioni pirata dei 48 e 41 metri utilizzando i due canali chat ormai stabilmente utilizzati per discutere, in tempo reale, su attivazioni e ricezioni di queste emittenti non autorizzate (e spesso perseguite per legge) musicali, sempre divertenti e un po' sguaiate. Anche questo aspetto dell'hobby è molto cambiato con Internet. Le stazioni pirata hobbystiche in onde corte sono un fenomeno antico, che risale almeno agli anni settanta, quando molte nazioni europee avevano implementato duri regolamenti repressivi. La banda scelta, a ridosso dei 49 metri, era occupata dalle stazioni costiere e i pirati con le loro interferenze era visti molto male dalle autorità. Trasmettevano pochissime ore, esclusivamente la domenica mattina, quando gli operatori non lavoravano.
Lo scenario ora è completamente diverso, le trasmissioni stanno diventando praticamente quotidiane, la sera nei giorni infrasettimanali, mentre sabato e domenica i pirati possono accendere i loro impianti, spesso ricavati dal surplus militare, anche al mattino. Soprattutto, grazie alle chat è possibile interagire in diretta, riportare agli operatori l'intensità dei segnali ricevuti, identificare immediatamente una stazione. Insomma un hobby diverso rispetto a quando un ascoltatore era costretto a districarsi, con un ricevitore mediocre, per identificare annunci male articolati, ma pur sempre divertente. I trasmettitori pirata raramente riescono a mettere in antenna potenze superiori a qualche decina di Watt e anche le antenne non sono il massimo dell'efficienza. Chi vuole provare a entrare in questa nuova forma di ascolto interattivo può iscriversi online alla chat del Free Radio Café, dove si riuniscono gli ascoltatori dei pirati americani (questi ultimi sono attivi soprattutto tra i 6925 e i 6985 kHz) e, in Europa, alla Pirate Radio Chat di Iannski. Due osterie virtuali dove scambiare quattro chiacchiere ascoltando contemporaneamente alla radio, sulle onde corte, le canzoni degli Abba, le polka della tradizione folk olandese e tedesca e i brani del grande rock.
Chiacchierando su Free Radio Café sono riuscito ad ascoltare due stazioni pirata americane, identificate dagli amici della chat: BOCHF su 6930 kHz in USB e Boombox Radio su 6925 kHz in AM. Ecco anche qualche piccolo estratto di questi due segnali, mi raccomando di utilizzare la cuffia o gli auricolari per questi clip e per KVOH.



06 settembre 2013

Wi.TV ritrasmette il digitale terrestre sul tablet, via Wi-Fi

Tele System si è inventata il decoder per tv digitale terrestre che non ha bisogno di televisore, ma di tablet  e rimpiazza il cavo SCART o HDMI con una normale connessone Wi-Fi. Si tratta in alre parole di un dispositivo "video over Wi-Fi" che in altre forme ho già visto da produttori orientali come Tivizen, Concettualmente molto simile, il decoder Tele System si chiama Wi.TV e la sua particolarità è che le trasmissioni ricevute vengono ritrasmesse attraverso un hotspot Wi-Fi direttamente integrato nel dispositivo. Il costruttore precisa che per poter guardare il digitale terrestre sullo smartphone o sul tablet con l'opportuna app gratuita (per iOS o Android) non occorre neppure disporre di una connessione a Internet. Wi.TV è comunque in grado di connettersi a una rete wireless pre-esistente. 
Una cosa che ancora non mi è chiara è se Wi.TV può contare anche su connettori di rete ed è quindi in in qualche modo in grado di ridistribuire il segnale anche attraverso una rete IP cablata (su modello di SlingBox), ma sarebbe strano se questo fosse possibile. In compenso, è chiaramente specificato che il decoder ha una porta USB che consente di registrare i programmi preferiti su un pendrive per un successivo riascolto (uno dei prodotti Tivizen dispone per esempio di uno slot per memorie SD, cosa che Tele System potrebbe prendere in considerazione). Un kit opzionale composto da una antenna stilo e da un battery pack consente inoltre di usare Wi.TV in mobilità. Per il momento la sintonia sembra riguardare solo le stazioni free to air, ma Tele System afferma di avere in serbo delle novità anche per la ricezione della pay tv. Wi.TV costa 99,90 euro e il kit mobile altri 19,90.

05 settembre 2013

Un seminario per aspiranti audiodocumentaristi al Festival Internazionale di Ferrara

Anche quest'anno Audiodoc è partner del Festival Internazionale a Ferrara, dove sarà presente con un workshop e con una rassegna di audio documentari dal mondo. Tre incontri da tre ore ciascuno che si terranno le mattine dei tre giorni di Festival. Il workshop, dal titolo “Puntare, Registrare, Fuoco!” è a cura di Jonathan Zenti e vede la presenza e la collaborazione di altri soci Audiodoc come Daria Corrias (Redattrice di Tre Soldi – Radiotre), Andrea Cocco (Redattore di Amisnet), Marcello Anselmo (Redattore di Zazà – Radiotre) e Ornella Bellucci (Curatrice di Passioni - Radiotre). L'obiettivo del corso è quello di conoscere il mondo dell'audio documentario, incontrare autori ital
iani e imparare le fasi della filiera produttiva dell'audio documentario.
Curato da Jonathan Zenti (autore di documentari, consulente per lo sviluppo tecnologico e multimediale, soundesigner a RAI Radio 3, fondatore dell’associazione Suoni Quotidiani) con Daria Corrias, Andrea Cocco, Marcello Anselmo e Ornella Bellucci, il seminario si svolgerà a Ferrara in parallello agli incontri del Festival, dal 4 al 6 ottobre  2013. L'obiettivo è fornire una adeguata conoscenza del mondo dell’audio documentario e facilitare l'incontro con alcuni tra i più importanti autori italiani, che illustreranno le fasi della filiera produttiva di un audio documentario.
La prima giornata del workshop sarà dedicata alla definizione di audio documentario e  una panoramica sui generi, con una sessione di ascolti guidati. Successivamente verrano descritti i principali aspetti realizzativi, anche attraverso il contributo di due autori. Il workshop si conclude con i laboratori di gruppo e la presentazione dei lavori progettati. Il costo di partecipazione è di 150 euro e il numero massimo di partecipanti è di 30 persone. Per informazioni, questa è la pagina sul sito dedicato all'edizione 2013 del Festival.

Le radio libere siriane e la loro guerra nonviolenta per un futuro di dialogo e partecipazione

Finalmente una bella corrispondenza dalla Siria con molte notizie sui media - molti dei quali radiofonici - che informano e partecipano ai vari movimenti anti-governativi. Lo pubblica oggi su Repubblica Pietro Del Re, sotto il titolo "Noi i ragazzi delle radio libere anti-regime inseguiti dai cacciabombardieri di Assad". So che non dovrei farlo ma il testo è troppo bello per non riprenderlo qui:

Segnalazioni sui raid, dibattiti e satira: viaggio tra le emittenti di “Free Syria”
di Pietro del Re 
AZAZ — Lavorano in maleodoranti scantinati, in vecchi garage o nelle aule rattoppate di una scuola bombardata. Una volta registrato il loro programma, per mandarlo in onda spesso sono costretti a montare una lunga antenna su un camioncino e a salire sulla collina più alta del circondario. Sono i ragazzi delle radio libere siriane, spuntate come funghi fino a occupare l’intero etere della Siria conquistata dalle forze d’opposizione (mentre nel resto del Paese, ancora nelle mani del regime, ogni mezzo d’informazione rimane sotto il severo controllo della polizia).
Questa nuova generazione di giornalisti si è formata negli ultimi due anni e mezzo di guerra civile ed è composta da ex studenti, per lo più laureandi in legge, in storia o in ingegneria. «Prima che scoppiasse la rivolta volevo diventare avvocato, ma la mia università è stata bombardata. Nelle zone liberate non c’erano né radio, né tv, né giornali. Ho perciò creato la mia emittente, allo scopo di informare il più gran numero di utenti nel modo più semplice possibile », racconta Ahmad Kadour, 25 anni, fondatore di Radio Alwan (Radio a colori), basata a Saraq, vicino Idlib, e che trasmette sia in streaming sia in modulazione di frequenza. «In quei giorni, non ricordo quale organizzazione umanitaria occidentale fece arrivare dal Libano migliaia di piccole radio che si caricano grazie alla luce solare: spettava a me riempirle di musica e parole».
Le altre emittenti appena nate si chiamano Radio SouriaLi, Radio Ana, Nasaem Souria, Radio Al Kul, Radio Al Watan, Rozana Radio. Sono quasi tutte nella cosiddetta “Free Syria”, ma ne esistono anche che emettono dalle città turche oltreconfine, o che ricevono programmi registrati a Beirut, al Cairo, a Parigi o a Londra. Intercettiamo Ahmad Kadour su Skype, perché la regione dove vive e lavora è stata sì “liberata” dalle forze d’opposizione, ma negli ultimi mesi è anche diventata una delle roccaforti dei jihadisti più radicali, gli stessi che il 28 luglio scorso hanno rapito padre Paolo Dall’Oglio. «Le grandi difficoltà si sono presentate durante i primi mesi, quando da Damasco aspettavo l’attrezzatura per lo studio che doveva attraversare i numerosissimi check-point delle forze di sicurezza. Senza contare che come giornalista radiofonico non avevo nessuna esperienza: la sola volta che avevo parlato in un microfono era stato all’inizio della guerra, quando m’intervistò un inviato della Bbc chiedendomi a quali battaglie avevo partecipato».
La “Radio a colori” comincia a trasmettere il 5 aprile di quest’anno. Tre ore al giorno. Poco, è vero, ma tra qualche mese Ahmad spera di raddoppiare. «Il problema è il trasmettitore FM: non possiamo montarlo in un punto fisso perché i soldati di Damasco lo bombarderebbero immediatamente. Per questo dobbiamo fissarlo sul mio pick-up, trovare una collina da dove trasmettere e restare sempre in movimento per evitare di finire nel mirino dell’artiglieria del regime ».
Come spiega il giornalista italo- siriano Fouad Roueiha — che ha appena presentato la richiesta di un finanziamento all’Unione europea per aiutare queste radio indipendenti — ai loro giornalisti si è aggiunta un’infinità di volontari, corrispondenti dal campo e attivisti della società civile che ha scelto l’informazione come teatro della loro lotta e come strumento per costruire la Siria che verrà. «Dall’ascolto di queste radio emergono orientamenti differenti su punti chiave quali il sostegno alla lotta armata o il livello dello schieramento in seno all’opposizione. Ma tra i minimi comuni denominatori c’è sicuramente l’assenza di qualunque discorso settario o divisivo, e il rispetto di una political correctness rivoluzionaria», dice Roueiha. Questo determina anche il palinsesto delle emittenti, che comprende giornali radio, corrispondenze di guerra, dibattiti politici che ospitano personalità dell’opposizione, ma anche programmi satirici, di approfondimento o di servizio, come il segnalare ai cittadini dove sono stati posizionati nuovi posti di blocco o dove ci sono scontri armati.
Dice ancora Ahmad Kadour: «Siamo una radio sociale, il cui compito in questi giorni bui è quello di riportare la speranze nelle famiglie. Come lo facciamo? Trasmettendo programmi che riflettano la “normalità”. Per fare ciò lasciamo spesso la parola agli ascoltatori». Non oggi, però. Perché, per ore, contro la cittadina dove ha sede la Radio a colori, si sono accaniti i cacciabombardieri del regime di Damasco.

L'interviste di Del Re si concentrano su Alwan FM (alwan in arabo siginifica "a colori"), attiva come spiegato dall'articolo anche in FM e forse in AM, ma ci sono diversi riferimenti ad alcune delle altre realtà che sono spuntate in questi mesi, un primo assaggio delle quali ci era stato dato da Andrea Borgnino su Radio Tre Mondo. Oltre alla pagina Facebook di Alwan si possono consultare i siti di SouriaLi o il bel blog Syrian Media (tutti i contenuti sono in arabo ma con i traduttori è abbastanza facile orientarsi) che a sua volta riporta altri nomi di emittenti, come Baladna FM, Eastern Mediterranean Radio. Insomma, una situazione comprensibilmente irta di difficoltà e violenza, ma paradossalmente, grazie certamente a Internet e alla telefonia mobile, aperta a nuovi spazi di partecipazione, in cui come vediamo persino la vecchia radio può infiltrarsi e favorire, si spera, la riflessione e il dialogo. La prossima settimana a Pisa, l'associazione Un Ponte Per organizza un incontro sulla Siria a cui parteciperà Fouad Roueiha, il giornalista italo-siriano, corrispondente per AmisNet.org citato nell'articolo di Repubblica per la sua attività di facilitatore di progetti di radio comunitarie nella regione.

Chiude la US Space Fence, i militari americani rinunciano al radar che sorveglia le orbite

Mancano i soldi per gli esperimenti di dubbia utilità, persino nelle ricche (un tempo) tasche dei militari americani. Che dopo aver chiuso i battenti su Haarp, l'antenna per "manipolazioni" ionosferiche che avrebbe dovuto consentire di comunicare con i sottomarini ma è servita soprattutto per alimentare una inesauribile vena di ridicole teorie complottarde, ora è la US Space Fence a dovere arrendersi davanti alla crisi. Il generale William Shelton, comandante dell'Air Force Space Command, ha ordinato lo smantellamento del "reticolato spaziale", un lunghissimo sistema di antenne dislocato in diverse postazioni e destinato al sorvegliamento degli oggetti orbitali. Il cosiddetto Air Force Space Surveillance System opera con tre impianti di trasmissione e sei di ricezione. Sostanzialmente si tratta di un radar che opera intorno ai 216 MHz in banda areonautica e analizza l'eco degli oggetti che volano nei cieli. Peccato che il budget del Pentagono, attualmente in revisione, non sembra in grado di assicurare i fondi necessari per i lavori di manutenzione e ammodernamento delle nove stazioni, che risalgono ormai agli anni '60. La Space Fence è in grado di identificare oggetti a 24 mila chilometri di distanza e fornisce informazioni molto utili a una migliore gestione del grosso problema dei detriti spaziali, a quanto sostiene la testata specializzata SpaceNews. Anche la NASA per esempio si occupa della questione dei detriti utilizzando una serie di radar oltre alle osservazioni orbitali. Il centro più importante per queste ricerche a terra è l'Haystack Radar del Lincoln Lab del MIT, un radar attivo sulle frequenze della X Band. Analoghe strutture sono presenti in Europa, vedi il caso del radar VHF "GRAVES", realizzato in Francia. Qui trovate una breve rassegna di questi radioosservatori della colonizzazione nello spazio compilata da un esperto dell'ESA.

NASA: l'intero pianeta dirà "ciao" via radio alla sonda Juno. In codice Morse.

Manca poco più di un mese per dire ciao, anzi "HI", via radio, sulle onde corte, alla sonda Juno, prima che questa riceva dalla terra il colpo di frusta necessario per raggiungere nel 2016 il pianeta giove e studiare, tra le altre cose, la sua magnetosfera e i fenomeni aurorali a essa correlati. La NASA sta organizzando in grande stile questa inedita forma di saluto (di solito sono i radioamatori ad ascoltare le sonde spaziali, questa volta avviene il contrario), invitando i radioamatori (per non incorrere in possibili sanzioni bisogna essere in possesso di regolare licenza) di tutto il mondo a predisporre tutto il necessario per sintonizzare i loro ricetrasmettitori nella banda dei 10 metri, i 28 MHz. Arrivato il grande momento di massima vicinanza di Juno alla terra (il perielio è a circa 50 mila chilometri di distanza), il comitato di saluto dovrà formare le due lettere H e I del codice Morse seguendo un rituale particolare. La portante della radio dovrà restare accesa per 30 secondi in corrispondenza di ogni "puntino" dei sei (•••• ••) che compongono la parola "HI", ogni vuoto tra i puntini all'interno di ciascuna lettera vale altri 30 secondi di portante spenta, con tre vuoti di 90 secondi complessivi a separare le due lettere. Tempo complessivo di trasmissione/vuoto. A ciascun partecipante viene assegnata una delle 26 frequenze fissate tra 28 e 28,5 MHz e per conoscere quale frequenza utilizzare nello specifico la NASA ha predisposto una tabella che assegna una determinata frequenza alle lettere dell'alfabeto. Chi vuole partecipare deve scegliere quella che corrisponde all'ultima lettera della sua sigla radioamatoriale.
Riempiendo l'etere dei segnali in radiofrequenza in telegrafia lenta prodotta da numerosi trasmettitori sparsi per tutto il pianeta, lungo ripetuti intervalli di tempo di 30 secondi, la NASA spera di poter creare sufficiente energia per "bucare" lo strato ionosferico dell'atmosfera terrestre (eventualmente anche nel caso che l'attività solare lo rendesse impermeabile a frequenze così elevate). A bordo di Juno, vista la natura radio e magnetica dei suoi esperimenti gioviani,  opportunamente denominati WAVES, è montato un ricevitore HF in grado di sintonizzarsi fino a 40 MHz (questo documento contiene una dettagliata spiegazione dei sistemi di ricezione di Juno). L'idea è riuscire a farsi sentire da questo ricevitore generando un segnale a banda sufficientemente ampia (0,5 MHz) con tantissime antenne puntate verso la stessa zona di cielo. Una specie di "flash mob" radiofonico rivolto a un oggetto "made on Earth" che sta affrontando un viaggio di oltre 9 Unità Astronomiche. Ogni UA vale 150 milioni di chilometri.
Una spiegazione meno concisa di come si svolgerà questo happening si trova sul sito di Say HI to Juno! La pagina ufficiale della missione Juno si trova qui.

Il mistero della sera: tanghi e milonghe su 6210. Ma da dove? E per chi?

Ormai c'è un mistero al giorno. Chi sta trasmettendo no stop tanghi e milonghe molto vintage su 6210.45 kHz, in piena banda delle onde corte pirata dei 48 metri? Il segnale, debole, arriva a tratti udibile anche nel centro di Milano, ma la registrazione qui acclusa è stata fatta con la radio SDR online dell'Università di Twente. Arriva ancora adesso, intorno all'una di notte italiana, ma la prima segnalazione viene da Carlos Gonçalves, in Portogallo, che giustamente si chiede se questa sia una emittente pirata sudamericana. 

04 settembre 2013

EBU Tech-i rivela gli ambiziosi piani di radiofonia digitale DRM di Radio Algeri

Un post molto conciso per segnalare l'uscita dell'ultimo numero della rivista trimestrale dell'EBU Tech-i, il cui numero di settembre 2013 si può scaricare gratuitamente. Come sempre è una lettura stimolante. Diversi articoli sono dedicati alla "ultradefinizione" televisiva, ai metadati e al Web semantico. Un contributo molto interessante è quello sul suono binaurale, che secondo l'EBU sta coinvolgendo un numero crescente di operatori europei (in Francia per esempio è in corso il Bi-Li Project, presentato nei prossimi giorni all'IBC 2013, e Radio France ha creato un repository di programmi, NouvOson, con numerosi esempi di produzioni).
La sorpresa l'ho trovata leggendo una dettagliata scheda di presentazione dell'ente radiotelevisivo di Stato algerino TDA – Télédiffusion d’Algérie. Il piano di espansione e digitalizzazione delle infrastrutture radio e tv in Algeria prevede l'adozione del sistema DVB-T2, lo spegnimento della tv analogica, l'adozione della radio digitale DAB in banda III ma soprattutto - a quanto afferma il responsabile R&D Chawki Sahnine, un massiccia adozione della radio digitale DRM. A breve-medio termine, scrive Sahnine, verranno realizzati due impianti trasmissivi ad alta potenza in onde corte, sei impianti DRM a potenza medio-alta in onde medie seguiti successivamente da altri dieci impianti, mentre anche la rete a onde lunghe e medie esistente dovrebbe subire un adeguamento al digitale.

Operatori delle onde medie, uscite allo scoperto!

Una cortese risposta via mail di un responsabile del sito Radiobops.net sottolinea come le trasmissioni su 1386 kHz in onda media "non sono autorizzate" da Radio Bops, la quale - secondo lo stesso messaggio - è solo «una piccola e amatoriale web-radio per puro piacere personale in via di sperimentazione, che dal 1 gennaio 2014 dovrebbe avere una regolare programmazione con contenuti informativi prettamente musicali in diverse lingue.» Faccio comunque i miei auguri a questa iniziativa, devo essere stato tratto in inganno dalla scritta "AM radio broadcast" che compare sulla home page dello stesso sito. In uno dei commenti al mio post di ieri leggo anche la segnalazione di una nuova emittente religiosa, ascoltata su 1368 kHz nell'area a est di Napoli, che annunciava un numero telefonico con un prefisso siciliano. Arriva anche la conferma della riattivazione dei 1404, funzionante solo nelle ore diurne su scala molto locale.
Intendiamoci, capisco perfettamente la necessità, per tutti gli sperimentatori di queste trasmissioni in AM, di mantenere un certo riserbo su un tipo di attività radiofonico che non è ancora stata ufficialmente regolamentata nei confronti degli operatori privati, commerciali o no profit che siano. Prima dell'interessamento manifestato da Agcom verso un'azione normativa (vedi la notizia della pubblica consultazione aperta alle proposte di impiego dello spettro broadcast inferiore ai 30 MHz, lanciata qualche mese fa), ricordo che c'era stata un'altra iniziativa, questa volta sanzionatoria, da parte dell'ufficio Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico. Il quale aveva inviato a questi sperimentatori lettere molto esplicite, invitandoli a cessare ogni attività trasmissiva su frequenze non autorizzate.
Forse però se dietro le stazioni locali che stanno in questo periodo popolando i canali apparentemente sempre più liberi delle onde medie c'è una vera progettualità, mi aspetto anche che i vari imprenditori, editori, associazioni, vengano allo scoperto, facendo valere le loro buone intenzioni e chiedendo all'Autorità e al governo di accelerare un processo di chiarificazione e definizione delle regole. Sono assolutamente convinto della validità del concetto di licenza "low power" anche in modulazione di ampiezza, in onde medie e corte, e credo che possa servire ad aprire spazi inattesi per un gran numero di operatori nuovi entranti e per i loro potenziali ascoltatori. Bisogna certo evitare il rischio di vedersi comminare multe e sanzioni serie, ma a mio parere è indispensabile dare maggiore concretezza a un fenomeno che non dovrebbe limitarsi al "fringe" e al semi-clandestino.