04 ottobre 2015

Spazio chiama Atlantide: le voci dei primi cosmonauti sovietici e una peculiare installazione artistica


Oggi a Milano tornano a risuonare le registrazioni radiofoniche dallo spazio dei fratelli Judica-Cordiglia, protagonisti nei primi anni Sessanta di una formidabile epopea giornalistica centrata sulle prime sonde spaziali messe in orbita dai Sovietici. La conferenza di Massimo Judica-Cordiglia fa parte di un progetto artistico-storico in cui il mito di Atlantide rivisitato e reinterpretato da Marco Bulloni si intreccia con le sconosciute radici mistiche ed esoteriche del bolscevismo e la complessa storia dell'esplorazione spaziale sovietica. Il tutto avviene in un una installazione dell'artista milanese Riccardo Arena presentata in questi giorni negli spazi della Fabbrica del Vapore, nei pressi del cimitero Monumentale di Milano. 

Il punto comune di questo strano viaggio è l'arcipelago delle Solovetsky, nel Mar Bianco russo, chiuso a nord dalla penisola di Kola, al limitare dell'Artico. Per secoli dominio di monaci ortodossi, l'isola grande Solovki è stato anche un campo di esilio e prigionia del regime staliniano: qui ha trascorso un soggiorno forzato Pavel Florenskij, prete, ingegnere elettrico, fisico e poeta, seguace della misteriosa filosofia esoterica del cosmismo, a sua volta fondato da Nikolai Fyodorov (scomparso ancora prima della Rivoluzione antizarista del 1905). I cosmisti erano convinti del potere assoluto del connubio tra genere umano e scienza, un potere che avrebbe portato alla mortalità. Alcune spore di questa dottrina sarebbero germogliate nella retorica che l'Unione Sovietica riservava alle straordinarie imprese dei suoi scienziati spaziali.
L'isola di Solovki è anche al centro delle teorie di Bulloni, che in questa remota località pre-artica identifica la probabile sede geografica del racconto platonico dedicato al regno di Atlantide, inserendo quest'ultima in un ancor più complesso contesto archelogico, astronomico, letterario, iconografico. L'isola di Solovki-Atlantide diventa per Bulloni una sorta di onfalos, un ombelico sacro rappresentato dall'ancestrale figura del labirinto: il punto di interfaccia tra la vita e la morte, il ciclico percorso che conduce dalla fine alla rinascita. Questa inedita lettura, fusa con la narrazione del cosmismo, ha catturato Riccardo Arena, inducendolo a costruirvi un ambizioso progetto di viaggi,  ulteriori letture e creazioni artistiche. Nel progetto è inserito un breve ciclo di conferenze iniziato alla Fabbrica del Vapore sabato 3 ottobre sotto il coordinamento di Coordinatori: Matteo Bertelé, docente al centro delle arti russe di Ca' Foscari e Giulia Airoldi, ricercatrice. Insieme a Marco, che ha introdotto la storia antica e moderna delle Solovetsky, ha parlato brevemente del cosmismo lo storico delle dottrine politiche Giorgio Galli, mentre Bertelé e Gian Piero Piretto (docente di cultura russa alla Statale di Milano) hanno discusso rispettivamente del mito dei cosmonauti nella cultura visuale sovietica e del mito del volo che ha preceduto l'era apertasi nel 1957 con il lancio dello Sputnik. Oggi, 4 ottobre, Marco Bulloni tornerà a parlare del passaggio dal mito di Atlantide a quello dell'Ade insieme a Matteo Guarnaccia (con un intervento sul Volo Magico) e, appunto con Massimo Judica-Cordiglia, che è anche autore di documentari dedicati alle celebri - e controverse - intercettazioni spaziali. 

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