26 dicembre 2015

PocketFM, la stazione radio in una scatola che aiuta a diffondere informazioni e svago in Siria e altre aree in difficoltà

Secondo un recente articolo di NiemenLab, sarebbero già una trentina - il grosso in Siria a supporto del progetto di giornalismo comunitario SyrNet, ma anche in Tanzania, Yemen, Sierra Leone - le PocketFM distribuite dalla ONG berlinese Media in Cooperation and Transition. PocketFM - qui una dettagliata descrizione in pdf - è un trasmettitore FM compatto, alimentabile a 12 volt con una batteria d'auto e inserito in un alloggiamento robusto e dotato di dispersori, in modo da non aver bisogno di ventole di raffreddamento. Realizzato dalla società di consulenze tecnologiche IXDS, lo "scatolo" concepito da MiCT funziona come un sistema di produzione e ridistribuzione di contenuti facilissimo da installare e attivare. Controllato dall'intelligenza di bordo di un computer Raspberry, PocketFM si collega facilmente all'uscita audio del ricevitore satellitare e può quindiaccedere direttamente a un canale di ridistribuzione satellitare come il transponder Nilesat già utilizzato dal network di giornalisti siriani coordinato e supportato direttamente da Berlino. SyrNet vanta secondo i suoi promotori già una decina di stazioni FM attive in Siria, alcune delle quali basate su PocketFM.



L'apparecchio è capace di trovare da solo la frequenza libera da utilizzare, diffonde via RDS le informazioni di identificazione e gli eventuali messaggi agli ascoltatori e per la trasmissione è sufficiente una antenna pieghevole di un metro che assicura un raggio di copertura di qualche chilometro. Le prossime versioni dovrebbero integrare anche un hard disc e un sistema di localizzazione che facilita il controllo remoto dei trasmettitori. L'intero progetto riceve i finanziamenti del ministero tedesco per gli esteri tedesco. La caotica situazione siriana è un "test bed" molto efficace per questo modello di giornalismo partecipativo, supportato da tecnologie evolute ma allo stesso tempo leggere. Ma in realtà PocketFM si presta a moltissimi altri impieghi sia nelle aree di conflitto, sia nelle geografie più remote. In Sierra Leone per esempio il sistema è stato sperimentato per diffondere informazioni sul contrasto alla recente epidemia di Ebola. 

20 dicembre 2015

Qui radio plasma. L'SDR low cost negli esperimenti sull'anti-materia del CERN

Grande lezione di fisica ieri dal mio amico Ruggero Caravita, giovane scienziato attivo tra INFN di Genova e CERN di Ginevra, dove collabora nel team dell'esperimento AEgIS, che studia gli aspetti gravitazionali dell'antimateria per verificare il principio di equivalenza debole della massa. Ruggero non solo tollera la mia profonda ignoranza di una materia che lui padroneggia invece in modo sopraffino, ma conoscendo la mia strana passione per la radio e la propagazione si lascia coinvolgere in lunghe conversazioni sulla software defined radio e i meccanismi della propagazione delle onde elettromagnetiche nei plasmi, uno stato della materia (e dell'anti-materia) molto importante per gli esperimenti di AEgIS.
In genere in ambito radioamatoriale si conoscono fin troppo bene le applicazioni dell'SDR nel monitoraggio di ogni tipo di trasmissione di orgine umana o M2M, o il grande apporto che la tecnologia software-defined sta dando alla radioastronomia. Molto meno scontato è il ruolo che anche dispositivi molto economici possono avere in un laboratorio delle alte energie per lo studio "non invasivo" (un aspetto fondamentale quando si ha a che fare con particelle quantistiche, anche nei loro comportamenti classici come nel caso che andremo a trattare). Ruggero mi ha raccontato di aver utilizzato un dongle SDR che si è procurato con un investimento di un centinaio di euro per osservare il comportamento di un plasma di elettroni (ma se capisco bene potrebbe trattarsi indifferentemente di anti-elettroni) intrappolato in uno spazio di confinamento elettromagnetico. L'uso di tecniche DSP in istituzioni di questo genere non è certo una novità. Ancora una volta a stupire sono la capacità dimostrata da hardware di classe assolutamente commerciale e la flessibilità di applicazioni software sviluppate in ambito amatoriale.
In attesa della pubblicazione di un articolo più dettagliato e scientificamente autorevole da parte dell'ideatore dell'esperimento, provo a raccontare come l'ho capita io. Immaginiamo un cilindro in cui una serie di toroidi genera un campo magnetico parallelo alla lunghezza del cilindro stesso. Sulle pareti del cilindro una serie di elettrodi generano invece un campo elettrico. In questo caso immaginiamo due elettrodi carichi uno all'imboccatura, l'altro sulla parte terminale del cilindro. Sparando all'interno di questo contenitore magnetico, che tecnicamente si chiama Penning trap (qui la spiegazione fornita da un altro esperimento del CERN, Alpha) gli elettroni da intrappolare, questi cominciano ad avvitarsi a cavatappo lungo le linee di flusso del campo magnetico percorrendo la lunghezza del cilindro fino a percepire, sul fondo, il campo elettrico che respinge gli elettroni. Le particelle invertono senso di marcia e ripercorrono, sempre attorcigliandosi sulle linee di flusso magnetico, sempre confinate all'interno degli anelli della Penning trap. Tornati vicino all'imboccatura trovano il secondo campo  elettrico e il loro cammino spiraleggiante ricomincia e così via.
In questo modo un numero N di particelle si ritroverà intrappolato all'interno di questo "contenitore", creando per effetto del campo magnetico un vero e proprio plasma: un gas di elettroni che assume a sua volte la forma di un pezzo di tubo di gomma. Il moto delle particelle determina una serie di "modi" di risonanza dovuti al fatto che questo cilindro di gas subisce delle deformazioni, per esempio allungandosi e accorciandosi rispetto al suo baricentro, o subendo delle torsioni relativamente al proprio asse o ancora traslando verso destra o sinistra seguendo le oscillazioni del suo stesso baricentro. L'aspetto interessante è che il passaggio degli elettroni davanti agli elettrodi disposti assialmente lungo la parete della trappola può essere rilevato misurando il minuscolo campo generato dalle particelle in movimento, semplicemente sintonizzandosi sulla frequenza giusta. Nel caso del plasma di Ruggero questa frequenza è centrata intorno ai 25 MHz. 
C'è però un altro parametro misurabile, questa volta legato alla temperatura: per effetto del moto delle particelle, infatti, il "tubicino" di plasma subisce un certo gradiente termico (si parla di un calore davvero mimino, di una decina di gradi Kelvin). Nell'equazione che determina la frequenza di risonanza dei modi, questa è proporzionale alla temperatura T e inversamente proporzionale al numero di particelle che compongono il plasma. La temperatura, infatti, modifica la densità del plasma e quindi la frequenza dei suoi modi di oscillazione.
Ruggero mi ha fatto capire di aver predisposto l'esperimento con molta curiosità ma mi è sembrato che fosse rimasto quasi sorpreso di un successo ottenuto al primo colpo. Guardate le due videate ottenute da Ruggero con SDR# - una delle interfacce SDR più popolari e oggi alla base di un nuovo front end hardware progettato dal suo autore Youssef Touil, il "dongle" AirSpy  (con copertura tra i 24 MHz e gli 1,8 GHz) con il recente optional del downconverter SpyVerter che estende la copertura tra 1 kHz e 60 MHz http://airspy.com/). Accanto alla videata di riferimento, il "fondo" ottenuto misurando il potenziale sugli elettrodi della trappola dell'esperimento AEgIS priva di plasma di elettroni al suo interno...


«si vede benissimo - spiega Ruggero - la variazione nel tempo in frequenza del modo, che corrisponde alla variazione di densità del plasma dovuta alla temperatura che va in equilibrio»:

















Sembra quasi uno ionogramma, ma nel nostro caso la lettura  è non invasiva, non prevede per esempio l'uso di una ionosonda. E le scoperte non finiranno qui. I prossimi passi di Ruggero consisteranno nell'effettuare altre visualizzazioni SDR modali, su frequenze decisamente più basse dei 26 MHz, alla ricerca per esempio degli effetti della radiazione di sincrotrone degli elettroni che si avvitano nella loro corsa, cedendo a ogni giro una briciola della loro energia.


14 dicembre 2015

Il DAB+ in Francia, ecco il calendario della copertura nazionale. Si lavorerà fino al 2023.


Era un po' uscita dai radar dopo il lancio di una prima fase con la copertura di Parigi, Lione e Nizza, ma l'iter delle consultazioni e degli studi era andato a vanti e oggi la Francia rientra massicciamente nella corsa alla radio digitale con la pubblicazione di una tabella di marcia per la copertura dell'intero territorio nazionale. In tutto sono previste dal regolatore CSA ben 16 tappe da qui al 2023 (!), in ciascuna delle quali saranno previsti bandi per l'allocazione di risorse "estese" e "locali". In queste tappe, tra 2016 e 2017 sono previste le estensioni locali delle coperture delle tre principali aree urbane francesi, già citate (la capitale, Lione e Nizza). Ci vorranno insomma altri 8 anni per avere in Francia un panorama DAB+ consolidato e nel frattempo ci saranno inevitabilmente enormi cambiamenti a livello delle infrastrutture Internet, in particolare quelle mobili. Il CSA sembra avere ben presente queste possibili evoluzioni. Allo stato attuale, però, bisogna riconoscere che se il consumo di radiofonia attraverso Internet, in rete fissa o mobile, è nettamente in crescita. la scalabilità di questa modalità di fruizione è ancora in discussione. Il modello di distribuzione broadcast - rispetto alla modalità unicast, o punto-punto, offerta dalle infrastrutture IP - continua indubbiamente ad avere i suoi vantaggi. Il vero problema è riuscire a capire la durata di tali vantaggi nel tempo e un orizzonte di otto anni è davvero ampio. 

Vale comunque la pena di studiare a fondo l'approccio francese al DAB+, perché c'è molto da imparare. Sul sito del CSA, seguendo i link forniti dal comunicato ufficiale del 10 dicembre, si arriva a diversi documenti realizzati anche sulla base di consultazioni pubbliche svolte alla fine del 2014 (comunicato gennaio 2015 con la pubblicazione del rapporto "Evolution des modes de diffusion de
la radio: quel rôle pour la radio numérique terrestre?") e a metà 2015 (comunicato ottobre 2015). Sulla base della consultazione dei candidati per i possibili multiplex locali è stato pubblicato anche il rapporto con l'analisi dell'offerta attuale FM e di un possibile adattamento a uno scenario DAB+.
Non è facile sintetizzare tutto, per il momento mi limito a riportare qui uno schema con il calendario delle prossime gare di aggiudicamento delle risorse.