26 ottobre 2016

Per distinguere tra ragione e retorica sul Web, "riaccendiamo" la radio della Guerra Fredda

La civiltà mediatica delle news in tempo reale ci sottopone a un autentico bombardamento di continui impulsi. Tanto che non sappiamo più distinguere tra retorica e ragione. E se tornassimo a lezione di storia, in particolare quella, ricca di materiali d'archivio, della radiofonia internazionale? La sensata proposta viene dai ricercatori della University of Bristol, che hanno dato vita al Connecting the Wireless World Project, una iniziativa che vuole analizzare la storia delle trasmissioni in onde corte, le antenate della tv satellitare e di Internet, dal punto di vista del ruolo che l'emittenza internazionale ha avuto nel forgiare le relazioni tra le nazioni e la politica domestica, in pace ma soprattutto durante nei lunghi anni del secondo conflitto mondiale prima e della Guerra fredda poi. 
Il progetto mette insieme storici e massmediologi di Regno Unito, Germania, Olanda, Portogallo e Stati Uniti e come missione ha anche l'organizzazione di eventi e seminari, l'ultimo dei quali ha avuto luogo il 15 settembre scorso presso la University of York sul tema "Knowing your enemy (and your friends): Cultures of radio monitoring and surveillance". Al seminario ha dedicato un bellissimo post uno dei coordinatori di Connecting the wireless world, David Clayton: "Rhetoric versus Reason: Why we need histories of radio surveillance and monitoring" Una buona parte dell'incontro era focalizzato sul ruolo storico degli uffici di monitoraggio delle trasmissioni internazionali e sugli archivi di materiali generati sia dalle emittenti, sia dai governi che ne tracciavano le attività. Clayton cita in particolare Radio Free Europe, auspicando un maggior sforzo di digitalizzazione e condivisione delle informazioni accumulate e archiviate in decenni di trasmissione. 
Osservando il programma del seminario noto con grande piacere la presenza di una storica contemporanea italiana, Linda Risso, che dopo la laurea all'Università di Genova è approdata a Cambridge per i suoi studi di dottorato e oggi è fellow di ricerca presso l'Institute of Historical Research di Londra. La Risso, che a quanto leggo dai suoi tweet è stata recentemente accolta nel Comitato redazionale di "Cold War History", è specializzata in storia delle relazioni tra paesi Nato e paesi dell'Est ed è intervenuta a York su una questione decisamente attuale: "The role of radio
and Ukrainian/Russia dialogue in the 21st century".  Sulla rivista Cold War History nel 2013 aveva pubblicato un articolo intitolato "Radio Wars, broadcasting in the Cold War" che per nostra fortuna è disponibile online

08 ottobre 2016

Radio Revolten: a Halle, in Germania, un mese di arte alla radio (anche in onde medie low power!)



Durerà fino al 30 ottobre il festival di radio-art Radio Revolten, varato il primo del mese nella località sassone di Halle an der Saale, nei pressi di Lipsia. Tra performance, esecuzioni, workshop e conferenze, diverse location della storica cittadina saranno animate da una settantina di sound e radio artist di 17 nazioni, che daranno luogo al festival di arte radiofonica più ambizioso della storia. Non poteva ovviamente mancare una stazione radio, attiva 24 ore su 24. L'omonima Radio Revolten si può ascoltare comodamente in streaming, ma per l'occasione da Halle sono in funzione anche una frequenza in FM, 99,3 e una in onde medie, su 1575 kHz. Il festival, curato tra gli altri da Knut Aufermann (qui intervistato dal Goethe Institut), per anni alla direzione artistica della londinese Resonance Radio, è davvero pieno di cose da ascoltare e seguire. Un dettagliato giornale-catalogo, RR Zeitung, è accessibile su Issuu. Il Festival si può seguire anche su Facebook e su Twitter.

Dopo lo spegnimento di tutti gli impianti AM degli enti regionali tedeschi, nel 2015, la low power Radio Revolten1575 kHz, offre, al di là dell'enorme valore culturale del festival, la ghiotta opportunità di riascoltare in onde medie la Germania (a dire il vero non è proprio così perché in questa porzione dello spettro radio è rimasta attivo il network delle forze americane AFN su 1107 kHz). Qui in Italia non sarà facile intercettarne il segnale, perché sulla stessa frequenza è ancora in funzione l'impianto OM di Genova/Portofino, ma si può tentare nelle ore notturne, nonostante l'interferenza dalla Spagna (e forse dagli Emirati arabi), tanto più che, specie di notte, è prevista la trasmissione dell'identificativo Radio Revolten anche in codice Morse. Utilizzando la Web radio remotizzata di Twente, in Olanda, riesco a sentire qualcosa intorno al tramonto, anche se molto a sprazzi. 
L'antenna di Radio Revolten 1575 troneggia su una delle cinque torri della centrale Marktplatz. Radio Revolten, l'arte alla radio e la radio nell'arte, è un progetto curato da Radio Corax, emittente alternativa FM della stessa Halle. L'antenna è stata montata, accanto al dipolo già utilizzato da un club radioamatoriale, sulla cima della torre dell'ex Istituo di Fisica dell'Università. 
La Fondazione culturale federale è il principale sponsor dell'iniziativa, la cui direzione, oltre a Auferrmann è affidata ad Anna Friz e Sarah Washington, la redattrice dell'austriaca ORF Kunstradio Elisabeth Zimmermann e al responsabile della programmazione di Radio Corax, Ralf Wendt.

07 ottobre 2016

Segnali ultradeboli e SDR da master a Castelfeder, per la 18esima edizione di Digital&Radio Communications

Lo so, non è un gran preavviso, ma non potevo non segnalare - facendo i miei auguri ai partecipanti - il summit di due giorni a Castelfeder che si apre domani, sabato 8, in Alto Adige. Si tratta della 18esima edizione dello storico convegno sulle comunicazioni radioamatoriali digitali ideato dall'associazione i-Link e da diversi anni è il centro delle discussioni e degli annunci a più alto livello per quanto riguarda la ricerca e sviluppo SDR in Italia. Ecco la locandina dell'evento, che non è stato particolarmente promosso sul Web:


Personalmente ho diversi problemi che mi impediscono di prendere parte quest'anno, ma se potessi non mi perderei il pomeriggio di domani, con gli interventi di Giovanni Franza, giovane ingegnere svizzero che ha dedicato la sua tesi per il master alla scuola superiore SUPSI di Lugano alle applicazioni della piattaforma SDR Elad DUO,  e il solito Nico Palermo, che presenterà il suo straordinario lavoro sulla trasmissione di segnali a bassissima potenza, alle estreme frontiere del limite di Shannon, con la codifica QRA64 che estende quelle già disponibili con il software WSJT. In occasione della conferenza di Venezia EME2016 lo scorso agosto, Nico aveva già reso pubblici un articolo sui codici "cumulativi", e le slide della sua presentazione.
Arrivare alla Haus Castelfeder, nei pressi di Ora (Bolzano), non è banale, così come non banali saranno i contenuti discussi durante Digital&Radio Communications 2016, ma bisognerebbe davvero esserci. Come sempre, attenderò il reportage fotografico di Alberto Di Bene.

03 ottobre 2016

RTE 1 252 kHz, niente switchoff nel 2017. Le onde lunghe piacciono agli espatriati

La foto dell'impianto di Clarkstown, da Wikipedia.
[Purtroppo il contenuto di questo post deve ricevere uno spiacevole aggiornamento. I responsabili di RTE hanno confermato che la dismissione dell'impianto di Clarkstown rimane programmata per il 2017. Verranno comunque esplorati altri format e canali destinati alla comunità degli irlandesi emigrati. Peccato.] Il modello europeo del "public broadcasting" è messo a dura prova dalla lunga crisi, che ha reso i bilanci di molte emittenti perforati come il gruviera. Ma è sempre più chiaro che certe scelte sono, in realtà, di natura politica. Hanno a che fare con i desideri e le aspirazioni della gente. In questo senso sorprende l'annuncio, oggi sull'irlandese Independent, della sospensione del progetto di smantellamento dell'impianto in onde lunghe di Clarkstown su 252 kHz, nato come joint venture pubblico-privata (tra l'irlandese RTE e il gruppo RTL) alla fine degli anni '80 e oggi gestito da RTE Radio 1 attraverso 2RN, l'operatore di rete controllato dallo stesso broadcaster pubblico. I 252 consumano molto e pesano parecchio sulla bolletta elettrica di RTE (250 kiloeuro all'anno, secondo il quotidiano). L'emittente, chequest'anno annuncerà un altro buco da 20 milioni di euro, aveva da tempo deciso per lo spegnimento di questa potente antenna, che era stato fissato per il maggio del 2017. E invece sembra che il destino ultimo delle onde lunghe irlandesi potrebbe essere oggetto di revisione. Diversi gruppi di opinione si sono fatti sentire, inclusi i rappresentanti della importante comunità di 600 mila irlandesi che vivono nel Regno Unito, naturale area target dell'emittente. Per quanto obsoleta e costosa come tecnologia, le onde lunghe continuano a essere percepite come un importante legame con la madre patria, soprattutto dagli ascoltatori più anziani. L'Independent cita un sondaggio da cui risulterebbero livelli di apprezzamento superiori al 90% in un pubblico evidentemente molto più fedele del previsto.
Non è detto che non vengano prese in considerazione tecniche nuove, come il DRM (peraltro già utilizzato in passato per una sperimentazione sulla stessa frequenza), ma anche il prossimo anno RTE 1 continuerà a trasmettere.

07 settembre 2016

E due. All'IBC di Amsterdam l'annuncio di un secondo nuovo ricevitore DRM, il Gospell GR-216

Sono passati pochi giorni dalle prime rivelazioni riguardanti un nuovo modello di ricevitore predisposto per il sistema di radiofonia digitale DRM - Digital Radio Mondiale, e già arriva la notizia di un secondo ricevitore presto disponibile sul "mercato di massa". Il ricevitore, siglato GR-216, verrà prodotto da una azienda cinese dal nome un po' improbabile, Gospell, al momento conosciuta solo per i suoi set top box. Ma a chi come Radiopassioni segue questo settore da tempo praticamente immemore, non sfugge la coincidenza di una origine in comune: nel febbraio scorso Gospell ha infatti acquisito un concorrente chiamato Newstar Chengdu, produttore negli ultimi anni di ben due modelli DRM, il DR111 e DR212.
Nella sua storia prossima a diventare trentennale (i primi esperimenti con una versione preliminare dello standard Eureka 147, altrimenti noto come DAB, risalgono al 1988), la radio digitale ha raggiunto in poche occasioni livelli di penetrazione autenticamente compatibili con la definizione di mass market. Il DAB in questo momento è la tecnologia più diffusa a livello globale, in alcuni casi con popolazioni di qualche milione di ascoltatori. Anche i due sistemi americani terrestri e satellitare - rispettivamente HD Radio, non a pagamento e Srius XM, a pagamento - si può misurare in diverse centinaia di migliaia di apparecchi venduti o abbonamenti sottoscritti.
Il DRM, concepito a suo tempo (1998) dai costruttori di apparati come tecnologia "rivitalizzante" nell'ambito del broadcasting internazionale, in forte declino negli anni a ridosso della caduta del Muro di Berlino, non ha mai avuto neppure sfiorato queste cifre. In una dozzina d'anni di vita commerciale dello standard, ufficializzato dall'ETSI, i pochi ricevitori standalone prodotti da una manciata di costruttori hanno venduto - e solo a hobbysti molto motivati - un esiguo numero di esemplari. Insuccesso che non ha mai del tutto bloccato la lenta ruota del mulino di una nicchia di industria che a dispetto della evidente scarsità di componentistica, non ha mai smesso di riprovarci con una certa regolarità. Tra i primi ricevitori "di massa" ci fu il Morphy Richards, poi tanti altri tentativi fino al Newstar. Più recentemente ci ha provato un costruttore indiano, Avion, con un modello disponibile solo via Amazon India. E pochissimi giorni fa, in occasione di un meeting della HFCC, l'associazione globale dei broadcaster in onde corte, la presentazione del PantronX Titus II (i nomi, quando si tratta di DRM, sembrano quelli inventati per i film di James Bond 007), un dispositivo basato su tablet Android che se non altro desta proprio per questo motivo una certa curiosità. 
E adesso ecco il turno di Gospell, il cui comunicato diffuso nei giorni della fiera olandese IBC recita così:

GR-216 is equipped to receive DRM broadcast, as well as traditional FM with RDS and AM in medium wave band and shortwave band. Featuring a high performance DRM/AM/FM tuner, GR-216 provides noise-free reception of even the weakest stations. It supports the latest audio compression standard xHE-AAC and traditional HE-AAC as well as SBR and parametric stereo.
Besides the built-in whip antenna and ferrite bar antenna, dedicated AM/FM external antenna terminals with switch are located on the rear side of the radio, this will help those who live or work in a metal or concrete building and enjoy listening to a radio.
This unique radio will automatically turn itself on and initiate its emergency-tuning process when the Emergency Warning Broadcasting is engaged. The radio will enlarge its volume, flash the backlight, play siren sound and tune itself to the emergency program.
In addition to DRM program recording, AM/FM are also supported. Recorded program will be stored on the attached USB pen drive and can be played back on other devices such as a phone or a tablet. The GR216 also includes a scheduler which allows the user to schedule regular and unattended recordings for their favorite radio programme.
The built-in high-quality 3 inch full-range speaker with enlarged magnet provides outstanding audio performance and room filling sound. With the help of state-of-the-art audio processing technology, GR-216 includes separate bass, mid and treble tone controls and a graphics equalizer, users can tailor the sound to their taste. We’ve provided an output for headphones along with an audio output on the rear side of the radio for line recording or to connect GR-216 as a radio tuner to a home audio system.
As a tabletop radio, GR-216 features dual independent alarm clocks with sleep timer. The alarm clock allows for once, daily, weekday and weekend settings. The alarm can be adjusted to the volume you prefer with buzzer or radio stations. 

Caratteristiche interessanti, soprattutto il nuovo codec audio xHE, e un design che per una volta non ricorda un brutto giocattolo in plastica made in China. Non ci sono indicazioni di prezzo ma è presumibile che si aggiri intorno ai soliti 100, 150 euro. A parte il sospetto che continuando di questo passo il famoso mass market non sarà raggiunto da un costruttore capace di sfornare un milione di pezzi ma da un milione di costruttori incapaci di andare oltre qualche manciata di prototipi, resta un problema non marginale: ormai sono pochissimi  broadcaster attivi con trasmissioni digitali, i più impegnati sono gli enti statali di Romania, India e Nuova Zelanda. Il senso di tutto questo sfugge ai più, sembra diventata una strana partita tra broadcaster sicuramente non celebri per la loro governance e trasparenza interna, costruttori di trasmettitori HF, e un numero imprecisato, ma non elevatissimo, di ascoltatori. Pergiunta, in una fase storica in cui tutto lascia intuire che la radiofonia convergerà sulle future infrastrutture 5G.

06 settembre 2016

ABC Domestic Service lascia spegne le onde corte dei 120 e 60 metri. Niente più ascolti esotici dall'Australia?



Se fosse definitivamente confermata, sarebbe una notizia tristissima per la comunità globale degli ascoltatori delle onde corte, e forse un disagio ancora più grande per gli abitanti della vasta regione desertica dei Northern Territories australiani. Sembra che ABC abbia improvvisamente dismesso le tre stazioni HF che ripetevano la programmazione locale nell'area compresa tra Alice Spring al centro dell'Australia e Katherine più a nord, in direzione del porto di Darwin. Tre postazioni che utilizzavano diverse frequenze nelle bande tropicali dei 120 e 60 metri, riportate in questa tabella, con potenze non superiori ai 50 kW. 




Malgrado la distanza e la potenza relativamente bassa tutte queste frequenze consentivano di ricevere il segnale nazionale di ABC anche qui in Italia - spesso con sorprendente intensità - per la gioia di tutti gli hobbysti delle onde corte. Ma naturalmente, pensiamo soprattutto alle implicazioni su scala locale. Secondo una prima testimonianza, le onde medie non sono sufficienti per assicurare copertura diurna in quel territorio, dove sono presenti piccoli ripetitori in FM. Le piccole comunità degli aborigini non disporrebbero neppure di tale opportunità.
Ma sarà una decisione definitiva? La domanda è lecita perché proprio in queste ultime settimane la sezione internazionale di Radio Australia operativa dagli impianti di Shepparton hanno avuto un comportamento strano. Di colpo, verso metà agosto, tutte le trasmissioni sono state sospese e tra i commenti che circolavano tra DXer e appassionati di programmi radio dall'estero l'ipotesi più concreta  era che lungi dal trattarsi di una semplice manutenzione, lo spegnimento era stato deciso proprio per poter valutare le reazioni degli eventuali ascoltatori. Insomma, un trucco per capire se se Radio Australia in onde corte la ascoltasse qualcuno. Il problema di un servizio domestico diffuso in modalità analogica in HF oggi è legato ai costi delle potenze impegnate in funzione della qualità e della reale penetrazione di queste emissioni. Le onde corte sono molto affidabili, lo si sa, ma è naturale che non tutti la considerino necessariamente una soluzione percorribile. Tenere in piedi certe attività di trasmissione solo per la felicità di poche centinaia, forse decine di persone in tutto il mondo, per di più non contribuenti dell'erario australiano oggigiorno può presentare un po' di problemi a livello politico. 
Se le ipotesi sono vere, è anche possibile che ABC stia cercando di vagliare meglio il potenziale di audience del servizio domestico, pur se sarebbe verosimilmente più logico svolgere una vera e propria ricerca di mercato nella regione centrosettentrionale. Dopo la momentanea pausa, durata comunque diversi giorni, Radio Australia internazionale è ritornata a trasmettere da Shepparton. Ora bisogna vedere che cosa succederà dei programmi nazionali diffusi nei 120 e 60 metri. Il rischio di sparizione definitiva c'è e non è affatto trascurabile. Basteranno le reazioni degli ascoltatori autraliani e dei DXer d'oltre confine a determinare un esito diverso?

05 settembre 2016

L'emergenza provocata dal tifone Lionrock riaccende le onde medie e corte dell'est siberiano

Il profondo est russo è scosso dalla peggiore tempesta degli ultimi 40 anni, le scorte di cibo e acqua devono essere aviotrasportate, le devastazioni sono superiori a quelle registrate nel 1989 con il tifone Judy. E Radio Rossii decide di ripristinare i servizi in onde medie e onde corte dagli impianti siberiani, gli stessi che erano stati messi frettolosamente in pensione un paio d'anni fa. Già nei mesi scorsi la repubblica siberiana della Yakuzia aveva ripreso a diffondere sulle onde corte, nei 41 metri, i programmi di Radio Sakha, perché l'FM non era sufficiente per le esigenze di ascolto di una popolazione sparpagliata in un territorio vastissimo. 
Lo sfacelo provocato dal tifone "Lionrock" dimostra ancora una volta che le infrastrutture radiofoniche in onde medie e corte, con la loro capacità di assicurare una copertura territoriale molto estesa a partire da un unico punto emittente, possono essere fondamentali. E che le conseguenze del cambiamento climatico suggeriscono estrema attenzione quando si tratta di decidere se smantellare o anche semplicemente mettere in naftalina impianti che necessitano di regolare manutenzione per funzionare senza problemi.
I DXer stanno seguendo l'evoluzione con i loro ricevitori, anche remotizzati. La frequenza onde corte più attiva è quella dei 5900 tra le 10 e le 14 UTC, dalle possibili località siberiane di Tulagino in Yakuzia, Kamchatka o Arman/Magadan nel nord siberiano. Ripristinato anche il trasmettitore di Razdolnoye su 810 kHz, ripreso in un recente notiziario televisivo:

 

09 giugno 2016

Radiopassioni on-air: i post si leggono sulle onde corte di IBC

Radiopassioni non viene più aggiornato molto frequentemente - è un periodo in cui purtroppo non mi è facile trovare abbastanza tempo - ma in compenso i suoi contenuti trovano nuove piattaforme di distribuzione! Grazie a IBC Italian Broadcasting Corporation, una selezione dei miei post viene ora diffusi in modalità digitale attraverso le onde corte analogiche, utilizzando le codifiche radioamatoriali MFSK32 e Olivia 16-500. La trasmissione ha luogo ogni mercoledì nello slot dalle 20 alle 22 UTC che IBC si è assicurata sulla frequenza europea di 6070 kHz, dalla Germania. La prima trasmissione ha avuto luogo ieri, 8 giugno, ma lo spazio di IBC Digital dovrebbe essere regolare, tra le 20:30 e le 21 UTC. Radiopassoni condivide la fascia testuale del programma IBC con "DX News DX Italia". Le due modalità di trasmissione si possono decodificare facilmente utilizzando il software cross-platform FlDigi e a differenza di quanto avviene normalmente con questo tipo di emissioni non occorre avere un ricevitore in grado di ricevere trasmissioni in CW o in banda laterale. In questo caso la banda-base del segnale digitale viene infatti diffusa in modulazione d'ampiezza, generando l'audio che serve ad alimentare l'ingresso del computer utilizzato per FlDigi.
D'accordo con la redazione di IBC, Radiopassioni in futuro andrà in onda anche con una programmazione audio. Sto pensando a come produrre questa nuova veste di RP, per il quale sto da tempo meditando una uscita on-air o podcast. La trasmissione verrà inserita nella programmazione IBC in onda, oltre che sul relay di 6070, sulle frequenze proprie di 3930 e 6970USB che IBC impegna tutti i martedì e i giovedì tra le 18 e le 21 UTC.
Lasciatemi dire che sono molto contento che Radiopassioni possa essere associato a una stazione "non autorizzata" (in realtà i 6070 del relay sono regolarissimi) che ha fatto la storia delle trasmissioni hobbystiche in Italia. IBC oltretutto nasce per iniziativa di amici con i quali ho condiviso decenni di militanza nella DX community italiana. Nel frattempo la radiofonia in onde corte è cambiata radicalmente, là fuori non ci sono più tutte quelle stazioni da ascoltare. Ma per un verso o per l'altro l'hobby è ancora pimpante, anche se tanti broadcaster internazionali e domestici hanno abbandonato le HF. I veterani si consolano con le onde medie, gli SWL continuano a seguire le trasmissioni dei radioamatori, la ricezione a lunga distanza in FM, anche se stagionale, è una inesauribile fonte di emozioni. E poi c'è tutto il comparto delle trasmissioni civili e militari HF a carattere utilitario, inclusa la nicchia dei radiofari in LF. Insomma, tante occasioni di sperimentazione della ricezione on-air e tante, tantissime storie da raccontare su una radiofonia ormai indissolubilmente integrata con Internet e aperta a nuove modalità digitali. 


07 maggio 2016

La basker music australiana di RadioDX, presto anche in banda tropicale HF


Una curiosa Webradio "ads free", tutta dedicata alla nuova musica australiana, in particolare i "baskers" (i musicisti che si esibiscono per strada, per qualche moneta) dell'area di Sydney, promossa da un radioamatore, sta per avere - sempre grazie a Nick Hacko, VK2DX, patito dei collegamenti radio a bassa potenza, o QRP come si dice in gergo amatoriale - il suo battesimo ufficiale nella banda dei 60 metri. Tempo fa Nick ha pubblicato sulla lista DXLD di Glenn Hauser la sua storia di piccolo editore radiofonico, raccontando di aver scoperto che il regolatore australiano ACMA aveva bandito un nuovo tipo di licenza "HF domestic service", per l'assegnamento di frequenze tra i 2,3 e 26,1 MHz (ovviamente per le frequenze nei 120, 90 e 60 metri bisogna operare da un'area geografica compresa nella fascia tropicale definita dall'ITU). Ottenere una di queste licenze, racconta ancora Nick, non è stato per niente facile perché la burocrazia si è rivelata un serio ostacolo. Ma alla fine VK2DX ce l'ha fatta: la licenza è stata concessa e RadioDX - un nome che è tutto un programma - dovrebbe cominciare a testare tra un mese, un mese e mezzo, una delle due frequenze messe a disposizione da ACMA. Le prime trasmissioni dovrebbero avvenire su 5045 kHz con 1 kW di potenza.

Che possibilità ci sono di ascoltarla da noi? Molto dipende dalle fasce orarie in cui RadioDX sarà attiva. La potenza è un decimo di quella che consente, o consentiva, alle emittenti della Papuasia ad arrivare con segnali non trascurabili, condizioni permettendo. Il Queensland non dovrebbe essere impossibile. Per ora, non ci sono problemi nel seguire il piacevole stream dal suo player Web.

Ben risentita Radio Sakha. La Siberia russa torna sulle onde corte!

Dopo la decisione da parte delle autorità russe di smantellare in pratica l'intera infrastruttura radiofonica operante sulle onde lunghe, medie e corte nel 2011, sul territorio della Federazione russa  (e su quello conteso della Transdnistria) sono rimasti pochissimi impianti ancora attivi. A parte i 1413 di Grigoriopol non è certo lo status di due o tre frequenze in onde medie utilizzate su scala locale e segnalate fino a poco tempo fa. Mentre in onde corte l'unica presenza certa era quella di Adygeyskoye Radio, emittente locale caucasica, che utilizza per il suo "servizio internazionale" in lingue come il circasso, la frequenza di 6000 kHz, nella prima serata di lunedì, venerdì e domenica. Ecco come arrivava ieri alle otto di sera, a Milano.


Da pochi giorni è tornata sulle onde corte anche la Yakuzia, la repubblica siberiana di Sakha, che aveva annunciato l'intenzione di riottenere una licenza in onde corte per favorire l'ascolto di Radio Sakha su un territorio che vede poco meno di un milione di abitanti sparsi in qualcosa come 2 milioni di chilometri quadrati, pieno di cacciatori, pescatori e persone in movimento (diciamolo, solo un ammnistratore cretino può pensare di rinunciare alle onde corte per offrire servizi radiofonici in geografie del genere). La notizia dei progetti di riattivazione risale all'inizio dell'anno ma la stazione, NVK, ha mantenuto le promesse e ha iniziato a trasmettere proprio all'inizio di maggio. Ci sono ancora incertezze sugli orari del servizio, ma una segnalazione giunta proprio adesso dalla California conferma che Radio Sakha è attiva su 7295 e 7345 kHz, due frequenze non certo libere da interferenze. Poter ascoltare da una spiaggia nei dintorni di San Francisco aiuta. Ecco il fantastico clip appena diffuso da Ron Howard, leggendario beach DXer sul Pacifico. Quali sono le possibilità di ascoltare qui in Italia Radio Sakha? Probabilmente con l'oscurità, soprattutto in autunno e inverno, le chance ci sono, dopotutto stiamo parlando di impianti da 100 e 250 kW dichiarati, ma 7345 è molto utilizzato dalla Cina, tanto per cambiare. 

04 maggio 2016

Stati Uniti, il boom delle radio pirata.

La YouTube Cam di Radio Concorde, emittente "non 
autorizzata" degli haitiani di Boston

Raid, sequestri, arresti, multe salate. L'FCC li perseguita da anni, ma il risultato è che i pirati dell'FM negli USA per un po' se ne stanno tranquilli, magari passando direttamente al Web, magari adottande strategie social, organizzando eventi live. Ma prima o poi molti scelgono di tornare on air, e la caccia al pirata riparte. Gli impianti di trasmissione, del resto, costano sempre meno, e nelle complesse realtà delle metropoli come New York o Miami è facile nascondere antenne sui tetti, da cui coprire qualche isolato. Il commissario del regolatore americano Mike O'Rielly è diventato famoso, tra gli osservatori del fenomeno, per i suoi interventi sul blog ufficiale del sito Fcc.gov. L'ultimo risale a ottobre e presenta una concisa ricetta anti-pirateria, in cui O'Rielly reitera azioni che abbiamo già visto applicare dall'OFCOM britannico: sensibilizzare il pubblico, creare il vuoto intorno alle emittenti abusive, coinvolgere persino i proprietari degli stabili e i portinai. Poi, naturalmente, c'è la carota che accompagna il bastone: da qualche anno c'è negli USA una parziale deregulation per la trasmissione FM a bassa potenza. Una legge che ha beneficiato decine e decine di organizzazioni, ma che non è facile farla valere nelle città grandi, dove operano molti impianti ad alta potenza e le frequenze scarseggiano.

I giornali non smettono di occuparsi della questione. Il lungo reportage firmato da Ben Filley di Assocaited Press è stato ripreso da testate come lo StarTribune. Il pezzo racconta delle stazioni non autorizzate che affollano l'etere di Brooklyn, della periferia di Boston, della bilingue Miami. Stazioni hip-hop, caraibiche, haitiane, kosher, irlandesi, ce n'è per tutti i gusti. L'associazione dei broadcaster, il NAB, stima che solo a New York, tra un "buco" nell'etere e l'altro, si contano cento stazioni irregolari. John Nathan Anderson, della scuola di giornalismo del Brooklyn College sostiene che l'FM è una sorta di ultima spiaggia per chi non trova altri mezzi di espressione per raggiungere comunità piuttosto estese. «Ad alcuni la radio sembrava definitivamente morta ma per molti versi stiamo assistendo a un Rinascimento di un mezzo che entra nel suo secondo secolo di vita.» In barba alle tecnologie alternative, più o meno funzionanti. Anderson è un vero esperto in materia. Sul suo Do-it-yoruself Media segue da anni le evoluzioni della radiofonia indipendente e un paio d'anni fa ha scritto pubblicato Radio's Digital Dilemma, un saggio molto critico sul sistema digitale HD Radio, giudicato fallimentare. 
In un recente intervento su DIYMedia, Anderson torna a citare O'Rielly, che in un seminario del febbraio scorso ha a sua volta ripreso il tema del controllo delle trasmissioni illegali. Sempre a febbraio, il magazine di Boston, DigBoston, ha pubblicato a sua volta un lungo articolo dedicato a emittenti come BigCity FM e Boston87.7, emittenti che possono contare su un pubblico appassionato, pronto persino a farsi coinvolgere in eventi rap pre-natalizi. Dal 2011, anno dell'entrata in vigore della nuova legge sulle stazioni low power, la metro area di Boston ha visto il rilascio di due sole autorizzazioni "licenseless". Troppo poche per soddisfare la voglia di radio libera, ma libera veramente.

29 aprile 2016

LimeSDR, il transceiver "di gomma" da 100 kHz a 3,8 GHz. E lowcost.



Ancora una sessantina di slot da 199 dollari disponibili nella campagna di crowdfunding di LimeSDR, "dongle" SDR open source da sogno per coprire, in ricezione E trasmissione, uno spettro che va da 100 kHz a 3,8 GHz. LimeSDR utilizza i transceiver di ultima generazione Lime Microsystems, il brand che tre anni fa ha scatenato il fenomeno BladeRF. Dotato di una potente FPGA Altera Cyclone IV, LimeSDR offre la piena integrazione con Snappy Ubuntu Core come piattaforma di distribuzione di app open source. Una piattaforma SDR flessibilissima per applicazioni che vanno dalla radioastronomia al "personal cellular". La campagna ha già raccolto 100 mila dollari del mezzo milione previsto e mancano ancora quasi due mesi alla fine (consegna prevista in novembre 2016). Ecco le formidabili spec:

  • RF Transceiver: Lime Microsystems LMS7002M MIMO FPRF (Datasheet)
  • FPGA: Altera Cyclone IV EP4CE40F23 - also compatible with EP4CE30F23
  • Memory: 256 MBytes DDR2 SDRAM
  • USB 3.0 controller: Cypress USB 3.0 CYUSB3014-BZXC
  • Oscillator: Rakon RPT7050A @30.72MHz (Datasheet)
  • Continuous frequency range: 100 kHz – 3.8 GHz
  • Bandwidth: 61.44 MHz
  • RF connection: 10 U.FL connectors (6 RX, 4 TX)
  • Power Output (CW): up to 10 dBm
  • Multiplexing: 2x2 MIMO
  • Power: micro USB connector or optional external power supply
  • Status indicators: programmable LEDs
  • Dimensions: 100 mm x 60 mm


La Guerra Fredda delle trasmissioni clandestine americane

Il mese scorso Richard H. Cummings, autore di due formidabili volumi sulla storia radiofonica della Guerra Fredda, ha iniziato sul suo blog Cold War Radio Vignettes, una serie di interessantissimi post (questo è il primo) sulle trasmissioni clandestine americane "nere" (cioè apparentemente originate da emittenti con false identificazioni non riconducibili al governo americano) dirette verso l'Unione Sovietica e le altre nazioni del cosiddetto "Blocco orientale". Grazie al meritorio archivio online messo a disposizione dal sito American Radio History, molte delle fonti utilizzate da Cummings si possono consultare direttamente, incluso il Broadcasting Stations of the World, il "WRTH della Cia" realizzato dagli uffici del Foreign Broadcast Information Service. Una lettura davvero avvincente che parte nel 1951 con le trasmissioni  in bulgaro di Radio Goryanin, probabilmente operativa da un camion al confine con la Grecia.

Airspy si fa Mini, la superchiavetta SDR multipiattaforma è ancora più piccola.

Non si fermano mai gli sviluppi e i nuovi annunci sul fronte del Software Defined Radio amatoriale. Se ieri SDRplay annunciava l'acquisizione della piattaforma software italiana Studio1, oggi Airplay lancia una nuova variante del suo front-end a larga banda con fattore di forma "USB dongle", pensato per applicazioni VHF-UHF ma estendibile "verso il basso" con un add-on opzionale chiamato SpyVerter. Dietro il design di Airplay, lo ricordo, ci sono Youssef Touil e Benjamin Vernoux, il primo molto noto per il software di demodulazione SDRsharp. D'ora in poi Airspy R2 avrà una sorellina minore, Airspy Mini, ancora più somigliante alle classiche chiavette SDR. Il nuovo ricevitore utilizza presumibilmente un tuner R820T2 ma a differenza di molte chiavette ha una conversione ADC a 12 bit, per una migliore capacità. Il prezzo in pre-ordine sul sito Itead.cc (disponibilità tra dieci giorni) è di 86 euro e 50, al cambio attuale.
Ecco le caratteristiche della versione Mini, molto simili a quelle di Airspy. Il dispositivo promette la massima compatibilità diretta con software per tutte le piattaforme operative, compresi le piattaforme pc "essenziali" come Raspberry.


  • Continuous 24 – 1800 MHz native RX range, down to DC with the SpyVerter option
  • 3.5 dB NF between 42 and 1002 MHz
  • Tracking RF filters
  • 35dBm IIP3 RF front end
  • 12bit ADC (80dB Dynamic Range, 64dB SNR, 10.4 ENOB)
  • 10, 6 and 3 MSPS IQ output - Optimized for portable and tablets
  • Up to 6 MHz panoramic spectrum view
  • 0.5 ppm high precision, low phase noise clock
  • 4.5v software switchable Bias-Tee 100% Compatible with SpyVerter and High Performance LNA
  • IQ or Real, 16bit fixed or 32bit float output streams
  • No IQ imbalance, DC offset or 1/F noise at the center of the spectrum that plagues all the other SDRs
  • No drivers required! 100% Plug-and-play on Windows Vista, Seven, 8, 8.1 and 10, all Linux Flavors, Mac and Android
  • Best software support of all existing SDRs
  • Compatible with Raspberry Pi, Odroid, Pine64 and UP boards
  • Operating temperature: -10°C to 40°C

28 aprile 2016

SDRplay acquisisce da SDRapplications il software SDR italiano Studio1

Notizia molto interessante appena annunciata dal team di ingegneri britannici che stanno dietro il progetto SDRplay. Il gruppo, che ha sviluppato il ricevitore SDR RSP (Radio Signal Processor) a sua volta basato sul tuner realizzato da Mirics sulla tecnologia FlexiRF, ha rilevato tutti i diritti su Studio1, il software di demodulazione SDR sviluppato in Italia da Sandro Sfregola. Studio1, un prodotto stand alone compatibile con diverse piattaforme SDR (incluso il ricevitore Elad) ma finora legato soprattutto al ricevitore Perseus, da oggi entra nella galassia SDRplay con l'obiettivo di offrire agli acquirenti di RSP una soluzione "integrata". Secondo il comunicato rilasciato ieri, per il momento Studio 1 continuerà a essere commercializzato separatamente attraverso il distributore Woodbox. Ancora non si conoscono i dettagli relativi alle future evoluzioni del software sviluppato dalla società di Sfregola, SDRapplications. Il programma in questo momento ha lo stesso costo del ricevitore SDRplay (149 euro). 
RSP a differenza del Perseus, è un ricevitore SDR "wideband" fino a 2 GHz e non usa l'approccio a conversione diretta basato su FPGA. L'architettura è concettualmente simile all'approccio SDR "a chiavetta USB" anche se la tecnologia Mirics è molto evoluta rispetto ai tuner a basso costo di questo specifico comparto. Ci sono notevoli differenze anche per quanto riguarda la conversone A/D della media frequenza, che nel caso di SDRplay è a 12 bit. Diversa anche la porzione di banda visibile nella finestra di demodulazione, che arriva a 8 MHz: non a caso SDRplay può essere utilizzato anche per l'ascolto di trasmissioni DAB.

15 aprile 2016

"Questa ferita" al Biondo di Palermo. Tre siciliane raccontano la loro isola in un audiodocumentario firmato Brunkhorst/Herzog



Che tentazione... Sarò molto vicino a Palermo (dove atterrerò il giorno prima) e mi piacerebbe molto esserci, venerdì 22 aprile, alle ore 19.00 (ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti), nella Sala Strehler del Teatro Biondo che ospiterà, in prima nazionale, il documentario sonoro "Questa ferita". L’opera - realizzata dagli autori tedeschi Heike Brunkhorst scrittrice, regista di opere teatrali andate in scena in Italia e Germania, autrice di lavori radiofonici trasmessi dalle radio pubbliche in Germania, Austria e Italia e Roman Herzog, audiodocumentarista attivo in Germania, Austria, Svizzera, ma anche in Italia attraverso associazioni come Radioparole - è già  stata trasmessa alla fine di marzo dalla radio pubblica tedesca Deutschlandfunk (la potete ascoltare in una versione più corta con il voice over in tedesco) e dalla austriaca ORF
La presentazione e l’“ascolto” al Teatro Biondo avverranno alla presenza degli autori e delle tre protagoniste del documentario: Letizia Battaglia, Emma Dante e Veronica D'Agostino. 

"Questa ferita" è la storia di tre donne siciliane di tre generazioni diverse, accomunate - come quasi tutti i siciliani - dallo stesso ambivalente sentimento di odio e amore nei confronti della loro isola. Sono donne che cercano una Sicilia diversa, in grado di fare emergere le profonde ferite, per scoprire la bellezza nella bruttezza. 
Letizia Battaglia è famosa in tutto il mondo per le sue fotografie delle vittime della mafia, ma ha fotografato molto altro e per tutta la sua vita si è battuta contro il potere e la violenza degli uomini.  
Veronica D’Agostino è nata a Lampedusa e lavora in un albergo vicino a Genova. Oltre a ciò è attrice da quando Emanuele Crialese l’ha scoperta per il film Respiro; le piacciono soprattutto i ruoli da ribelle.
Emma Dante scrive e mette in scena in tutto il mondo originali e controverse opere di teatro sulla famiglia, smascherando la violenza che si nasconde dietro alla facciata del perbenismo e delle convenzioni sociali. È artista ospite principale del Teatro Biondo di Palermo, dove dirige anche la “Scuola dei mestieri dello spettacolo” ma è notissima anche a Milano, con tante opere andate in scena al mitico Crt

Nell'audiodocumentario le tre protagoniste parlano delle loro vite, dei loro mestieri e della forza dell'arte, del significato di essere donne in Sicilia, della violenza contro le donne, della mafia e degli uomini, degli anni delle stragi e della Sicilia di oggi, in cui sembra non esserci più futuro, soprattutto per i giovani, mentre la forza della creatività cerca comunque di aprirsi nuove strade. Dalle loro testimonianze emerge il ritratto di una Sicilia inconsueta e capace di dare speranza.  
Il documentario, auto-prodotto da Brunkhorst e Herzog, si avvale nell'edizione italiana della voce narrante di Patrizia Bollini e della musica gentilmente concessa dai Fratelli Mancuso, e ha una durata di 63 minuti. Nella serata della prima il pubblico è invitato al dibattito finale con le protagoniste. 








14 aprile 2016

Una frequenza per Expressa: il giovane radiocronista ucciso dalla trucha simbolo della riforma delle Tlc in El Salvador.


La storia del giovane salvadoreño Nicolás Humberto García sembra scaturire dal genio letterario di un Bolaño ma è tragicamente vera per la famiglia del 23enne ucciso con brutale ferocia dalla Mara Salvatrucha e per la piccola comunità del rione di Tacuba, El Salvador, che rappresentava il pubblico "radiofonico" di Nicolás. Al caso dello sfortunato radio-maker ha dato risalto internazionale il CPJ, la ong che cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale sui delitti che colpiscono in prima persona i giornalisti e i corrispondenti, in modo particolare gli omicidi a sfondo politico, direttamente connessi al potere o alla criminalità organizzata. Delitti, aggiungo io, che quasi sempre rimangono impuniti anche quando esecutori e mandanti sono perfettamente noti. La morte di García risale al 17 marzo e si inserisce in un contesto di aspra discussione, anche parlamentare, sulle norme che in Salvador regolano l'accesso alle frequenze radio-televisive. La giovane vittima lavorava per una stazione radio denominata "Expressa, Voces al aire" basata nella comunità El Carrizal, in un quartiere chiamato El Jícaro, a Tacuba, piccolo centro nella giungla al confine tra El Salvador e Guatemala. Non posso dirvi la frequenza di Expressa semplicemente perché Expressa non ha un frequenza: l'emittente è poco più di un mixer collegato a un amplificatore e a un sistema di casse collegate da fili appoggiati sui rami degli alberi. La stampa salvadoreña ha avanzato l'ipotesi che Nicolás - che lavorava per la sua radio da quando aveva quindici anni - avesse subito le angherie della trucha che insisteva per raccogliere, attraverso la radio, informazioni sui movimenti della polizia nella zona. Le associazioni locali dei media comunitari e per la libertà di stampa, ARPAS in testa, hanno respinto queste ipotesi, giudicate offensive per i familiari di Nicolás. Ma le dinamiche del delitto sembrano invece confermarle.

La morte di Nicolás è diventato subito un simbolo della lotta per una maggiore democrazia nell'etere di El Salvador, la cui Corte costituzionale aveva imposto al Parlamento un urgente intervento sulla normativa in vigore. In seguito a quella sentenza, organismi come la RedCo, la Red por el Derecho a la Comunicación, appoggiata dalla deputata del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN), Jacqueline Rivera, avevano chiesto che il governo promuovesse una riforma favorevole alle emittenti comunitarie. Per dare a entità come Radio Expressa la possibilità di trasmettere per davvero. Alla fine di marzo, Nicolás ha avuto il suo postumo riconoscimento: i deputati salvadoreñi hanno raggiunto un accordo che modificherà la legge delle telecomunicazioni introducendo, accanto al meccanismo delle aste riservate alle imprese radiotelevisive commerciali che intendono aggiudicarsi una frequenza su cui trasmettere, anche quello del concorso pubblico, che assegnerà liberamente una quota di frequenze a emittenti comunitarie, non a scopo di lucro (che dovranno limitare la loro potenza trasmissiva e impegnarsi a non "rivendere" le loro autorizzazioni). Adesso solo il Parlamento che potrà scrivere la parola fine in fondo alla storia. La proposta di riforma non è priva di oppositori, a incominciare dalle società telefoniche che temono conseguenze sul numero di frequenze a loro disposizione. 

13 aprile 2016

Tavolo Editori Radio. Reti nazionali e emittenti locali insieme per una nuova piattaforma di rilevamento cross-mediale.

Con la costituzione del consiglio direttivo e del comitato tecnico e la presentazione alla stampa avvenuta nella tarda mattinata di oggi nella sala "Alta Definizione" della sede Rai di corso Sempione, la società Tavolo Editori Radio ha varato ufficialmente le sue attività. Obiettivo "entro il 2017": definire le tecnologie, le modalità e i o gli istituti che permetteranno, a cinque anni dalla dismissione di Audiradio, di avere in Italia un nuovo strumento di rilevamento dell'audience radiofonica. Uno strumento che come ha sottolineato il presidente di Tavolo Editori Radio Nicola Sinisi (in carica per tre esercizi della società fino al 2018), torna finalmente sotto il controllo di tutti gli editori radiofonici nazionali e di 250 emittenti locali rappresentate dalle associazioni Aeranti Corallo e FRT. Il capitale della srl ammonta a 110 mila euro, suddivisi in 17 mila versati da Radio Rai, 16 mila 500 euro versati da ciascuna delle due associazioni di emittenti locali più le analoghe quote conferite da Elemedia, Sole 24 Ore, Kiss Kiss, Rti R 101, RDS, RTL 102.5, Radio Italia e Finelco. Massimiliano Montefusco, di RDS, ha aggiunto che le intenzioni sono quelle di misurare non solo numeri e durata dell'ascolto, ma anche le modalità di fruizione di un mezzo che secondo Sinisi è l'unico, tra i mass media storici, a saper mettere radici su tante piattaforme: radio analogica, DAB, Web, tv terrestre e satellitare, «senza dimenticare l'ascolto differito dei podcast.»
È partito un po' a rilento, l'incontro di stamattina con i giornalisti, con Sinisi, che è anche direttore di Radio Rai, quello che ha preso il posto di Bruno Soccillo, stranamente a disagio e poco comunicativo. Poi, con una buona dose di spigliatezza iniettata da Mario Volanti di Radio Italia, Marco Rossignolo di Aeranti e Massimiliano Montefusco di RDS,  gli editori e le associazioni seduti al tavolo della conferenza (tutti ad eccezione di Lorenzo Suraci di RTL, che ha preferito sedersi tra il pubblico, un po' defilato (un primo sintomo di tensione interna?), hanno risposto meglio alle sollecitazioni dei colleghi. 
La curiosità nei confronti di quella che potremmo chiamare "Audiradio 2 la vendetta" era notevole, ma la stampa specializzata e i quotidiani hanno dovuto accontentarsi di una manciata di dettagli e qualche retroscena. Anche di carattere storico. Come quello di Volanti, che rispondendo a una domanda di Italia Oggi sulle previsioni relative alle tecnologie e costi della futura indagine ha voluto precisare che l'esperienza di Audiradio non si era esaurita per colpa delle divisioni sorte in merito alle tecnologie di rilevamento da utilizzare. Diatribe che hanno fatto da scintilla in un clima già molto agitato, ha detto Volanti, aggiungendo che se Audiradio spendeva 6 milioni di euro all'anno per le sue indagini, oggi gli editori investono 4 milioni e mezzo Qual è il prezzo giusto in un mercato che non arriva a 400 milioni di euro di valore pubblicitario, si è chiesto Valenti? Oltretutto per acquisire dati che non convincono. «Perché nelle nazioni europee la radio viene ascoltata da una percentuale di popolazione mediamente superiore all'80% mentre i numeri di RadioMonitor dicono che la penetrazione in Italia è solo del 66%?» Il punto di partenza del nuovo rilevatore, ha detto in proposito Sinisi, sarà la grande ricerca commissionata a Gfk Eurisko e Ipsos nel novembre del 2015, una indagine che aveva stimato nell'84% la percentuale di italiani che ascoltano la radio in una delle sue varie incarnazioni.
Nessuno oggi ha voluto sbilanciarsi sulle metodologie su cui si baseranno le rilevazioni del Tavolo. Però uno dei primi punti all'ordine del giorno della prima riunione del CdA della società, è stata l'analisi di un ampio studio di benchmark che ha messo a confronto i sistemi di rilevamento radiofonico utilizzati nelle nazioni europee più Stati Uniti e Canada. Impossibile dire oggi come funzioneranno le indagini firmate Tavolo Editori Radiofonici. Tra diari, Cati, metering e loro combinazioni le valutazioni spettano al comitato tecnico: sedici esperti scelti tra gli editori associati che potranno ovviamente avvalersi di consulenti esterni. Parlando con Radiopassioni alla fine della conferenza, Rossignoli ha precisato che la presidenza del comitato tecnico verrà affidata alternativamente a un esponente "nazionale" e ad uno locale. Con il loro aiuto, gli editori della radio sapranno prendere le necessarie decisioni collegiali, ha assicurato Sinisi.
La slide con la tabella dei diversi sistemi di rilevamento
adottati in Europa, Stati Uniti e Canada, discussi oggi nel corso
della prima riunione del CdA di Tavolo Editori Radio. 
Nel corso della discussione con i giornalisti è emerse un tema non marginale: Tavolo Editori Radio non vede al momento alcun tipo di partecipazione degli investitori pubblicitari, leggasi dell'UPA. n realtà, ha detto ancora il direttore di Radio Rai, i contatti con l'Upa ci sono stati, ma al momento non si sono tradotti in un formale accordo di partecipazione. Le porte, ha concluso Sinisi, restano aperte e in generale il Tavolo, per il bene di un mezzo che oggi vale circa 360 milioni di spesa pubblicitaria, intende impostare le sue strategie sul dialogo e la trasparenza. In effetti, se ci si confronta con analoghe esperienze in mercati maturi come la Gran Bretagna, il mondo della pubblicità partecipa direttamente alle decisioni tecniche in materia di rilevamenti. La società Rajar, che dal 1992 misura l'audience britannica della radio, è costituita da un board misto BBC-private (riunite nel RadioCentre) e da un Technical Management Group in cui siede anche la "advertising community".
Alla fine della conferenza, ho approfittato per sollecitare a Rossignoli un parere sullo stato di avanzamento dei piani italiani per il DAB+. «La situazione non è esattamente ferma - ha precisato il rappresentante di Aeranti Corallo. Agcom ha annunciato o sta per annunciari i piani relativi all'area di Torino, manche delle province toscane, umbre, in Sicilia. Il dubbio riguarda semmai le regioni della fascia adriatica da nord a sud, dove bisogna tener conto dei problemi di interferenza con i servizi delle nazioni confinanti. Un modo per risolvere la questione c'è: liberare definitivamente il blocco 13, perché 10 e 11 sono condivisi con la tv.» Senza tali risorse radioelettriche si rischia secondo Rossignoli di avere un mercato del DAB a metà, con un bacino d'ascolto balcanizzato. Una situazione certo non stimolante per i produttori di ricevitori e per le case automobilistiche, un blocco psicologico da cui non è pensabile uscire mandando sul digitale solo i grandi network, non senza contenuti e servizi esclusivi e appetibili. Continuando di questo passo il DAB+ rischia di non decollare mai e nel frattempo, ricorda Rossignoli, cresce la penetrazione e l'interesse nei confronti delle tecnologie alternative al DAB, in particolare le reti mobili a larga banda. 
Che dire? I valori del nostro mercato radiofonico sono obiettivamente modesti, a fronte di un mezzo che continua a informare, coinvolgere, emozionare oltre otto italiani su dieci. La disponibilità di dati quantitativi sull'ascolto di questo mezzo nelle sue diverse articolazioni può rappresentare un salto qualitativo importante per tutti: editori, ascoltatori, investitori. Ma questo mercato è pronto a un tale salto? La mia impressione è che a 40 anni dalla rivoluzione dell'emittenza privata, malgrado qualche esempio significativo, la radio italiana ancora non sa parlare il linguaggio della modernità, è troppo avvitato su se stesso, ingessato in un sistema di reciproche sinecure. Il classico caso dell'uovo sodo  di oggi preferito alla succulenta gallina ripiena di domani. Un sistema di tiranti e contrappesi immutabili, che del resto vediamo tristemente riflesso nel modo in cui in Italia gestiamo i diritti musicali, o l'evoluzione delle infrastrutture di rete. Il mercato "di quelli che ci sono adesso", una torta destinata a restare piccola e soprattutto a diventare stantìa.

Edison Research, per gli americani al volante la radio tradizionale batte lo streaming 4 a 1

Il "grafico del giorno" del sito di data journalism Statista si basa su informazioni Edison e conferma il ruolo maggioritario che la piattaforma radiofonica analogica (più forse qualche decina di migliaia di apparecchi HD Radio, ma i dati non lo dicono) continua ad avere tra gli automobilisti americani. L'ascolto tradizionale della radio è in declino a fronte di una maggiore penetrazione dell'ascolto online, ma a bordo dell'auto, almeno negli Stati Uniti, funziona ancora benissimo. L'84% dei guidatori accende l'autoradio, a fronte di un modesto 21% che consuma contenuti streaming. Più o meno la stessa percentuale utilizza servizi satellitari, che tra parentesi registrano un record: l'operatore SiriusXM proprio oggi ha dichiarato il superamento della soglia di 30 milioni di abbonati dopo averne raccolti 465 mila solo nel primo trimestre del 2016.


Infographic: Radio Still Rules The Road | Statista
You will find more statistics at Statista

Probabilmente questo zoccolo duro a quattro ruote vale anche per l'Italia, anche se mi piacerebbe avere dei dati più precisi. La questione del consumo di servizi streaming come le Web radio anche in mobilità è fondamentalmente legata alla copertura offerte dalle reti mobili e al costo percepito da chi ascolta. Nell'ormai ultradecennale lotta tra modello tradizionale e piattaforme IP (broadcast versus broadbad), un aspetto non trascurabile continua a essere quello della sostanziale gratuità della radiofonia che abbiamo conosciuto finora e i costi che nel caso delle Webradio sono ripartiti tra chi trasmette e chi riceve (ok, chi riceve sul proprio telefonino deve considerare il fatto che questo dispositivo serve per un intero portafoglio di servizi - telefonate, messaggistica, navigazione, ascolto in streaming - che non può non avere un costo). Su bacini di ascolto molto estesi il modello broadcast è senza dubbio vincente, tanto da essere adottato anche da sistemi di distribuzione come LTE, con i protocolli MBMS, Multimedia Broadcast Multicast Service (a proposito, Fabrizio Mondo, inventore di Zeptle, la piattaforma di "orientamento" e accesso alle radio Web e tradizionali, ha meritoriamente tradotto la corrispondente voce per Wikipedia italiana).
Personalmente non vedo ragione di porre ostacoli all'adozione di modelli distributivi alternativi, ma nemmeno per credere che il futuro del broadcast, analogico o digitale che sia, debba necessariamente essere segnato, se non forse sul lunghissimo termine. In ogni caso è una discussione interessante, e l'online ha dalla sua un indubbio primato: quello della democratizzazione. Fare radio su Web è più che mai alla portata di tutto, mentre soprattutto in Italia, la radio convenzionale è ancora troppo ingabbiata in (non)regolamenti che favoriscono solo chi trasmette già. E si sta visibilmente annoiando, visti certi contenuti.

10 aprile 2016

Stazioni onde medie low power: Marsiglio, il MISE è in torto e gli operatori "non possono ritenersi responsabili".

Immediata la controreazione di Giorgio Marsiglio, che interviene a stretto giro di nota per commentare quella pubblicata sul sito del MISE (quella con la diffida agli operatori di impianti di radiodiffusione in onde medie a bassa potenza, caldamente invitati dal ministero a non "forzare" le regole trasmettendo in mancanza di frequenze correttamente assegnate).
L'analisi elaborata dal nostro giurista delle onde si può leggere qui, ma in estrema sintesi Marsiglio sostiene che il MISE - al di là delle scuse accampate - è il primo a non aver rispettato i propri obblighi nei confronti di Agcom e degli operatori, e che questi ultimi possono continuare a valersi di una sentenza depositata in Cassazione in base alla quale:

“Non può ritenersi responsabile del reato di cui all’art. 195 del d.P.R. 29/3/1973 n. 156 come modificato dall’art. 45 della l. 14/4/1975 n. 103 chi, nei limiti della legge, installi ed eserciti un impianto di diffusione radiofonica e televisiva di portata non eccedente l’ambito locale, pure non essendo in possesso della prescritta autorizzazione, ma che mai potrebbe essere rilasciata in mancanza della previsione legislativa dei requisiti necessari per ottenerla.
Diversamente operando significherebbe che l’inerzia a riguardo del legislatore nazionale, protratta indefinitamente, priverebbe il soggetto di esercitare un diritto costituzionale a lui riconosciuto” (Corte di Cassazione, III sezione penale, 13 giugno 1984, n. 1332, depositata il 17 ottobre 1984)

09 aprile 2016

Onde medie, MISE: il ritardo sulle frequenze da assegnare non autorizza a trasmettere in assenza di esplicita autorizzazione!

Il Ministero dello Sviluppo Economico è in ritardo con i suoi obblighi - imposti da Agcom - relativi alla stesura della lista di risorse frequenziali in onde medie da assegnare agli operatori che hanno aperto una attività di trasmissione in modulazione d'ampiezza. Ma questo ritardo, legato a oggettive difficoltà burocratiche, non consente agli stessi operatori di agire al di fuori dalle norme prescritte. L'avvertimento - che va contro l'interpretazione in chiave "silenzio (o ritardo)/assenso"  che anche questo blog aveva pubblicato - viene esplicitato in una nota che il Ministero ha pubblicato l'8 apriel 2016. Ecco il testo:

Con delibera n. 3/16/CONS del 14 gennaio 2016 l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha individuato i criteri e le modalità di assegnazione dei diritti d’uso sulle frequenze radio in onde medie a modulazione di ampiezza (AM).
Così come stabilito dalla stessa, questo Ministero, entro 60 giorni dalla pubblicazione della delibera di cui sopra, avrebbe dovuto pubblicare sul proprio sito web l’elenco delle frequenze assegnate all’Italia, indicando per ciascuna di esse le caratteristiche tecniche di irradiazione degli impianti e i vincoli tecnici, riportati dal Piano di radiodiffusione sottoscritto a Ginevra nel 1975.
Al fine di provvedere a quanto suddetto, è in corso una verifica svolta sull’utilizzabilità attuale dei siti, che costituiscono un vincolo ai sensi del piano di GE75.
Pertanto non è stato possibile rispettare il termine stabilito per il rispetto dei vincoli previsti dal piano di GE75, anche a tutela degli utenti assegnatari dei futuri diritti d’uso.
Le competenti Direzioni Generali stanno valutando le possibile soluzioni tecniche per risolvere la problematica sopra indicata.
Si fa presente che non è assolutamente possibile procedere ad alcuna accensione di impianti prima del rilascio dei diritti d’uso da parte dello scrivente ufficio, ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. 

08 aprile 2016

International Radio Festival, il DAB+ italiano scopre le stazioni-evento. Il temporary service di IRF anche in onde corte.



Grossa sorpresa questa mattina nell'etere milanese, rilevata tempestivamente da Francesco Delucia. Sul multiplex DAB+ di Club DAB, blocco 12C, è apparso il temporary service in diretta dal Pavillion UniCredit di piazza Gae Aulenti, dove è in pieno svolgimento l'International Radio Festival/Radio City Milano. Come scrivevo ieri questa manifestazione è nata a Zurigo, in Svizzera, e ogni edizioni era effettivamente accompagnata da una stazione temporanea in FM. Le fotografie dall'evento vengono man mano pubblicate sull'album "April 2016, Milan, Italy, International Radio Festival" all'indirizzo http://fb.me/2I3mObiZ7?

Il programma che sto ascoltando in questo momento viene ritrasmesso anche su onde corte, dall'impianto tedesco di Channel 292, su 6070 kHz!



07 aprile 2016

Addio Zurigo: l'International Radio Festival si sposa con Radio City Milano.

È partito questa mattina, 7 aprile, l'International Radio Festival, manifestazione ideata da un impresario svizzero che quest'anno abbandona la natia Zurigo per sbarcare a Milano, nell'avveniristica piazza Gae Aulenti e nel Pavillion messo a disposizione dallo sponsor Unicredit. Abbinato al festival, nella stessa location andrà in scena fino a domenica 10 Radio City Milano, sempre sotto la direzione artistica di Filippo Solibello. Due i siti Web di riferimento. Il programma del Festival si trova qui. Ma si può anche scaricare la guida in italiano. Le prime conferenze sono già andate, ma alle 14:30 chi si trova già a Milano potrà seguire il dibattito sul futuro della radio (perché si ostinano a chiamarlo tale quando è il presente?)
Ovviamente ci sarò, a differenza di Radiodays, che è più oritentata alla teoria e alla formazione, questa è una manifestazione molto partecipata dalle stazioni radio di tutto il mondo, che portano sul palcoscenico le loro programmazioni e i volti associati alle loro voci.

28 marzo 2016

Ancora onde corte: World Christian Broadcasting inaugura il nuovo impianto in Madagascar

Di questi tempi, l'inaugurazione di un nuovo impianto emittente in onde corte è una notizia al tempo stesso positiva e controcorrente. Oggi, giorno di Pasqua, hanno preso il via le trasmissioni del nuovo impianto che World Christian Broadcasting ha costruito in Madagascar, nei pressi della località di Mahajanga, sulla costa ovest della grande isola-nazione africana. Siamo sulla costa opposta, e a oltre 500 km di distanza, dagli storici impianti che Radio Nederland realizzò qui all'inizio degli anni 70. 
La stazione è conosciuta come Madagascar World Voice e trasmette i programmi religiosi dell'organizzazione religiosa no profit basata in Tennessee, la stessa che dal 1983 gestisce, in Alaska, la stazione KNLS. Pur essendo di ispirazione evangelica, World Christian Broadcasting non appartiene alla categoria degli radio-predicatori aggressivi e integralisti, i suoi programmi sono piuttosto animati da una visione spirituale dell'individuo e della famiglia, ma senza le fiamme infernali e la generale chiusura rispetto alle vanità del mondo (KNLS ha anche programmi musicali, per esempio) che rendono insopportabili le trasmissioni millenaristiche di Brother Stair. La caratteristica precipua di WCB è la volontà di trasmettere in molte lingue, soprattutto verso l'Asia e la Russia asiatica. 
Raggiungere questo obiettivo trasmettendo dall'Alaska, con i limiti di potenza imposti dalle regolamentazione americana, è oggettivamente complicato e da anni l'organizzazione meditava di affiancare a KNLS un'altra stazione. Poi, una quindicina d'anni fa, il governo locale mise a disposizione un'area non lontana dalla costa e anche se la costruzione di Madagascar World Voice ha richiesto dieci milioni di dollari di spesa (solo i due trasmettitori da 100 kW fabbricati ex novo costerebbero un milione l'uno) e il superamento di varie difficoltà politiche e burocratiche, il lancio di oggi sembra essere un successo. La trasmissione in cinese che ho ascoltato poco fa, alle 21:30 utc, su 11615 kHz, è di rara intensità (considerando anche le condizioni di ascolto in città e il basso costo del piccolo ricevitore cinese utilizzato), anche considerando la buona posizione e la "freschezza" degli impianti. Cliccare qui per la schedule completa. Tra smantellamenti e chiusure, le onde corte dimostrano ancora una volta l'efficacia di un medium che forse è il caso di riscoprire.


23 marzo 2016

Il MISE è in ritardo sulle frequenze OM, ma attenzione a procedere fuori dalla legge!

[Attenzione! Questo post è stato modificato sulla base delle recenti comunicazioni del MISE - 9 aprile 2016Sulle onde medie è arrivato il momento di fare sul serio. Sono passati più di due mesi dal giorno in cui l'Agenzia delle Comunicazioni aveva pubblicato la normativa che apre le onde medie anche ai privati. Il Ministero dello Sviluppo Economico è ormai in conclamato ritardo nella definizione delle famose risorse frequenziali da assegnare - in base allo stesso regolamento AGCOM - ai futuri titolari di autorizzazione a trasmettere? Giorgio Marsiglio non ha dubbi: se avete «presentato regolare SCIA per conseguire l’autorizzazione a trasmettere», siete caldamente invitati ad accendere (o riaccendere) il vostro trasmettitore, senza aspettare la frequenza stabilita dai tecnici del Ministero. 
L'importante avviso ai proprietari di impianti di trasmissione che in questi anni hanno effettuato test o trasmissioni semi-regolari sulle onde medie, arriva dal giurista che con le sue richieste e denunce anche a livello europeo ha contribuito ad avviare il percorso di piena liberalizzazione di una porzione di frequenze un tempo "monopolizzata" dall'ente radiotelevisivo pubblico. 
In un documento appena pubblicato sul suo sito Web Diritto al Radioascolto  Marsiglio afferma che il mancato rispetto della tabella di marcia a suo tempo fissata da AGCOM, gli operatori regolarmente "autocertificati" (tramite SCIA) possono far valere le proprie prerogative «forti del principio più volte ricordato e affermato dai giudici della Corte di Cassazione (III sezione penale, 13 giugno 1984, n. 1332, depositata il 17 ottobre 1984):

“Non può ritenersi responsabile del reato di cui all’art. 195 del d.P.R. 29/3/1973 n. 156 come modificato dall’art. 451 della l. 14/4/1975 n. 103 chi, nei limiti della legge, installi ed eserciti un impianto di diffusione radiofonica e televisiva di portata non eccedente l’ambito locale, pure non essendo in possesso della prescritta autorizzazione, ma che mai potrebbe essere rilasciata in mancanza della previsione legislativa dei requisiti necessari per ottenerla. Diversamente operando significherebbe che l’inerzia a riguardo del legislatore nazionale, protratta indefinitamente, priverebbe il soggetto di esercitare un diritto costituzionale a lui riconosciuto”.

Nel documento citato Marsiglio propone anche il modello di una vera e propria lettera di diffida da inoltrare al MISE contestualmente all'avvenuta attivazione, precisando almeno due informazioni: la data in cui era stata presentata la dichiarazione di inizio attività, e il termine di 60 giorni che AGCOM aveva fissato il 21 gennaio scorso il termine entro il quale lo stesso ministero avrebbe dovuto fissare «sul proprio sito web, l’elenco delle frequenze assegnate all’Italia.»
[Contrariamente all'interpretazione di Marsiglio, il Ministero avverte, in una nota dell'8 aprile, che «non è assolutamente possibile procedere ad alcuna accensione di impianti prima del rilascio dei diritti d’uso da parte dello scrivente ufficio, ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.»]

Hromadske Radio, la verità tra due fuochi.

In una delle regioni più polarizzate e muscolari del mondo, il progetto di Hromadske Radio cerca di inseguire l'obiettivo di una informazione il più possibile equilibrata e vicina alla realtà dei fatti. La storia di questa emittente ucraina si divide in due parti. Il progetto originario, voluto dal giornalista Oleksandr Kryvenko (a suo tempo fondatore di un giornale indipendente alla fine degli anni '80, nell'Ucraina ancora sovietica), durò pochi anni: dal 2003 al 2005. Il nome Hromadske, che significa "pubblico, gente", viene ripreso da un gruppo di giovani attivisti una decina dopo, tra il 2013 e il 2014, in occasione delle manifestazioni di protesta di Euromaidan. All'inizio tutto si sviluppa intorno a un sito e alla semplice produzione di podcast audio, ma il successo permette alla formula giornalistica di Hromadske Radio di imporsi, conquistare autorevolezza, acquisire la dignità di una vera e propra stazione radio. Che oggi si può ascoltare via Internet ma anche in FM, incluse alcune frequenze ex-OIRT, nella capitale Kiev come a L'viv o nelle contesissime regioni dell'est ucraino, al confine con l'impero russo. 
L'esperienza di Hromadske - rimasta tuttora una organizzazione no profit, con una cinquantina di giornalisti supportati da campagne di crowd funding, fondazioni e enti radiotelevisivi pubblici e commerciali - viene raccontata dalla studiosa Marta Dyczok, del dipartimento di Storia e Scienza politiche della University of Toronto, che ha partecipato al progetto come autrice di una serie di podcast in lingua inglese, che ora la Dyczok raccoglie in un volume queste corrispondenze, da Torono, Kiev e altre parti del mondo. Il libro si intitola "Ukraine’s Euromaidan, Broadcasting through Information Wars with Hromadske Radio" e si può scaricare gratuitamente da questo indirizzo. In esso l'esperta offre un punto di vista equidistante su una guerra che si combatte anche a colpi di informazione e controinformazione e ha come prima vittima la verità.

18 febbraio 2016

Uganda al voto con il candidato dell'opposizione sulle onde corte.

In questa foto Reuters del 2003, un ascoltatore a Kampala, Uganda. 
Quelle di oggi, in Uganda, sono elezioni presidenziali ad alta tensione. Il vecchio presidente Yoweri Museveni cerca la rielezione contro due candidati dell'opposizione: il veterano Kizza Besigye (del Forum per il cambiamento democratico, un medico ex colonnello dell'esercito che aveva già provato a scendere in lizza in passato, e Amama Mbabazi (di GoForward) il politico che è stato primo ministro fino al 2014, quando fu giubilato da Museveni proprio su una disputa relativa alla successione alla presidenza. Museveni potrebbe essere rieletto e per lui sarebbe un quinto mandato.
L'Uganda di Museveni (che come ricorderete mette gli omosessuali all'ergastolo, e solo dopo una modifica dell'ultimo minuto di una legge che prevedeva la pena di morte) è tutt'altro che democratico. Nel periodo precedente alle elezioni, il Committee to protect journalists aveva denunciato le numerose sopraffazioni nei confronti delle emittenti radiotelevisive locali. Endigyito FM era stata chiusa lo scorso 20 gennaio, con tanto di sequestro degli impianti, dopo che la stazione aveva osato organizzare un dibattito con Amama Mbabazi. Il 13 febbraio, Richard Mungu Jakican, conduttore di un talk-show a Radio North FM, emittente di Lira, nel nord del Paese, è stato arrestato in diretta insieme ai suoi sette ospiti. 
Forse anche per questo, Kizza Besigye ha pensato bene di ritornare al passato delle onde corte per la sua propaganda elettorale. Il sito Web Uganda Diaspora P10 ha una sua Uganda Diaspora Radio che nei giorni precedenti alle elezioni ha cominciato a trasmettere alle 16:30 UTC su 15405 kHz. Oggi 18 febbraio, giornata di voto, l'organizzazione diffonde una programmazione speciale per lanciare un messaggio ai suoi potenziali elettori e istruirli sulle operazioni ai seggi. La trasmissione è ora in onda su 17840 kHz, fino alle 16 UTC e lo sarà nuovamente su 15880 kHz, tra le 16 e le 19. NOn è ancora chiaro quale sia l'impianto noleggiato per questo relay.
Lo scopo di Uganda Diaspora Radio sarà anche quello di dire la verità sui risultati di oggi e denunciare i possibili brogli. "Non lasciatevi intimidire al seggio, seguite fedelmente le istruzioni della commissione elettorale, dopo aver votato rimanete nel seggio per assicurarvi che la vostra scheda venga inserita nell'urna." E questo proprio mentre la BBC riferisce che sia Facebook, sia Whatsapp sono stati bloccati in tutto l'Uganda "per questioni di sicurezza". È incredibile vedere come una "tecnologia" inventata negli 90 anni fa possa avere ancora influenza in un presente fatto di avanzatissimi - ma fragili e vulnerabili - mezzi digitali. Ricordo che fino a qualche mese fa era ancora possibile ascoltare la governativa National Radio su 4976 kHz in banda tropicale, ma ultimamente di questo segnale non c'è stata più traccia.

16 febbraio 2016

Ascolto radiofonico, poche novità nel 2015. Ma per la pubblicità è quasi boom.

Prima Comunicazione pubblica i dati Gfk Eurisko dall'indagine Radiomonitor relativi all'andamento degli ascolti radiofonici nel 2015. Nessuna particolare sorpresa se non il sorpasso, al secondo posto, di RDS su Deejay. Aumentano entrambe ma l'emittente di Massimiliano Montefusco si impone con un buon secondo semestre e un complessivo +3,4% rispetto al 2014. RTL 102,5 continua a mantenere una prima posizione che appare per il momento inattaccabile, mentre sorprende tutto sommato il buon comportamento dei tre canali RadioRAI, tutti attestati sul 6-7% di crescita (aggiustamenti metodologici o vero miglioramento?).
Lo scorso anno è stato molto positivo per la pubblicità. Tra i grandi mezzi la radio ha registrato un notevole 8,8% raggiungendo, dopo la contrazione del 2014, un volume di investimenti che sfiora i 374 milioni. In confronto, Internet ha fatto addirittura peggio, perdendo lo 0,7% e comunque superando la radio con 463,4 milioni. La regina dei mezzi resta la televisione, con una crescita inferiore al punto percentuale e un volume di 3,65 miliardi. Malissimo i quotidiani, che perdono un altro 6,6% precipitando a 755 milioni, solo il doppio rispetto alla radio.


09 febbraio 2016

Kaspersky Lab: gli hacker russi e brasiliani all'attacco dei satelliti utilizzati da navi e aerei.

Kaspersky Lab, azienda russa specializzata in tecnologie e servizi di sicurezza informatica, rivela l'esistenza di un vero e proprio network commerciale, basato in Brasile, che dal 2005 diffonde clandestinamente il software ("toolkit") necessario per condurre campagne di cyber-attacco e spionaggio industriale contro le aziende. Il malware di Poseidon, questo il nome dell'organizzazione, è in grado di accedere ai canali di comunicazione molto diversificati, inclusi i satelliti professionali utilizzati per il supporto alla navigazione in mare. Purtroppo le vulnerabilità dei link satellitari di infrastrutture come Iridium o Inmarsat sono note da tempo. Nel 2014 la società IOActive aveva distribuito un dettagliato whitepaper che spiega i punti deboli delle cosiddette "satcom". Nel caso dei servizi marittimi i rischi sono concreti, le navi potenzialmente possono subire cyberattacchi molto gravi e i pericoli non riguardano solo i canali di comunicazione ma anche i dispositivi di navigazione e comunicazione di bordo, che il malware trasforma in centri di comando e controllo di altri attacchi.
Sul suo blog Securlist e il canale business.kaspersky.com, Kaspersky fornisce qualche spiegazione sugli attacchi per il "dirottamento" dei link satellitari:


During a particular campaign, conventional Poseidon samples were directed to IPs resolving to satellite uplinks. The networks abused were designed for internet communications with ships at sea which span a greater geographical area at nearly global scale, while providing nearly no security for their downlinks.

Queste tecniche, aggiunge Kaspersky, sono le stesse studiate analizzando le imprese degli hacker russi del gruppo Turla:

Kaspersky Lab experts reveals  that they’re achieving this using a trick known as satlink hijacking – a technique this Russian-speaking group has been using since 2007.  It involves exploiting the vulnerability of asynchronous satellite internet connections to sniff traffic, distilling the IP addresses of satellite subscribers. All the attackers need then is to set up their servers with the same IPs, configure these addresses into their malware and, after a successful infection, wait for its call for C&C.
What happens next: the satellite broadcasts the request from an infected machine over the whole area of its coverage. Of course, both attackers and law-abiding subscribers receive this request. But, unlike the attackers’ servers, subscriber systems are extremely unlikely to host any services on particular ports – and this traffic is simply dropped without acknowledgement, as this would increase the burden on the thin cellular upstream channel used in such asynchronous data links. After receiving the malware call, the C&C answers via regular fast landline with a spoofed acknowledgement, which appears to be coming from the same hapless satlink subscriber.