07 gennaio 2016

La Polonia non ha ancora il bavaglio. La radio nazionale contesta - a suo modo - le decisioni del Parlamento in materia di media

Dopo il caso Ungheria, anche per la Polonia si prospetta una fase di brusco allontanamento dal "mainstream" politico europeo. Il governo ultraconservatore di Jarosław Kaczyński, leader del partito Legge e Giustizia (PiS) e della sua primo ministro Beata Szydło, comincia a lanciare gli stessi messaggi di chiusura e euroscetticismo giunti in questi anni da politici di destra come Viktor Orban. E guarda caso il primo bersaglio di questi governi, radicalmente populisti e anti-intellettuali, è rappresentato dai media radiotelevisivi, visti sempre con particolare sospetto.
Il direttore di Radio Jedynka vuole attirare l'attenzione sulla nuova legge polacca sui media
Il presidente polacco Andrzej Duda si accinge (se già non l'ha fatto) a firmare una nuova legge sui media che metterebbe sotto stretto controllo governativo l'intero apparato della radio nazionale, Polskie Radio. La presidente dell'EBU, l'organismo europeo degli enti radiotelevisivi pubblici, ha scritto a Duda un accorato appello. Andrea Borgnino ha tempestivamente dedicato alla questione la prima puntata 2016 del suo programma Interferenze, su Radio Tre, raccontando agli ascoltatori italiani dell'inedita iniziativa presa da Kamil Dąbrowa, direttore del primo programma di Polskie Radio, Radio Jedynka
Dal primo gennaio l'emittente polacca, equivalente della nostra Radio Uno, alterna in corrispondenza del segnale orario la diffusione dell'inno nazionale polacco, la "Mazurek Dąbrowskiego" (composta originariamente a Reggio Emilia, come canto della legione polacca in Italia e coeva del nostro tricolore, inizia con le parole "La Polonia non è ancora morta") e dell'Inno alla gioia dalla Nona sinfonia di Beethoven, considerato l'Inno nazionale europeo. «Non è né uno sciopero, né una forma di protesta, ha spiegato Dąbrowa durante una tribuna con gli ascoltatori diffusa l'altroieri, vogliamo semplicemente destare l'attenzione su una legge così importante.»
La decisione è stata accolta con qualche perplessità anche all'interno della stessa Polskie Radio. Il direttore generale Paweł Kwieciński
 ha inviato a Dąbrowa una lettera che suona come un formale richiamo agli obblighi istituzionali dell'emittente. Persino l'esecuzione dell'inno nazionale, ricorda Kwieciński, deve avvenire in un contesto di "onore e dignità". Tra i messaggi che PR Jedynka ha raccolto aprendo i telefoni ai cittadini polacchi, vi sono anche quelli degli elettori del PiS, che si chiedono se questa battaglia per la democrazia possa avere esiti controproducenti per la democrazia stessa. Una ascoltatrice afferma per esempio di aver votato per il PiS, aggiungendo di non volersi  sentirmi meno forte di un movimento di opinione o di una testata giornalistica, magari estera, capace più di me di influire sulle decisioni del Parlamento. La questione è obiettivamente complessa, ma quando c'è in gioco la libertà di espressione gli elettori di qualsiasi partito farebbero bene a ricordare che molte dittature, nazismo incluso, sono nate da un voto democratico.

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